Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

giovedì 15 dicembre 2011

Castel Wagrain

Rose Engl, contessa di Castel Wagrain

I nostri giungono, verso metà pomeriggio, in territorio straniero e precisamente alla stazione ferroviaria del Borgo di Bischofshofen, non lontano da Salisburgo, in territorio austriaco, nel cuore del IV Reich.
Questa è la loro ultima fermata; da qui in poi, per raggiungere la loro meta, Castel Wagrain, si dovrà procedere in altro modo.
La gente del Borgo si dimostra subito schiva, scontrosa, intimorita e irritata dalla palese presenza di italiani e per di più di un Vescovo, con i suoi Templari in armatura e il suo seguito.
Non è semplice nemmeno la più elementare comunicazione verbale in lingua tedesca e alla fine, dopo una breve trattativa, il gruppo riesce a malapena a noleggiare una carrozza a cavalli con uno svogliato cocchiere, convinto solo dalla cifra sfacciatamente elevata sborsata, senza troppe lamentele, dai seguaci dell’evidentemente agiato Vescovo di Bolzano, Mons. Peter Bartoli.
Il viaggio verso il maniero sarebbe di breve chilometraggio ma, sia per la strada malridotta, sia per la lentezza della carrozza e del cocchiere, i nostri giungono in prossimità di Castel Wagrain solo all’imbrunire.
E nel frattempo inizia una fitta nevicata… che va ad ispessire la già notevole coltre di neve che ricopre tutto l’ingresso del castello ed ogni altra cosa visibile intorno.
Il castello si presenta come una costruzione imponente ma in evidente stato di degrado.
Ha tre piani, il piano terra e il primo sono parzialmente illuminati, mentre il piano terzo appare completamente buio; a vista, nonostante la bufera di neve, si nota poi l’immenso giardino e il bosco privato che circondano praticamente a perdita d’occhio l’edificio da ogni lato.
Si nota anche che l’intera ala est del castello appare semi diroccata e con il tetto sfondato, probabilmente a causa degli ultimi eventi bellici.
Il maniero ha il suo ingresso fra da due possenti torrioni, dove un viottolo in selciato conduce alla porta principale della magione.
Qui il gruppo viene accolto, dopo brevi cerimonie d’etichetta per sincerarsi delle loro identità, dall’alto, calvo, baffuto, sessantenne maggiordomo Robert Schweiz, il quale li fa accomodare all’interno e li conduce subito al piano primo, alle loro stanze, dove si possono brevemente ristorare dal lungo viaggio, in attesa della cena, ormai prossima.
E’ opportuno sottolineare che, mentre il Vescovo di Bolzano, i due Templari Benigno e Michele e il Cacciatore Ettore si presentano senza celare la loro identità e quindi come un alto prelato con la sua scorta, Padre Bastiano si descrive come il segretario personale di Mons. Bartoli e Fra Fausto si presenta come una sorta di addetto stampa, un giornalista laico che, perseguendo il diritto di cronaca, vuole documentare ogni fatto riguardante l’importante asta.
Dopo una mezzora circa tutti vengono invitati a tavola, nel sontuoso salone al piano primo, per la cena: qui sono presenti tutti, sia gli abitanti, sia i domestici e sia gli ospiti di Castel Wagrain.
E quindi sono presenti in sala, nell’ordine: la contessa Rose Engl, l’attraente, bionda e giovane padrona di casa, poco più che ventenne, la sua domestica personale Jolàn Duchy, una bella ma dimessa ungherese circa venticinquenne, il maggiordomo tedesco Robert Schweiz e alcuni altri giovani camerieri che servono ai tavoli.
Oltre a loro e al gruppo dei nostri, sono presenti diversi ospiti invitati appositamente per l’asta.
C’è appunto il banditore d’asta Karl Schnaider, nobile viennese quasi settantenne, Thiade Peters, collezionista d’arte tedesco sulla quarantina, Elmira Richter, bella e ricca austriaca, poco più che trentenne, amica della contessa Rose.
Vi sono poi due famiglie invitate, la famiglia Kortig e i Kramer.
I Kortig sono una famiglia aristocratica di Kleinarl, piccolo paese limitrofo a Wagrain; il padre è Ismund, sulla cinquantina, la madre Theresia, bionda, di poco più giovane ed il figlio Hirnich, ventenne.
La famiglia Kramer è composta dalla madre Ingrid, cinquantenne e dalla figlia Dalila, una incantevole dama nordica, con al petto appuntata una evidente spilla della gioventù hitleriana femminile, una svastica circondata da rose.
Ed ovviamente ognuno degli ospiti si è presentato con almeno una guardia armata.
Oltre a ciò si aggira per la sala il grosso, tigrato e scorbutico gatto di casa, Otto.
Dopo un breve saluto e ringraziamento iniziale e solo un paio di portate, la contessa Rose si scusa ma si ritira nelle sua stanza, seguita da Jolan, lamentando stanchezza…
I nostri quindi proseguono con la cena… e nel dopo cena tentano di relazionarsi con gli altri: mentre Mons. Bartoli intrattiene blande conversazioni e i templari, con Ettore, fungono da mute guardie del corpo, Bastiano e Fausto sono coloro che tessono più degli altri i dialoghi con i presenti, scoprendo diverse e molteplici informazioni riguardo agli ospiti e alle loro aspettative e motivazioni che li hanno condotti all’asta.
Fra l’altro si viene a sapere che la contessa Rose è ancora molto scossa a causa della morte del padre, il conte Walbert Engl, avvenuta circa un anno fa; inoltre pare che la contessa abbia indetto l’asta a causa di probabili problemi finanziari, più o meno gravi…
La quale asta di protrarrà molto probabilmente per diversi giorni, fino al quasi totale esaurimento dei molteplici gioielli e opere d’arte messi al bando a partire dall’indomani mattina.
E la nottata passa più o meno tranquilla, escludendo le escursioni notturne di Fausto.. il quale incontra ben presto il maggiordomo Robert che lo riconduce, bonariamente (almeno per ora…) nella sua stanza…
La mattina seguente si parte verso le 10 con la prima, agognata, sessione d’asta; si susseguono vari oggetti di valore, fra i quali preziose sedie d’epoca, candelabri d’argento, carillon ispirati al Fantasma dell’Opera, gioielli, ecc. e iniziano i relativi primi acquisti da parte degli ospiti.
Poi alle 13 viene servito il pranzo; subito dopo Rose Engl si ritira nella sua stanza per riposarsi e comunica che la seconda sessione dell’asta avverrà alle 17; il maggiordomo Schweiz inoltre ribadisce che gli ospiti, nel frattempo, sono liberi di intrattenersi come preferiscono, eventualmente anche girando per il castello.. fatto salvo il divieto assoluto di accesso, per motivi di sicurezza, alle zone diroccate realtive all'ale est e al piano terzo dell'edificio, precluse quindi ad ognuno e con porte ben sbarrate. Robert infine ricorda che invece il giardino e il grande parco esterno (dove è presente anche la cripta funebre della famiglia Engl, ora in disuso...) non sono inaccessibili, ma ribadisce l'ovvia (anche se non certa) possibile presenza di Morti in questo esteso spazio aperto, ora, fra l'altro, flagellato da una intensa nevicata...

