Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale

Presepe zombi

Manuale per sopravvivere agli zombi (edizione in inglese ma c'è anche quella in italiano)


Il vostro Cartomante di fiducia augura Buon Natale a tutti i sinerequianti e non solo e suggerisce alcune simpatiche idee regalo (vedi sopra..) come il manuale di sopravvivenza agli zombi, indispensabile per ogni Cacciatore di Morti, o il simpatico (ma un tantino blasfemo, forse..) kit per la realizzazione di un presepe invaso da zombi di cui vi allego il link per lo scaricamento gratuito qua sotto... e ancora auguri..!

Papercraft Zombie Nativity Set

mercoledì 22 dicembre 2010

Alla Fattoria Belisardi

La casa colonica della Fattoria Belisardi,
poco fuori dalle mura cittadine di Rimini

Dopo qualche consueto giorno trascorso tra l’imprescindibile periodo di cura alla Misericordia di Via Ducale, i loschi traffici commerciali all’Emporio di Sante Baldelli e visite alle sedi dell’Inquisizione, della Rocca Templare e al vescovado, i nostri si riuniscono e decidono più o meno di comune accordo a animati alcuni da nobile spirito di solidarietà, altri dal miraggio dell’ennesimo lavoretto ben remunerato, di recarsi presso il podere, ora luogo di abbandono e di Morti, dove un tempo era la prospera Fattoria Belisardi, poco fuori dalle mura cittadine, al fine di bonificare la zona e restituirla al legittimo proprietario, ora confinato all’Albergo Aquila d’Oro, il fattore Alessio Belisardi e la sua famiglia.
Giunti sul posto guidando il loro vetusto ma fido autocarro Fiat il gruppo trova l’ampio podere in stato di evidente abbandono, essendo infatti da almeno 7-8 mesi che il fattore è stato costretto alla tragica fuga da casa, sotto l’attacco di un folto e famelico gruppo di cadaveri ambulanti…
La stranezza è che nel piazzale antistante la casa colonica sono evidenti diversi pezzi di cadaveri frementi, probabile indice di presenza di vivi nei pressi o all’interno dell’abitazione.
Durante le fasi esplorative del podere notano anche la presenza sia dei mezzi marcatamente della Fattoria, sia di altri due veicoli, una moto e un’automobile parcheggiati sul fianco della casa.
Ma mentre ragionano sul da farsi vengono avvisati a male parole dai nuovi occupanti abusivi della fattoria e gli viene intimato di andarsene sparando anche un colpo di fucile come funesto avvertimento. Inoltre dai pascoli, dal frutteto e dal vigneto antistanti iniziano ad emergere losche e barcollanti figure riconoscibili come Morti; fra queste spicca per velocità e urla temibili il cadavere semi nudo di una donna, la quale, brandendo due lunghi coltelli è subito addosso ai nostri.
Lo scontro non è dei più semplici e nonostante la donna venga alla fine mutilata più volte e resa inoffensiva, come altri sopraggiunti, lenti, cadaveri, lo sfortunato Padre Bastiano è oggetto delle sue “particolari attenzioni” e viene morso ferocemente alla fronte e ad una spalla, accusando ampie ferite sanguinanti e quasi mortali.
Il gruppo scegli quindi controvoglia di battere in ritirata, pensando bene di salvaguardare la vita del loro “condottiero”: la stampa locale infatti, essendo costituita univocamente dai frati inquisitori agostiniani, fornisce sempre grande risalto alle imprese del gruppo al servizio di Sua Eccellenza ma falsa leggerissimamente la verità per incentrare le imprese sulla figura dell’Inquisitore Bastiano, descritto come leader indiscusso del gruppo e denigrando allo stesso tempo l’opera di Fratello Remigio, Templare Errante, non tenendolo affatto in considerazione… ma questa è la libertà di stampa concessa in una piccola provincia alla periferia del Sanctum Imperium…
Passano altri 8 lunghi giorni durante i quali Fra Bastiano si rimette in forze ma accusa una inquietante cicatrice sulla fronte e gli altri alloggiano all’Albergo Aquila d’Oro, eccezion fatta per Fratello Remigio che presta servizio presso la Rocca Templare di Castel Sismondo addestrando i novizi; inoltre “vipera” Di Berra pensa bene, oltre a continuare costantemente le sue tratte all’Emporio, di far “blindare” il loro autocarro Fiat dal fabbro Stargiotti con delle grate in metallo applicate sulle parti vetrate.
Armati di coraggio e determinazione i nostri tornano alla carica verso il podere Belisardi; questa volta tentano di agire in sinergia fra loro ma la presenza di un ulteriore donna morta che si aggira nei locali accessori della fattoria e l’indisponenza degli occupanti della casa colonica che passano presto dalle male parole ai colpi di fucile, fa si che la loro azione si riduca in pratica ad un assalto frontale.
Anche questa volta le potenti doppiette a canne mozze dei due Cacciatori del gruppo fanno la differenza e ad uno a uno i rifugiati cadono e vengono macellati a dovere, come di consueto…
I nostri quindi, riportando solo lievi ferite di striscio, fanno un ricco bottino di armi da fuoco e munizioni e per una volta senza l’ombra della lunga mano della chiesa a sottrargliele… a meno che il Sotium Padre Bastiano, loro “capo”, non decida che sia il caso di aumentare ulteriormente le proprie credenziali confiscando il tutto in nome della Santa Inquisizione…

