Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 30 marzo 2011

La setta, le visioni, la faggeta

La faggeta intorno a S. Sebastiano in Colle, teatro di inquietanti avvenimenti...

I metodi non proprio ortodossi e anzi piuttosto sadici dei due Soci Inquisitori Bastiano e Leonardo si rivelano comunque efficaci per estorcere la verità dalle labbra della giovane Lucia: lei e gli altri ragazzi facevano parte dei “Filii Luciferi” una famigerata setta satanica ramificata in tutto il territorio del Sanctum Imperium mentre Annaluce è stata prima sedotta e introdotta ai loro rituali e poi, quand’ella ne volle uscire, fu drogata, seviziata, resa folle e data volutamente in pasto al giudizio del Padre Castigatore e di Frate Eymich… e quindi, in pratica, portata sul rogo; pare, però che forse lo spirito della giovane sia in qualche modo rimasto presente nel luogo della sua ingiusta esecuzione e cerchi vendetta nei confronti dei membri della setta… il loro capo, Tonino, è probabilmente a casa del vecchio padre di Annaluce per qualche motivo che, secondo lui, potrebbe mettere fine alla questione.
Il gruppo decide allora di andare dall’anziano ma lo trovano in pessimo stato, malconcio e in affanno: Tonino, pochi minuti prima, lo ha selvaggiamente picchiato per sapere dove egli avesse seppellito le ceneri di sua figlia, per disseppellirli e porre per sempre fine alla sua vendicativa Presenza con qualche oscuro rituale.
I nostri giungono alla faggeta, dove indicato loro dal padre Luca e vi trovano Tonino intento a scavare… qua scorgono anche per qualche istante una eterea figura femminile manifestarsi vicino al capo dei Filii Luciferi e poi… Ettore Zonzini di colpo imbraccia la sua doppietta canne mozze e esplode due colpi fatali ai danni di Tonino, uccidendolo sul colpo.
Il Cacciatore di Morti spiegherà poco dopo di aver avuto come l’impressione di essere entrato in contatto con la spirito della defunta Annaluce, di aver rivissuto le sue sofferenze, di aver provato un odio incontrollabile verso Tonino e infine di aver avuto due inquietanti visioni: un Templare, forse uno dei due suoi compari, che viene trafitto da una freccia… e poi… una chiesa, probabilmente S. Sebastiano, che esplode e brucia…
In ogni caso il gruppo intuisce che lo spirito di Annaluce cerca vendetta e quando ritrovano anche il cadavere di Lucia, ultima dei Filii Luciferi, inspiegabilmente trafitta da una gamba di legno della sedia dove era legata, capiscono che la rabbia della giovane dovrebbe essersi finalmente placata.
Il giorno successivo incontrano l’Inquisitore Eymich il quale, pur apparendo piuttosto assente e quasi distratto, chiede conto pubblicamente delle loro indagini: il gruppo in sostanza dichiara che Annaluce, pur essendo stata all’interno della setta satanica, di fatto ne è stata suo malgrado una vittima… al che l’Inquisitore appare soddisfatto e laconicamente arringa la folla, attorniato da una dozzina di Conversi ben armati, dicendo che in ogni caso ora giustizia è stata fatta… e la volontà del Signore è stata rispettata…
Eymich quindi si congeda nuovamente dal villaggio, tornando verso la sua villa a 3km di distanza, lasciando il gruppo libero di fare quel che vuole, anche di andarsene per la sua strada…
Ma i nostri pensano di avere ancora molto su cui investigare, come il templare scomparso, fratello Benedetto, uno degli scopi iniziali e principali della loro missione in quel di S. Sebastiano in Colle; interrogano quindi gli esattori delle tre piccole Stazioni del Dazio, senza successo… poi succede un fatto inaspettato: un uomo incappucciato, a cavallo, brandendo una balestra, galoppa verso il gruppo e scocca un dardo colpendo l’armatura di Fratello Remigio (ancora sotto le mentite spoglie di Converso, ma con sempre la sua cotta di maglia addosso…).
Remigio è incolume e l’attentatore viene bloccato in quanto Ettore esplode 2 colpi di doppietta uccidendo sul colpo l’innocente cavalcatura dell’uomo; questo, interrogato sull’accaduto, appare subito fuori di se, farneticante, probabilmente folle oppure sotto l’effetto di qualche sostanza.
Continua, ad ogni domanda, a ripetere frasi sconnesse inneggianti quel che lui chiama “Dio della Carne”… in attesa del “Battesimo della Carne e del Sangue”… tutti moriranno e saranno il cibo perfetto per il “Dio”… e cose del genere… inoltre questo episodio sconvolge non poco Ettore, il quale pensa di aver visto avverarsi una delle visioni avute dallo spirito di Annaluce… e la prossima visione ad avverarsi dovrebbe essere la chiesa del paese in fiamme…

