Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

giovedì 30 giugno 2011

La liberazione, gente che va, gente che viene

Il bimbo ferox fuori da S. Terenzio

Uno scorcio di S. Terenzio

Orde di Morti all'interno di S. Terenzio

I nostri partono all’alba, alla testa della corazzata Banda di King, per liberare il paese di S. Terenzio dai Morti. Ancora fuori dal paese, Fratello Benigno viene repentinamente assalito da un vorace bambino con le pupille ribaltate, un Ferox, che lo morde avidamente al ventre; poco dopo già infuria la battaglia, una prima ondata di Morti esce alla disperata dall’ingresso del paese, avendo fiutato carne vivente e la maggior parte di loro viene sventrata dai colpi d’artiglieria dei potenti mezzi di King. La parte residua tiene impegnati i nostri in un sanguinoso corpo a corpo che però li vede vincitori.
Alla fine circa tre dozzine di cadaveri ambulanti vengono martoriati e S. Terenzio è di nuovo un luogo libero dalla piaga dei Morti. Il gruppo rinviene anche uno zaino a pelo d’acqua, vicino al ponte sul fiume Lamone: appartenuto probabilmente al blasfemo fuggiasco motociclista, contiene un paio di deteriorate maschere demoniache e diversi altri documenti piuttosto compromettenti.
A questo punto, mentre i nostri sono decisi a lasciare la banda di King per proseguire in direzione Ravenna, apprendono una inaspettata notizia: il loro compagno, il Cacciatore Ettore Zonzini, ha deciso irrevocabilmente di abbandonarli per seguire King e i suoi a tempo pieno, attratto dalle grandi possibilità di avventura e di profitto. Al che, non senza strascichi polemici più che cordiali saluti, Ettore lascia i nostri, diretto con King verso la liberazione di S. Elisa e poi chissà dove, con la vaga promessa, forse, di potersi incontrare nuovamente… il Zonzini però fa un’ultima confessione ai suoi compagni: King gli ha raccontato di essere già passato, mesi fa, da S. Ezechiele, e l’ha descritto come un posto tranquillo ma piuttosto lugubre, dove pare sia vissuto uno strano pittore che ritraeva soggetti morti…
Il gruppo quindi, orfano del Cacciatore e delle sue notevoli abilità di veterano dinamitardo, si dirige mesto verso la strada maestra, in direzione Ravenna, per raggiungere velocemente il paesello di S. Ezechiele, loro meta. Il carretto ligneo trainato da cavalli fa quel che può e lemme lemme li porta alla deviazione per “Granarone”, vetusto e desueto nome del paese prima del Giorno del Giudizio.
Poco prima di arrivare a destinazione scorgono in mezzo alla strada un uomo steso, immobile, ben vestito: avvicinatisi con cautela si rendono conto che è solo svenuto, indi per cui lo soccorrono.
Costui, ancora stordito, li ringrazia e si presenta: risponde al nome di Mario Timperi, un ingegnere romano in viaggio verso Ravenna, dapprima scortato e poi aggredito e derubato dai due loschi Cacciatori che aveva assoldato per la sua incolumità.
I nostri allora decidono magnanimamente di proteggere e portare con loro il malcapitato ingegnere, almeno fino a Ravenna, sua destinazione… ma per il momento si fa tappa obbligata a S. Ezechiele.
Il paese appare sin da subito piccolo, isolato e decadente: una volta entrati e giunti alla piazzetta del borgo, Benigno nota un bambino (che ha sul volto gli evidenti segni della sindrome di down) che, giocando con la sua trottola, canticchia una macabra filastrocca su una presunta “strega del fiume”… il Templare passa un po’ di tempo insieme al piccolo e lo accompagna a casa, dove parla anche con sua madre e viene a sapere che la filastrocca è una precauzione per non far andare i bimbi a giocare verso il fiume Montone, zona potenzialmente pericolosa sia per i Morti sia per la corrente…
Intanto gli altri si recano alla Chiesa di San Iacopo, dove parlano col locale parroco, Don Avati, l’unica autorità: costui li accoglie benevolmente e interrogato fornisce diverse informazioni.
Non sa nulla del libro blasfemo che i nostri cercano ma sa che la storia del macabro pittore è vera: mostrando con raccapriccio uno dei suoi quadri (un S. Sebastiano insanguinato…) il prete racconta che nove anni prima moriva a S. Ezechiele il folle Nicola Castiglioni, un perverso artista che dipingeva cadaveri e poi ne abusava sessualmente. Uscendo dalla chiesa Fratello Michele nota di sfuggita la presenza di un piccolo e vetusto cimitero, posto dietro l’edificio sacro, ormai coperto di sterpaglie…
Il gruppo fra l’altro se vorrà alloggiare in paese dovrà pernottare proprio nella casa del fu malato pittore, unica abitazione libera: qui notano diversi altri orridi dipinti del Castiglioni, gente decapitata e incatenata, sangue… ma anche più tranquilli paesaggi. In particolare notano che uno di questi affreschi, rappresentante il borgo di S. Ezechiele, pare volutamente rovinato su un lato, vicino alla rappresentazione del fiume Montone…
Poi le loro indagini proseguono all’unico emporio locale, gestito da Benedetto Grassi, omone barbuto e sorridente il quale non aggiunge nulla di nuovo… se non che la particolare rapidità nella lettura di Benigno fa si che il templare possa notare e leggere di sfuggita un biglietto sul suo bancone: un elenco di beni da acquistare per il mese prossimo dall’unico mercante di passaggio… sembra strano che vi sia della costosa attrezzature per dipingere, tele e pennelli… quando, a precisa domanda, più volte è stato ribadito che attualmente nel paese non è presente praticamente nessun artista o appassionato di pittura…
I nostri passano a ispezionare poi la caserma che fu dei Carabinieri, ora abitata degli unici due Excubitores locali, due tipi nerboruti e rozzi, Fernandino e Armando, al servizio di Don Avati e posti a protezione del borgo in caso di sporadici assalti di Morti.
Mentre il gruppo inizia a fare supposizioni e ragionamenti per proseguire le proprie indagini e l’Ing. Mario Timperi, lasciato in disparte, si aggira solingo per il paese chiaccherando qua e la, Fratello Benigno incontra di nuovo il piccolo Marzio, il bimbo down: questi vuole giocare ancora un poco con il suo nuovo amico templare e lo conduce, ricorrendo la sua trottolina a gambe levate, a conoscere anche suo padre, con il quale il templare di Frittole ha un breve dialogo…

