Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 19 dicembre 2012

Padre Gioacchino da Novara

Padre Gioacchino da Novara


Il gruppo, destatosi dall’illusione, o meglio dall’incubo, ordito per loro dal diabolico Marcus, l’efferato Magus demoniaco che li ha attanagliati in una folle illusione praticamente da quando hanno messo piede a San Marco, costringendoli a ripetute azioni di inaudita violenza, contro il loro stesso volere, si ritrova a dover rapidamente decidere sul da farsi, barricati nella locanda, le armi ancora sporche del sangue degli innocenti paesani del villaggio, l’inquisizione schierata e pronta a catturarli appena fuori dall’uscio barricato.
Dopo un breve ma sofferto conciliabolo e dopo aver valutato negativamente le ipotesi d’azione proposte da Fratello Benigno, reputate troppo rischiose, i nostri decidono per la resa: il padre Inquisitore, tale Gioacchino da Novara, comanda quindi che escano dalla locanda con le mani alzate e disarmati.. e così avviene.
Alcuni conversi prendono quindi in consegna le numerose e ingombranti armi a motore mentre altri si impegnano, con un certo timore quasi reverenziale, nel mettere ai ceppi i nostri.
Padre Gioacchino, supportato da una piccola e inferocita folla di paesani superstiti, li apostrofa svariate volte in maniera apertamente ostile ed arrogante con appellativi come “Assassini..” e “Blasfemi..” ed alle ripetute domande di Benigno sul conoscere chi lo abbia mandato a San Marco l’Inquisitore ripete sempre “E’ il Signore che mi manda..” snervando il templare da ogni velleità di conoscerne il reale mandante.. ma sospettando, ovviamente che la faccenda sia stata tutta ordita e ben confezionata ad hoc dal Sommo Santarosa, con lo specifico scopo di incastrare l’intero gruppo.. supposizioni, solo supposizioni..
In ogni caso i nostri vengono rinchiusi in una piccola e angusta stanza-cella della canonica, mentre alcuni conversi si alternano per la guardia dei sorvegliati speciali.
Svariate ore dopo, Padre Gioacchino vuole condotti al suo cospetto i prigionieri, per un primo breve interrogatorio, in attesa di giudizio: i nostri in questa circostanza non perdono tempo e raccontano la loro incredibile versione dei fatti al padre inquisitore… dal Cartolaido a Marcus.. dalle Ombre agli inganni.. alle illusioni.. alle loro menti plagiate da quell’essere diabolico.. fino ai delitti.. compiuti però contro la loro volontà.
Gioacchino, seppur molto scettico, non può ignorare questa possibilità e scende di malavoglia a patti col gruppo; egli, insieme a 4 dei suoi uomini, si recherà presso il luogo, indicato dal gruppo, dove dovrebbe dimorare quell’oscuro essere divoratore di bambini, una grotta al limitare del villaggio.. se troverà una qualche prova di quanto dichiarato dai nostri rivaluterà le loro posizioni nella questione.. ma se, viceversa, non troverà alcun riscontro, il suo giudizio sarà spietato e farà quanto in suo potere per consegnare alla più cruenta giustizia del Santo Impero quel gruppo di blasfemi impostori assassini.
Fatto sta che, qualche ora dopo, nell’attesa snervante, Fratello Michele ha come una visione, durante le sue preghiere di pentimento: “sente” una presenza malevola.. probabilmente Marcus.. sente che tale presenza si è spostata nella sua grotta ed ora si è impossessata della mente di Padre Gioacchino.
E quindi passano altre ore.. e l’Inquisitore, ovviamente, non fa più ritorno a San Marco.
Il paese inizia a temere il peggio.. a mormorare frasi di paura.. gli stessi 4 Conversi lasciati di guardia al gruppo sono allo sbando.. scendono a patti pure loro, segretamente, coi nostri, troppo impauriti per opporvisi: nella notte allenteranno la guardia e li lasceranno scappare volutamente.. i nostri quindi riprenderanno possesso delle loro armi e si dirigeranno con piglio battagliero alla grotta del Magus Marcus, per chiudere la questione una volta per tutte e scagionarsi di conseguenza da ogni infamante accusa.
Prima meta, il convento del Cartolaido: il gruppo infatti spererebbe di ottenere qualche altra informazione dal vecchio custode della carta.. ma purtroppo il vegliardo pare essere assente.
Presso la sua libreria viene però rinvenuta un’utile mappa topografica della zona, onde individuare con relativa precisione il posizionamento della grotta incriminata, sin ora solo percepita vagamente fra gli offuscati ricordi.
Accade però che, mentre i nostri si avvicinano alla funesta destinazione, si prende coscienza che si è fatto ritorno ad una dimensione quanto meno onirica e non del tutto reale e o razionale: viene infatti incontrato Kovalsky, contornato da ombre nere, appostato come un cecchino su una rupe.. poi si vede il mercante De La Fonte.. il quale parla brevemente con Fratello Michele per poi accasciarsi morente a terra colpito da un raggio di luce, probabilmente solare (seppur in piena notte).. poi bambini mutilati e insanguinati che corrono nella boscaglia.. gente morta.. probabili reminiscenze degli efferati omicidi compiuti inconsapevolmente..
Per arrivare infine ai piedi della grotta: qui è difficile entrare con leggerezza.. il male che vi si cela è palpabile.. Michele da Bracciano inizialmente indietreggia, così come Padre Bastiano.. soverchiati da quella forza malevola.. poi convinti dalle preghiere e dagli incoraggiamenti perpetrati lungamente da Benigno e Fratello Romualdo.
All’interno, buio.. sussurri.. piccole ossa, resti di bambini.. chiazze di sangue rappreso.. e infine Padre Gioacchino e i suoi conversi, schierati, le armi in pugno, pronti alla lotta, sicuramente obbedienti ai voleri di Marcus, entità astratta, invisibile.. ma evidentemente presente.
La lotta è cruenta.. i conversi sono i primi a cadere sotto i colpi dei templari.. ma il duello con Gioacchino è più duro, estenuante.. il Requiem a motore causa ingenti danni.. il volere dei nostri, la loro strategia, sarebbe di prenderlo vivo.. ma inspiegabilmente Fratello Benigno, dopo essersi battuto lungamente corpo a corpo con l’Inquisitore, lo colpisce selvaggiamente, amputandogli un arto, dissanguandolo.. uccidendolo sul colpo.
Gli altri sono esterrefatti dall’inconsulto e violento attacco mortale portato a termine dal templare di Frittole.. a maggior ragione considerando il fatto che vigevano accordi fra loro di prendere vivo Gioacchino.. ma il templare sembra minimizzare l’accaduto.. e dichiarare, sibillino, che l’incubo sia ormai finito.. lasciando i compagni con più  di una perplessità al riguardo…

mercoledì 12 dicembre 2012

Verità nascoste

Un'ombra...