Jolàn Duchy, domestica personale della contessa Rose Engl

mercoledì 30 novembre 2011

La battaglia di Palazzo Te

Benigno da Frittole, insieme al redivivo Michele da Bracciano (velocemente medicato e armato alla meno peggio), conduce un ristretto manipolo di Fratelli per la sotterranea via delle fogne, alla volta di Palazzo Te, per guidare l’avanguardia dell’incursione templare dritto al cuore della Santa Inquisizione mantovana.
Fortuna vuole che le fogne si rivelano meno pericolose del previsto: si ode solo qualche eco lontana di passi, lamenti e rantoli non propriamente umani.. ma nulla più, probabilmente qualche sparuto Morto, perso nel sottosuolo, ma non è il momento di occuparsi di lui.
Seguendo sia le indicazioni di Michele, sia le poche insegne, il gruppo giunge rapidamente alla botola di accesso all’ex infermeria di Palazzo Te; qui si da inizio all’incursione, dapprima furtivamente, cercando di restare celati nell’ombra.. per poi esplodere in un terrificante assalto diretto ai 4 Conversi di guardia alla porta d’ingresso del Palazzo, in modo da spalancare la via al grosso dei Templari in arrivo dall’esterno.
In pochi minuti si scatena una battaglia estesa e sanguinosa, combattuta dai Cavalieri Templari da una parte e da Conversi, Sotium e Inquisitori armati di Requiem dall’altra.
Il grosso dello scontro si consuma nell’ampio cortile interno del Palazzo, i morti si contano a decine.. e ogni schieramento si impegna a fare repentinamente a pezzi i corpi dei caduti, compatibilmente con il protrarsi della battaglia, onde evitare che tutta Mantova sia in brevissimo tempo invasa da un esercito di cadaveri ambulanti e famelici.
Benigno e Michele, sebbene ingaggiati in molteplici cruenti scontri, riescono ad avere sempre la meglio sui loro avversari, fino a che riescono a vedere che il Maestro Sullo, insieme al suo primo ufficiale, tenta una furiosa incursione nelle sale interne; i nostri tentano di seguirlo per dargli man forte ma vengono bloccati per qualche minuto ancora da un paio di Sotium particolarmente ostinati…
Liberatisi di questi, raggiungono l’interno di Palazzo Te e vedono che il Maestro Sullo è a terra con un braccio probabilmente spezzato e comunque lacerato e ferito gravemente, mentre il suo ufficiale è stato fatto a pezzi, in un lago di sangue.
Il Maestro indica il colpevole di tutto ciò in Zattra: il Magister si è barricato nel suo ufficio, ultima sua difesa, insieme ad un paio di Conversi.
Michele allora imbraccia l’Expiator del Fratello caduto e si accinge a sfondare la porta che lo separa dal blasfemo Inquisitore, al grido di “Tu, Zattra, sei mio..!”.
Lo scontro è dei più impegnativi: infatti inizialmente i nostri si perdono in molteplici sfortune, tentennamenti, colpi maldestri e tiri mancini.. mentre il Magister, brandendo il suo Requiem, infligge una estesa ferita emorragica alla gamba destra di Benigno.
Ma col passare dei secondi Michele affina la mira e riesce a mozzare in un sol colpo il braccio destro di Zattra, il quale cade a terra morente in una pozza di sangue.
Poco dopo anche Sullo, seppur dolorante, appare sulla soglia e da man forte ai nostri per avere rapidamente ragione delle ultime resistenze dei Conversi; in ogni caso la battaglia sta ormai volgendo al termine, a netto favore dei Cavalieri del Tempio.
Nell’ufficio del Magister vengono facilmente rinvenute prove compromettenti e schiaccianti: lettere con nomi e luoghi di numerose personalità coinvolte in loschi traffici, un libretto a nome del Vescovo Santamaria che descrive inequivocabilmente la sua ossessione morbosa e le sue sventurate piccole vittime innocenti provenienti dal vicino orfanotrofio… ma purtroppo il memoriale della Pansardi non viene rinvenuto ed anzi si apprende, da altre documentazioni rinvenute, che esso sarebbe stato già spedito dall’astuto Zattra in direzione Venezia…ma di questa oscura vicenda, con tutti i suoi sviluppi e le sue tragiche conseguenze, si occuperanno i Templari mantovani, temporaneamente unico potere cittadino, avendo destituito Vescovo e Magister.
Fra l’altro, segregati in una stanza di Palazzo Te, vengono rinvenuti anche Padre Bastiano e il Dott. Mantelloni, sotto evidente effetto di sostanze sedative e allucinogene.. probabilmente erano giunti all’anticamera della tortura.. o peggio.
Non si hanno invece più tracce dell’Ing. Mario Timperi… egli sembra essere sparito nel nulla… anche se, a tal proposito, il Notaio Mantelloni confida in seguito a Padre Bastiano alcuni sospetti che il Timperi non si sia del tutto sottratto alle condizioni dettate del Magister Zattra per salvarsi la pelle…
In ogni caso il gruppo si ricompatta e fa rotta nuovamente su Rimini, per riprendersi dalle fatiche mantovane.
Qui Bastiano apprende, non senza qualche malcelata apprensione, che Benigno e Michele a breve si recheranno a Roma per un periodo di qualche settimana, onde poter espletare la procedura che il loro Ordine prevede per la nomina ad Adepti, il grado degli ufficiali templari.
Nel frattempo passano i giorni…
A Rimini, come previsto, arriva ben presto l’ancora convalescente Maestro Sullo che poi riparte verso Roma insieme ai due Fratelli templari; qualche giorno dopo giunge in città anche un gruppo di Cavalieri Teutonici che si stabilisce alla sede del vescovado, probabilmente avendo qualche affare urgente da discutere con Sua Eccellenza, Mons. Valentini…
Inoltre si ha l’inatteso ritorno in città e nel gruppo di Ettore Zonzini, il Cacciatore di Morti romagnolo che si era aggregato alla Banda di King molti mesi prima… e avrà di certo molte cose da raccontare.. o molte spiegazioni da dare, dipende…
In fine si ravvisa l’arrivo in città di un Padre Gesuita provinciale, tale Fra Fausto da Firenze; costui, nei giorni seguenti, si rende utile a Rimini in molte maniere, prestando soccorso ai feriti e alleggerendo le anime degli oppressi con la sua parola…tanto che il Vescovo stesso lo presenta a Padre Bastiano, dicendo che Fausto sarà il nuovo innesto per il gruppo.
Il gesuita infatti porta con se l’importante referenza del gererale del suo Ordine, il famigerato Nero degli Alfieri (vecchio amico del Vescovo Valentini) e quindi è superflua ogni altra raccomandazione o garanzia; inoltre Fra Fausto è un grande teologo e studioso e indubbiamente le sue elevate conoscenze saranno di grande utilità per il gruppo.
Gruppo che purtroppo è orfano del Teutonico Bartolomeo, tragicamente morto a Mantova…
Anche per questo motivo infatti si spiega la presenza a Rimini del gruppo di Teutonici: costoro sono giunti in città sia per commemorare il loro caduto, sia per chiedere l’intervento del famigerato gruppo di indagatori nelle grazie di Sua Eccellenza, Mons. Valentini.
Il problema, spiegato nei dettagli quando anche i due Templari Adepti sono di ritorno, con tanto di Expiator sulle spalle, non è dei più semplici: il gruppo infatti, dopo una adeguata infarinatura della lingua tedesca, si dovrà recare in territorio austriaco, nel cuore dell’oscuro IV Reich, in uno sperduto Borgo nei pressi del sud di Salisburgo, presso Castel Wagrain.
Qui, infatti, secondo le indicazioni fornite dalla fitta rete di spionaggio dei teutonici presenti sul territorio germanico, si sta per tenere un’asta di oggetti di valore, all’interno della tenuta nobiliare dei conti Engl.
Il guaio.. pare che fra questi oggetti, oppure nella villa stessa, o fra i partecipanti all’asta, ecc. vi sia una forte presenza maligna, rilevata con una certa sicurezza da molti dei mistici presenti fra i contatti dei teutonici.
Le spie teutoniche sono riuscite a farsi pervenire un invito all’asta: qui infatti parteciperanno alcuni dei più ricchi collezionisti d’arte e per quanto riguarda il Sanctum Imperium, sono riusciti a far accedere il Vescovo di Bolzano, Mons. Peter Bartoli e la sua scorta.
I nostri, ovviamente, comporranno la scorta… e mentre il Vescovo terrà banco all’asta, il gruppo dovrà tentare di portare avanti questa indagine, per carpire quante più informazioni possibile su quanto di strano potrebbe accadere…
E così si parte col primo treno per Bolzano, per incontrarsi con Mons. Bartoli e poi via verso i territori austriaci e Castel Wagrain, immerso nella candida neve invernale…

Castel Wagrain, Austria

giovedì 24 novembre 2011

“Questa è una cosa che voi non avreste mai dovuto vedere…”


Sala dei Giganti, Palazzo Te, Mantova

Fratello Benigno da Frittole, persi tutti i suoi compagni dentro le spire dell’Inquisizione, prende contatti con il Maestro Sullo per rendersi disponibile ad ogni azione che i Templari vogliano intraprendere; inoltre riesce a recuperare l’anello di matrimonio della signora Giada Martinelli, padrona della Locanda della Mezzanotte, rubatole dal folle uomo rinchiuso al Gabbio del Pentimento… il quale, sempre grazie all’intercessione di Benigno, è stato per lo meno portato in Misericordia per le minime cure mediche, a salvaguardia della sua derelitta esistenza…
Nel frattempo Padre Bastiano, sempre con il fido Dott. Mantelloni, l’Ing. Timperi, Fratello Michele e il Teutonico Bartolomeo, si ritrovano tristemente disarmati e imprigionati, in una cella, a Palazzo Te.
Qui passano le ore domandandosi il perché di tutto ciò.. il Magister Zattra ha colloquiato con ognuno di loro dicendo che avevano visto cose che non avrebbero mai dovuto vedere, con ovvio riferimento al memoriale della Pansardi, la folle, omicida, blasfema, Saponificatrice di Correggio, in mano al sommo domeicano, il quale, di certo, nutre chissà quali occulti e nefasti intenti…
Finchè entrano nella cella alcuni Conversi insieme ad un Sotium e ordinano di dover portare Padre Bastiano ad un ulteriore colloquio con Zattra… Bastiano non farà più ritorno in cella.
Poco più di un ora dopo tornano i Conversi e stavolta reclamano il Dott. Mantelloni e Mario Timperi; entrambi, analogamente a Bastiano, non si vedono più tornare indietro…
Così Michele e Bartolomeo, sempre più insospettiti e guardinghi decidono di dormire a turno, stando sempre all’erta; accade che, a notte inoltrata, durante la guardia di Bartolomeo, si vede spuntare la faccia di Beco alle sbarre della porta.
Il ragazzino saluta il teutonico e gli allunga la chiave della porte e un paio di coltellacci che ha rimediato in giro, come segno di gratitudine per quanto fatto dal gruppo per lui e per il suo amico Antonio al convento del Martire… e inoltre fa presente la locazione di un vicino passaggio per le fogne sotterranee… e poi scappa via.
I due prigionieri, quindi, galvanizzati dall’insperato aiuto del bambino, si lanciano in una disperata fuga verso le fogne, la cui botola di accesso dovrebbe esser sita in una vicina stanza adibita ad infermeria: fatto sta che ci giungono con relativa facilità ma si accorgono ben presto che la stanza è ora adibita a luogo di tortura, con numerosi attrezzi appesi alle pareti.
Inoltre su un tavolo c’è una scatola di metallo con una strana incisione (che Bartolomeo riconosce essere la stessa immagine incisa sul Requiem appeso nello studio dell’infame Magister Alfredo Zattra…): una scimmia, una vipera, un cane ed un gallo che trattengono una pergamena con inciso “Poena Cullei”.
Ma ancor più nefasto appare, alla luce delle lampade ad olio e delle candele presenti nella stanza, il grottesco contenuto della scatola: una maschera realizzata con lembi di pelle umana, di color bianco latte, quasi eterea, raffigurante un volto con inciso sulla fronte il nome “Azrael” e con uno sbuffo di sangue rosso a lato della bocca.
Nel momento stesso della visone di questo oggetto, sicuramente foriero di sventura, da parte di Michele e Bartolomeo, appare sulla soglia dell’ex infermeria il malevolo Inquisitore Simone Gherni che, dapprima stupito e poi sconvolto dal furore, accende il suo Requiem motorizzato e si scaglia contro i due “evasi”.
Lo scontro è impari e durissimo: i nostri infatti non dispongono di alcuna protezione dai colpi di Padre Gherni e sono armati solo con un paio di coltelli portati loro dal piccolo Beco.
I nostri riescono inizialmente a colpire un paio di volte il domenicano, ma egli resiste.. e al primo affondo di Requiem uccide Bartolomeo: gamba sinistra amputata di netto e il Teutonico cade inesorabilmente a terra in un lago di sangue, del suo sangue...
Ma Fratello Michele riesce alla fine, dopo essere stato a sua volta gravemente ferito all’inguine, a colpire alla testa Padre Gherni facendolo stramazzare al suolo, morente.
Intanto il rumore del cruento scontro ha ridestato molti a Palazzo Te e c’è fermento in ogni stanza.. al che Michele pensa bene di fuggire attraverso le fogne.. la sotto riesce ad orientarsi con alcune indicazioni presenti, senza fare brutti incontri nell’oscurità.. sbuca in superficie ben lontano da Palazzo Te e si dirige subito verso la cittadella templare per avere riparo, cure e supporto.
Qui viene accolto e soccorso, incontra sia il Maestro Sullo sia Benigno da Frittole e si scambiano informazioni sugli avvenimenti recenti.
I Templari hanno intenzione a breve di partire con un risolutore assalto frontale alla sede dell’Inquisizione e al Duomo, per destituire sia il Magister Zattra sia il Vescovo Santamaria, vertici dei poteri blasfemi e corrotti in quel di Mantova.
In particolare Benigno sarà alla testa di un manipolo di Fratelli che dovranno essere l’avanguardia dello scontro, passando per le fogne e sbucando direttamente dentro a Palazzo Te per creare scompiglio dall’interno, mentre Sullo e il grosso dei suoi Templari simultaneamente faranno irruzione dall’esterno sia li sia al Duomo…
In tutta questa complessa operazione strategica rimane solo il dubbio di che fine abbiamo fatto Padre Bastiano, il Notaio Mantelloni e l’Ing. Timperi…