Uno scorcio di S. Ezechiele

mercoledì 22 giugno 2011

Morti a Marradi, un Templare, John King

Marradi

Dopo la funesta esplosione della mina i secondi scorrono veloci, ognuno dei nostri tenta di rimettersi in sesto e si toglie le parti di protezioni e armatura roventi, ormai inutilizzabili, distrutte… e nel frattempo il cadavere del fu Remigio lentamente, con le interiora fuoriuscite in gran parte dal ventre, comincia a rialzarsi e a barcollare verso il più vicino degli ex compagni, Fratello Michele da Bracciano, il quale fra una dolorosa preghiera e un fendente di spadone templare riesce e dare nuovamente riposo al compare da poco Risvegliatosi, prendendo con se la sua spada con sigillo templare, da riportare al Maestro della Rocca riminese.
Superato velocemente il trauma della perdita del templare, il gruppo decide per applicare lunghe e complesse strategie per ipotizzare un percorso sicuro, dovendo uscire indenni dall’ipotetico campo minato: passano un paio d’ore fra tentativi beceri che comunque portano ad una completa mancanza di esplosioni e quindi i nostri sono salvi… anche perché molto probabilmente la mina esplosa era l’unica, un caso isolato e non un vero campo minato.
Superato a piedi il tortuoso il Passo del Giogo, i nostri continuano a camminare fino ad avere i piedi come zampogne per molte ore fino a giungere in prossimità di Marradi. Qui scorgono subito che è in atto un attacco di Morti, almeno un paio di dozzine. Vedono chiaramente che a difendere Marradi ci sono un pugno di Excubitores coadiuvati da un Prete oltre alla bianca figura rosso-crociata di un Templare armato di spada. Il gruppo pensa bene di dare una mano e tra le granate di Ettore e i fendenti di Fratello Michele in breve tempo si fanno a pezzi tutti i cadaveri ambulanti.
Nasce quindi spontaneo un grido di gioia e di vittoria, il gruppo accoglie con se il nuovo Fratello Templare, Benigno da Frittole (paesello vicino a Bologna) il quale col suo cavallo si sta dirigendo verso Ravenna e accetta di percorrere la strada insieme, almeno per ora...
Inoltre il gestore dell’unica locanda del luogo, Loriano Teppi, li invita a bere e mangiare da lui: l’oste toscano rivela che sulla strada di Marradi sono passate nelle ultime 2 settimane sia dei soldati americani sia una coppia su una Moto Guzzi rossa…
Passata la notte, l’indomani, all’alba, rimediato un carro con 2 cavalli, il gruppo riparte in direzione Faenza: poco prima di arrivare al disabitato paese di Fognano scorgono in una scarpata il cadavere risvegliato di un francescano, forse vittima di banditi…
Un km più avanti vedono segni di un possibile incidente della Moto Guzzi rossa, oltre ad un pezzo del suo parafango, vicino ad una pianta… inoltre Padre Rivolta riesce a individuare molte tracce di passi che si inerpicano in uno stretto e tortuoso sentiero che si snoda nella boscaglia; percorrendolo giungono al limitar di una radura, oltre la quale sorge un casolare fatiscente dal quale provengono grida e schiamazzi.
Mentre i nostri tentato di avvicinarsi di soppiatto, vengono inesorabilmente scoperti e accolti da alcune fucilate e da un attacco al completo dei banditi i quali fuoriescono subito dal loro covo, armati e palesemente arrabbiati.