 La situazione paradossale creatasi al borgo di San Marco si acuisce sempre di più: Benigno sveglia i compagni di soprassalto per notare che tutte le porte del piano superiore della locanda sono aperte meno che una. Fratello Michele si adopera quindi per sfondarla e vedere che nel disordine interno vi sono evidenti segni, sia sulle pareti sia sul mobilio, di lotta e armi... a motore... del tutto simili ai segni che potrebbero lasciare numerosi colpi inferti furiosamente con Expiator templari.. e viene anche rinvenuta una lettera stropicciata dove sembra accennarsi al fatto che tre templari e un inquisitore abbiano portato morte e terrore in paese.. ma come sarebbe mai stato possibile tutto ciò..?
I nostri, nel mentre, odono forti colpi alla porta del piano inferiore quindi scendono, guardinghi e scorgono un bimbo rannicchiato e tremante, sotto una sedia, atterrito..quando la porta d'ingresso si schianta ed emerge dal buio un'ombra, una figura umanoide.. ma indefinita e indefinibile.. senza volto, senza espressione.. e probabilmente pure senz'anima.
Codesto infausto essere sembra brandire una balestra e scocca qualche dardo prima di essere affrontato dalla spada di Romualdo... e svanire nel buio da dove era venuto.. ma i conversi di Padre Bastiano restano terrorizzati da quell'ombra, o quel che era...
Fatto sta che il bimbo viene repentinamente affidato al Dott. Mantelloni che, quasi istantaneamente, se lo lascia sfuggire da sotto il naso..  e così lo sconvolto fanciullo si getta da una delle finestre.. per sparire anch'egli nella notte.
Ed altre oniriche visioni affollano la mente di Fratello Michele: egli vede un paese in rivolta, tumulti.. ma anche la tranquillità di una casa sita a nord del paese...
Quindi il gruppo prova a dirigersi verso l'esplorazione proprio di tale costruzione: l'abitazione viene testè individuata e i nostri entrano, sfondando l'ennesima porta. Qui scorgono, dentro la cucina al pian terreno, il bimbo incontrato poco prima.. ma l'ennesima apparizione orripilante li terrorizza.. un'altra ombra.. oscura, dalle fattezze umane, sebbene gigantesca, alta almeno 3 metri, scende dalle scale e si para loro davanti, minacciosa.
I nostri affrontano con coraggio anche quest'ombra; Benigno, in corpo a corpo, viene ripetutamente "toccato" dall'ombra, per restarne raggelato e come ustionato dal suo tocco gelidamente mortifero.
Ma dopo alcuni colpi subiti anche la colossale apparizione si dissolve nel nulla, lasciando solo rumori inquietanti e bisbigli intorno a sè.
Fratello Romualdo in quel momento entra come in trance e inizia lentamente e catatonicamente a salmodiare brani dell'Apocalisse di San Giovanni.. ma è questo solo un leggerissimo malessere mentale ben noto al templare e ai suoi, seppur attoniti, compagni...
Fratello Benigno tenta ancora di interagire col bimbo misterioso.. ma una visione lo coglie.. e vede nere mani che cingono il fanciullo e lo consegnano ad un'altra persona indistinta.. e il bimbo, in effetti, è come sparito nel niente.. per l'ennesima volta.
Una rapida perquisizione dell'abitazione rivela diversi documenti che indicano che codesta è la dimora del mercante Cristiano De La Fonte, tramite fra San Marco e il resto del Santo Impero...
Il gruppo è ora orientato per schiantare ogni dubbio puntando nuovamente al sinistro convento dove dimora il contraddittorio e laido "custode della carta"; ma il Padre semplice Don Guglielmo li blocca per salutarli e per comunicare che la Sig.ra Eva Marzocchi ha espresso il desiderio di conferire nuovamente con Fratello Benigno.
Al che tutti lo seguono presso la casa della signora: Benigno, sfondata anche questa porta (come per altro aveva visto in una precedente visione.. sebbene ormai la "realtà" sia del tutto relativa..) si accorge che la casa è vuota.. poi inciampa in una botola sul pavimento; Michele spalanca.. e Benigno vede nuovamente, nella sua testa, una raccapricciante scena di violenza.. una donna fatta a pezzi da una spada... ma i volti dei protagonisti non sono identificabili... seppur ormai molti sospetti e paure alberghino nei cuori dei nostri eroi.
Ma il gruppo risale in sella e vorrebbe galoppare verso il "Cartolaido"..
Si attraversano campi coltivati.. lugubri, in stato di semi abbandono.. viene incrociato Edmound Kovalsky, sempre con pensieri pessimisti su tutto e tutti.. poi si scorge Eva Marzocchi.. che dopo un breve dialogo con Fratello Benigno fugge impaurita facendo un nome, Marcus, fin ora sconosciuto al gruppo...
Giunti finalmente all'uscio del convento, è già inspiegabilmente sera, mentre solo poco prima era l'albeggiare... ma tant'è.
Il custode della carta è enigmatico e contraddittorio come al solito, fino a che i nostri non gli chiedono lumi sul nome pronunciato dalla Sig.ra Eva, Marcus..
Il vecchio quindi consegna al gruppo una specie di taccuino, dove si parla di Marcus.. una sorta di diario.. il paese caduto sotto il dominio di questo essere sovrannaturale, Marcus.. un Magus.. o peggio.. un demone..
Ora il Cartolaido si fa ancor più cupo, le pupille nere.. "Marcus sta arrivando.. " mormora.. per poi eclissarsi a rannicchiarsi a terra, come regredito ad uno stato di incoscienza..
I nostri, forse iniziando a temere il peggio, si fiondano nuovamente al centro del paese e qui Fratello Benigno è pervaso dalla visione risolutrice..
Vede una croce di fiamme entrare in paese.. l'Inquisizione.. vede lotte e spargimenti di sangue.. vede se stesso e i suoi compagni lottare e uccidere molti paesani.. rapire bambini.. consegnarli al diabolico Marcus.. funesto Magus che sin dall'inizio ha manipolato e condizionato a suo piacimento tutte le loro deboli menti... e infine vede i suoi compagni e vede se stesso.. si ritorna d'un lampo alla realtà: Benigno fa risvegliare dal torpore tutti quanti ed il gruppo è barricato in locanda..!
I conversi di Bastiano sono morti.. la locanda è l'ultimo rifugio dei nostri.. fuori è appostato uno sconosciuto  Inquisitore coi suoi conversi, per stanare gli assassini di San Marco.. mentre nelle menti di tutti riecheggiano nuovamente le risate di Marcus, divoratore di bambini, grazie a loro.. è superfluo aggiungere quanto tale situazione appaia decisamente disperata...