giovedì 17 novembre 2011

Inquisizione = Sparizione

Mantova, Palazzo Te, sede dell'Inquisizione

I nostri, archiviata la funesta questione del “Martire”, fanno ritorno alla Locanda della Mezzanotte per passare la nottata, con l’intento, previsto per la mattina successiva, di iniziare ad indagare sull’ipotetico bordello che dovrebbe essere presente nella zona del cantiere navale.
Ma nella notte alcuni vengono ridestati a causa di rumori di colpi d’arma da fuoco e tafferugli vari: scendendo in strada e guardando dalle finestre della locanda si vede un edificio non lontano dato alle fiamme e diversi individui ad armeggiare nei paraggi.
Giunti sul posto i nostri si rendono conto dell’accaduto: l’Inquisizione ha appena fatto una delle sue incursioni armate in quella che si ritiene debba essere la probabile sede di una casa di malaffare.
E quindi si vedono donne praticamente desnude (probabilmente meretrici…) portate agli arresti insieme ai loro malcapitati clienti; Conversi e Sotium cooordinano le azioni dentro e fuori l’edificio e un Inquisitore impartisce ordini a tutti, mentre fiamme purificatrici si espandono ferocemente in quel luogo di perdizione fisica e morale. Il capo di questa spedizione viene riconosciuto dal gruppo come il famigerato inquisitore tatuato, Padre Simone Gherni.
L’indomani i nostri si dividono.
Padre Bastiano e l’Ing. Timperi si recano a Palazzo Te, sede dell’Inquisizione mantovana, per un colloquio col Magister Alfredo Zattra, anche per avere maggiori delucidazioni sulle operazioni svolte al bordello durante la notte appena trascorsa.
Nel frattempo gli altri vanno a fare visita al vecchio prigioniero appeso da giorni alla Gabbia del Pentimento, ormai folle e malato… e chiedono agli Excubitores della vicina Domus di poterlo interrogare, ottenedo di poterlo fare non prima del pomeriggio.
Poi, durante il pranzo, Michele, Benigno e Bartolomeo si accorgono che Padre Bastiano e Mario non fanno ritorno in locanda e temono che siano stati trattenuti dall’Inquisizione per qualche oscuro motivo…
Nel pomeriggio Fratello Michele insieme al teutonico Bartolomeo si recano anch’essi a Palazzo Te, se non altro per chiedere che fine abbiano fatto i due loro compagni, tecnicamente spariti.
Nel frattempo Fratello Benigno si reca prima ad interrogare il folle ingabbiato, fra l'altro facendo notare agli Excubitores che il prigioniero versa in condizioni igieniche e di salute pessime e che quindi necessita di urgenti cure alla Misericordia.
In seguito Benigno si reca alla cittadella templare dove colloquia a lungo con i fratelli e col Maestro Sullo.
Giunge infine la sera e Benigno si accorge che nessuno dei compagni fa ritorno in locanda, apparentemente tutti fagocitati nei meandri di Palazzo Te, sede della Santa Inquisizione…

venerdì 11 novembre 2011

Precisazione IV Reich: Campi di sterminio


Piccola precisazione in merito ai Lager, relativamente all'ambientazione IV Reich di Sine Requie; in un messaggio di qualche giorno fa Matteo si chiede "come cavolo hanno fatto i tedeschi a sopravvivere con tutti gli ebrei che hanno ucciso e che, in questo caso, sono tornati in vita..". Allora, come gli ho detto, le risposte ci sono.. sia nei manuali, sia in alcuni spunti per avventure... poi erroneamente gli ho detto che la maggior parte dei campi era fuori dalla Germania.. cosa non corretta, ovviamente (vedasi cartina qui sopra..).
Infatti il grosso dei campi era presente proprio fra la Germania e la Polonia.
La precisazione che faccio però è questa: nei campi di prigionia la gente veniva per lo più uccisa e bruciata, almeno fino al Giorno del Giudizio (1944). Quindi il rischio Risvegli era in verità piuttosto limitato.
Dopo il 1944 la Germania si è subito riorganizzata per prendere precauzioni dai Morti e pur mantenendo i campi (ora denominati "Campi di Rieducazione"...) ha fatto si che la gente nei Lager venisse fatta lavorare, torturata, sperimentata e alla fine repentinamente bruciata in giganteschi forni (non molto diverso dalla realtà, mamma mia..!), contenedo, nei limite del possibile, i relativi rischi annessi a questo tipo di attività.
Il problema dei campi con orde di Morti in giro invece è ben presente in quei luoghi al di fuori dei territorio del IV Reich, giustappunto le Terre Perdute: ad esempio, nei campi della ex Jugoslavia e in parte di quelli polacchi la situazione è pericolosissima (n.b. per i confini attuali degli stati si veda la cartina qui sotto).
In pratica, i numerosi campi della Germania sono organizzati, gestiti e relativamente sotto controllo (con le dovute eccezioni, ovviamente...) mentre gli altri sono dei luoghi dove la Morte regna sovrana, in ogni senso.

Spero di aver chiarito questo aspetto, giocoforza molto caratterizzante di questa ambientazione .

Ciaoo,
g.


mercoledì 9 novembre 2011

Il Martire


I nostri alla fine si riuniscono, scambiandosi le rispettive informazioni. Decidono per prima cosa di andare presso l’orfanotrofio vicino alla Chiesa del Martire, ora in rovina e sconsacrata, per riconsegnare il piccolo Beco alle suore, spiegando l’accaduto.
Il bambino però sembra inquieto, soprattutto dopo aver nominato la cosiddetta “cella”, ossia una sorta di stanza dove, per punizione, sovente i bimbi vengono rinchiusi dalle severe suore.
Giunti in prossimità dell’orfanotrofio il gruppo scorge in lontananza 2 religiose che stanno accompagnando un bimbo all’interno della Chiesa del Martire, molto probabilmente alla “cella”: Beco a questo punto fugge in preda al panico e grida solo ai nostri di salvare quel bambino…
Benigno allora anticipa tutti e corre incontro alle 2 figure, suor Bertilla e suor Lucia, due donne circa cinquantenni, magre e dall’aspetto flemmatico e severo.
Con loro c’è Antonio un bimbo reo di aver fatto molteplici risse con altri coetanei e per questo destinato alla punizione della cella: le suore infatti, alle domande del Templare, rispondono spiegando che quella è una punizione praticata da anni al loro orfanotrofio, atta a instillare nelle menti dei giovani discoli un po’ di buon senso misto a sano timor di Dio, un luogo isolato, dunque, all’interno della ex sagrestia della Chiesa del Martire, ora in rovina, luogo adatto alla preghiera e al vero, sano, pentimento.
Anche gli altri giungono sul posto, si presentano, chiedono di poter vedere la Chiesa diroccata e poi, mentre si intrattengono discussioni con le due sorelle e ci si sposta a conferire all’interno dell’orfanotrofio, Fratello Bartolomeo pensa bene di restare nascosto all’interno della cella, per controllare dal vivo quel luogo, anche perche Antonio confida al teutonico velatamente che tutti i bimbi hanno paura di quella stanza e si sentono strani rumori la dentro di notte…
Le sorelle, nella discussione, dicono che i sospetti sulla cella sono solo spauracchi dei bambini e che, di fatto, nessuno ha mai subito alcunché passando una notte la dentro.
Alle suore viene infine detto che Bartolomeo se n’è dovuto andare via (gli altri sono stati avvisati dal teutonico per mezzo di un biglietto lasciato al piccolo Antonio di nascosto), poi ci si congeda rispettivamente e le due riaccompagnano Antonio alla sua punizione.
Là il piccolo trova dunque la figura amica di Bartolomeo che gli parla, promettendogli protezione: il piccolo confida al frate che l’ultima volta, nella cella, ha subito una ferita all’orecchio ma non ricorda bene in che modo gli sia successo…
Il gruppo, fuori, si organizza: si cena e poi si fanno velati appostamenti fino a che, giunta la notte non si decide di entrare nei ruderi della Chiesa per appostarsi la dentro, vicino all’ingresso (chiuso a chiave) della cella.
Nel frattempo Bartolomeo, al buio, tenta di consolare Antonio e spalle al muro, tiene sguainata la sua spada, per precauzione, contro l’oscurità ignota.
Ma ad ora tarda il teutonico, dentro la cella e Fratello Benigno, da fuori, odono parole sbiascicate e lamentose, in lingua latina… “O Domine, non sum dignus te sed dic verbo, et sanábitur ánima mea” (Oh Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato).
E poi il rumore di mattoni smossi, qualcuno (o qualcosa…) che sembra entrare nella stanza…odore di morte… il piccolo Antonio in lacrime, tremante.. Bartolomeo tenta disperatamente di lanciarsi, spada alla mano, verso quel pericolo ignoto.. ma è bloccato dall’incertezza… da fuori Benigno e gli altri sentono i rumori e iniziano a sfondare la porta.. poi una macabra voce d’oltretomba si rivolge al teutonico… “Chi siete..?”.. ma la porta viene sfondata e il gruppo fa irruzione e illumina la cella: ci sono Antonio, Bartolomeo e un buco aperto in una delle pareti.
L’inseguimento della mortuaria figura è scontato: dopo pochi istanti di rincorsa un essere balza fuori da un angolo, fra le macerie e cinge il corpo di Fratello Benigno… ma non lo attacca.. si limita solo a tenergli una delle sue sozze, scheletriche e putride mani sul capo.
Le torce illuminano una figura da incubo: quel che resta probabilmente di un religioso, un saio da frate a brandelli, arti scheletrici, volto putrefatto, decomposto e voce a dir poco raccapricciante.
Costui parla al gruppo, il quale temporeggia sul da farsi, vista la strana e delicata situazione.
Il Morto dice che ora si fa chiamare semplicemente “Il Martire” (in quanto nel 1944, secondo lui per volere del Signore, si vide costretto ad affogare un neonato durante un battesimo e il popolo lo linciò fino a decidere di murarlo vivo nella sagrestia di quella chiesa); in vita il suo nome era Padre Giosuè; dice di aver ricevuto in dono dal Signore il potere della visione dell’anima delle persone e quindi ha il compito di scrutare e giudicare la gente.
Padre Giosuè riesce a percepire come si comporterà una persona nel futuro… e, se secondo lui, questa si macchierà di peccati e delitti, ha il dovere di eliminarla: in questo modo egli scruta i bambini dell’orfanotrofio che vengono messi in cella.. se vede del bene in loro li risparmia… altrimenti diventano letteralmente carne per i suoi denti marci.
Il Martire quindi lascia la presa sul templare, dicendo che ha visto del bene in lui… poi a turno scruta dentro l’anima di ognuno dei presenti… per Bartolomeo e Michele vede una via di dedizione al Signore ma anche un imminente viaggio in terra di Germania… mentre per l’Ing. Timperi vede cose contrastanti.. infatti il frate si limita laconicamente a dire che egli sta mentendo ai suoi stessi compagni e gli chiede più volte il perché di tutto ciò.. lasciando sgomenti anche tutti i presenti…mentre il Timperi tende a minimizzare e quasi a irridere le dichiarazioni di quel Morto putrefatto, probabilmente un folle e sicuramente un blasfemo…
Fatto sta che in ogni caso i due Templari, d’intesa, decidono comunque di attaccare ed eliminare quel Morto così equivoco: seppur forse realmente dotato di una qualche forma di “dono” di preveggenza ma senza dubbio anche un essere pericoloso, bramoso di carne viva, che si pone nella rischiosa condizione di giudicare, divoratore reo confesso di bambini… troppo.
In fine e con più di un dubbio nelle loro menti, i nostri escono dalla Chiesa e vedono che ad attenderli ci sono Antonio, insieme a Padre Bastiano e a Beco.
Quest’ultimo, in particolare, ringrazia tutti per aver protetto il suo amico Antonio.. inoltre ribadisce di aver rivelato poco prima a Bastiano l’esistenza di una serie di utili passaggi sotterranei che permettono, ovviamente a rischio e pericolo, di raggiungere molteplici edifici di Mantova attraverso le tubazioni fognarie.
Il gruppo saluta e si congeda dal piccolo furfante, pensando bene di andare repentinamente ad infliggere una dura requisitoria alle due vecchie e arcigne suore: qui si apre un’accesa discussione dove i nostri accusano le due religiose apertamente per non aver garantito l’incolumità dei bambini, dichiarandole quindi direttamente responsabili delle morti di chissà quanti fanciulli, mentre le suore invece si limitano a barricarsi verbalmente dietro il muro della loro inconfutabile buona fede, aggiungendo che ogni eventuale accusa rivolta a loro dovrà essere giustificata davanti ad un tribunale presieduto dal Vescovo mantovano, Sua Eccellenza, Monsignor Santamaria…
Al che i nostri lasciano momentaneamente perdere la questione, ripromettendosi di aver comunque un ampio conto in sospeso con suor Bertilla e suor Lucia.