Lo scontro tuttavia è abbastanza indolore per il gruppo che ne fa a pezzi 3 su 5 riportando solo lievi ferite: gli altri 2 vengono arrestati, insieme ad una donna e a diversi bambini, figli di questa disgraziata e violenta famiglia.
Inoltre vengono rinvenuti nel covo diversi oggetti di valore, bottino dei briganti, fra i quali anche una maschera da demone femminile e un paio di gemelli con gli occhi di serpente: infatti nello scantinato è imprigionata la donna che era sulla moto, colpita da uno sparo dei banditi, catturata, legata e seviziata per ore… il cui documento dice che si chiama Alessandra Iaconi di Firenze… forse in fuga con un compare della setta blasfema sulle cui tracce stanno i nostri…
La donna, gravemente ferita e in un folle stato febbrile, muore poche ore dopo…
I nostri quindi, riportano i banditi fatti prigionieri agli Excubitores di Marradi, fra le ovazioni del Prete e dei paesani presenti.
Poi ripartono e dirigono carro e cavalli verso Fognano, Brisighella e Faenza, città ormai abbandonate… dai vivi e molto probabilmente anche dai Morti.
Qui si accampano e trascorrono la notte in tranquillità, ma sempre con un occhio chiuso e uno aperto, perché in questi posti e di questi tempi non si sa mai…
Il giorno successivo, fatti pochi km, i nostri scorgono del fumo, probabilmente di un accampamento: sono i famigerati e super equipaggiati Cacciatori di Morti che rispondono agli ordini del celeberrimo sergente afro-americano John King. Il gruppo viene accolto benevolmente dal sergente nero, il quale offre loro una tazza di limonata calda e riconosce Ettore Zonzini, aiutato a uscire da una brutta situazione molti mesi prima…
Si discute a lungo e alla fine King chiede al gruppo di aiutarlo nell’opera di bonifica dai Morti commissionata da un Padre Novellatore toscano relativamente ai vicini paesi di San Terenzio (dove fra l’altro è sito l’unico ponte agibile in zona per attraversare il fiume Lamone e proseguire in direzione Ravenna…) e Sant’Elisa.
I nostri, ovviamente, accettano…

Left 4 Dead in versione 8 bit anni '80


Signori e signore, e suvvia per i nostalgici dei videogame degli anni '80, ecco a voi la versione 8 bit di Left 4 Dead, Una sciccheria...
Immaginare un videogioco anni '80 a chi non è abituato, o peggio, non ha mai visto un Commodore 64 o un Amiga 500, può essere dura accettare di far girare su un moderno PC un gioco di questo tipo. Vale tuttavia anche di discorso contrario, ossia di persone che pur strabiliati dalla grafica e dall'azione dei giochi di oggi, non riesce tuttavia a prenderne familiarità o confidenza e forse Left 4 Dead in versione 8 bit punta proprio a questa fascia di persone. PixelForce: Left 4 Dead è stato creato da Eric David Ruth e rappresenta una sorta di downgrade della celebre versione da Xbox 360. Due i livelli di difficoltà, quattro i personaggi selezionabili tra i già conosciuti Bill, Francis, Zoey e Luis, e udite udite, modalità cooperativa per 2 giocatori su tutte e 4 le campagne ricreate dal popolare gioco. Ovviamente tutto questo non potrebbe essere vero se il gioco non fosse completamente gratis. Qui di seguito un paio di link per scaricarlo...