mercoledì 5 dicembre 2012

Accadde domani

Mons. Giovanni Cattellani, Vescovo di Novara

La stazione di Novara viene raggiunta dal treno su cui viaggiano i nostri abbastanza velocemente e senza intoppi.
Dalla stazione al palazzo vescovile il passo è breve: qui il gruppo incontra subito il Vescovo, Mons. Giovanni Cattellani, per chiedere lumi sulle sue necessità.
Il Mons. Si dice lieto del rapido arrivo del gruppo e senza perdere tempo dipana la matassa; si tratta di due distinti incarichi.
Il primo, suggellato anche dalle pressioni e dalla volontà nientemeno che del Sommo Gregorio Santarosa (che pare anzi aver suggerito e quasi caldeggiato al Vescovo la scelta proprio di Padre Bastiano per questa indagine), consiste nell’indagare sul paese di San Marco, sito all’estremo nord della diocesi, in zona pedemontana; il problema è che da alcuni mesi non si hanno più notizie ne contatti col paese e di conseguenza non si ha più nemmeno l’ombra delle sacrosante decime da pagare al Vescovo… quindi si dovrà semplicemente andare la e capire cosa sia accaduto.
Il secondo incarico viene invece direttamente da Mons. Cattellani, il quale chiede personalmente aiuto al gruppo perché pare che, in un altro paesello ai margini della sua problematica diocesi, Pieve San Michele, stia serpeggiando la pericolosa e blasfema diceria che addirittura un diavolo si aggiri, talune notti, per le vie del borgo per creare scompiglio e spargere terrore… almeno secondo le testimonianze di alcuni pellegrini che sono di recente passati di là ed hanno riportato le dicerie dei paesani locali.. in ogni caso sono voci pericolose e la situazione potrebbe presto ingigantirsi più del dovuto, quindi il Vescovo chiede che il grande Inquisitore Bastiano vada e riprenda in mano la situazione, riportando l’ordine attraverso i precetti di Santa Madre Romana Chiesa.
Il gruppo è meditabondo e alla fine, dopo breve conciliabolo e dopo che Fratello Benigno si sia preventivamente informato con alcuni Erranti del suo Ordine incontrati in città, sceglie per dare priorità alla missione caldeggiata anche dal Santarosa, indi per cui ci si dirige, a cavallo, in quel di San Marco.
Il paese è piccino e cinto da mura di pietra e legno; al ligneo portoncino d’ingresso sta un ragazzo che alla vista di tre templari e un inquisitore si spaventa e apre subito, senza discutere.
I nostri intimano al giovanotto di chiamare subito l’autorità ecclesiastica di San Marco, tale Padre Guglielmo, mentre, nell’attesa, il gruppo attenderà in una vicina osteria, La Locanda del Pozzo.
Qui il gruppo fa riposare i cavalli (all’esterno…) e conosce l’oste, Ugo Pozzo, il quale gestisce il locale insieme al figlio e alla moglie.
Mentre si parla in tranquillità, però, avviene il primo di una lunga serie di fatti inequivocabilmente strani e quasi inspiegabili: Fratello Benigno da Frittole sente grida soffocate provenire dal piano superiore… ma si rende conto che nessuno dei presenti ha invece sentito le grida.
Sorpreso ma determinato, il templare si fionda di sopra e chiama a se gli altri: però è tutto tranquillo.. stanze occupate da pochi avventori, stanze vuote, nulla di sospetto… eppure le grida nella mente di Benigno sembravano così reali…
Le indagini si sviluppano poi su varie direzioni; Padre Bastiano, scortato dai suoi 4 Conversi, fa controllare al notaio Mantelloni i registri contabili della locanda e della chiesa.. ma mentre varca la soglia della Chiesa, insieme a Padre Guglielmo, sente suonare le campane a martello, come per segnalare un’emergenza.. ma le sente solo lui, nessun’altro dei presenti.
Fratello Michele e Romualdo da San Gimignano vanno invece in giro a chiedere lumi sul “Cartolaido”, strano personaggio di cui avevano sentito parlare dal resoconto di Benigno sulla chiacchierata novarese con i templari erranti incontrati in città; pare che questo bizzarro anziano viva isolato in un ex convento a qualche km da San Marco, ora adibito a biblioteca o qualcosa del genere… i nostri cavalcano fin la e entrano nel vecchio convento.
Il “Cartolaido”, un vegliardo dallo sguardo non proprio a piombo, in verità preferisce essere chiamato “custode della carta”; il dialogo dei due templari con il vecchio è alquanto surreale perché il vecchio sembra non battere pari sin da subito… prima dice di conoscere i due templari e li chiama per nome.. sbraita di avere una lettera per Michele… poi poco dopo sembra non riconoscerli, anzi, li vuole scacciare dal convento.. poi blatera e vaneggia a più non posso continuando a riconoscere e disconoscere a ripetizione i due templari… fatto sta che Fratello Romualdo, la cui mente è già in bilico di suo, ha come una visione di se stesso che consegna una lettera al vecchio, quella lettera che ora il vecchio custode ha dato a Michele.. se non fosse che, in teoria, nessuno dei nostri abbia mai messo piede in paese.
In ogni caso la lettera pare indicare la posizione di un libro nella biblioteca e segnala una pagina precisa.. alla qual pagina si legge un criptico aforisma sulla morte e sul sogno…
I due templari sono molto confusi e dubbiosi sull’accaduto, certo è che qualcosa di strano sta accadendo loro… e mesti cavalcano indietro verso San Marco.
Nel mentre l’attenzione di Fratello Benigno, girovago per un paese ora quasi completamente deserto (inspiegabilmente…) è attirata da una signora sulla cinquantina che lo chiama in casa sua…Benigno si avvicina e quando varca la soglia di casa è colto dalla visione, nella sua mente, di se stesso che sfonda quella porta… forse avvenimento di un futuro prossimo.. o di un passato..? anche in questo caso il dialogo fra il templare e la donna inizia normalmente e poi prende una piega inspiegabile razionalmente.. la donna, tale Eva Marzocchi, inizia improvvisamente a farneticare su qualcuno che pare voler far del male ai paesani, una morte che viene “da dentro”… e indica al templare, dalla finestra, in lontananza, la sagoma del convento dove vive il famigerato “Cartolaido”… quando all’improvviso irrompe nell’aria il fragore della porta d’ingresso che si schianta… e la donna si rintana in un angolo, piangente.. “ecco.. lo sapevo.. ci ha scoperto..” ma anche questa volta non si vede nessun’altro in casa a parte Eva e un esterrefatto Fratello Benigno.
Il templare di Frittole pensa bene di accompagnare la donna, ormai in stato confusionale, alla canonica di Padre Guglielmo, il quale, accogliendo la povera Eva, fra l’altro maestra dei bambini della scuola di San Marco, tende a minimizzare ogni strano accadimento riferitogli con frasi di rito poco probabili.
Benigno, ormai conscio che in questo maledetto paese si sta travalicando il significato stesso della logica per come la si conosce, raduna il gruppo presso la Locanda del Pozzo; qui ci si scambiano esperienze, dubbi ed opinioni… un tavolo è apparecchiato per i nostri senza che nessuno l’abbia mai prenotato.. o così pare.. e il paese, così come la locanda, è deserto.. eccezion fatta per un singolo avventore.
Seduto ad un tavolo sta infatti un uomo chino sul piatto intento a trangugiare zuppa e lardo; alle domande di Benigno egli risponde brevemente e di malavoglia.. si chiama Edmound Kovalsky.. anche lui riconosce i nostri.. dice che sono il gruppo di ecclesiastici giunti in paese pochi giorni fa per risolvere alcune problematiche.. ma per il gruppo quella è solo la prima sera di permanenza in paese.. almeno questa è l’impressione.. ma ormai ogni cosa deve giustamente essere messa in dubbio, sotto ogni punto di vista.
I nostri decidono quindi di stare al gioco.. oppure vi sono costretti.. e si va a dormire, nelle stanze della locanda, ovviamente prenotate senza che nessuno lo abbia fatto.. idem come sopra..
Fatto sta che, nel cuore della notte, dopo un’ora di veglia vigile da parte di Michele da Bracciano, poi infine addormentatosi, Fratello Benigno si desta improvvisamente dal suo sonno sentendo (o sognando, o credendo di sentire..) rumore di spari, grida, colluttazioni.. la porta della sua stanza è spalancata.. esce allora di fretta nel silenzioso e buio corridoio.. per vedere che tutte le porte delle camere (anche quelle dei suoi compagni) sono spalancate…

Il "Cartolaido"

