Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 30 gennaio 2013

Alla corte del divino Ramesse III

L'incrociatore italiano Leone III

La nave salpante dal porto di Mazara Del Vallo, scelta dal gruppo come eccezionale mezzo di trasporto dalla Sicilia all'Egitto, è il famigerato incrociatore Leone III, gloria della italica marina.
Questa imponente imbarcazione vanta delle quote più che considerevoli:

Dislocamento in tonnellate 3.240;
Lunghezza in metri 107,7;
Pescaggio in metri 4,80;
Potenza in cavalli vapore 12.000;
Armamento: 4 cannoni da 120;
Velocità alle prove in nodi 11;
Equipaggio: 230 persone
Comandante: Francesco Santelli

Nel suo unico combattimento la Leone III ha affondato, nei pressi di Porto Torres, una delle imbarcazioni pirata che avevano partecipato alla distruzione della torre di Arbatax, ed è anche per questo che la nave risulta essere conosciuta con il soprannome di “Vendicatrice”.
I nostri, oltre al reverenziale timore di ciò che si accingono ad incontrare, portano con se 3 doni per il divino Ramesse III: direttamente dal Museo Egizio di Torino il leggendario Libro dei Morti, una preziosa stauta celebradiva del Dio egizio Ra ed una del Dio Osiride.
I lunghi giorni di viaggio vengono sfruttati al meglio dal gruppo per proseguire nei loro più disparati allenamenti psico fisici.. per arrivare in fine in quel del porto di Ankhbast in terra egizia,  monumentale ingresso nel Regno di Osiride.

Il monumentale porto di Ankhbast
Ankhbast è veramente un luogo che ispira ammirazione e devozione, adornato con gigantesche statue alternativamente di Ramesse III, attuale divino Signore dell'Alto e Basso Egitto, e della Dea Gatto Bast; inoltre la cosa che colpisce lo sguardo del gruppo è l'ingombrante presenza di un sommergibile U-boat di chiara fabbricazione tedesca e colorazione con gli stemmi del IV Reich, il quale , però, sta venendo stranamente ridipinto con le insegne e i cartigli del Faraone Ramesse... forse che il divino Osiride Incarnato abbia stretto alleanze anche con i germanici..? Mah...
In ogni caso, qui al porto, lasciata la Leone III, il suo capitano Francesco Santelli e l'equipaggio di servizio in attesa, il gruppo viene cordialmente accolto con saluti sorprendentemente fatti in lingua italica da un convoglio di benvenuto presieduto dal funzionario Antonio Bonomo, un reduce, appunto, italiano, votatosi al servizio del divino Figlio di Amon Ra, il Faraone Ramesse III.
Fatti salire su molteplici auto di lusso, i nostri vengono trasportati da Ankhbast fino alla capitale, Il Cairo; lungo il tragitto il gruppo vede parecchi paesaggi tipici della quotidianità del Regno di Osiride.. e quindi si vedono oasi, deserto, beduini, cammelli, monumenti in fase di restauro, splendide piramidi.. ma anche Morti e viventi camminare e o lavorare fianco a fianco, si vedono forze armate adornate con gli antichi paramenti religiosi egizi, con ampie maschere raffiguranti la testa del dio sciacallo Anubi.. e nel mentre il pingue Antonio Bonomo introduce ai nostri vari aspetti della nuova cultura egizia instaurata da Ramesse, tessendone lodi sconfinate.
Il Faraone infatti, tra i vari prodigi a lui attribuiti, pare riesca a governare le menti dei Morti proteggendo di fatto il suo regno dalla loro famelica ferocia di carne viva... o almeno così sembra.
Inoltre Ramesse è divenuto legittimamente Faraone d'Egitto sconfiggendo in battaglia i cosiddetti Falsi Dei, ossia altri potenti Morti risorti dai sarcofagi e pronti a divorarsi l'un l'altro.
Il faraone però non pronuncia parole comprensibili ai comuni mortali ma si avvale di un sacro interprete, la cosidetta Bocca di Ra, un giovane chiamato Ureo, suo unico traduttore e comunicatore, sempre al fianco di Ramesse; altra figura di spicco, sempre nelle vicinanze di Ramesse è il suo fido quanto brutale generale militare, il Generale Petrosis, detto la Spada di Ra, suo servo devoto 2mila anni fa come ora, un Morto dalla forza e dalla ferocia straordinaria, armato di un colossale spadone metallico, che pare avere rispetto e timore solo del suo Dio Ramesse.