mercoledì 15 dicembre 2010

All'ex casa di cura "Villa Assunta", covo di Yuri Bogdanov

Ex casa di cura "Villa Assunta" in Via Roma a Rimini

Un manifesto propagandistico russo trovato nel covo dei banditi

In una gelida notte di Dicembre i nostri si dirigono, insieme a 4 Excubitores, nei pressi dell’ex Casa di Cura Villa Assunta, in Via Roma, nascondiglio del bandito Yuri Bogdanov e della sua banda.
Qui “vipera“ Di Berra decide di appostarsi per qualche tempo su un rudere circostante per osservare l’edificio attentamente dall’alto; nel frattempo Fratello Remigio, insieme agli Excubitores, tenta una difficile missione di mediazione verbale coi banditi barricati all’interno, facendo leva su ipotetici scambi fra gli ostaggi e la fidanzata di Yuri, Sofia, in realtà già morta e fatta a pezzi nella sua abitazione del Borgo San Giuliano.
Poco dopo i nostri, ad esclusione di Remigio che continua nella sua opera di mediazione – distrazione dei banditi, riescono rocambolescamente e rumorosamente a entrare nell’edificio.
Colgono di sorpresa un paio di banditi che vengono prontamente immobilizzati e tramortiti a dovere.
Riescono quasi subito a localizzare fortuitamente la stanza dove sono rinchiusi gli ostaggi, tappezzata di manifesti propagandistici russi, ma mentre iniziano a liberarli dagli impedimenti vengono attaccati in massa dal grosso dei banditi: uomini e donne non troppo addestrati e male armati, per lo più con vetusti Revolver e fucili… nulla a che vedere con le mortifere doppiette a canne mozze acquistate da “vipera” e Zonzini pochi giorni prima all’Emporio di Sante.
Lo scontro è relativamente breve e si risolve abbastanza facilmente ad appannaggio dei nostri incursori anche perché tutti vi partecipano, incluso Frate Bastiano con la sua Beretta 1934 e Fratello Remigio che, dall’esterno, coordina le azioni e le incursioni degli Excubitores e fa da tramite tra le forze in azione. Cade infine anche lo stesso Bogdanov, che si era lanciato in un disperato attacco all’arma bianca con la sua sciabola cosacca; ogni caduto viene repentinamente fatto a pezzi dai presenti, vivo o morto o svenuto o implorante pietà che sia… ma questa è l’unica legge che è ben chiara a tutti: “mors tua vita mea”.
Vengono reperite sul posto anche numerose armi da fuoco e proiettili, oltre che scudi e benzina, un’automobile e tre motociclette appartenenti ai banditi… tutto materiale utile alla Diocesi di Sua Eccellenza Mons. Valentini, ovviamente…

mercoledì 8 dicembre 2010

La bonifica di San Giuliano

L'ingresso alla chiesa di San Giuliano

Palazzo del Podestà e dell'Arengo, Piazza Cavour, Rimini centro,
sede della Domus Populi degli Excubitores