Gruppi di potere nel IV Reich

Il temibile Oberstgruppenfuhrer (Generale-Colonnello) Fremmen,
generale preposto al comando delle SS Totenkopf


LA GESTAPO
La Gestapo è la polizia che protegge i borghi del Reich dai "traditori", cioè dai nemici all'interno del Reich. E’ comandata dal Supremo Ispettore Generale di Berlino, il Quadrumviro Franz Heisen,che ha il compito di coordinare il lavoro dei vari generali di polizia, i quali sono a capo della polizia di un borgo di grandi dimensioni e dei borghi minori nelle vicinanze. In ogni borgo esistono uno o più distretti(Bezirkskommando), vere e proprie caserme di polizia, punti nevralgici del lavoro delle singole squadre di agenti. Ogni squadra è composta da circa 10 agenti, anche se non tutti e 10 lavorano sulla strada, alcuni infatti si limitano ad un lavoro di ufficio. Ogni squadra è comandata da un ispettore e tutte le squadre del distretto sono sottoposte all'ispettore generale in sede in quello specifico distretto.
All'interno della Gestapo sono inquadrati anche i corpi di polizia scientifica detti “Squadre Kripo” che hanno medici ed esperti in balistica tra le loro file. I mezzi di cui la Kripo dispone sono molto avanzati: sono infatti esperti in balistica, possono recuperare impronte digitali e materiali biologici per condurre studi e comparazioni ma soprattutto hanno dalla loro le conoscenze per attuare snervanti tecniche di interrogatorio che conducono nei sotterranei dei distretti.
L'altro corpo speciale all'interno della Gestapo è la “Feuer Brigade” (brigate del fuoco). Il loro compito principale è quello di eliminare il pericolo dei morti all'interno di ogni borgo. Sono anch’esse divise in squadre (chiamate squadre d'ordine) comandate da un ispettore d'ordine. Le varie squadre sono coordinate da un ispettore generale d'ordine. I vari ispettori generali sono comunque sottoposti allo stesso generale di polizia che controlla la normale Gestapo. La Feuerbrigade gestisce anche i normali pompieri e genieri.

LA WEHRMACHT
La Wehrmacht è la principale forza di difesa del Reich. Le armi sono le stesse di 10-15 anni fa, ma adesso le fabbriche stanno iniziando a sfornare di nuovo carri armati e caccia bombardieri.
La Wehrmacht è costituita da tre forze armate:
1. Heer (esercito)
2. Kriegsmarine (marina militare)
3. Luftwaffe (aeronautica militare)
E’ sottoposta ad un comando supremo denominato Oberkommando der Wehrmacht (abbreviato OKW), cui sottostanno i comandi supremi delle tre forze armate, che tuttavia godono di larga autonomia.
L'Alto Comando delle forze armate è sotto l'autorità del Generale Wilhelm Keitel, uno dei pochi alti ufficiali rimasti in carica dalla Seconda Guerra Mondiale.
In realtà Keitel non è altro che un fantoccio nelle mani dei Quadrumviri, in particolare del Reichsfuhrer Reichmann.
E poi c'è la Bomba… gli scienziati del Reich hanno già sperimentato il suo potere enorme nelle Terre Perdute spazzando via un'intera città. La chiamano Bomba Atomica…

LE SS
Quando si parla di vero orrore si parla di SS. Le SS, comandate dal Reichsfuhrer Reichmann (uno dei quadrunviri) sono divise principalmente in due grossi tronconi. Le Allgemeine SS (SS Generali), che pattugliano i borghi e le Waffen SS (SS combattenti), le divisioni armate che affiancano la Wehrmacht a difesa del Reich. All'interno delle SS vi sono anche medici con gradi militari, sottoposti allo Standartenfuhrer Rudolf Spitz.
Le SS (in particolare le unità SS Totenkopf) sono preposte ai campi di rieducazione, sparsi per il territorio del Reich. Il Generale preposto al comando delle SS Totenkopf è il temibile Oberstgruppenfuhrer (Generale-Colonnello) Fremmen.
Le SS hanno creato delle vere e proprie scuole speciali, le SS Junkerschule (scuole per cadetti) dove vengono accettati i bambini dell'età approssimativa dei 10 anni che dimostrino le attitudini adeguate per poter essere ammessi nelle SS non appena raggiunti i 16 anni di età.
Inoltre, dal 1955, dei veri e propri mostri genetici, i cani Doberman a due teste chiamati “Kerberus”, sono stati dati in dotazione alle SS.
Quello che è certo è che le SS non arretrano, non hanno paura, non conoscono la pietà, sono delle vere macchine di morte nelle mani dei loro alti ufficiali…

La Chiesa Teutonica
Tra le aberrazioni del nuovo Reich, la più rappresentativa è senz'altro la Chiesa Teutonica.
E’ d’obbligo chiarire subito che questa folle chiesa tedesca nulla ha a che vedere con il culto dei Cavalieri Teutonici, vero e proprio ordine monastico italiano.
La Chiesa Teutonica è stata fondata nel 1950 per iniziativa del Generale Reichmann, con lo scopo di estirpare definitivamente ogni forma religiosa convenzionale all'interno della Germania. Secondo Reichmann non era accettabile che i cittadini "dell'Impero Millenario" si inchinassero a divinità derivanti dalle razze inferiori. Lo scopo non è solo ideologico: la creazione di una religione nazista rafforza l'unione tra i cittadini ed evita che essi si sentano legati ad organizzazioni non direttamente collegate con l'ideale nazista. Il nemico di Reichmann era in particolare la religione cattolica, i cui ministri erano ancora legati al Sanctum Imperium. Dal '55, con l'ascesa del Vescovo di Berlino, Otto Goddel, a Cardinale, tutte le religioni sono considerate anti-statali e i suoi praticanti traditori del Reich.
La Chiesa Teutonica ha un'organizzazione che può ricordare un ibrido tra quella della chiesa cattolica e quella protestante. Il concetto che sta alla base della teologia teutonica è che un giorno il Furher Eterno, il Nuovo Messia, tornerà a governare la Germania e sottometterà il mondo sotto il vessillo della croce uncinata. I libri sacri del culto sono la Bibbia Germanica, ovvero il Nuovo e Vecchio Testamento oscenamente interpretati per renderli adatti alla mentalità nazista, oltre al famigerato “Mein Kampf” di Adolf Hitler. Non è raro sentire passi evangelici che parlano contemporaneamente del Messia, del potere di Odino e della purezza della razza ariana…
I gradi dei sacerdoti sono: Reverendo (il pastore che amministra una singola chiesa), Vescovo e Cardinale. Ogni sacerdote ha gradi anche nella Werhmacht. Il ruolo di Papa è vacante e verrà ricoperto dal Messia-Fuhrer al suo ritorno sulla terra…

La Classe Medica
I Medici tedeschi sono stati divisi in 3 gradi: I Medici di Classe A sono i più importanti e sono quelli che danno il via a progetti genetici, seguono quelli di classe B e C. Le ricerche mediche sono volte allo studio dei Morti e, principalmente, allo studio della Genetica.
La genetica è una scienza che permette ai nazisti di creare dei veri e propri esseri mostruosi all'interno dei laboratori. Queste creature sono spesso il frutto di esperimenti aberranti che prevedono il sacrificio di uomini, donne e animali senza nessuna pietà ed etica. Molti di questi esperimenti rimangono del tutto segreti fino a che il prodotto delle ricerche non diviene perfetto, oppure finchè non sfugge di mano…

Vivere nel IV Reich

Il Terzo Reich, arrogatosi la vittoria dal secondo conflitto mondiale, ha preso il nome di IV Reich. In questi territori governati dal regime nazista la vita è regolata da leggi ferree quanto crudeli e la libertà personale è soltanto un sogno. Le città cinte da mura sono nello stesso stato di dieci anni prima e niente sembra essere cambiato; la vita scorre quasi ignara dell’orrore che striscia fuori dai confini cittadini. Soldati della Gestapo pattugliano le strade per mantenere l’ordine pubblico, instaurando un regime di terrore e sofferenza, plotoni di feroci SS deportano sempre più cittadini verso i “Campi di Rieducazione”, da dove nessuno fa più ritorno, mentre nel nome di una nuova religione, sorta dalle ceneri di quella cristiana, le chiese vengono profanate e convertite in attesa del ritorno del nuovo Führer-Messia che guiderà nuovamente il Reich alla conquista globale. Molti segreti attendono celati tra la folla, nei palazzi di potere, nei boschi selvaggi; fazioni avverse lottano in segreto per determinare la caduta del regime, mentre creature d’incubo, protette e potenti, esigono la carne dei cittadini tedeschi.