Il Generale Petrosis, la Spada di Ra
Quindi, sebbene le premesse non siano del tutto rassicuranti, i nostri giungono in fine in quel del Cairo e vengono subitaneamente condotti presso il magnifico Palazzo - Tempio di Osiride, residenza e centro del potere di Ramesse III; il palazzo è posto su un colle ed è ben visibile da tutta la città, anche perchè sulla sua sommità è posto un grande piramidion in oro massiccio che sempre riluce sotto questo egizio sole invernale.
L'interno del palazzo non è meno magnifico, caratterizzato da una moltitudine di preziose decorazioni, geroglifici, oro e sfarzo a fare bella mostra praticamente in ogni angolo ed il gruppo non può fare a meno di notare, per l'ennesima volta, il lusso e la ricchezza di cui ama circondarsi il blasfemo monarca d'Egitto.
 

Una tipica ancella di Ramesse III
Dopo una brevissima anticamera i nostri sono annunciati al cospetto del Dio Ramesse, nella sua sala del trono: qui, con reverenza, i nostri si avvicinano e si guardano attorno.. per vedere più di una dozzina di splendide giovani ancelle e odalische, riccamente ingioiellate e a seno nudo, ballare vorticosamente per ammaliare il loro Dio, dallo sguardo apparentemente assente (anche perchè al posto degli occhi il divino Amon-Ra ha due bulbi in oro massiccio) placidamente seduto sul dorato trono dell'Alto e del Basso Egitto.
Ai suoi fianchi, come detto, il mostruoso Petrosis e il giovane Ureo, mentre, stese ai suoi piedi, due creature incredibili agli occhi del gruppo, quelle che sembrano veramente due Sfingi, belle e mortali leonesse con busto di fanciulla a seni nudi, riccamente adornate e truccate, ma di una pericolosità e malignità quasi tangibile.