L a ferita di “vipera” non si rivela poi così grave come sembrava in prima analisi (tante grazie al Karma...) e quindi i nostri cinque continuano la loro opera di bonifica in quel del Borgo San Giuliano. Entrano in sequenza nei restanti tre edifici ad un piano a loro indicati e si limitano a fare a pezzi qualche Morto non particolarmente feroce, incassando solo qualche piccola ferita e o infezione causata dagli immondi morsi degli abominevoli e putrescenti cadaveri ambulanti, eccezion fatta per lo sfortunato Padre Bastiano il quale accusa una grave ferita in quanto morso per ben due volte alla testa…
In due delle quattro abitazioni da bonificare vengono rinvenute lettere o parti di lettere, importanti indizi (in seguito consegnati prontamente a Don Arturo, portavoce di Sua Eccellenza al vescovado riminese); una prima lettera pare essere la testimonianza di una donna suicida, tale Elide Canarecci, facente parte, forse, di una setta eretica denominata “Anime Candide”, probabilmente implicata nei delitti collegati al rapimento dei bambini mentre la seconda lettera, a firma di un certo Yuri, indirizzata presumibilmente alla sua fidanzata Sofia, ora Morta, fornisce indicazioni su una probabile operazione criminosa, con presa di ostaggi e rapina annessa, terminata con il rifugio dei malviventi in quello che dovrebbe essere un ex ospedale o qualcosa del genere…
L’ultimo edificio da esplorare e bonificare è la Chiesa di San Giuliano: anche qui i nostri trovano rovina, oscurità e morte. Fanno a pezzi un discreto numero di cadaveri, tra i quali probabilmente anche colui che era il prete di San Giuliano ed in fine richiamano i due sacerdoti lasciati fuori dal pericoloso borgo e i loro aiutanti laici perché comincino le opere di restaurazione dell’edificio religioso.
Ritornano poi al vescovado per rendere conto dell’operato a Don Arturo al quale vengono consegnate anche le due lettere e come pattuito la metà degli scudi trovati in missione (a parte qualche spicciolo, munizione e una Beretta del ’34 che Vito “vipera” Di Berra ed Ettore Zonzini tengono segretamente e rischiosamente per loro, andando poi dal buon Sante Baldelli all'Emporio della Stazione del Dazio per le consuete, losche, tratte di armi e di preziosi, rari, proiettili…).
Il portavoce del Vescovo in ogni caso corrisponde al gruppo la somma pattuita per il buon esito dell’incarico (100 scudi papali a testa) e anticipa che farà esaminare gli indizi derivanti dalle lettere sia agli Excubitores sia ai suoi Inquisitori, per trarne alcune conclusioni.
Passa un’altra settimana, fra addestramenti all’uso della spada per alcuni e giorni passati in Misericordia per rimettersi in forze e curarsi dalle infezioni contratte per altri.
In seguito i nostri vengono ricontattati dal vescovado per un altro incarico, cui si deve far capo alla Domus Populi, caserma degli Excubitores (coloro che fino al 1944 si chiamavano Carabinieri...), sita in Piazza Cavour, ai palazzi dell’Arengo e del Podestà.
Qui il gruppo parla con Anna Gamberini, una bella Excubitor poco più che trentenne, la quale d’ora in poi terrà i rapporti fra loro e la Domus Populi; a gestire la caserma è Don Mario, un Padre Semplice, mentre il Portavoce degli Excubitores è Martino Ghinelli, entrambi fanno con piacere la conoscenza del valoroso gruppo.
L’incarico non è dei più semplici: è stata localizzata in quel dell’ex casa di cura Villa Assunta, ora in stato di abbandono ma comunque all’interno delle sicure mura cittadine e quindi senza l’immediata minaccia di Morti in circolazione, la sede della banda del famigerato bandito russo, operante da mesi nella zona della città di Rimini, Yuri Bogdanov.
Yuri è un ex militare della temibile Armata Rossa il quale dopo il Giorno del Giudizio, non riuscendo più a tornare in patria, ha deciso di fare “fortuna” nella zona del riminese allestendo un gruppo di banditi assoldando i peggiori farabutti locali e mettendosene a capo.
Il problema è che ora, dopo l’ennesima rapina, si è barricato a Villa Assunta ed ha un gruppo di ostaggi, la sfortunata famiglia Andreini.
Il compito affidato ai nostri dagli Excubitores sarà quello di liberare gli ostaggi e arrestare o eventualmente uccidere Yuri Bogdanov e ogni componente della sua banda, requisendo il probabile alto numero di armi, munizioni, benzina, mezzi e quant’altro in possesso dei malviventi per restituirlo alla Diocesi riminese che, senza alcun dubbio, ne farà buon uso ridistribuendone le ricchezze alla popolazione…
Ma oltre a ciò i nostri sono sempre attesi dallo sfortunato fattore Belisardi che aspetta con ansia la liberazione del suo podere fuori città…
Cosa decideranno di fare..?