mercoledì 23 marzo 2011

Un Morto dopo l’altro, gli indizi, Lucia

S. Sebastiano in Colle, Piazza della Pietà, Chiesa di S. Sebastiano
La maschera da corvo ritrovata a casa del defunto Alfio

Fratello Michele riesce a estorcere col dialogo una importante dritta ad alcuni Conversi: pare infatti che la povera Annaluce fosse una ragazza dedita alla trasgressione e fosse, fra l’altro, in particolare intimità con un giovane del paese, Alfio il cacciatore. Quindi il gruppo si divide per indagare: mentre Fratello Michele e Padre Rivolta vanno all’abitazione di Alfio, Padre Bastiano, Ettore e Fratello Remigio vanno a Villa Bellavista, sita a circa 3 km dal centro di S. Sebastiano in Colle, per aggiornare Padre Eymich dei recenti funesti eventi verificatisi in paese… al cancello della villa però i tre si arrestano in quanto il Converso di guardia, dopo un breve dialogo, fa intendere che l’Inquisitore non vuole essere disturbato, in quanto sono ormai le 20 e lui, siccome anziano, si accinge al riposo notturno.
Alla dimora di Alfio, invece, gli altri due non hanno miglior sorte in quanto il giovane pare non essere in casa; Frate Rivolta allora pensa bene di andare a “interrogare” i vicini del giovane, una coppia di anziani, senza particolare fortuna: la coppia infatti non desta sospetti e nemmeno nella loro abitazione (perquisita piuttosto arbitrariamente intimando agli anziani di uscire di casa…) vengono ritrovate prove di alcun interesse per le indagini…
Nel frattempo si fa sera e mentre il gruppo si riunisce nuovamente alla “Locanda della Perpetua Provvidenza” per desinare e riposare, a notte inoltrata, poco prima dello scoccare dell’ora Notturna, tutti vengono svegliati a causa delle grida in strada: uscendo seguono la folla ed alcuni Conversi verso la Chiesa di S. Sebastiano dove la fioca luce delle lampade e delle torce elettriche riesce indistintamente ad illuminare il cadavere di un uomo, già Risvegliato in un Mortuus Simplex, infilzato sul crocifisso in ferro battuto posto sul tetto della Chiesa. Dal vociare della gente accorsa è semplice capire che si tratta del giovane Alfio.
Il gruppo allora si dirige alla sua abitazione, grazie ad un Converso di passaggio Padre Bastiano fa sfondare la porta e inizia a dare un’occhiata all’interno: qui vengono facilmente rinvenuti oggetti di un certo interesse… un paio di disegni raffiguranti diavoli e sacrifici di infanti, una maschera di cartapesta nera da corvo, una lunga veste nera ed un pezzo di carbone con cinque spilloni infilzati sopra.
Il giorno seguente il gruppo si divide nuovamente: Fratello Michele tenta di reperire altre informazioni dalla gente del popolo e dai Conversi, gli altri tentano prima di andare a conferire con Padre Eymich, senza successo (il Converso alla porta riferisce che l’Inquisitore non può riceverli ma che si recherà a S. Sebastiano fra qualche giorno per incontrarli) poi interrogano nuovamente il ferreo Padre Castigatore, Don Renzo, senza ottenere informazioni nuove o particolarmente importanti.
Fratello Michele invece riesce a sapere che il defunto Alfio aveva un gruppo ristretto di amici: Pietro (un cacciatore), Lucia (una ragazza piuttosto malvista ed ambigua), Adolfo (contadino, un “sempliciotto”) e Tonino (un 35enne giunto in paese dal profondo Sud, il quale racconta di essere un “Barone”…).
I nostri allora pensano di allestire una stanza all’interno della chiesa per interrogare tutti i ragazzi: però mentre si dividono per recarsi alle loro abitazioni e prelevarli contemporaneamente, scoppia l’ennesimo caos. Alla casa di Pietro infatti un Morto sta divorando il giovane cacciatore: e il panico aumenta quando il Morto in questione, un temibile Ferox con un pennato (una roncola...) che gli ha trapassato la testa, viene riconosciuto come Adolfo. Sia il gruppo sia i Conversi giunti sul posto riescono a fare a pezzi i due Morti (anche Pietro infatti si era Risvegliato come Simplex pochi minuti dopo il decesso…). Perquisendo la casa di Pietro vengono rinvenuti altri oggetti compromettenti: carbone, spilloni e una gonna nera da donna che i nostri riconducono probabilmente ad Annaluce. Il gruppo deduce, in ogni caso, che questi ragazzi, per un motivo o per un altro, stiano morendo ad uno ad uno e mentre fra il popolo aumenta la paura e la superstizione (qualcuno sostiene si tratti di una sorta di maledizione causata dallo spirito inquieto della strega blasfema Annaluce …), i nostri pensano di recarsi in tutta fretta alle case degli ultimi due giovani sospettati.
Mentre Tonino pare non essere in casa, Lucia viene colta sulla porta della sua abitazione: Fratello Remigio ed Ettore Zonzini la bloccano repentinamente e la portano forzatamente verso la Chiesa del paese per interrogarla, senza fare a meno di notare che la giovane ha sul volto i segni evidenti sia di una certa innegabile ansia sia di percosse e maltrattamenti fisici subiti, probabilmente, di recente… le indagini sono forse ad una svolta..? Mah…