Le due sfingi di Ramesse III
La Bocca di Ra prende velocemente la parola e annuncia (incredibilmente in lingua italiana...) che Ramesse è felice dell'arrivo dell'ambasciata italica; dopo un iniziale scambio ovvio di reciproci convenevoli Ureo annuncia che il divino Osiride Incarnato attende però un altro gradito ospite e prega gli italiani di accomodarsi a sedere e pazientare ancora qualche minuto prima di iniziare il loro dialogo.
Dopo pochi minuti di attesa ecco un servitore egizio annunciare l'arrivo dell'ospite tanto atteso (da notare che chiaramente il servitore parla in egiziano, ma in questi casi è il funzionario Bonomo a tradurre prontamente al gruppo ciò che si dice..) e così una bella e bionda ragazza fa il suo ingresso nella sala del trono: si presenta come Lydia Hichingooke, una giovane professoressa inglese di archeologia la quale pare voler mostrare a Ramesse in persona un recente ritrovamento che reputa possa essere di suo interesse.
Quindi la ragazza estrae da una borsa di cuoio quella che sembra la pagina di un libro che, una volta nella sua mano, sembra vibrare e fluttuare, come presa da vita propria.. secondo gli studi della Hichingooke quella non può essere che una pagina del famigerato Necronomicon e precisamente una pagina dell'edizione originale araba chiamata Al-Azif, da sempre notoriamente persa da qualche parte in Egitto.
Ma a questo punto le due Sfingi sembrano inizialmente intimorite e tremanti, poi ringhiano e iniziano ad avvicinarsi minacciosamente alla giovane.. quindi il divino Osiride Incarnato si alza con agilità dal suo trono e con un cenno della sua mano riesce a far repentinamente ammansire, seppur evidentemente di mala voglia, le due fiere donne leonesse.
Il Faraone si avvicina, calmo, alla ragazza inglese.. lei impaurita si inginocchia e gli porge la pagina del libro.. nella sala del trono si accende un teso mormorio, sovrastato dalla diabolica risata del Generale Petrosis..  Ramesse, benevolo, invita la giovane ad alzarsi e la abbraccia in segno di protezione.. le odalische esplodono in un applauso rivolto al loro Dio misericordioso.. ma Petrosis sembra non appezzare questo gesto di pietà e si avvicina anch'egli minaccioso a Lydia.. anche Benigno da Frittole, temendo il peggio, si alza e tenta di frapporsi fra il Generale e la giovane.. ma Osiride Incarnato risolve la situazione: con un gesto fa cenno al templare di restare fermo e non intervenire mentre, con un gesto dell'altra mano indica Petrosis il quale viene colto come da una furiosa folata di vento di tempesta e viene di fatto scaraventato con violenza a molte decine di metri di distanza.
Ramesse, sempre attraverso Ureo, si scusa pubblicamente con la Hichingooke e con l'ambasciata italiana per il comportamento del suo Generale (il quale, rialzatosi, abbandona, furibondo, la sala..) e poi si accinge e dare l'incarico alla giovane archeologa di continuare le sue ricerche e non appena ella le avrà ultimate, localizzando la posizione del Necronomicon, il Faraone le fornirà una adeguata scorta per proteggerla nelle operazioni di recupero del prezioso libro (e a queste parole il gruppo sente stranamente già un brivido lungo la schiena...). Detto ciò Ramesse congeda la giovane e si appresta finalmente a ricevere a colloquio gli italiani.
I nostri si prodigano subito nel mostrare al Faraone i doni portati dal Museo Egizio; Ramesse li esamina attentamente e poi Ureo parla.. e partono una serie di similitudini e frecciate al gruppo, in riferimento anche alla precedente ambasciata.. che donò a Ramesse una Bibbia miniata.. libro per lui blasfemo.. e poi offese più o meno velate al dio dei cristiani fatte dalla Bocca di Ra.. "che scenda nell'arena a combattere, se esiste, io sono qua".. e i nostri a stento si trattengono ma riescono a mantenere un certo aplomb diplomatico, senza cogliere le provocazioni e senza offendere ovviamente il Faraone.
Ramesse inoltre ribadisce che i doni del museo egizio torinese sono si preziosi, ma non sono veri doni in quanto oggetti insindacabilmente di proprietà del popolo egiziano e non italiano.. sottratti semmai all'Egitto con l'inganno.. ma anche su questo dettaglio il magnanimo Faraone è disposto a chiudere un occhio e ad apprezzare se non altro l'impegno dell'ambasciata nel tentare di compiacerlo (con doni già di sua proprietà).
Il divino Osiride Incarnato quindi descrive che la quasi totalità della precedente ambasciata è ancora in vita, confinata in limitrofi lussuosi appartamenti in un ala del suo gigantesco palazzo-tempio; infatti uno solo degli italiani è deceduto, sbranato dalle sfingi.. colui era l'Inquisitore Fernando Della Pia, scioccamente reo di aver tentato di attaccare il divino faraone, supponendo che egli fosse semplicemente un comune mortale con indosso una maschera di Ramesse..
Ramesse III inoltre lancia anche una velata minaccia ad eventuali intenti mendaci dell'ambasciata italica, facendo riferimento all'ambasceria germanica la quale si presentò con molti doni.. ma nascose, per precauzione, un sommergibile U-Boat al largo del Cairo.. ovviamente il divino Osiride Incarnato se ne accorse e accettò di buon grado anche quel grandioso dono, diciamo, a sorpresa, fattogli dai tedeschi che, colti sul fatto, non ebbero nulla da obiettare, onde evitare ben più tragiche conseguenze per loro..
Ad ogni modo, chiariti tutti questi aspetti, il sibillino Figlio di Amon-Ra vuole ora sancire un patto col gruppo italiano: egli si impegna solennemente a liberare tutta la prima ambasciata e a far tornare in Italia tutti quanti con le due splendide navi a patto che il gruppo compia almeno un paio di "favori" per il divino Ramesse III.
Il primo favore consiste nell'eliminare una creatura che ha portato morte e scompiglio nei pressi della città di Tanis e il popolo, superstizioso, suppone essere addirittura una manifestazione della dea Sekhmet in carne ed ossa, una sorta di donna con testa di leonessa, animata da una furia distruttrice apparentemente inarrestabile..
Il secondo, già vagamente intuito, favore consisterà nello scortare la giovane archeologa  Lydia Hichingooke nelle sue pericolose operazioni di recupero del Necronomicon.
Ramesse ha poi fatto intendere che, in base all'esito degli altri due, ci potrebbe essere anche un eventuale terzo favore.. ma non ha dato chiare indicazioni in merito..
Ovviamente il gruppo è stato lasciato "libero di scegliere".. ma il faraone ha più volte ribadito che in caso di diniego egli stesso non avrebbe potuto garantire per l'incolumità degli italiani, in quanto l'Egitto è una terra dura e spietata per gli stranieri..
Giocoforza i nostri accettano, come sempre, di buon grado le condizioni dettate dal Dio blasfemo Ramesse..

mercoledì 23 gennaio 2013

Il Faraone vi attende...