La politica
Dal settembre del 1944 il nuovo reich è governato da un quadrunvirato eletto dal Reichstag, il parlamento. I quattro uomini che fanno le veci del defunto Furher sono: il nuovo Reichsfuhrer delle SS il Generale Herman Rupert Reichmann, il Dott. Frederich Wolfe, il Supremo Ispettore Generale di Berlino Franz Heisen e il Borgomastro di Berlino Uwe Punch.
Reichmann sarebbe stato certamente il nuovo Fuhrer se il resto del Reichstag non avesse preferito evitare di accentrare il potere assoluto nelle mani di un solo uomo. Il Dott. Wolfe è un'aristocratico e uno dei più importanti medici tedeschi. Ha dalla sua buona parte della vecchia aristocrazia tedesca e la nuova classe medica. Heisen ha militato nelle SS, ma se ne è allontanato per riformare la nuova "Polizia di Stato", riportandola ad essere indipendente dalle SS. Heisen è il nuovo capo della temuta Gestapo ed è evidente che miri a scalzare dal potere Reichmann e le sue milizie nere. Uwe Punch è il nuovo Borgomastro di Berlino, ma è anche portavoce delle forze economico-industriali che portano avanti il IV Reich.

L'organizzazione del Borgo
Le città sono chiamati Borghi. Un Borgo è un agglomerato cittadino circondato da mura, con lo scopo di preservare i vivi dalla fame dei Morti. Esistono Borghi in luoghi tranquilli, altri in luoghi più pericolosi, dove è facili trovare Morti anche in prossimità delle mura. All'interno del Borgo le autorità più importanti sono il Borgomastro, ovvero il sindaco della città, l'Ispettore Generale della Gestapo, gli ecclesiastici della Chiesa Teutonica, i Giudici del Reich (coloro che condannano o assolvono gli imputati all'interno del Palazzo di giustizia), i medici e i militari. Tutto questo quando non intervengono di persona le SS o qualche funzionari di Partito inviato direttamente dal Reichstag.

Denaro
Nel Reich circola il Nuovo Marco, disponibile in moneta per i tagli piccoli (da mezzo, 1, 2, 5) oppure in fogli di filigrana colorata (da 10, 20, 50, 100 e 500): sopra di essi vi sono riportate le facce di alcuni dei più importanti "eroi" del III Reich (Hitler, Himmler, Goring, Goebbels). Il denaro è il motore per le svariate macchinazioni che si svolgono all'interno del Reich, in grado di aprire ogni porta o quasi. State però attenti. Con le SS la corruzione non attacca.

ECONOMIA
I primi anni sono stati durissimi… non è stato facile sopravvivere. Il paese era fiaccato dalla guerra e i morti erano un pericolo incombente. Ma subito dopo l'invasione della Svezia l'economia tedesca ha potuto risollevarsi grazie agli enormi giacimenti petroliferi rimasti in disuso dopo il "Giorno del Giudizio". Per questo,da 3 anni a questa parte,le fabbriche sono tornate attive come lo erano nel primo periodo bellico e con la stessa velocità si moltiplicano i terreni bonificati da coltivare. Aree sempre più vaste vengono popolate da cittadini del Reich col compito di creare fattorie per produrre le risorse primarie. Accanto a questi agglomerati si ergono caserme con presidii della Wehrmacht che proteggono i villaggi dall'attacco dei morti. Gli approvvigionamenti di petrolio partono dalla Scandinavia, grazie alle nuove petroliere, che attraccano nei porti della Danimarca.

LA POPOLAZIONE DEI BORGHI
La vita del popolo tedesco non è cambiata molto rispetto a quella degli ultimi anni della guerra. Gli operai delle fabbriche vivono in enormi casamenti nelle periferie del Borgo. Nella parte del borgo più vicina alle mura abitano piccolo borghesi e bottegai di basso reddito. Il centro del borgo è riservato alle personalità di spicco o ai ceti altolocati. L'unico quotidiano esistente è il Reichwehrheit (verità del Reich) con uscita giornaliera e l'unica stazione radio legale è la Nationalsozialistische Stimme (voce nazionalsocialista). Tutto ciò che viene stampato dalle tipografie tedesche è accuratamente vigilato da un comitato di censura della Gestapo;come potete immaginare basta avere in casa un singolo libro vietato per finire diritti nei temuti “Campi di Rieducazione”…
Nel teatro e nel cinema le nuove sceneggiature raccontano storie di amori tra militari coraggiosi e valchirie dai lunghi crini,oppure documentari sulla propaganda del Reich. Ultimamente sono state rispolverate immagine della passata guerra,che ritraggono crudeli e sadici soldati russi,vogliosi di distruggere il grande Reich.
Nel borgo esistono una miriade di birrerie e locali che rimangono aperti fino allo scoccare del coprifuoco,che va dalle 24:00 alle 07:00 del mattino. Chi buca il coprifuoco una volta si deve preparare ad una scarica di manganellate e ad una notte in cella, se lo fate 2 volte verrete consegnati direttamente alle SS Totenkopf…
Per chi ha qualche soldo in più da spendere ci sono anche le case di piacere,dove ovviamente saranno privilegiate "signorine" Ariane. Esistono luoghi che mostrano però più di altri la cruda realtà: "Le grandi fornaci" sono enormi altiforni in cui vengono portati i pezzi dei cadaveri dei cittadini defunti o i moribondi per essere cremati: da quelle ciminiere fuoriesce costantemente un fumo biancastro.
Ogni borgo ha un “Cimitero del Popolo”. Sono bellissimi prati,sempre curati con precisione maniacale,su cui svettano delle rune della vita, con sopra inciso i nomi dei defunti. Naturalmente non ci sono cadaveri sepolti la sotto, ma urne contenenti le ceneri del defunto.

LE LEGGI DEL IV REICH
Sono apparentemente poche e semplici ma sono leggi piene opinabili comma e cavilli. E’ quindi facile contravvenire alla legge involontariamente ed essere cosi puniti per un crimine minore commesso anche in buona fede. In poche parole queste leggi sono fatte apposta di modo che nessuno si possa sentire sicuro, tutti possono essere incastrati anche per mancanze di poco conto.

Tali leggi, cosi come vengono semplicisticamente presentate ai comuni cittadini, recitano:

1) Non è tollerato alcun tradimento verso il Reich e verso alcun suo rappresentante.
2) Sono considerati cittadini del Reich solo gli appartenenti alla Razza Ariana.
3) E’ vietato intrattenere rapporti con membri di razza inferiore.
4) E’ vietato mancare di rispetto ad un rappresentante del Reich.
5) E’ vietato allontanarsi dal perimetro cittadino se non previa richiesta scritta al Distretto più vicino.
6) E’ vietato custodire cadaveri (parti di essi o nella loro interezza) in abitazione o proprietà, anche se interrati o contenuti con altri mezzi, senza aver precedentemente avvisato un ispettore.
7) E’ vietato tacere o tener nascosta una malattia, propria, di un parente o di un qualunque conoscente.
8) Non riferire contravvenzioni alle regole conosciute, anche se commesse da altri, è considerato tradimento.
9) Rubare, uccidere, contravvenire alla morale è considerato tradimento.

Chiaro e semplice, no..?

Gli Annali del IV Reich


Il IV Reich richiama con forza la Germania del periodo precedente allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Ritroverete qui una vita ai margini della normalità, schiacciata dalle ferree leggi di un nuovo partito Nazionalsocialista, dalla paura e dalla diffidenza. Un mondo dove un'apparente normalità nasconde crimini e orrori, esperimenti mostruosi e lotte intestine all'interno di ogni organo di controllo. Senza dimenticare i Morti, che premono al di fuori dei Borghi, ma che vi si possano annidare anche dentro… ottimo!

1944
5 Giugno: "Il Giorno delle Iene". Hitler, Himmler, Goring cadono vittima di un gruppo di ufficiali avversi al regime nazista.
6 Giugno: "Il Giorno delle Giudizio". I Morti camminano sulla terra. Attaccano le truppe Alleate in Normandia. Il Colonnello Reichmann si arroga, con la forza, il diritto di guidare temporaneamente il Reich. Lo sbarco alleato fallisce.
12 Giugno: Le micidiali V1 e V2 bombardano Londra radendola al suolo.
14 Giugno: Parziale ritiro delle truppe dal teatro di guerra italiano.
28 Giugno: Viene formato un governo provvisorio per far fronte all'emergenza dei morti.
4 Luglio: Le truppe americane si ritirano dal continente. La Wehrmacht abbandona Parigi per far fronte all'emergenza dei Morti in patria.
6 Luglio: Arriva in Germania la notizia dello scoppio di bombe atomiche negli Stati Uniti.
8 Luglio: "Il Giorno del Trionfo". La guerra contro gli alleati termina con la vittoria della Germania.
15 Agosto: Le truppe tedesche invadono la Svezia. Alcune navi superstiti provenienti dagli Stati Uniti vengono affondate da U-boat tedeschi.
16 Agosto: Viene dato un nuovo assetto al panorama medico tedesco. I medici verranno divisi in classi. I cambiamenti permangono tutt'ora.
20 Agosto: Le truppe tedesche si ritirano dalla Russia assestandosi sulle posizioni attuali. Molte divisioni della Wehrmacht rimangono senza cibo e viveri: non faranno più ritorno.
5 Settembre: Si forma il Quadrumvirato di Berlino. Vengono stilate le "Leggi del Reich". La Gestapo diventa indipendente dalle SS. Si forma la Nuova Gestapo. Reichmann riordina le SS su nuovi principi. Nasce il IV Reich.