Un Pennato o Roncola

mercoledì 9 marzo 2011

San Sebastiano in Colle

San Sebastiano in Colle

La giovane Annaluce, accusata di stregoneria e bruciata sul rogo

Napoli, Marzo 1958: il gruppo decide di partire alla volta dello sperduto paesino campano di San Sebastiano in Colle quanto prima anche perché i circa 160 km di distanza da Napoli da percorrere imporranno comunque una notte da passare in viaggio, in un territorio selvaggio, montuoso, boscoso, disabitato e non bonificato dai Morti come quello dell’entroterra lucano.
I nostri decidono di accettare il consiglio del Maestro templare napoletano D’Aiello, che ha suggerito loro di camuffarsi come un gruppo composto da due Soci inquisitori e tre conversi, per destare meno sospetti una volta giunti al paese.
Ettore si mette subito al volante del furgoncino in prestito dai templari ma a causa sia della strada impervia e ricca di tornanti in salita sia per la sua guida non proprio da manuale succede che dopo circa 80 tormentati km di viaggio il mezzo sbanda e finisce con le due ruote di sinistra in un fosso ai margini della stradina sterrata; e così mentre i due nerboruti templari Remigio e Michele tentano ripetutamente e con grande sforzo di rimettere il furgone in strada, Ettore rimane alla guida, sbagliando ancora diverse manovre e i due Soci stanno di vedetta… fatto sta che dopo lo spavento causato da un cane di passaggio, Padre Leonardo Rivolta vede distintamente un decomposto essere in avvicinamento: per fortuna il Morto non causa troppi problemi alle lame affilate dei due frati domenicani e in fine il gruppo riesce a ripartire.
La notte viene trascorsa, sempre su indicazione del Maestro D’Aiello, in una delle numerose case sparse che i templari, ritenendole sicure, segnano con una croce bianca sulla porta d’ingresso; all’interno trovano viveri e una doppietta e fra qualche chiacchera e una veloce medicazione al torace di Padre Leonardo, rimasto lievemente coinvolto nello scontro col Morto, si arriva all’alba del giorno dopo.
Passata qualche altra ora a bordo del furgone i nostri giungono in prossimità della palizzata difensiva che cinge il piccolo borgo di San Sebastiano e scorgono subito un nero fumo alzarsi dal centro abitato; all’ingresso Padre Bastiano si fa riconoscere e gli viene subito spalancato il cancello d’ingresso. Egli intuisce inoltre che il fumo altro non può essere che quello di un rogo umano… ad aprire il portone ligneo è un converso armato fino ai denti che indica subito la Piazza della Pietà come luogo dove i Padri inquisitori forestieri dovrebbero recarsi per avere informazioni su ciò che sta avvenendo nel paesino.
Il gruppo, giuntovi, vede avvampare le ultime fiamme sul corpo morente di una giovane ragazza: la folla morbosa sta a guardare, così come, da un piccolo palco, un folto gruppo di conversi e fra loro la torreggiante figura ammantata di un Inquisitore.
Dalla folla un uomo anziano, Luca, si fa avanti e, sconvolto, accusa il frate inquisitore di essere un assassino, avendo fatto bruciare sul rogo ingiustamente sua figlia Annaluce.