Left 4 Dead 1

Left 4 Dead 2


(da http://www.zombiekb.com)

Left 4k Dead, un giochino zombi in soli 4kb




Questo difficile sparatutto è stato assemblato per l'edizione 2009 di Java 4k competition, competizione che vede programmatori di tutto il mondo sfidarsi per assemblare il miglior videogioco in Java, con un codice di programmazione incredibilmente leggero: il limite massimo è infatti fissato in appena 4096 byte (4 kilobyte)!!

Cliccando sull'immagine soprastante potrete accedere al gioco (inutile dirvi che i tempi di caricamento saranno inesistenti). Qui sotto riportiamo, dal sito, sinossi ed istruzioni del gioco:

Descrizione

Circondato da Zombie in una città dalla planimetria caotica, il tuo obbiettivo sarà quello di trovare le zone sicure (in rosso) in ogni livello. Uccidi Zombie, raccogli i power-up e tenta di sopravvivere all’orda.

Essendo “ispirato” da Left 4 Dead, il gioco Left 4k Dead presenta gli stessi livelli ogni volta che si accede al programma, ma le ubicazioni di Zombie e power-up cambiano in ogni partita.

Istruzioni

Muovi il tuo personaggio con i tasti: W (sopra), A (sinistra), S (sotto), D (destra).

Fai fuoco con il tasto sinistro del mouse.

Premi il tasto R per ricaricare.

La barra rossa indica la salute, al suo esaurimento il personaggio muore.

La barra gialla indica le munizioni del mitra, quando finiscono si passa all’utilizzo della pistola (clicca col tasto sinistro del mouse per fare fuoco). I trattini gialli indicano il numero di caricatori disponibili: ogni volta che si ricarica se ne perde uno.

I power-up rossi ripristinano la salute.

I power-up gialli ripristinano il numero di caricatori.


(da http://www.zombiekb.com)

mercoledì 15 giugno 2011

Asmodeo, Laffì e Remigio

Il "Sacro Cuore" di Frate Ardizzone

Il gruppo decide, per prima cosa, di tornare da Padre Ardizzone per riportargli le ultime scoperte sull’indagine: in particolare le due lettere rinvenute a casa del Risvegliato Olmi, prove dell’esistenza di una setta blasfema a Firenze.

Il frate inquisitore è sorpreso, preoccupato ma fiducioso che i nostri riescano a proseguire nelle loro indagini, al fine di estirpare il Male che si cela in questi luoghi.

Si recano poi dal Padre Castigatore di Santa Croce, Don Tonizzi, per fargli domande su tale Sandro, uno dei suoi Probi Viri, probabilmente amico e forse complice di Olmi.

Il Padre chiarisce subito che Sandro Adamo non si fa vedere da un paio di giorni e indica che la sua abitazione è nella zona degradata di Campo di Marte, fuori dalle mura cittadine, vicino allo Stadio.

Là i nostri vedono solo povere baracche e mendicanti straccioni abbandonati a loro stessi: Remigio tenta di lenire le loro pene facendo l’ennesima donazione in scudi papali a fondo più che perduto…

La perquisizione della casa di Adamo rivela solo sporcizia e abbandono oltre ad un foglietto accartocciato dove vi è un rimando ad un ipotetico appuntamento alla Casa dei Fanucci.

Chiedendo in giro il gruppo capisce che questa abitazione è li vicino, isolata: su di essa molti popolani rivelano anche più di una credenza popolare che la riterrebbe una casa stragata… ma si sa, il popolo dell’Imperium a quanto pare ama molto le superstizioni…

Questa abitazione abbandonata è cinta da una bassa mura di recinzione e avvolta da una folta vegetazione spontanea infestante: appena i nostri sono all’interno del cortile non fanno in tempo ad annusare il forte odore di benzina che subito si spalanca la porta d’ingresso e ne esce uno spettacolo raccapricciante… fiamme, Morti e una figura infernale!

Tre cadaveri ambulanti si avventano sul gruppo mentre le fiamme fuoriescono dalla casa per incendiare la vegetazione esterna e un uomo col volto di demone rossastro, nudo, coperto di sangue, armato di ascia, urlante, e con un paio di oggetti metallici conficcati nella carne del petto fa in modo che sia Remigio sia Ettore cedano all’orrore e scappino via di gran lena.

