Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 27 luglio 2011


La settimana prossima dovremmo riprendere... Martedì, ore 20,30 da Padre Bastiano... tenetevi pronti... e intanto beccatevi questaaa..!

Ciao, sciocchi..!

mercoledì 13 luglio 2011

Verso Ravenna

Antica mappa della città di Ravenna

I nostri decidono, prima di dedicare qualche ora almeno allo studio della ritrovata "Pseudomonarchia dei Demoni", di riunirsi, congedarsi dagli esterrefatti abitanti di S. Ezechiele raccontando loro l'accaduto e consegnare in manette i due Probi Viri coinvolti alla prima caserma di Excubitores incontrata. Lo studio del nero tomo porta al gruppo notevoli conoscenze sui vari demoni, alcuni dei quali già incontrati, o almeno le loro maschere... e soprattutto sui vari usi e costumi della setta, come ad esempio, saluti rituali e segni distintivi. Inoltre riescono a tradurre una precedente lettera intuendo l'ora e la data di un ipotetico incontro, in una piazza ravennate, con un emissario della setta, il quale dovrebbe poi condurli, dopo una domanda di rito, nel luogo del famigerato e blasfemo rituale.
I nostri quindi marciano verso Ravenna e si fermano in vista della Stazione del Dazio ravennate, posta insolitamente a ben 20 km dall'ingresso vero e proprio della città. Qui consegnano i due prigionieri al parroco Don Bellinzoni e ai suoi Excubitores, raccontando brevemente le vicissitudini orribili di S. Ezechiele; inoltre, all'interno di una gabbia di pentimento, Fratello Benigno incappa nei lamenti del malcapitato ospite forzato, Ignazio Beppi, ivi rinchiuso a causa di una serie di bestemmie durante una partita a carte... ma il Templare, seppur impietosito, decide di non intercedere x tentare di ridurre la pena al contadino. Inoltre, nella locanda della stazione, ci sono alcuni Cacciatori di Morti in attesa di lavoro... fra i quali anche i due loschi individui che hanno rapinato l'Ing. Timperi pochi giorni prima. Al che i due Templari attuano un'azione di mediazione e di dialogo, lasciando in disparte le bramosie di vendetta dell'Ing. e la sete di sadica giustizia dei 2 Soci Inquisitoris... alla fine i due si dichiarano colpevoli, consegnano il maltolto, i fogli di via e le armi e si rimettono alla clemenza dei Templari, che li obbligano a restare almeno per un po' alla stazione al servizio del parroco, come compito "socialmente utile"...
Ripartiti nuovamente in direzione Ravenna, i nostri, dopo qualche altro km, incappano in una situazione di pericolo: sulla strada c'è un carrozzone, con due cavalli sventrati accanto e un paio di cadaveri affamati e putridi che stanno cercando di entrare, raspandone la porta. Senza pensarci 2 volte il gruppo fa a fette i Morti e libera due persone asserragliate all'interno del carro: sono Filippo e Niccolò Gallio, padre e figlio di 9 anni, di professione burattinai ambulanti. Dopo un breve dialogo, i nostri scortano i due alla vicina stazione del dazio; i burattinai, come ringraziamento, allestiscono uno spettacolo a tema religioso x i loro salvatori e infine cedono, non senza qualche reticenza e timore, alla richiesta del gruppo di creare x loro un paio di maschere demoniache, allo scopo di potersi infiltrare nella setta.
I nostri si dirigono, questa volta senza intoppi, a Ravenna e vi giungono entro la giornata. Qui valutano il da farsi, avendo ancora un paio di giorni di vantaggio sulla data indicata nella lettera x l'incontro con l'emissario della setta: Benigno da Frittole prende contatti con il locale Maestro Templare Paolo Emilio Percivale, alla Rocca di Brancaleone e gli illustra la probabile grave situazione della setta radicata nella sua città, non senza causare allarme e preoccupazione nell'animo del nobile Cavaliere del Tempio.
Padre Bastiano, nel frattempo, valuta se non gli convenga tornare via treno alla sua Rimini, per equipaggiarsi al meglio in vista dei possibili rischi derivanti dall'incontro con i membri della setta...
San Vitale, Ravenna