mercoledì 28 novembre 2012

Rotta verso la Piccola Italia

 Benigno, Bastiano e Fra Fausto, già duramente provati nel cuore e nell’anima dagli scontri al pian terreno di Villa Bonocore, non se la sentono di scendere nello scantinato della funesta casa (dove, fra l’altro, con ogni probabilità li attendono almeno 2 Scannatrici insieme al folle conte De Lanzi…) e quindi pensano bene di arretrare e contemporaneamente incendiare tutto l’edificio. Soluzione semplice, che lascia salve le vite dei nostri… ma che difficilmente riuscirà a intrappolare il conte e i suoi segreti.. Nel frattempo si raduna a San Gustavo una discreta folla di curiosi e spaventati paesani che chiedono lumi vedendo il rogo della villa del loro più illustre concittadino.. ed anche Don Vinicio (scortato dal converso di Bastiano e dal suo fido notabile Mantelloni) chiede timidamente spiegazioni.. ma il gruppo ordina a tutti di tornare a casa e di mantenere l’ordine.. in quanto il male è stato scovato e sconfitto in quella villa blasfema. All’albeggiare le fiamme si placano e Fratello Benigno, sveglio ad oltranza, ordina a svariati popolani di adoperarsi per sgombrare le macerie fumanti, cercare qualsiasi cosa strana si trovi fra la cenere e sgomberare l’accesso al piano interrato; il gruppo scende la sotto ma non trova altro che cenere, pareti un tempo dipinte di rosso, botti vinicole semi distrutte, un calice dorato incrostato di sangue, strani segni sul pavimento e due enormi sarcofagi lapidei anneriti dalle fiamme.. ineluttabili testimonianze di rituali perpetrati la sotto, probabilmente in relazione alle famigerate “finestre scarlatte”, ossia sorta di portali che dovrebbero condurre oltre la soglia degli inferi.. o qualcosa del genere… A rafforzare tali sospetti anche un paio di oggetti rinvenuti fra le ceneri superiori: una tipicissima maschera da caprone e un plico di lettere bruciacchiate con riferimenti chiaramente blasfemi.. si parla di un certo Maestro Barbatos… di un tale Baphomet.. di demoni.. di portali.. di soglie.. e quant’altro. E chiaro però che non vengono rinvenuti ne il corpo del conte Attilio, ne tantomeno traccia delle Scannatrici, probabilmente fuggiti o… peggio. Ma tant’è: i nostri decidono di mettere a capo di San Gustavo per il momento Don Remo, trasferire invece forzatamente Don Vinicio a Firenze per ulteriori accertamenti e in sostanza tornare tutti al capoluogo toscano, alla corte di Padre Ardizzone, per relazionargli tutto quanto scoperto. Il vecchio Inquisitore fiorentino accoglie benevolmente i nostri (e rivuole subito indietro da Bastiano il suo Sacro Cuore… visto che pare siano ormai ampiamente terminate le indagini…) e dice di farsi ora lui stesso carico del prosieguo delle indagini, mettendosi in contatto con Padre Sprenger, seppur ancora invischiato a Roma per la questione elettorale che riguarda il Santo Consilium inquisitorio… Il gruppo, finalmente, viene quindi congedato da Firenze e decide di tornare alla base riminese; quindi Benigno e Bastiano salgono sul primo treno mentre Fra Fausto si congeda dal gruppo, decidendo di restare nella sua amata città toscana, al convento gesuita del suo maestro, Nero Degli Alfieri, per proseguire i suoi studi teologici (e non solo…) insieme al Generale Gesuita. A Rimini, come spesso accade, i due trascorrono un periodo di relativa tranquillità, ormai al di sopra dei soliti intrighi di palazzo che da sempre caratterizzano i diversi ordini religiosi. Fatto sta che dopo qualche settimana giunge in città un nuovo templare, Romualdo da San Gimignano, un possente Adepto dall’aspetto burbero e con qualche turba nel suo passato che pare faccia si che l’uomo ogni tanto si eclissi dal mondo e prenda a recitare passi dell’Apocalisse di San Giovanni.. in pratica l’uomo giusto per unirsi a Benigno e Bastiano. Come se ciò non bastasse l’umore di Padre Bastiano peggiora ulteriormente quando viene a sapere che anche Fratello Michele da Bracciano è ritornato a Rimini e si riunirà al gruppo (costituito ora quindi da ben tre templari da un lato e il solo Bastiano Inquisitore dall’altro…), avendo portato dalla lontana Rocca templare di Avignone, nella Piccola Italia, notizie foriere di nuovi incarichi per il bene del Sanctum Imperium dati dal locale Maestro Ugo Torris: pare infatti che i nostri si debbano recare proprio ad Avignone per ricevere ulteriori dettagli dal Torris sulla probabile esplorazione delle funeste Terre Perdute francesi per molteplici scopi, ma sempre per la sicurezza ed il bene ultimo del Sanctum Imperium, di Sua Santità il Papa e di Santa Romana Chiesa… Quindi il ricostituito gruppo formato dall’Illustrissimo Padre Bastiano e dalla sua “scorta” templare sale sul primo treno e si mette in rotta verso la Piccola Italia. Ma giunti alla stazione di Piacenza, Padre Bastiano viene intercettato da un messo apostolico, un umile frate francescano che porta missiva del Santo Vescovo di Novara e controfirmata pure dal Sommo Santarosa (nel frattempo rieletto in carica al vertice del Consilium Inquisitorio e scagionato brillantemente da ogni falsa accusa – o almeno così si legge sull’autorevole carta stampata dell’Osservatore di Santa Romana Chiesa…) dove si legge che il celeberrimo inquisitore riminese è atteso con ansia a Novara da Vescovo per ben due uggiosi incarichi da sbrogliare al più presto… Ora, chiedendosi fra l’altro come questa intercettazione possa essere avvenuta con tanta semplicità e precisione al tempo stesso, i nostri pensano bene di fare almeno una capatina alla diocesi novarese, per sentire con le proprie orecchie anche stavolta di che morte si debba morire… 

mercoledì 21 novembre 2012

Torre & Cavallo


Il gruppo esce da Villa Bonocore con sospetti di ogni genere e la strategia scelta per smuovere le acque è netta, seppur molto rischiosa per Karpenko: il russo infatti, finto ostracizzato dagli altri, se ne andrà dichiaratamente a dormire isolato nella casa in costruzione, la casa di tal Paoli Paolo e poi si valuterà ciò che accadrà, mentre gli altri compagni scelgono la più comoda ed evidentemente sicura canonica di Don Vinicio.
Ed infatti nella notte avviene il fattaccio: Fra Fausto dorme sonni turbati e si sveglia con il chiaro sentore che il cacciatore russo sia in grave pericolo... l'ombra della Scannatrice... e così il gesuita sveglia gli altri 2 religiosi e corre subito verso la casa in costruzione, mentre Bastiano e Benigno si infilano prima armature e quant'altro, per ogni possibile evenienza.
Fatto sta che Fausto giunge per primo alla casa e si accorge dell'accaduto: Karpenko giace a terra in un lago del suo stesso sangue.. un braccio strappato dal corpo, l'altro in condizioni dilaniate... morto.. probabilmente da pochi minuti.
Il frate è rattristato e insieme spaventato.. e ancor più quando vede alzarsi il proprio compagno.. il russo infatti prende la parola e chiede cosa sia accaduto.. ma egli è evidentemente morto, dissanguato e senza un braccio.. Fausto intuisce possa trattarsi di un raro caso di Homo mortuus inscius (nome comune INCONSAPEVOLE DELLA MORTE).. e così chiede al compagno come sia avvenuto il decesso.. ben 2 Scannatrici lo hanno aggredito, senza lasciargli scampo... poi il russo smette di colloquiare, prendendo piena coscienza del suo stato di non morte.. grande sconvolgimento, quasi sul baratro della follia... ansia, terrore... ed allora il caritatevole Fausto, subito prima di fuggire gettandosi da una finestra, mette fine a quell'abominio, seppur a malincuore, invocando l'aiuto del Signore e ldelle sue fiamme purificatrici... e quel che fu Karpenko viene divorato e sciolto nel Sacro fuoco della fede... fra l'altro causando anche incredibili detonazioni, avendo il russo con se svariate granate e altre munizioni...
Tutta San Gustavo si accorge dell'esplosione.. ma il gruppo si riunsice e si aggiorna sulla tragica sorte del compagno Karpenko... e poi decide per un assalto frontale, nel cuore della notte, a Villa Bonocore e ai suoi ambigui abitanti, giudicati, alla luce dei fatti, insindacabilmente coplevoli dell'accaduto..e quindi in combutta con Scannatrici... o peggio...
Quindi Padre Bastiano ordina al Dott. Mantelloni e ad uno dei suoi Conversi di presidiare la canonica e Don Vinicio (sempre per la sua sicurezza...), mentre lui, l'altro converso, Fra Fausto e il Templare Benigno partiranno alla volta della malsana villa del conte De Lanzi.
Qui, dopo diverse bussate, nessuno risponde.. Fausto "sente" nel suo cuore che all'interno della casa riti blasfemi si stanno perpetrando e gli abitanti si stanno pure armando di tutto punto; allorchè Benigno accende il possente Expiator a motore e sfonda una delle finestre sul lato destro della villa... e si entra.
All'interno della casa, al piano terra, si combattono molteplici duri scontri con strani uomini nudi dalla cintola in giù ma travestiti da Torri o Cavalli degli scacchi nella parte superiore, armati con coltelli, scuri (uno persino con uno spadone templare...) e pistole Beretta; fra gli altri perdono la vita il cuoco Mariolone ed il Maggiordomo Fedro.. inoltre viene uccisa anche la bionda figlia del conte, Federica, anch'ella palesemente ostile al gruppo, probabilmente facente parte di una setta o qualcosa del genere..
I nostri, quindi, riportando qualche ammaccatura di troppo nelle armature, arrivano a liberare la strada sino all'accesso alla famigerata porta di metallo del presunto mattatoio delle pecore: oltrepassata, a parte il vero mattatoio, si estende un'intera serie di stanze da esplorare e probabilmente anche un piano interrato...
In un magazzino vengono rinvenute anche un paio di nere bara rivestite di velluto rosso e svariati pezzi di una probabile carrozza funebre di colore nero.. e chissà cos'altro si nasconde sotto questa casa maledetta...