1945
Gennaio: Viene dato ordine di rafforzare le mura delle città. Vengono presi provvedimenti per lo smaltimento dei morti.
18 Gennaio: Invasione della Svizzera, che oppone ben poca resistenza. La Germania si impossessa degli ingenti fondi monetari dello stato.
20 Gennaio: Il IV Reich pone Sebastian Gobbel come Borgomastro di Zurigo,dando l'indipendenza al paese solo di facciata.
24 Aprile: il progetto di sterminio è terminato,non vi sono più tracce in Germania del popolo ebraico.

1946
Febbraio: i pozzi petroliferi della Svezia e della Norvegia entrano in azione.
12 Maggio: i tedeschi costruiscono il "Confine Ariano", un muro di cinta che divide Parigi in 2: a est i nazisti e a ovest i partigiani.

1949
3 Giugno: viene fondata la Feuerbrigade,che diviene parte della Gestapo.

1950
2 Ottobre: viene fondata la Chiesa Teutonica.

1955
Gennaio: i terribili cani Dobermann bicefali "Kerberus" vengono introdotti al posto dei normali cani in dotazione alle SS.
Marzo: viene annunciato che il nemico russo trama ancora contro la Germania, all'interno di "vigliacche" città di metallo.

1956
Luglio: il Vescovo Otto Goddel viene eletto Cardinale di Berlino.
17 Settembre: le truppe tedesche assaltano Parigi ovest,ma sono respinti sorprendentemente dai partigiani francesi.

1957
OGGI....

IV Reich


Oh, adesso vi metterò un po' di sunti sull'ambientazione del IV Reich che, come anticipatovi ieri sera anche dal Martire, Padre Giosuè, che, nonostante le sue spiccate, evidentissime, doti profetiche, avete ulteriormente martirizzato e brutalizzato, sarà con molta probabilità il luogo della prossima avventura, un piccolo spot in terra germanica, almeno per ora...

E saluti dal Cartomante...

mercoledì 19 ottobre 2011

A Mantova


Fratello Michele e l’Ing. Timperi, insieme alla piccola Irene, giungono ben presto alla casa dello zio Claudio Pitti.
Qui nessuno li accoglie ma al richiamo della bimba subito risponde lo zio il quale però pare essere molto impegnato sul retro, causa il difficile parto della moglie la quale lancia urla disperate di dolore.
Sul retro bottega è allestita una piccola sala parto: Pitti infatti ora è tintore ma prima del Giudizio era un medico affermato, laureatosi alla facoltà di Padova, ma poi i Morti hanno cambiato la vita di tutti, anche la sua…
Ad un tratto però, Claudio, mentre assiste la moglie, è bloccato dall’orrore: i nostri accorrono ad aiutarlo e vedono che il neonato è già morto, Risvegliato e tenta, sebbene senza denti, di mangiarsi tutto ciò che trova, in un lago di sangue.
Mentre Mario porta fuori dalla stanza Irene e Claudio, Fratello Michele si occupa del funesto neonato: recide come può il cordone ombelicale e recitando orazioni, mette fine all’empia esistenza di quel Morto piccino.
Subito dopo viene richiamato il Dott. Pitti, ripresosi, il quale attua le misure mediche necessarie per salvare almeno la vita di sua moglie: il tutto va a buon fine e il Templare discute a lungo con l’uomo, reo di non aver voluto portare la moglie in una Misericordia (non essendo un uomo molto devoto…) ma lo perdona e non lo denuncia in quanto il Signore ha messo comunque sul suo destino la scelta di prendersi cura della piccola nipotina Irene.
Congedatisi da casa Pitti i due ritornano al centro di Ostiglia dove si riuniscono con gli altri e si scambiano le informazioni ottenute.
La mattina seguente la soluzione sembra unica: partire in direzione Mantova, probabile ultima destinazione dei due Inquisitori fuggiaschi.
Fra l’altro tutti notano, senza riuscire a dare una spiegazione logicamente plausibile, che Fratello Benigno questa mattina appare già stanco, affaticato e quasi zoppicante…
In circa 3 ore di viaggio il gruppo giunge alla Stazione del Dazio mantovana: qui chiedono dell’inquisitore tatuato e vengono a sapere dagli Excubitores che altri non è che il loro amato Padre Gherni… ma poi si devono giustificare sul fatto di aver chiesto notizie in maniera sospetta sul religioso mantovano, rientrato in città poco tempo prima.
In ogni caso riescono a glissare ed entrano in città.. qui accadono molteplici avvenimenti.
Un uomo, probabilmente ormai folle, rinchiuso da troppo tempo in una Gabbia del Pentimento, interpellato da Padre Bastiano, si rivolge a lui con toni criptici e sicuramente forieri di sventura…
Un’arzilla locandiera, fra l’altro senza un braccio, spiattella ai nostri, durante il pranzo alla “Locanda della Mezzanotte”, una serie inenarrabile di informazioni e pettegolezzi su Mantova (fra le quali la presenza di bordelli, furti, sparizioni di bambini, ecc.), lasciando i nostri per lo meno sbigottiti di fronte alla moltitudine di cose che ci sarebbero da sistemare in questa apparentemente tranquilla città di provincia…
Benigno e Michele per prima cosa vanno a far visita alla Rocca di Mantova, al centro del Borgo ora adibito a sede dei Cavalieri Templari: qui, dopo una brevissima anticamera, riescono repentinamente ad avere un lungo colloquio con il Maestro Ernesto Sullo, il quale li rende edotti su diversi aspetti della situazione in cui versa la città…
Nel frattempo Padre Bastiano, il Teutonico Bartolomeo e Mario Timperi pensano bene di andare verso Palazzo Te, sede della Santa Inquisizione.
Durante il tragitto passano davanti al Duomo della S.S. Trinità, sede del Vescovado, dove è presente una lunghissima coda di fedeli in attesa delle confessioni, celebrate nell’odierna giornata dallo stesso Vescovo Santamaria; poi attraversano il Porto fluviale e prendono le parti di un ragazzino, Beco, reo di aver rubato una pagnotta ad un nerboruto panettiere, Baldo, il quale lo avrebbe di certo massacrando di botte…saldano il debito del bambino e vengono a sapere che lui è uno dei ragazzi dell’orfanotrofio sito vicino alla Chiesa dei Martiri (ora sconsacrata) e chiede di essere ricondotto li.
Giungono infine a Palazzo Te ma, nel labirintico cortile esterno, vengono subito intercettati da una nutrita squadra di Conversi che, dopo un breve scambio di battute, li esortano ad andarsene, in quanto il Magister Alfredo Zattra ha dato disposizione di non essere disturbato; l’unico modo per essere ricevuti dal sommo Padre Inquisitore pare sia presentare una Richiesta di Ricevimento compilata e firmata dal Vescovo Santamaria…
Peccato che Sua Eccellenza sia proprio ora impegnato oltre misura con le lunghe confessioni e non riesca a liberarsi almeno fino al mattino seguente…
E questo è solo un assaggio dell’assurda burocrazia che, in taluni casi, ancora affligge il "moderno" Sanctum Imperium…