mercoledì 6 luglio 2011

Tre fratelli per un orrore

La strada a nord di S. Ezechiele

I nostri nuovamente si dividono. I due Soci inquisitori, Bastiano e Leonardo, si appostano nei pressi dell’Emporio Grassi, più o meno all’ora di chiusura e seguono il suo presunto sospetto titolare sino all’uscio di casa, (venendo fra l’altro quasi subito notati e salutati da quest’ultimo) e poi attendono nell’ombra di scorgere chissà quali blasfemi movimenti del negoziante…
Nel frattempo i due Templari erranti, per prima cosa si recano, su suggerimento di Fratello Michele, a dare un’occhiata al vetusto cimitero di S. Ezechiele: qui, fra l’incuria più totale e la vegetazione infestante scorgono, dopo una lunga ricerca, un paio di lapidi per lo meno strane… sono le tombe del folle pittore Nicola Castiglioni e di una certa Elvira Castiglioni, ma la cosa insolita è la data di morte, per entrambi il 1945, quindi, un anno dopo il Giorno del Giudizio… cosa piuttosto inusuale e pericolosa… dare sepoltura e mettere una lapide sopra un corpo che sicuramente avrà subito il Risveglio…
In ogni caso, con più di un dubbio per la testa, i due Templari, ora su indicazione di Fratello Benigno, si recano al concordato incontro fissato con Ennio Mercadante, padre del bimbo down Marzio, piccolo “amico” di Benigno… si dovrebbero vedere ad una quercia isolata posta a pochi minuti da S. Ezechiele, sulla strada a nord del paese, all’ora notturna (mezzanotte)… fatto sta che il duo attende ben oltre, fino all’una di notte, ma di Ennio nessuna traccia.
Contemporaneamente Bastiano e Leonardo continuano l’infruttuoso appostamento fino alle ore piccole… fino a quando vengono sorpresi dai due Probi Viri di ronda, Fernandino e Armando, che li interrogano brevemente ma, rassicurati dal fatto che i Soci pare abbiano avvisato Don Avati (falso…) del loro operato, se ne vanno senza fare troppi problemi…
Preoccupati dall’appuntamento andato a vuoto, i due Templari tornano al paese e contattano sia la moglie di Ennio sia i Probi Viri, per la probabile scomparsa dell’uomo; poi si recano, verso le 4 del mattino, incrociando anche i due frustrati Soci, verso il sentiero che conduce al fiume Montone. Qui scorgono, in prossimità di una piccola radura, il cadavere barcollante di un Morto che si gira verso di loro, iniziando una lenta marcia famelica: Benigno subito riconosce i lineamenti del povero Ennio Mercadante, livido in volto, probabilmente annegato e Risvegliato poco dopo. Fatto a pezzi a malincuore il loro unico possibile informatore, il gruppo giunge alla sponda del fiume; qui il Sotium Bastiano scorge, nascosta dalla notte e dalla vegetazione, una grande costruzione al di la del corso d’acqua, probabilmente un edificio religioso, forse un monastero…
Inoltre è presente una piccola imbarcazione ormeggiata, la barchetta di legno con la quale talvolta Padre Avati ha raccontato loro di andare a pesca… il mezzo ha 3 soli posti e quindi pensano di traghettare in due turni, i primi a salpare sono Fratello Benigno e Padre Bastiano.
Ma nel bel mezzo del fiume Montone l’orrore sorge dalle acque: qualcosa o qualcuno fa ribaltare la barca e nel panico che si genere lo sfortunato Benigno viene trascinato sotto le acque da un essere raccapricciante, un orrendo cadavere dai lineamenti vagamente femminili, coperto di muschio e putredine, con un terribile ghigno stampato sui pochi muscoli facciali rimasti. Bastiano riesce a stento a rimanere a galla e poi a nuotare verso i compagni, gli altri a riva non riescono a vedere con chiarezza cosa accade e quindi Benigno si trova da solo, in preda all’orrore, a lottare sott’acqua con quell’essere mostruoso. Con uno sforzo sovrumano e una fortuna sfacciata il Templare riesce alla fine a riemergere e a nuotare verso la riva: nel frattempo il Morto gli ha ripetutamente morso le caviglie, quasi distruggendogli le protezioni metalliche… ma quando Michele riesce finalmente a lanciargli una corda e a trascinarlo a riva, il Morto molla la presa, tornando sottacqua indisturbato.