mercoledì 14 novembre 2012

Indovina chi viene a cena

Il compagno Modesto Brogi
Nell’attesa che arrivi l’ora di cena, il gruppo si divide per proseguire ulteriormente le indagini..
Fra Fausto va all’emporio della vecchia Elvira, per testare la sua famigerata abilità pseudo farmaceutica.. ed accertarsi che la vecchia non pratichi rituali simil blasfemi.. e infatti la vecchia risulta essere solo un’erborista e Fausto anzi, ne coglie le abilità, imparando qualche ricetta erboristica.
Karpenko invece va, per forza di cose, a far visita all’incallito comunista del paese, il compagno Modesto Brogi: il vecchio compagno (la cui casa è addobbata con bandiere rosse e altri cimeli a tono) risulta scorbutico e ostile anche nei confronti del Cacciatore russo.. infatti egli odia i prelati e ha notato invece che Karpenko si è chinato al loro servizio, seguendo templari e inquisitori..e quindi il dialogo è difficile.. in ogni caso Brogi spara a zero su Don Vinicio, ritenuto un fascio della peggior specie.. Ma Modesto non pare essersi macchiato di colpe particolari, fede politica a parte..
Fratello Benigno e Padre Bastiano vanno invece a trovare il Signor Maestro, il Dott. Massimo Laudato, memori del fatto che il Castigatore Don Remo disse loro della possibile blasfemia di quest’uomo.


Dott. M. Laudato
Il Dottore li accoglie in una casa con molti cimeli nazi-fascisti.. e molti libri sia di medicine e di scuola (e i nostri promettono fondi per incrementare i medicinali e la cultura del paese..) sia anche a tema politico, esoterico, magico.. senza contare che vedono pure, nella sua camera, il famigerato quadro del Correggio raffigurante un “diavolo”.. in realtà un satiro rinascimentale.. Laudato quindi è molto esposto alla possibile giustizia inquisitoria.. ma si rende ovviamente collaborativo, dichiarando che i tre bambini al servizio del conte Attilio (badano il suo gregge di pecore) spesso hanno riportato piccole ferite da taglio, senza però ricordare nulla dell’accaduto.. molto strano..
Tanto che Benigno ordina che l’indomani il medico si rechi a sincerarsi delle condizioni di tutti i bambini di San Gustavo, onde evitare spiacevoli conseguenze..
Con molti sospetti, quindi, si giunge all’ora pattuita per la cena e il gruppo, riunito, si reca in pompa magna alla porta di Villa Bonocore, dimora del conte De Lanzi.
Qui vengono subito accolti dall’elegante maggiordomo di casa, Fedro, con spiccato accento francese; la grande sala d’attesa è sfarzosa e mette in bella mostra un affresco sul soffitto, alquanto particolare.. una scena del vecchio testamento, con l’angelo della morte che vaga di casa in casa uccidendo fanciulli.. tranne quelli sulla cui porta è tracciata una croce di sangue.. e poi, ai piedi dell’affresco una frase.. che Fra Fausto collega alle vicissitudini del recente passato del gruppo.. al libro del Bianco e del Nero.. al temibile Re Nero stesso.. la Scannatrice.. oscuri presagi..


Il conte Attilio Gustavo Maria De Lanzi

Ma si va avanti, guardinghi.. ed arriva quindi il conte Attilio Gustavo Maria De Lanzi, un anziano nobiluomo baffuto, con lo sguardo trasognato, quasi folle.. e con lui, poco dopo, arriva la bella figlia, Federica, e ci si siede a tavola.
Lo stratagemma dei nostri è quello di ostracizzare volutamente e quasi umiliare il povero Karpenko, isolandolo e mandandolo a cenare insieme alla servitù in cucina invece che nella sala da pranzo.. per fare in modo che il conte possa temere il gruppo, ma fidarsi, forse, del russo.. il quale palesemente è trattato male dai religiosi e se ne lamenta.. anche se, per la verità, il conte sembra non badare troppo alle gerarchie e dimostrandosi, anzi, piuttosto generoso e di buon cuore anche con la servitù, offrendo personalmente loro dello speck…
In ogni caso il conte discute amabilmente e apprende i racconti delle gesta di Padre Bastiano, Fratello Benigno e Fra Fausto, paladini di Santa Romana Chiesa, contro ogni eresia e blasfemia, pugni duri del Papa, flagelli di ogni infedele… ed hanno un comune conoscente in Padre Ardizzone da Firenze, la cui fama è giunta sino al conte Attilio.
Dopo cena Federica fa portare in tavola dal possente cuoco Mariolone una bottiglia dell’ottimo sciroppo alle rose preparato da lei e questa volta tutti i presenti ne bevono un bicchiere (tranne Fra Fausto).



Mariolone

Il conte invece, su richiesta del gruppo, fa fare una sorta di giro turistico per ammirare la sua magione.. e quindi si visita la salal biliardi, la sala con telefono e telegrafo, la stanza della musica dotata di pianoforte e altri preziosi strumenti ed anche una fornita biblioteca privata.. qui però, malauguratamente, Benigno riesce a soffermare lo sguardo su un libro che il conte Attilio mostra per spiegare la ristrutturazione della Villa.. è il libro di un famoso architetto italiano, il Dott. Arch. Cesare Moruzzi.. e quando Benigno ne vede una foto fra le pagine del libro, subito un tremito lo percuote da dentro l’anima.. è infatti il volto sovrannaturale che il templare ha visto uscire da uno dei muri della Villa delle Rose in quel di Ravenna, luogo dove l’anima di Beigno è rimasta segnata per sempre, in virtù delle blasfemie ritualistiche patite in quel luogo maledetto..
Un dettaglio ulteriore che riprova l’ambiguità del conte, forse il suo palese coinvolgimento in questioni orribili.. inoltre Attilio consegna il libro (a titolo di prestito in buona fede, apparentemente..) al templare, vedendo che questi è scosso ma comunque interessato ed attratto dal libro..
Karpenko, dall’angolo della sua cucina, dove è stato relegato insieme a Mariolone e al maggiordomo, fa molte domande sul conte.. che risulta ben voluto dalla sua servitù.. inoltre chiede lumi su una strana porta in metallo presente in cucina.. porta la cui serratura pare essere rotta, si dice, da due settimane, e porta dietro la quale Mariolone dichiara esserci il mattatoio delle pecore..
Molti sospetti, paure e dubbi attanagliano il gruppo, quindi, fra le spesse mura di Villa Bonocore..



mercoledì 7 novembre 2012

Il prete, il conte e la bionda


La camionetta gentilmente offerta da Padre Ardizzone

Si parte dunque alla volta di San Gustavo, paesino non lontano da Arezzo; il viaggio dura quasi l’intera mattinata anche a causa della guida non proprio ottimale di Sergej Ivanovic Karpenko, il quale spesso si distrae.. e così la camionetta gentilmente offerta dall’Ardizzone, finisce con due ruote in un fosso.
Ardizzone, fra l’altro, prima della partenza, ha nuovamente fatto dono ad un onoratissimo Padre Bastiano, suo fido discepolo, del suo Sacro Cuore, la Santa arma a motore dell’Inquisitore di Firenze…
Ma torniamo al viaggio: sollevato a fatica il camioncino dal fosso, si riparte (stavolta senza intoppi ulteriori) e si giunge alle porte di San Gustavo.
Fra Fausto, poco prima dell’arrivo, è inquietato da oscuri presagi e premonizioni sul futuro prossimo del gruppo in quel paese… ma ormai questa è quasi una consuetudine.
I nostri, senza travestimenti ne occultamenti di sorta, entrano in pompa magna nel villaggio ed il giovane Excubitores alla porta, Ettore, quasi trasale dall’emozione e corre subito, lasciando la porta aperta, a chiamare il Padre Semplice per informarlo delle inconfutabili grandi autorità giunte or ora in paese.
Il gruppo, nell’attesa, confabula sospettoso sull’ennesimo paese che potrebbe serbare loro brutte sorprese… e intanto si sbircia dentro alla vicina stalla, nella vana ricerca della famigerata carrozza nera.
Pochi minuti dopo arriva un piccolo drappello capeggiato da Don Vinicio, il Padre Semplice, Don Remo, il Castigatore, 5 Excubitores e 2 Probi Viri; i prelati locali sembrano entusiasti della visita di Templari e Inquisitori.. tessono lodi alla Chiesa di Roma e al contempo illustrano i vanti di San Gustavo, come il gregge di pecore, il grande orto e il vicino frutteto… ma si domandano anche per quale motivo delle figure così importanti si siano disturbate per arrivare fin li..