A quel punto l’inquisitore si fa avanti e ognuno dei nostri lo riconosce istantaneamente: si tratta del famigerato Padre Eymich, una sorta di leggenda vivente per l’inquisizione, un frate le cui indagini sono famose ma anche avvolte nel mistero, un uomo di cui molto si è detto e molto si è sentito dire… e di cui ognuno dei nostri ha una sua personale opinione: c’è anche chi lo ritiene un personaggio losco e forse radiato dalla stessa inquisizione… in ogni caso Leonardo e Bastiano garantiscono agli altri la grandezza di questo personaggio… o almeno così dicono…
In pratica Eymich fa subito sfoggio della sua oratoria e incarica il gruppo, riconosciuto come inquisitori erranti e conversi, di giudicare la questione: hanno una settimana di tempo per stabilire se il vecchio Luca, padre della presunta satanista Annaluce, abbia ragione o torto.
Eymich promette giustizia in ogni caso, punendo i colpevoli che i nuovi inquisitori giunti a San Sebastiano, dovranno giudicare e stabilire…
Il gruppo inizia così le sue indagini, non dimenticando in ogni caso il vero scopo della missione: scoprire che fine ha fatto il templare scomparso della Rocca di Napoli, Fratello Benedetto e capire chi, di fatto, si sia instaurato nel paese al posto dei precedenti Cacciatori di Morti che lo difendevano… e a giudicare da quanto visto per ora, probabilmente questi sono Frate Eymich e i suoi conversi…
I nostri parlano rispettivamente con i popolani, con il vecchio Luca, suo figlio Ernesto, fratello della povera Annaluce, il Padre semplice della Chiesa locale, Don Luciano e il Padre Castigatore Don Renzo: vengono a conoscenza di diversi elementi… Annaluce era una giovane problematica, con alle spalle il dramma di una madre che, morta e risvegliata, rischiò di ucciderla… inoltre pare che la ragazza girasse sovente di notte, in amicizia con molti Conversi… nella sua camera rinvengono tracce di sangue… Don Renzo, un pugno di ferro della fede, in piena sintonia con Eymich, rivela di aver personalmente trovato la giovane per strada, nuda, coperta di sangue, bestemmiante, con croci rovesciate e stelle a 5 punte incise sulla pelle… il religioso è stato subito dell’idea che lei si fosse carnalmente congiunta col demonio… e da qui al processo sommario e al rogo il passo è stato fin troppo breve…
Inoltre accade che, la notte stessa, mentre il gruppo si accinge a dormire alcuni conversi di ronda scoprono l’ennesimo accadimento blasfemo: sulla fiancata della chiesa è stata scritta col sangue una frase incompleta che inneggia ad una presunta vendetta di un anima in pena, con tanto di coinvolgimento di infanti… basta poco per accendere la superstizione in un piccolo paesino del sud… e subito si crea il panico… molta gente infatti crede che sia un segno che lo spirito della “strega” Annaluce sia tornato per uccidere e vendicarsi…
Come se non bastasse la mattina seguente alcuni boscaioli tornano in fretta a San Sebastiano raccontando a un paio di Conversi di aver trovato il cadavere di un bimbo steso nel bosco di faggi appena fuori dal borgo: anche il gruppo dei nostri vi si reca e può vedere il piccolo, già risvegliatosi come Mortuus Larvalis, muovere famelicamente le mandibole…
Aumenta maggiormente la tensione e la superstizione in paese… “Annaluce si prenderà i nostri figli..!” urlano alcune donne… e in questo clima non proprio idilliaco i nostri si trovano a dover proseguire le loro indagini…