Al che però il gruppo si ricompatta e avendo constatato di avere di fronte probabilmente un temibile Mortuus Atrox, pensa bene di tornare a S. Ezechiele per lo meno per pretendere qualche spiegazione: ma sia i Probi Viri sia Don Avati pare non siano nelle loro rispettive abitali dimore.
Quindi Fratello Michele pensa di chiamare una sorta di adunata generale dei paesani per parlare con loro e suona all’impazzata le campane della Chiesa di San Iacopo: la gente ben presto arriva, sorpresa e preoccupata… I nostri raccontano l’accaduto e pretendono risposte… dopo alcune reiterate reticenze iniziali, i popolani iniziano a cantare la verità: loro sono soggiogati dai fratelli Castiglioni ormai da anni, Nicola il pittore è un Morto e sta nell’ex Convento delle suore Carmelitane sito al di la del fiume Montone, Elvira Castiglioni è la terribile “strega” del fiume mentre Don Avati altri non è che Elisabetta Castiglioni camuffata da prete, l’altra sorella, colei che ha architettato il piano di tenere il paese nel terrore, uccidendo il vero prete, il sindaco e i due carabinieri prima presenti e sostituendoli poi con gli attuali Probi Viri, suoi complici e amanti carnali… il popolo aveva il timore di queste orribili figure e non si azzardava a parlare, prima…
Si suppone che ora tutti loro siano asserragliati al Convento… ed il gruppo deve intervenire per sventare finalmente questa follia e per vedere di trovare anche ciò che stanno cercando: la famigerata copia della “Pseudomonarchia dei Demoni”.
Mentre Benigno, insieme all’Ing. Timperi riunitosi al gruppo, sta sulla riva del fiume per tentare di attirare la famelica Elvira, Michele Leonardo e Bastiano trascinano la barca (poco prima recuperata, ancora capovolta, nelle vicine sponde) circa un paio di km più a nord, per attraversare il fiume in un ipotetica condizione di sicurezza dagli attacchi dell’Atrox e così avviene; poi i tre si dirigono verso il Convento e poco prima di entrare odono un rumore gorgogliante alle loro spalle… Elvira sorge ghignante dalle nere acque del fiume per fronteggiarli… ma questa volta, sulla terra ferma, il Morto è meno letale e lo spadone di Michele fa ancora una volta il suo dovere mutilando e infine decapitando l’Atrox.
Il convento risulta una costruzione ampia e divorata dall’umidità ovunque: in ogni stanza ci sono tracce di abbandono oltre agli orridi quadri del Castiglioni. In una stanza posta al 2° piano avviene l’incontro fatidico con Nicola, un inconsapevole della morte, cadavere putrefatto e ancora assorto nella sua pittura… oltre a lui e al suo modello, un Morto simplex incatenato, ci sono la minacciosa Elisabetta-Avati armata di mannaia e i due Probi Viri con doppiette. Ma anche in questo caso Michele fa due passi e con un fendente decapita Elisabetta, senza pensarci troppo su… al che i suoi due scagnozzi gettano le armi, inermi e atterriti. Il gruppo quindi li imprigiona e li interroga brevemente, ignora l’innocuo pittore, assorto, e si dedica alla perlustrazione del convento, alla ricerca del libro blasfemo. Viene scovato un magazzino adibito a deposito Morti, le vittime dei fratelli Castiglioni, incatenati, putridi e decapitati (Nicola si nutre delle loro teste…e poi li dipinge…); una biblioteca ammuffita ma dalla quale salvano alcuni utili e preziosi volumi di teologia, erboristeria e storia, oltre ad una lettera datata 1944, dove la madre superiora delle suore Carmelitane descriveva i suoi timori per una sua novizia implicata in riti blasfemi collegati probabilmente alla lettura e detenzione nel monastero di una copia della “Pseudomonarchia dei Demoni”; ma è nella Cappella che, oltre a una montagna di vestiti e oggetti delle vittime, viene, dopo una ricerca estenuante, rinvenuto, dietro una pietra scorrevole in prossimità dell’altare, il maledetto libro oscuro, scritto in lingua italiana… ed ora, con le conoscenze di ognuno dei nostri, si dovrà provvedere al suo studio e interpretazione…

L'ex convento delle suore carmelitane a S. Ezechiele