Don Vinicio

I nostri vorrebbero tagliare corto e andare subito al sodo ma Don Vinicio insiste invece perché ci si rechi a colloquiare con più calma presso la sua canonica, alla Chiesa di San Martino.
Il gruppo, dopo qualche battibecco, accetta, pur dimostrando una certa preoccupazione e rendendo evidente tutta la gravità della situazione.
Dopo aver percorso parte della strada in salita, attraverso orti e frutteti e avendo saputo da Vinicio che la grande casa sita vicino alla porta del villaggio, Villa Bonocore, è abitata dal Conte Attilio Gustavo Maria De Lanzi, una sorta di anziano e nobile benefattore locale, i nostri giungono ad un tornante dove vedono essere presente una casa in fase di costruzione.
Qui chiedono lumi in merito.. la casa a breve sarà abitata da una giovane coppia di Firenze, di cui l’uomo, tale Paolo Paoli o qualcosa del genere, dovrebbe essere un parente nientemeno che dell’Illustrissimo Arcivescovo di Firenze…
Si pensa bene di fare un giretto dentro l’edificio; qui si trova, fra i vari depositi di materiali edili, una pagina di diario e una fotografia.
La foto ritrae due giovani che si baciano, lui ha santini sulla giacca e quindi potrebbe essere un Converso… la pagina è una sorta di lettera d’amore.. la giovane dice parecchie cose.. che presto si sposeranno.. ma lancia anche strane indicazioni su quel che potrebbe essere accaduto.. si parla di diavoli, santi, arcivescovi.. di calici rubati.. del Conte Attilio.. e di un bibliotecario.. probabilmente il Dott. Poggi, ucciso dalla Scannatrice a Firenze, presso il quale la ragazza della lettera, tale Mara, evidentemente prestava servizio.
Il gruppo tiene ogni indizio per se.. e si arriva alla canonica di Don Vinicio; qui si colloquia col prete.. gli si dice che la chiesa sta semplicemente cercando un uomo, probabilmente scappato da San Gustavo…Vinicio dichiara la sua buona fede nel credere i suoi compaesani brave persone.. il Conte è descritto come una persona schiva ma generosa con tutti.. che presta l’acqua del suo pozzo quando c’è siccità, fa abitare la gente nelle case di sua proprietà senza chiedere affitto.. ed uno dei suoi servi, il cuoco Mariolone, ha anche rimediato, poche settimane fa, dei conigli, poi venduti al locale alimentario… e proprio i conigli fanno tornare subito alla mente del gruppo la storia del povero Nedo Landi…
E poi, continua Vinicio, il conte Attilio ama molto i bambini e li ospita spesso a casa sua.. e ovviamente non sa nulla ne ha mai visto carrozze nere in paese.
I nostri sono meditabondi e pensano bene di andare a far visita al conte, ora sospettato n°1: fatto sta che appena fuori dalla canonica vengono piacevolmente intercettati da una splendida e giovane fanciulla, tale Federica, la quale è proprio la figlia di Attilio Gustavo Maria De Lanzi.


 Federica, la bionda figlia del conte Attilio

La bella e bionda ragazza li ossequia e li invita ufficialmente a cena a Villa Bonocore, offrendo loro uno squisito sciroppo alle rose fatto da lei.. ma l’estrema diffidenza dei nostri fa si che solo il temerario russo Karpenko ne abbia a bere, con gusto, un bicchiere.
Nell’attesa della cena i nostri si sparpagliano per San Gustavo.
Fausto esamina lo sciroppo (chiesto a Federica) per scoprire che è solo un ottima bevanda, senza alcuna traccia di veleni o altre sostanza proibite; il Cacciatore russo gironzola per il paese guardando torvo, di tanto in tanto, dentro alle finestre delle abitazioni; Bastiano e Fratello Benigno invece si recano all’emporio locale, gestito dall’anziana Elvira.
La vecchia appena vede i due religiosi si avvicina a Bastiano e con fare sospettoso inizia a sussurrare strane farneticazioni relativa alla presenza di un “vampiro” in paese… I nostri capiscono che potrebbe trattarsi delle proiezioni dell’anziana che magari ha visto invece proprio la temibile Scannatrice… Elvira dice di aver visto il vampiro a casa sua.. ma anche su un campanile e in una buia cantina… farneticazioni… probabilmente.. ma ciò nonostante Bastiano e Benigno, riunito il gruppo, decidono di esplorare sia la cantina sia il campanile della Chiesa di San Martino, per associazione.
Mentre Vinicio accompagna Karpenko e Fausto sul campanile, Don Remo scorta Bastiano e Benigno giù nelle cantine… niente di anomalo viene rinvenuto in entrambi i luoghi.. ma durante l’esplorazione il Castigatore parla a lungo… e lancia alcune velate accuse rivolte a diversi abitanti di San Gustavo, paese che si rivela sempre di più come un luogo abitato da gente per lo meno “particolare”…
Il Sig. Modesto Brogi, partigiano filo comunista dichiarato…
La vecchia Elvira, che oltre a vedere vampiri ,si diletta a creare anche decotti, filtri e unguenti al limite fra erboristeria e alchimia…
Il medico locale, nonché maestro elementare, Dott. Massimo Laudato, grande amico di Don Vinicio, detentore di libri pseudo magici e di un quadro raffigurante quel che sembra un diavolo…
Lo stesso Don Vinicio, che difende il suo amico Laudato da ogni accusa e che in passato era addirittura fra le file dei fascisti…
E si avvicina così, fra una chiacchera e l’altra, il momento della cena a Villa Bonocore, dimora del misterioso Conte Attilio…

domenica 28 ottobre 2012

Vota Soviet


Visto che è un mesetto che non si gioca io penso.. e sono giunto a questa conclusione.. vota soviet.

mercoledì 19 settembre 2012

Forum




L’Inquisizione non aspetta.. e il processo inizia: a suo buon cuore, Padre Bastiano sceglie magnanimamente di essere piuttosto democratico ed è intenzionato ad ascoltare gli imputati prima di proclamare sentenze di alcun tipo, inoltre ha persino predisposto la sala con varie sedie per una platea composta da alcuni fortunati e selezionati abitanti di San Filippo.
Il Gesuita Fausto si incarica di fare il difensore degli imputati, Karpenko se ne sta a vigilare sulla sicurezza in sala e fuori e Fratello Benigno imperversa traducendo le continue e non sempre esatte o pertinenti citazioni latine dell’Inquisitore Bastiano, sempre supportato dal riluttante Dott. Mantelloni.
In sintesi tutti gli imputati vengono ascoltati e ad ognuno tocca una sorte differente, a seconda del giudizio insindacabile di Bastiano:

- Don Arduino ha infranto molteplici leggi del Decalogo Fidelis (celando un Morto in chiesa per più di un anno e mentendo al popolo..) e quindi viene condannato alla scomunica, a 39 nerbate pubbliche e ad un periodo di esilio rieducativo presso una idonea struttura a Foggia;
- I due Excubitores Ettore e Salvatore vengono anch’essi dichiarati colpevoli.. hanno visto e sapevano, ma hanno taciuto gli illeciti del loro parroco, complici; quindi la pena è lo strappo degli occhi… ma la clemenza di Bastiano fa si che i due malcapitati si possano redimere all’ultimo, per divenire suoi fidi Conversi, sorte, forse, ancora peggiore della pena pattuita, visti i precedenti.. ma tant’è;
- Le tre “Pie Donne” sono colpevoli pure loro e vengono interdette ai pubblici servizi presso ecclesiastici e destinate a diversi tipi di rieducazione.. la vecchia Concettina presso una Misericordia che ne sani la mente, evidentemente ottenebrata dall’avanzare della senilità, la bella Rosa De Santis dovrà abbandonare il marito Ettore, ora Converso di Bastiano e servire in una Misericordia del foggiano e la poco sveglia Leonarda dovrà semplicemente ricongiungersi al bifolco coniuge, ritenuta questa pena già più che sufficiente…
- Lo scultore Carrozzo è colpevole di comunismo sfrenato e destinato ad una durissima rieducazione morale e non solo.