Ieri sera, invece della consueta sessione di gioco, abbiamo impegnato la serata discutendo su alcune varianti da apportare al regolamento del Sine, per adattarlo meglio alle nostre esigenze, in particolare per quanto concerne la progressione dei PG, la loro fama, l'avanzamento di carriera, nuove abilità, nuove armi e quant'altro.. e d'ora in poi vedremo come si evolverà la cosa..

ma nel frattempo Ramesse vi attende con ansia per il prossimo Martedì..!

mercoledì 9 gennaio 2013

Rotolando verso Sud

La Rocca Templare di Avignone















Fratello Benigno, più istrionico del solito, guida il gruppo trionfalmente di ritorno a San Marco e soffocando ogni scetticismo, sia da parte dei compagni sia da parte dei cittadini, il templare arringa la folla proclamando la vittoria del bene sul male e garantendo ora pace e prosperità per un paese finalmente liberato dal suo giogo malevolo e poi si ritira meditabondo e solingo in preghiera.
La folla lo acclama come un apostolo, i suoi compagni sono molto scettici sul suo agire e sospettano persino una sua possibile possessione.. ma attendono il da farsi.. e sperano intanto di uscire vivi dagli orrori di San Marco.
Tutto avviene rapidamente… il gruppo, trascorsa un ora dalle arringhe pubbliche di Benigno, decide di partire per Novara; quivi è palese che qualcuno ha saputo degli omicidi del vicino paese e guarda i nostri con paura e incredulità.. ma il gruppo si sbriga e fa valere la sua autorità di Templari e Inquisitori per lasciare una breve missiva indirizzata al Vescovo e poi partire repentinamente sul primo treno in direzione Avignone.
Al Vescovo si dipana per iscritto quanto accaduto a San Marco.. ma si pensa bene di non incontrarlo fisicamente, temendo un arresto.. o peggio.. ma con la consapevolezza che prima o poi ogni misfatto dovrà essere, in qualche modo, pagato o almeno, chiarito.
Ridotti ormai alla stregua di fuggiaschi i nostri giungono nei territori della Piccola Italia e, dopo molte ore, in quel della città di Avignone.
Qui i nostri sono attesi alla Rocca Templare, l’ex Palazzo dei Papi, dove dopo brevi anticamere, vengono ricevuti dal Maestro della rocca, il Templare Ugo Torris.
Costui dichiara subito che il compito che doveva assegnare al gruppo per ora si deve considerare congelato in quanto Sua Santità il Papa stesso, venuto a conoscenza dei recenti fatti di sangue che hanno coinvolto il gruppo, si riserva di giudicare con calma il da farsi.. e nel frattempo ognuno del gruppo deve ritenersi agli arresti, confinato alla Rocca di Avignone, in attesa di nuovi sviluppi.
Sia Benigno sia Michele da Bracciano si impegnano per colloquiare a lungo col Maestro Torris per spiegare l’accaduto, dare la loro versione sugli eventi.. la buona fede, la presenza del diabolico Marcus, gli equivoci, gli atteggiamenti dello stesso Benigno… Il Maestro riflette a lungo sulle loro dichiarazioni.. e probabilmente, nei giorni a seguire, egli avrà anche relazionato il tutto al Santo Padre.. fatto sta che, trascorsi ulteriori cinque giorni di reclusione forzata ad Avignone, finalmente i nostri vengono nuovamente convocati alla presenza del Torris il quale esprime la magnanima volontà del Sommo Pontefice che, coadiuvato nel suo Santo Giudizio sia dal Sommo Santarosa sia dal Gran Maestro Renato da Chianciano, ha deliberato il destino dei nostri: siccome, con tutte le attenuanti, delle vite loro hanno troncato, allora delle vite dovranno recuperare, questo il volere del Papa.
In pratica Roma vuole che i nostri partano il più presto possibile per una difficile, quasi disperata, missione diplomatica in terra d’Egitto, nella speranza di recuperare i membri superstiti di una precedente ambasciata di cui si è persa da mesi ogni traccia.
Ugo Torris non sa molto di più al riguardo e dice che per prima cosa i nostri dovranno partire da Marsiglia con rotta per la Sicilia, al porto di Mazara del Vallo, per ricevere ulteriori indicazioni dal locale Magister Inquisitore, Padre Nunzio Rizzo.
I nostri, quindi, esterrefatti dagli ultimi tumultuosi e impetuosi eventi, si accingono a cambiare nuovamente ogni progetto e partono alla volta di Marsiglia e da qui, via nave, lunghi giorni di navigazione, sballottati dai flutti fino a Mazara del Vallo.