mercoledì 12 ottobre 2011

Per locande

Duomo di Modena

Il viaggio da Correggio a Modena si esaurisce senza imprevisti, a bordo di una vetusta e rugginosa corriera.
La città emiliana, destinazione dei nostri, si presenta in gran fermento: è infatti l’ultimo dei tre giorni del mensile mercato e quindi un gran numero di commercianti affolla le strade del centro.
Il gruppo, dopo un breve dialogo con gli excubitores di guardia alla stazione del dazio, i quali confermano di aver vistato l’ingresso di due inquisitori corrispondenti alla descrizione, si recano repentinamente al Duomo di Modena da Don Conti, il Padre Castigatore locale, per un triste resoconto sui fatti, tragici e sanguinosi, avvenuti a Correggio e per i nuovi problemi insorti dopo il furto indebito del memoriale della Pansardi.
Padre Conti, ancora in compagnia del fido Montini, accoglie calorosamente i nostri ma subito si rattrista e anzi quasi si dispera a causa del dolore per la morte dell’amata cugina Virginia ad opera di Leonarda; inoltre un messo gli porge una missiva con l’informazione che due non meglio identificati inquisitori ieri sono entrati in città e a questo punto il Conti chiede vivamente al gruppo di proseguire con le indagini, trovando il memoriale e smascherando quelli che secondo lui sono certamente due blasfemi falsi uomini di Dio.
E quindi i nostri si dividono per le strade di Modena; mentre Bastiano, Bartolomeo e Michele vanno per locande per sapere eventualmente dove alloggiano i due raminghi inquisitori, Benigno e Mario vanno alla Domus degli excubitores per reperire altre informazioni sui fuggiaschi.
Si viene a sapere che i due uomini sono arrivati la notte precedente a bordo di un furgone e con abiti da inquisitori mentre se ne sono ripartiti al mattino in abiti borghesi; inoltre l’oste de “La Secchia”, la bettola dove hanno pernottato, racconta che i due hanno avuto un breve colloquio di una decina di minuti, durante la cena, con una terza persona, senza segni particolarmente distintivi, anche perché in questi giorni di mercato molti forestieri hanno affollato praticamente tutte le locande e le strade modenesi.
Ma in particolare uno degli excubitores rammenta che gli inquisitori parlavano di doversi dirigere verso il Nord dell’Imperium e quindi con molta probabilità avrebbero percorso la strada in direzione di Ostiglia.
Con questi pochi ma chiari indizi il gruppo pensa bene di rimediare un carretto con un paio di cavalli, gentilmente procurato da Don Conti, finanziatore e promotore fervente delle indagini, per partire alle prime luci dell’alba successiva in direzione Nord.
Il carretto attraversa placidamente, per ore, sia lunghi paesaggi campestri della bassa sia diversi borghi disabitati, fra i quali Mirandola; la fortuna vuole che in queste zone abbandonate non si incontrino Morti, almeno per ora…
Qualche ora dopo Mirandola, sulla strada, i nostri scorgono la sagoma di un furgone parcheggiato; deducono che possa trattarsi del mezzo di trasporto dei 2 inquisitori. Ora appare ormai vuoto, probabilmente in panne, senza documenti ne chiavi e con solo un rosario penzolante dallo specchietto retrovisore…
Una decina di minuti dopo il furgone si scorge in lontananza una sorta di edificio illuminato, anzi… in fiamme.
Arrivati sul posto il gruppo si avvicina: è un grosso edificio isolato, a due piani, arso da un incendio in corso; inoltre è presente una stalla non ancora lambita dal rogo. Un insegna penzola sopra la porta d’ingresso: si tratta della locanda de “L’Ultima Cena”.
Mentre Bartolomeo va ad esplorare la stalla gli altri tentano di entrare in locanda per dare un’occhiata ma sono sorpresi dall’agguato di un famelico Ferox che si getta sul malcapitato Padre Bastiano sfondando una delle finestre del piano terreno.
Inizia lo scontro mentre anche un secondo Morto appare sulla soglia dell’edificio: la battaglia è piuttosto rapida e il solo Bastiano ha qualche affanno, ghermito a terra dal Ferox e morso più volte ma sempre salvato dalle sue protezioni.
Nel frattempo Bartolomeo vede che la stalla è vuota ma che nelle vicinanze ci sono a terra diversi pezzi di carne fremente: appartengono ad almeno 3 donne recentemente fatte a pezzi…
Dopo che il Timperi ha sparato l’ultimo colpo col suo Bodeo e centra la testa del Simplex sulla soglia, tutti i presenti odono distintamente le grida di aiuto di una voce di bambina provenienti dall’interno della locanda.
All’interno le fiamme e il fumo rendono tutto più complesso ma il gruppo riesce a fare a pezzi un terzo Morto che si era fissato a tentare di aprire una porta sbarrata; dietro questa ci sono le scale dell’interrato dove accorre subito fra le braccia di Fratello Benigno una bambina di circa 9 anni, Irene Pitti.
La piccina viene tratta in salvo e portata subito fuori dall’edificio: qui ella può raccontare la tragedia subita.
Irene aveva 2 sorelle; sua madre gestiva la locanda e per arrotondare gli incassi di fatto faceva prostituire le due ragazze adolescenti e trattava Irene come una sguattera.
Il giorno prima, mentre tre contadini stavano partecipando al turpe “intrattenimento” e lei era stata mandata via in cucina, sono entrati in locanda due uomini, di cui uno tatuato in volto.
Irene non ha capito bene cosa volessero quei 2 ma è riuscita ad intravedere che uno di loro, il tatuato, ad un certo punto ha iniziato a scuoiare la pelle del volto dei 3 contadini mentre l’altro ha condotto fuori la madre e le sue due sorelle… poi solo grida… poi le fiamme… Irene, terrorizzata si rifugia nella cantina e si chiude dentro… poi i Morti.. e infine per fortuna la bimba è stata salvata.
La piccina inoltre ha sentito dire dai due uomini che avrebbero preso i cavalli della stalla e si sarebbero diretti verso Ostiglia…
Irene è ovviamente sconvolta per la perdita della sua pur squallida famiglia (le 3 donne sono state fatte a pezzi, probabilmente dall’altro inquisitore, fuori dalla stalla…), ma riesce a farsi forza e chiede cortesemente ai nostri di essere portata a casa di un suo carissimo zio che abita proprio ad Ostiglia e che potrebbe, d’ora in avanti, prendersi cura di lei.
Il gruppo dunque si adopera per spegnere i residui focolai e poi si appresta a trascorrere la nottata nel sicuro scantinato dell’edificio.
Il mattino seguente si giunge in quel di Ostiglia, paese liberato e fortificato, adagiato sulla riva del fiume Po; il gruppo paga uno dei numerosi traghetti per attraversare il fiume e interroga il traghettatore il quale pare non aver notato i due inquisitori ricercati che, per inciso, ora probabilmente stanno girando in abiti civili e quindi sono molto meno riconoscibili.
Al Dazio del paese un excubitor registra l’ingresso dei nostri e segnala di soppiatto a Fratello Benigno un ottimo posto per dormire, la “Locanda del Marchese”… strizzando maliziosamente l’occhio al Cavaliere del Tempio, il quale non interpreta subito in maniera corretta il gesto goliardico dell’uomo.
I nostri, in ogni caso, decidono di dividersi: Benigno, Bastiano e Bartolomeo vanno ad esaminare le 3 locande cittadine per reperire info sui possibili alloggi dei due inquisitori.
La prima locanda esaminata è il Marchese: qui nessuna informazione ma la bella locandiera Luisa, una sorridente e avvenente ragazza 32enne, scambia qualche battuta con Fratello Benigno (il quale nel dubbio prende una stanza singola…) e pare gli lasci intendere che, se vuole, la sera stessa si potrebbe combinare qualcosa di interessante insieme…
Nel mentre Fratello Bartolomeo e Padre Bastiano vanno alle altre due locande: mentre a “La Quiete” non ci sono indizi, a parte il fetore, la mancanza della benché minima igiene e un oste brutto, malvissuto e dai modi piuttosto scortesi, alla “Locanda del Santo” i nostri sono più fortunati.
L’oste è meno scorbutico del precedente e rivela rapidamente che la notte passata hanno dormito da lui i due tizi che i nostri cercano (i quali si sono presentati in locanda come due commercianti, pagando bene e in anticipo…) e poi sono ripartiti al mattino presto, senza far colazione.
Bartolomeo si fa subito dare la chiave della loro stanza ma prima che possa arrivarvi si sente un inquietante urlo femminile: una delle cameriere è totalmente inorridita mentre stava proprio per pulire la stanza in questione. Urla… “Oddio, l’ho toccata! Oh Signore.. Salvami..!” e piange in preda ad una pesante crisi di nervi.
Bartolomeo e Bastiano allora si fiondano nella stanza e vedono l’oggetto causa di cotanto orrore: sotto il letto è stata rinvenuta una orribile sorta di macabra maschera fatta apparentemente con lembi di pelle umana, fra l’altro abbondantemente sporca di sangue rappreso.
La prima reazione è devastante per entrambi: il Teutonico trattiene a stento il vomito ed esce inorridito e scosso dalla stanza; Padre Bastiano invece accusa uno shock ancora maggiore.. vomita apertamente appena è uscito dalla stanza ed è duramente provato anche e soprattutto dal punto di vista psicologico, mantenendo ben impressa nella sua mente l’immagine indelebile di quell’oggetto così marcatamente blasfemo e orripilante…
Nel frattempo, mentre gli altri stanno esaminando le 3 locande, Fratello Michele e l’Ing. Timperi scortano la piccola Irene Pitti presso l’abitazione dello zio, il Signor Claudio Pitti, il quale dimora in un vicino edificio in centro, dove esercita anche la sua attività.. un piccolo negozio di tinture per abiti.

Ostiglia, il ponte di chiatte sul fiume Po

Ostiglia, la "Locanda del Marchese"

mercoledì 5 ottobre 2011

Risveglio dall’incubo


Lo scontro fra i nostri e la rediviva Leonarda è oltremodo cruento: per un lasso di tempo incalcolabile il solo templare Benigno l’ha affrontata, restando ferito e ammaccato in più parti della sua armatura. Poi anche Fratello Bartolomeo, Michele e il Timperi giungono nella stanza delle oscure scritte di sangue. Qui, seguendo le indicazioni dei francescani, i nostri tentano subito di dare alle fiamme la stanza e la casa, rompendo tre delle 4 lampade a olio presenti.
In ogni caso si rendono subito conto che fronteggiare la Pansardi così male armati e feriti non pare essere l’idea migliore: tentano quindi una rocambolesca fuga al piano superiore, sbarrando alla meglio le porte.
Accade però che i 4 vengono assaliti anche dal figlio della donna, nascosto dietro una porta e armato di doppietta: per poco il suo colpo non stecchisce sul posto l’esterrefatto Ingegnere ma il fato lo aiuta… e subito dopo le lame affilate dei compagni regolano il ragazzo, il quale viene prima decapitato e poi frettolosamente fatto a pezzi.
La fuga quindi giunge al piano terreno e la porta viene sbarrata; si cerca del materiale per incendiare l’intero stabile ma nel frattempo Leonarda, furiosa più che mai per la morte dell’amato figliolo, irrompe prepotentemente sfondando porta e sbarramenti di fortuna. Fratello Bartolomeo ha un impeto di coraggio misto a follia e fatalismo e si getta a capofitto, spada alla mano, sulla vecchia, con l’intento di trafiggerla, avvinghiarla e ributtarla giù per le scale fino al piano interrato. Il teutonico riesce nell’intento, miracolosamente non riporta ferite gravi ma la sua fedele spada d’ordinanza è irrimediabilmente spezzata e per metà conficcata nell’immondo petto di Leonarda.
Qui la lotta continua: Fratello Benigno ormai stremato e ferito si tira indietro, Fratello Michele impugna la sua spada e va all’attacco, nonostante indossi un saio francescano invece della sua solita armatura e Bartolomeo, ormai disarmato, tenta di sfruttare le sua capacità di lotta e rissa per aiutare il compagno nello scontro…
Nel frattempo il Timperi decide di uscire per valutare il da farsi e per poco non rischia il linciaggio da parte dei sospettosi e iracondi cittadini posseduti di Correggio; al contempo Padre Bastiano, insieme al Dott. Mantelloni e a Fra Cristoforo, adopera tutta la sua oratoria per imbonire al meglio delle possibilità la folla, sempre sull’orlo della violenza gratuita.
Intanto all’interno della funesta casa Pansardi lo scontro insanguina sempre di più i partecipanti con colpi micidiali e proibiti da ambo le parti. Leonarda viene prima bloccata da una indovinata presa di Fratello Bartolomeo che le blocca le gambe e la fa cadere a terra… poi ci pensano i colpi di Michele a dividerla a metà… ma è ancora una minaccia… finchè non viene smembrata definitivamente.
Poi i due danno finalmente fuoco a tutta la casa e nel caos che se ne genera escono, non visti dalla folla che intanto segue Fra Cristoforo al monastero francescano per ottenere spiegazioni sull’accaduto.
Ma mentre il fuoco arde, brucia e purifica l’immonda casa… le sue blasfeme scritte e il rituale stesso… e a poco a poco la popolazione si riprende, risvegliandosi come da un brutto sogno… turbata e scossa.
Padre Cristoforo allora raduna il gruppo e dice di voler chiamare a raccolta tutti i cittadini nello spiazzo di fronte al monastero per un arringa dei forestieri.. solo poco prima insultati e minacciati.. e ora acclamati come eroi, salvatori, forse quasi santi…
I nostri spiegano ai villici, attraverso le parole del carismatico templare Fratello Michele da Bracciano, lo svolgersi dei tragici eventi che li hanno coinvolti.. il rituali della Pansardi, gli omicidi delle 4 donne e tutto il resto…
Al che la gente acclama a gran voce i nomi dei Templari e degli Inquisitori che sono stati i loro salvatori e sono inevitabili baci, abbracci, grida di gioia, preghiere e segni della croce a ripetizione… fino a che tutti vengono invitati alla solenne messa di redenzione e di giubilo celebrata repentinamente dai francescani.
Fra tutti i vari festeggiamenti e gli abbracci però uno rimane particolarmente impresso nella memoria di Padre Bastiano: un ragazzino, poco più di un fanciullo, lo abbraccia e lo bacia ripetutamente quasi commosso dalla gioia.
Ma solo poco dopo c’è la consapevolezza di ciò che è accaduto: a Bastiano è stato sottratto il plico contenente il memoriale della Pansardi.. fra tutti quegli abbracci uno probabilmente era quello di Giuda..
In ogni caso il gruppo si ricompatta e chiede spiegazioni a Fra Cristoforo il quale in effetti dice che poco prima si erano presentati in città un paio di Inquisitori (fra l’altro uno dei quali, il più giovane, aveva tatuata su una guancia la croce di Nostro Signore…) che hanno chiesto delle indagini, del gruppo e di chi custodisse i documenti sottratti alla Pansardi… molto strano che poi proprio questi risultino sottratti indebitamente… mah..
In ogni caso il gruppo decide di pazientare ancora qualche giorno per guarire dalle numerose ferite e poi, su suggerimento di Fra Cristoforo, di recarsi a Modena da Padre Conti e dal buon Montini per relazionare sull’accaduto, sulla morte della cugina, su Leonarda e non ultimo, sulla sparizione del memoriale e sulla comparsa dei 2 misteriosi inquisitori, probabili colpevoli del furto per chissà quali turpi moventi…