Ma San Filippo ora necessita di una guida spirituale, avendo perso Don Arduino e quindi Benigno cavalca fino a Foggia per colloquiare col Vescovo Rizzi, relazionargli l’accaduto e richiedere formalmente una paio di parroci e qualche Excubitores per il paese.
Invece il gruppo rende pubblica la sentenza al popolo e per sedare qualche malumore crescente Bastiano fa dichiarare pubblicamente che si impegnerà a Roma per iniziare velocemente il processo di beatificazione di Frate Santo.. e scatena finalmente la gioia della folla, nonostante in verità non sia assolutamente intenzionato a far nulla di tutto ciò…
L’indomani ci si rende subito conto che, probabilmente nella notte, uno dei processati messi agli arresti è fuggito senza lasciare traccia: il comunista Carrozzo non c’è più e per tutta risposta Bastiano ordina repentinamente il rogo della sua abitazione..
Nel giro di qualche giorno, come previsto, arriva a San Filippo il convoglio di nuovi religiosi inviati dal Vescovo e a quel punto il gruppo, finalmente, si congeda dal paese, facendo ritorno a Foggia (dove si osanna un misterioso templare che pare abbia aiutato o addirittura guarito con il tocco un neonato di Manfredonia...) per poi tornare a Firenze, causa missiva urgente di Frate Ardizzone che chiama nuovamente l’adunata del gruppo, per proseguire nuovamente le indagini relative ai delitti della Croce di Sangue.
Il viaggio verso Firenze porta il gruppo a conoscenza di alcune novità che stanno avvenendo nell’Imperium, come ad esempio l’imminente votazione al Consilium inquisitorio che dovrà scegliere il nuovo Sommo Inquisitore e i membri del consiglio al vertice dell’Ordine…
E Bastiano trema al pensiero di un eventuale Santarosa trombato… ma in ogni caso si arriva da Ardizzone, nel capoluogo toscano.
Il vecchio frate rivela ai nostri che Padre Isaia Sprenger ha recentemente dovuto interrompere le sue ben avviate indagini, convocato a Roma per le votazioni del Consilium e quindi incarica, tramite lettera, il gruppo di proseguirle in sua vece; le sue ricerche porterebbero a San Gustavo un paesino sito fra Firenze ed Arezzo, dove probabilmente pare essere partita la nera carrozza che ha trasportato la Scannatrice a Firenze x l’omicidio del compianto Dott. Poggi.
Oltre alla lettera di Sprenger dei Corvi vi è anche un permesso firmato dal Sommo Santarosa in persona (momentaneamente ancora in carica) che autorizza Bastiano ad indire, se ritenuto necessario, un nuovo Tribunale Inquisitorio nel paese, nel qual caso dovessero essere rinvenute prove evidenti di blasfemia o eresia; ed è palese che quindi il Santarosa, alla fine delle operazioni, pretenderà dettagliato rapporto sull’esito delle indagini da parte del Padre Inquisitore Bastiano e lo attenderà con ansia sin d’ora come gradito ospite nella sua residenza romana…




giovedì 13 settembre 2012

Morto che parla


Il volto soddisfatto di Padre Bastiano
durante l allestimento del Tribunale Inquisitorio

Il gruppo, continuando a domandarsi dove diavolo si sia cacciato Frate Santo, prosegue nelle indagini...
Fra Fausto interroga dubbioso una donna di San Filippo e il suo bambino, apparentemente miracolati dal Santo; Benigno se ne sta scettico in locanda e intercetta una famiglia che chiede l'ennesima "grazia" al Santo locale, credendo scioccamente il figlio preda del maligno; Karpenko invece va a chiaccherare con il suo politicamente affine scultore Carrozzo.
Proprio dal Carrozzo si viene a sapere che la Chiesa di San Nicola ha una cripta sotterranea...
Mentre Benigno si impegna a portare la famiglia con figlio non indemoniato ma solo denutrito e malato in quel della misericordia di Foggia, gli altri procedono con l'esplorazione del piano sottostrada della canonica.. nonostante i dubbi e le malcelate reticenze di Don Arduino... la cripta è buia, sporca.. ma stranamente la zona del sepolcro centrale è pulita.. e poi un forte odore di carne putrefatta.. inoltre Fausto si concentra e fra un salmo e l'altro, percepisce un lieve odore di profumo da donna... molto strano...
Drizzando le antenne, i nostri escono dal sepolcro e ne trattengono le chiavi... tanto Don Luppolis nulla può difronte al volere di un Inquisitore all'opera...
Fausto e Bastiano si recano poi a casa della De Santis, moglie di uno degli excubitores... qui Fausto percepisce nuovamente lo stesso profumo dolciastro misto a carne in putrefazione.. Bastiano esce e scova lenzuola sporche e caratterizzate dallo stesso cattivo odore (lenzuola dipanate però da Benigno, a tutela dell'incolumità del Padre Inquisitore...).
Rosa De Santis ormai viene messa alle strette (viene trovato un letto disfatto in casa sua, dove probabilmente era stato tenuto il corpo di un cadavere...) e convocando con l'inganno anche Don Arduino Luppolis la verità viene a galla senza nemmeno passare alle maniere forti: il prete, le pie donne, gli excubitores sono tutti complici nell'aver tenuto in serbo il cadavere del defunto Frate Santo, facendo credere alla gente del posto che il francescano era malato ma vivo, da più di un anno a questa parte, reato molto grave...
Luppolis si giustifica adducendo motivazioni di ordine pubblico, di fede, il frate era una sorta di leggenda infatti..
Ma ormai il tribunale inquisitorio deve essere indetto al più presto... per giudicare e decidere le sorti delle persone coinvolte.
Viene indetta un'assemplea cittadina dove il gruppo spiega la veritù agli increduli paesani, mostrando loro anche il cadavere del frate, risvagliatosi come Mortuus Larvaliis, quindi abbastanza innocuo.. a patto di non avvicinare troppo le orecchie alla sua famelica bocca... come fece la stupida Leonarda Palumbo...
Concettina Patruno invece, credeva veramente, accostando l'orecchio alla bocca del Santo, di sentirne le sagge parole di conforto.. o almeno cosi dice... e Don Luppolis divulgava quelle parole durante le sue messe... così la gente rafforzava il suo credo in Frate Santo.. nonostante egli fosse morto da mesi...
Durante l'assemblea indetta fa il suo ritorno in paese anche il vecchio Malvino, frate cappuccino pellegrino, il quale venendo a conoscenza dell'accaduto, chiede subito un colloquio privato col gruppo.
Si dimostra subito umile e ossequioso nei confronti dell'autorita ecclesiastica rappresentata da Bastiano Inquisitore... e fa un lungo sermone... proponendo in sitesi di valutare con attenzione il da farsi.. forse un falso santo potrebbe comunque giovare alla causa della Chiesa di Roma più della mera verità e del rigore della legge...
In ogni caso la decisione spetta ai nostri, non prima di aver ascoltato le dichiarazioni di tutti gli imputati, invitati cortesemente a testimoniare al cospetto del sommo Tribunale Inquisitorio, ormai imminente...

mercoledì 5 settembre 2012

Dov’è Frate Santo..?