Il porto di Mazara del Vallo, Sicilia
 
Qui, giunti in terra sicula, i nostri non possono fare a meno di notare, con un certo sdegno, che nella zona portuale, importante snodo commerciale marittimo far l’Imperium e il vicino Regno di Osiride, sorgono molteplici statue sia di Santi e iconografie classiche cattoliche, sia simulacri di tradizione egizia.. non mancano ad esempio, statue di tale San Ramesse… un misto fra i santi cattolici e l’iconografia tradizionale dei faraoni egizi.
I nostri, recandosi al cospetto del piccolo monastero dell’Inquisizione (dall’aspetto molto povero e spartano), non si capacitano di come questa possa tollerare simili affronti blasfemi ma, a colloquio col saggio Padre Nunzio Rizzo capiscono, dalle ponderate parole del religioso siciliano, come questa tolleranza sia di vitale importanza per il quieto vivere locale.. il commercio, l’economia, la prosperità, la fede.. tutto un equilibrio per far si che si possa prosperare, tollerando qualche innocua manifestazione della cultura egizia in terra italiana… e pare che anche il Santo Padre sia consapevole e propenso, valutati attentamente i pro e i contro, a questa tacita tolleranza di piccoli episodi di, diciamo, etnie culturali non proprio ortodosse per la cristianità...
Ad ogni modo Padre Nunzio descrive anche la missione diplomatica nei dettagli.
Il primo a inviare una piccola ambasciata al Papa fu, molti mesi fa, proprio Ramesse III: in pratica, il redivivo faraone millenario, voleva gettare le basi per una sorta di alleanza politico economica con il Santo Impero ed invitava esplicitamente alcuni delegati papalini in terra egizia al più presto.
Alcuni mesi fa toccò quindi al Santo Padre inviare la sua ambasceria, in risposta alle richieste di Ramesse III.. ma il Pontefice volle fare le cose in grande e si accinse ad inviare un corteo di alti funzionari in pompa magna.. e quindi salparono, con una delle migliori navi della Sancta Militia a disposizione, il Generale Muzio De Veris, con la sua scorta armata di 4 Crociati, il Padre Inquisitore Fernando della Pia con al seguito 6 Frati Missionari, il Vescovo di Messina Giuseppe Schirripa e il Templare Adepto Fratello Salvatore da Messina con 2 Templari Erranti al seguito, più, ovviamente tutto l’equipaggio dei marinai di servizio sulla nave.
L’ambasciata, a quel che si dice, fu inizialmente accolta con ogni onore nei monumentali porti egizi e poi condotta ai fastosi palazzi dorati del Cairo, capitale politica e dimora del divino Osiride Incarnato, il faraone Ramesse III.
L’ambasciata portava con sé anche un paio di preziosi doni per il faraone: una Bibbia miniata del XVII secolo e un corredo di importanti oggetti prelevati dal Museo Egizio di Torino… ma evidentemente qualcosa deve essere andato storto.. in quanto nulla più si sa di tutta quella gente.
Ed ora il Papa vuole che il gruppo sia la sua seconda ambasciata (per altro già correttamente annunciata via lettera ai vertici del Cairo…), con il delicato compito di rinsaldare i rapporti con il faraone e capire e o riportare  a casa la nave e soprattutto l’intero equipaggio per ora disperso sul torrido suolo egizio, il cosiddetto Regno di Osiride…