mercoledì 28 settembre 2011

"Vedo nella tua mano destra il carcere, nella sinistra il manicomio"

Il convento dei frati francescani di Correggio

Senza inutili indugi i nostri si dividono. Fratello Bartolomeo e Fratello Benigno, insieme ai 4 Conversi di Bastiano, restano a presidiare la Pansardi in casa sua; durante un breve interrogatorio la donna, di fatto, non nega nulla dell’accaduto ma si limita a ripetere più volte la motivazione profonda delle sue azioni: “Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre…”.
Intanto Fratello Michele insieme al Timperi e Padre Bastiano decidono di dirigersi versoi il convento francescano per informare Fra Cristoforo, rettore di Correggio, dell’accaduto e decidere insieme il da farsi, concordi, in ogni caso, sull’evidente colpevolezza di Leonarda.
Accade però che poco dopo la loro dipartita, a casa Pansardi si recano un manipolo di facinorosi Excubitores: questi pretendono di entrare e di portare via la donna, secondo loro innocente a prescindere e vittima di equivoci o, peggio, di errate e pretestuose valutazioni affrettate da parte degli investigatori forestieri. Ma Bartolomeo si para davanti all’uscio di casa e sbarra l’accesso, prima solo a parole e poi sbattendo la porta in faccia agli Excubitores. In pratica mentre i nostri tentano di barricarsi alla meglio sbarrando porta e finestre, gli assalitori si prodigano con colpi d’armi bianche per sfondare le barriere frapposte fra loro e la Pansardi. Vistosi quindi in una brutta situazione il Teutonico Bartolomeo pensa di intraprendere un’azione di grande impatto emotivo: si affaccia ad una finestra brandendo la Sacra Bibbia in una mano e la sua pistola Bodeo nell’altra e nell’estremo tentativo di “calmare” gli Excubitores e il resto della folla inferocita (nel frattempo assiepatasi nelle vicinanze), trascina Leonarda alla finestra e le spara un colpo di pistola in una gamba… l’anziana donna, vicina alla settantina, non supera il traumatico shock inflittole e crolla subito a terra in un lago di sangue…
Nel frattempo, giunti più o meno a metà strada, gli altri sentono lo sparo… e mentre Bastiano (sempre accompagnato dal fedele Dott. Mantelloni…) decide di andare comunque al convento francescano, Michele e Mario tornano sui loro passi per sincerarsi dell’accaduto.
Il paese di Correggio appare ora completamente fuori controllo: ogni cittadino che riconosce per strada i forestieri che hanno “imprigionato la cara Leonarda” si dimostra apertamente ostile e ad ogni passo si rischia un vero e proprio linciaggio pubblico.
Bastiano riesce per primo ad arrivare al convento, evitando fortunosamente i folli paesani: in ogni caso l’edificio francescano appare come sotto assedio, in quanto fuori dalla porta si assiepano almeno un paio di dozzine di villici inferociti e urlanti che chiedono le teste dei “ forestieri che hanno osato accusare quella santa donna della Pansardi”.
L’Inquisitore colloquia a lungo sia con Padre Cristoforo sia con l’anziano decano del convento, Padre Doj. Dopo lunghi preamboli e ingiustificati riserbi da parte dell’Inquisitore nel parlare apertamente con i due francescani (ormai evidentemente in buona fede...) dell’accaduto, si giunge finalmente al punto: pare essere in atto a Correggio una sorta di rituale collettivo di possessione ad opera della Pansardi nei confronti di tutti i paesani, i quali infatti si dimostrano fin troppo violenti e chiedono solo la morte dei forestieri e la liberazione di Leonarda, in teoria senza dover sapere praticamente nulla dei fatti accaduti di recente… e ciò è dimostrato anche e soprattutto dall’esame del memoriale della donna (inizialmente tenuto nascosto da Bastiano e messo a disposizione solo in seguito alle ripetute e continue insistenze dei francescani), contenente anche la spiegazione del rituale stesso. I tre frati quindi iniziano un attento studio di quei testi blasfemi, nella speranza di poter arrivare a individuare le modalità di un eventuale annullamento del rituale.
Intanto Michele e Mario si rendono conto dell’impossibilità di proseguire in direzione della casa di Leonarda a causa del troppo elevato numero di paesani fuori di testa in circolazione: infatti anche dopo un accorato appello alla calma del Templare e dell’Ingegnere le uniche risposte sono state sassaiole insulti, minacce e cariche. I due quindi capiscono che l’unica speranza è ripiegare verso il convento; in ogni caso, forse in preda all’ansia, sbagliano strada e quasi si perdono fra i vicoli, tutti simili, di Correggio e solo l’intervento provvidenziale di uno dei francescani riesce ad indicare loro la via per il convento. Qui si riuniscono con Bastiano e si scambiano informazioni: anche loro partecipano attivamente allo studio del memoriale e dei rituali descritti nell’oscuro “Gatto Folle” ed in particolare anche grazie alle conoscenze del Timperi, dopo un paio d’ore, trovano un’ipotetica e relativamente semplice soluzione. Per interrompere il funesto rito persuasivo-possessiovo l’unica cosa da fare è cancellarne le scritte (sulle pareti del piano interrato della casa della Pansardi) con il fuoco, bruciando in pratica tutta l’abitazione.
Peccato non sappiano che nel frattempo a casa Pansardi stia accadendo di tutto…
Fratello Bartolomeo, dopo aver sparato il colpo fatale a Leonarda, nota che la donna si accascia a terra, nel sangue, con un’espressione serena in volto… farfuglia… “ecco l’ultima vita in onore dei miei figli… la mia” e a questo punto il Teutonico non vede più nulla… il buio… e poi la luce… si rivede d’improvviso nella casa della sua infanzia, in cucina, con sua madre che sta preparando qualcosa di buono per lui… sensazione di tranquillità, pace.. ma poi tutto sembra avvolto dalle fiamme e il volto della madre diventa molto simile a quello della Pansardi che lo guarda e ride… Bartolomeo, nonostante sia addestrato e dotato di volontà ferrea, a questo punto ha un cedimento e si ritrova nel panico: si risveglia dall’incubo ed è fuori dalla casa, disarmato, attorniato da villici inferociti che già stanno ferendo a morte gli ennesimi, sventurati, Conversi di Bastiano. A questo punto il Teutonico, quasi in preda ad una feroce crisi mistica, si flagella i polsi come può e inneggiando a Nostro Signore Gesù Cristo, insanguinato quanto basta, si getta nuovamente dentro la malefica abitazione, armato solo della sua incrollabile Fede…
Una volta varcato l’uscio si rende conto di trovarsi direttamente al piano interrato, nella stanza con le scritte insanguinate del rituale e vede davanti a se Fratello Benigno, grondante sangue, che con la sua spada tenta difficilmente di fronteggiare da solo quella che fino a poco prima era la vecchia Leonarda: ora ha le stesse sembianze fisiche, ha ancora la gamba insanguinata… ma è armata di una tremenda mannaia da cucina e quel che è peggio pare essere venuta in possesso di oscuri poteri sovrannaturali che le hanno donato una sovrumana agilità e forza oltre ai già provati poteri mentali… il tutto probabilmente dovuto al suo precoce Risveglio in una terribile forma di Morto… oppure al benevolenza della sua "Madonna Nera", chissà...
Nel mentre, gli altri hanno elaborato un piano: decidono di recarsi presso l’abitazione della Pansardi travestiti da francescani, insieme a Padre Cristoforo, dicendo ai folli villici di voler “salvare” la donna dai forestieri e poi invece, una volta entrati nella casa, recuperare i compagni e dare fuoco a tutto il resto. Il piano di travestimento sembra stranamente funzionare (anche se, per attuarlo, i nostri escono praticamente disarmati e senza armature…) e in breve tempo la comitiva arriva alla porta di casa Pansardi: qui Bastiano a stento trattiene le lacrime vedendo i suoi fedeli Conversi a terra, fatti a pezzi… e non è la prima volta, purtroppo… In ogni caso mentre Cristoforo e qualcuno dei suoi “veri” francescani rimane fuori a imbonire la folla, Michele, il Timperi e Bastiano entrano nella casa: qui subiscono la stessa allucinazione patita in precedenza da Bartolomeo e mentre l’Ingegnere e il Templare riescono a sopportarla e proseguono, giungendo infine al piano interrato, il povero Bastiano, forse anche provato per la morte dei Conversi, accusa duramente il colpo e fugge in preda al panico fuori dalla casa maledetta, senza avere la benché minima intenzione di rimettervi piede.
E quindi finalmente Benigno, Bartolomeo, Michele e Mario si ritrovano insieme, male armati, a dover affrontare il più temibile Morto (o quel che è…) che abbiano mai incontrato…

La "Madonna Nera" dei sogni di Leonarda Pansardi