mercoledì 1 dicembre 2010

Al Borgo San Giuliano

Il Ponte di Tiberio,
collegamento fra il centro storico di Rimini e il Borgo San Giuliano



Sua Eccellenza Mons. Cristiano Valentini, Vescovo di Rimini, è contento di rivedere i suoi eletti nuovamente di fronte a lui, questa volta risanati dalla permanenza di una settimana in Misericordia.
Insieme al Vescovo di bianco vestito è presente un sacerdote, Don Arturo, suo fedele consigliere e funzionario, con il quale, d’ora in poi, i nostri avventurieri dovranno rapportarsi in quel del vescovado.
Insieme ai quattro compagni fuggiti dall’infernale disavventura di Cervia ora c’è un quinto elemento, un Cavaliere Templare.
Il Vescovo non perde tempo, narra in breve la situazione in cui versa la diocesi riminese e fa parlare Don Arturo per quanto concerne la trattazione economica dell’eventuale accordo di collaborazione fra il vescovado e gli avventurieri: in sostanza il vantaggioso contratto prevede 100 scudi a testa al termine di ogni missione andata a buon fine, metà della benzina e delle valute reperite (l’altra metà serve al vescovado…) più qualche extra da decidersi sul momento secondo l’infinita magnanimità di Sua Eccellenza; invece ogni arma, sia bianca sia da fuoco, ogni proiettili e tutti gli oggetti di valore dovranno essere consegnati in toto alla diocesi per ulteriori ricerche e accertamenti, diciamo così…
I nostri accettano “di buon grado” l’offerta di collaborazione e si fanno subito illustrare i dettagli della prima missione da portare a termine.
Scoprono che il loro compito è completare la liberazione del Borgo San Giuliano, giorni addietro parzialmente liberato dal contingente templare poi dirottato dal vescovado verso il pericoloso e infestato litorale marittimo…
Per i dettagli, ai nostri viene detto di recarsi presso la Rocca Templare cittadina, sita in quel di Castel Sismondo; qui parlano sia con l’austero Maestro Templare Augusto Morandi sia con il suo portavoce, Fratello Quinto, un Templare Adepto. Egli spiega che, oltre alla liberazione della zona centrale del borgo, la zona intorno alla chiesa, ora cautelativamente transennata con una robusta palizzata in legno, dovranno scortare due sacerdoti e 4 loro aiutanti laici i quali si dovranno insediare presso la chiesa per iniziare le opere di riparazione e di messa in sicurezza, necessarie dopo mesi passati sotto la barbarie dei Morti…
Si comincia.
Mentre i due Cacciatori, il Templare e il Frate si recano subito all’ultimo avamposto templare prima del borgo, sul Ponte di Tiberio, in attesa delle persone da scortare, il Sotium Bastiano si reca a far visita in quel del complesso monastico di Sant’Agostino, sede locale dell’Inquisizione; qui viene a conoscenza che i monaci stanno concentrando le loro indagini sugli insoliti rapimenti di fanciulli degli ultimi mesi e le relative stragi di famiglie… ma per ora il compito dei prescelti dal Vescovo riminese li porta a San Giuliano: ci sarà tempo e modo, forse, in futuro, per incarichi di tipo differente…
I nostri quindi decidono di far attendere i due sacerdoti e il loro personale al presidio templare sul Ponte Tiberio, mentre loro si recano pericolosamente all’interno della spartana palizzata che, in quel di San Giuliano, separa i vivi dai Morti…
All’interno devono in pratica esplorare e bonificare 4 edifici e la chiesa; entrano quindi nell’edificio più prossimo all’ingresso della palizzata.
La casa è abbandonata e in disordine, sporca, buia e con evidenti segni di secco sangue e odore di morte nell’aria…
Tutto sembra sotto controllo quando, all’improvviso, le loro torce elettriche illuminano un coltello trapassare una delle porte.. una volta, poi un’altra e un’altra…
Inizia lo scontro con una donna dai vestiti laceri, morta da tempo, armata di coltello serramanico; lo scontro sembra facile ma poco dopo un altro Morto appare sulla soglia di un’altra porta, un uomo con la testa in parte spappolata e marcia, armato di accetta.
Lo scontro si risolve per il meglio ma mentre Padre Pericoli si sta adoperando per curare le ferite di Padre Bastiano, l’unico lievemente ferito, un terzo cadavere fa capolino dall’esterno, con un’accetta in mano; viene fatto a pezzi con facilità ma il fato è sempre in agguato e succede che il Cacciatore Ettore Zonzini ferisce per errore con la sua spada, malamente, nello scontro, il suo compare, Vito “vipera” Di Berra. Il taglio sul collo che ne deriva è profondo, molto profondo… e zampilla sangue a intervalli regolari… ma per fortuna non è una ferita mortale, anche se comunque molto grave…