Gli altri restano, seppur sgomenti, e fronteggiano la situazione: nonostante il fuoco lambisca più volte le loro carni riescono a fare a pezzi sia i Morti sia colui che sembrava un demone ma che invece si rivela solo un uomo in preda probabilmente alla follia o ad un qualche macabro rituale.

Il gruppo rinviene poi i documenti dell’uomo: è Sandro Adamo, con in faccia un’altra maschera da demone e con i gemelli a forma di occhio di serpente conficcati nel petto…

I nostri, interrogandosi sul da farsi, rifanno visita al saggio Ardizzone, che nonostante stesse riposando, ormai anziano e stanco, li indirizza a colloquiare con un personaggio che egli chiama “Il Libraio” una sorta di grande esperto “protetto” dall’Inquisizione, che potrebbe rivelare importanti informazioni sugli indizi rinvenuti dal gruppo a proposito della setta e soprattutto in materia di libri blasfemi, come la citata “Pseudomonarchia dei Demoni”.

Si arriva quindi alla casa del Libraio, sorvegliata da un paio di Conversi appostati nella penombra del cortile: qui una giovane di nome Mara accoglie il gruppo dicendo che il Maestro li stava aspettando.

Il Maestro ha l’aspetto di un sessantenne dai lunghi capelli canuti ed è seduto in una sala riccamente ammobiliata: egli sorseggia vino e fuma una pipa… poi dopo qualche secondo di attesa e di silenzio si presenta come il Maestro Laffì.

Costui, seppur cortese e incline al dialogo col gruppo, mantiene sempre un atteggiamento piuttosto sarcastico e quasi irriverente nei confronti della Chiesa e dei suoi rappresentanti in quanto egli è, di fatto, prigioniero dell’inquisizione e al suo forzato servizio a causa della sua cultura in ambito occulto e alle sua abilità di premonizione...

I nostri però riescono ad avere molte informazioni da Laffì: le maschere sin ora rinvenute sono di due demoni descritti nella Pseudomonarchia dei Demoni, ovvero Malacoda (Luzzi) e Asmodeo (Adamo). Inoltre vi sono in Italia ben 3 copie di questo libro: una era a Firenze fino a qualche giorno fa ma poi è stata fatta uscire dalla città e se ne sono perse le tracce, un'altra pare sia a Ravenna mentre la terza è sita in un piccolo paesino romagnolo, S. Ezechiele, situato tra Faenza e Ravenna.

Il gruppo quindi capisce di doversi dirigere verso tale località, affrontando un lungo viaggio.

Padre Ardizzone, informato, fornisce loro tutto l’equipaggiamento possibile: carro, cavalli, tende, cibo, munizioni, ecc. oltre ad una dispensa speciale per il Sotium Bastiano che riceve in prestito la santa arma inquisitoria a motore di Ardizzone, il suo “Sacro Cuore”, una temibile Corona Spinarum, per poter meglio estirpare il Male dall’Imperium…

L’indomani, all’alba, si parte.

I nostri decidono di percorrere la strada che sembra più veloce, prima il Passo del Giogo, poi direzione Marradi, poi verso Faenza e in fine a S. Ezechiele. Sembra tutto facile, almeno sulla cartina (donata loro dal Maestro Laffì, il quale, fra l’altro, ha fatto esplicita richiesta che il gruppo torni a trovarlo alla fine della loro missione, magari narrandogli o facendogli brevemente visionare qualche libro “particolarmente raro” reperito durante il viaggio…).

Ma poco prima di iniziare i tornanti del Passo del Giogo avviene l’inaspettata tragedia.

Una tremenda esplosione sconvolge le orecchie e le carni del gruppo: il carro ha evidentemente calpestato una mina e forse, anzi molto probabilmente, ci si trova nel bel mezzo di un intero campo minato, spiacevole ricordo lasciato dalle truppe tedesche in fuga dal suolo italico qualche anno prima…

Accade quindi che il carro va in mille pezzi, i cavalli sono dilaniati, Bastiano, Leonardo, Michele ed Ettore vengono sbalzati via ma risultano miracolosamente illesi (anche se si ritrovano con diverse parti delle loro armature e protezioni ormai inutilizzabili) ma la peggior sorte tocca indiscutibilmente a Fratello Remigio il quale risulta pesantemente investito dall’esplosione e muore sul colpo, sventrato, sbalzato a diversi metri di distanza… un tragico colpo di scena.

Onore al defunto Templare Errante Fratello Remigio da Varazze