Don Arduino Luppolis

Una volta dentro San Filippo di Agira, superati i fin troppo zelanti controlli documentali degli Excubitores Salvatore ed Ettore, il gruppo, seppur ormai a notte fonda, si divide: Benigno, in borghese, va all’unica locanda in cerca di qualche prima impressione dei popolani, mentre gli altri vanno alla canonica presso la Chiesa di San Nicola di Mira.
Qui vengono accolti da uno stupito ed assonnato Don Arduino Luppolis, il Padre semplice, rettore di San Filippo… ma di comune accordo si rimanda ogni discussione al mattino successivo.
L’indomani Arduino è ben lieto di accogliere Padre Bastiano e tutto il suo entourage… anche se non appare subito chiaro il motivo dell’arrivo dell’Inquisitore in paese… ma Bastiano, dopo qualche preambolo, in ogni caso chiede di poter andare a colloquio con Frate Santo, miracoloso vanto locale di beatitudine, con il quale, dice di avere necessità di chiarire alcuni aspetti anche e soprattutto per il bene suo e per volontà di Santa Romana Chiesa.
Don Arduino cerca di temporeggiare dichiarando il frate gravemente ammalato ma poi si arrende di fronte all’insistenza del domenicano e lo accompagna alla stanza del francescano infermo: qui però c’è un colpo di scena.. il frate infatti è sparito!
Con grande stupore e allarme si diffonde in paese la notizia.. anche per merito del templare Benigno, da subito sospettoso.
Ma… Dov’è Frate Santo..?
Meditando sempre di indire un feroce tribunale inquisitorio, Bastiano, coadiuvato dagli altri, inizia ad investigare a San Filippo, per capire dove diavolo si sia cacciato l’infermo e santo francescano.
L’ipotesi ricorrente da parte dei più è che il Santo, in preda a febbre alta e deliri, si sia fatto forza e sia scappato per andare a trovare l’anziana madre in uno sperduto e imprecisato villaggio campano… ipotesi per lo meno bislacca…
Benigno riesce inoltre a scoprire un mal celato odio nei confronti della Chiesa da parte di molti abitanti del paese: i popolani credono fermamente in Dio, Gesù e nei miracoli di Frate Santo.. ma non hanno fede invece nella Chiesa di Roma e nei suoi rappresentanti, visti per lo più solo come avidi esattori delle tasse e buoni a nulla.
Si procede poi ad interrogare anche le tre “Pie Donne” più vicine e legate al frate.. l'anziana Concettina, la giovane e stupida Leonarda e la bella Rosa.. senza però scoprire niente di particolare, se non la loro grande devozione al religioso sparito.
Ma… Dov’è Frate Santo..?
Ed anche Padre Malvino, l’anziano cappuccino locale, pare non essere attualmente in paese, sempre in giro per i suoi rischiosi pellegrinaggi a destra e a manca, si dice.. e quindi con lui il gruppo non riesce, almeno per il momento, a colloquiare.
Viene interrogato anche lo scultore locale Lazzaro Carrozzo, autore di una bella statua di Frate Santo in canonica, notata da Bastiano: l’artista vive in isolamento dagli altri e si dimostra uno scontroso filo comunista che non crede in nulla se non nei suoi rossi ideali.
Per questo familiarizza subito col Cacciatore russo Karpenko, ovviamente della stessa ideologia politica…
Ma… Dov’è Frate Santo..?
I nostri decidono anche di partire per ispezionare il poco distante cimitero intravisto durante il viaggio; qui trovano abbandono e desolazione.. molte lapidi e croci.. ma anche alcune fosse scavate, sembra, più di recente… ed in una di queste il piccolo cadavere, Risvegliatosi, di un famelico bimbo di pochi anni.
La scena è straziante ma almeno costituisce una misera minaccia… e Benigno invece di fare facilmente a pezzi il corpicino, lo avvoltola in un panno e lo immobilizza.
Il gruppo quindi, sospettando per l’ennesima volta strani rituali e vari altri illeciti, torna a San Filippo a mostrare il piccolo cadavere a Don Arduino, il quale ne è inorridito.. e suppone che possa essere arrivato al cimitero da qualche villaggio vicino, dicendo infatti di non riconoscere i lineamenti del fanciullo.
Ma, con tutto ciò… Dov’è Frate Santo..?



La Chiesa di San Nicola di Mira, a San Filippo di Agira

mercoledì 22 agosto 2012

Frati, Santi e Cappuccini


Frate Santo in una vecchia foto

I nostri giungono infine a Foggia: in stazione Padre Bastiano si prodiga subito per reperire l’ennesimo prelievo (per pagare i servi di Nostro Signore) ai danni della più vicina parrocchia ma, nel mentre, una piccola folla di gente si accalca intorno all’Inquisitore ricoprendolo di lodi e invocazioni per benedizioni e grazie varie…
Bastiano è lusingato, sebbene dubbioso su questo eccessivo entusiasmo mostrato dai foggiani nel vedere uno del suo ordine, solitamente invece temuto…
Il gruppo si reca subito a colloquio con Mons. Rizzi, Vescovo locale: questi è noto per essere più un buon economo e amministratore che esperto di teologia e fede… in ogni caso viene dipanata la questione… il problema è il culto che si è sviluppato intorno ad un francescano, tale Frate Santo, nel piccolo paese di San Filippo di Agira.
Ciò non sarebbe di per se sbagliato, venerare un religioso.. ma il problema è che pare che questo frate venga considerato veramente un Santo capace di miracoli.. più importante dei vescovi, dei cardinali… e del Santo Padre stesso, probabilmente!
Ed è per questo che Mons. Rizzi nelle ultime sue prediche ha molto calcato la mano sulla Santa Inquisizione, instillando nella gente, per lo più semplice e superstiziosa, una sorta di reverenza e acclamazione: meglio seguire infatti le idee di una forza ortodossa della Chiesa che venerare una specie di pericoloso santone locale…
Inoltre, ad aggravare la situazione, c’è la testimonianza di un fuggiasco di San Filippo, tale Gaetano Palumbo, il quale, giunto a Foggia in preda al panico, ha mosso incredibili accuse di cannibalismo verso Frate Santo, il quale, secondo il Palumbo, pare abbia morsicato l’orecchio di sua moglie infliggendole una brutta ferita al lobo… ma il che pare essere tutto da verificare e chiarire…
I nostri quindi decidono di interrogare proprio il Palumbo, detenuto forzatamente, per la sua sicurezza, nella vicina Domus Populi.
Fratello Benigno si incarica del dialogo con il foggiano, un pover’uomo ignorante ma apparentemente in buona fede.
Si viene a sapere che Frate Santo sembra malato e non si fa vedere in pubblico da un anno; lo accudiscono tre sue pie donne… fra le quali la moglie di Palumbo, Leonarda… inoltre a San Filippo ci sono 2 Excubitores, un Padre semplice ed anche una specie di eremita, tale Padre Malvino, un anziano frate cappuccino, che è solito stare in disparte, ma rispettato da tutti.
In seguito Mons. Rizzi fornisce al gruppo un furgone militare reduce delle forze U.S.A. e il gruppo parte per San Filippo, con l’accorgimento che Benigno decide di andare in incognito, vestito da borghese, fingendosi un giornalista laico al soldo di Padre Bastiano…
Il viaggio è lungo, sulle impervie strade della periferia foggiana… e le ore passano.. fino a che, quando è al volante il Cacciatore Sergej Ivanovic Karpenko, il furgone sbanda e subisce un guasto al motore…
Si provvede con un po’ di pazienza e di fortuna, alla riparazione.. ma dopo un’oretta, un Morto sbuca fuori dalla boscaglia e si incammina, lemme lemme, verso i nostri… viene facilmente smembrato.. ma la cosa insolita è che il cadavere era nudo ed avvolto in una specie di lenzuolo bianco, sorta di sudario…
Si riparte, in netto ritardo rispetto ai tempi previsti.. a circa 3 km da San Filippo poi i nostri scorgono l’insegna della deviazione per un vicino piccolo cimitero… ma vista l’ora ormai tarda e il buio incombente, pensano bene di non avventurarvisi.
Si giunge quindi in vista del paesino, meta del viaggio: ma l’ultima fatica sono una serie di stretti tornanti artificiali, fra mattoni e pietre, poste dai paesani per rallentare chi si avvicina all’abitato… e qui il buon Karpenko dimostra nuovamente di non amare particolarmente la guida di mezzi americani.. sbanda furiosamente e finisce contro un muretto, creando un grave guasto al furgone…
E quindi, percorrendo mestamente gli ultimi metri a piedi, i nostri arrivano finalmente alle porte della palizzata che difende San Filippo, dove gli unici due sparuti Excubitores del posto li accolgono all’ingresso…



Padre Malvino, l'anziano frate cappuccino