P. S. : rewind, diciamo che ci siamo fermati al momento in cui Ettore ferisce al collo "vipera"; ora egli, pur non avendo subito una ferita mortale che avrebbe permesso una prova di Distanza dalla Morte, può comunque effettuare una prova di Karma... potrebbe avere effetti molto meno dannosi se la supera positivamente... ma lo vedremo la prossima volta...


N. B. : per la prossima volta inoltre ho pensato di sperimentare il sistema semplificato, descritto nel manuale, applicandolo a certi tipi di combattimenti, tipo con i Morti più deboli e quando sono in numero decisamente inferiore a voi; si velocizza di un casino in quanto si estraggono solo Arcani Maggiori e si va di interpretazione dello scontro... si fa molto prima e si limitano sempre i danni per voi... infatti penso di usarlo solo negli scontri che sono palesemente facili per voi mentre in quelli con Morti o vivi più tosti restano le regole solite, più lento ma più dettagliato... che ne dite..? io proverei a far così giusto x velocizzare gli scontri più semplici e non perderci mezz'ora per ogni Morto Simplex... ciao, g

P.P.S : per rispondere al dubbio di alex, da Wikipedia... "L'invenzione della motosega si deve al tedesco Emil Lerp che nel 1927, sul monte Dolmar in Turingia, dopo un lungo e faticoso periodo di ricerca, progettò e testò il primo prototipo di motosega. Questa motosega segnò l'inizio della svolta epocale per gli utilizzatori, nonostante pesasse 58 kg e dovesse essere utilizzata da almeno 2 persone contemporaneamente. È solo nel 1952 che compare la prima motosega "da singolo", segnando un ulteriore passo avanti per il trattamento del legno..."