mercoledì 2 marzo 2011

Processi, arrivi e partenze

La Stazione Ferroviaria di Rimini
La Stazione di Napoli
Il processo comincia in una piovosa, fredda mattina di inizio Marzo ’58, nella Sala del Giudizio, presso il Vescovado riminese. Qui si trovano riuniti il Tribunale Vescovile presieduto da Mons. Valentini, quello Inquisitoriale presieduto dal Magister Pasolini, oltre ad una folta schiera di Templari capeggiati dal Maestro Morandi, il fido Notaio giunto per l’occasione dal capoluogo bolognese, Dott. Masi Degli Uberti, il tutto di fronte ad un’assemblea-giuria scelta dallo stesso Vescovo, composta da Excubitores, ufficiali della Sancta Militia, Preti, Frati e Inquisitori, per assistere alle testimonianze dei vari imputati e in fine giudicarli.
I quattro vengono ascoltati uno alla volta, privatamente: il primo a varcare coraggiosamente la soglia del tribunale è Ettore Zonzini, poi in sequenza prestano le loro dichiarazioni Padre Bastiano, Vito Di Berra e in fine Fratello Remigio.
Nella tarda mattinata i vari interrogatori sono pressoché conclusi e poco prima di sera i nostri vengono richiamati all’interno della Sala del Giudizio per i verdetti che, in sintesi, sono i seguenti:
- Per Ettore, purtroppo, viene confermata l’accusa di favoreggiamento in omicidio, viene quindi licenziato dall’impiego al Vescovado, dovrà pagare 300 scudi di ammenda e similmente ad un bifolco accusato di bestemmie o bassi reati del genere dovrà trascorrere forzatamente ben 5 giorni nella scomodissima e umiliante “Gabbia del Pentimento” allestita in Piazza Cavour, rannicchiato, semi nudo, incatenato ed esposto alle intemperie, al freddo ed al pubblico ludibrio, dopo i quali potrà comunque restare in città liberamente;
- Padre Bastiano, invece, viene pienamente assolto da entrambe le accuse pendenti su di lui ma, in ogni caso, essendo stato comunque coinvolto in un processo, viene licenziato dall’incarico al Vescovado, anche se potrà rimanere in servizio presso la sede inquisitoria agostiniana della città;
- A Vito Di Berra tocca forse la punizione più marcata, venendo riconosciuto colpevole di tentato omicidio ma tenendo in considerazione tutte le attenuanti del caso, viene licenziato dal Vescovado, gli viene revocato il “Foglio di Via” (dovrà quindi consegnare alla curia ogni arma da fuoco e mezzi a motore e non avrà più il diritto ad usarli…) e gli viene “suggerito” di allontanarsi per sempre dalla città di Rimini, chiudendo in questo modo la delicata questione;
- Remigio, in fine, viene assolto dall’eccessiva accusa di stregoneria ma viene ritenuto colpevole di aver apertamente contrastato la “Captivitas Intellecti” e quindi anche per lui si profila il licenziamento dal Vescovado, oltre a 5 giorni di preghiera e “pentimento” nella Cappella vescovile per le affermazioni fatte ,ma potrà comunque restare con i Fratelli templari della Rocca di Castel Sismondo, mettendosi a disposizione del Maestro Morandi.
Passano le giornate… la stampa agostiniana pubblica in prima pagina l’assoluzione di Bastiano e le condanne più o meno gravi dei suoi compagni… Ettore trascorre in “Gabbia” quanto pattuito… e Vito “vipera” Di Berra, amareggiato per non dire altro, saluta poche persone e lascia la città, portando con se la sua fedele spada, cercando sopravvivenza e fortuna altrove lontano da qui…
In questi giorni a Remigio viene affiancato un nuovo Templare Errante, particolarmente abile di spada (sulla cui lama sta scritto un monito latino di Ezechiele che parla di “furiosissimo sdegno” e altre frasi di grande impeto guerresco…) appena giunto alla Rocca che d’ora in poi lo aiuterà nel suo percorso al servizio della Chiesa e della Giustizia; invece, in quel di S. Agostino, il Magister Pasolini pensa bene di affiancare a Padre Bastiano, ormai ritenuto da molti quasi un eroe cittadino, un giovane Sotium, per consolidare il potere di Dio e dell’Inquisizione ovunque ce ne sia la necessità…
Fra tutte queste novità accade che, congiuntamente, Templari e Inquisitori riminesi riuniti, affidano al nuovo gruppo composto da 2 Templari, 2 Inquisitori e l’unico Cacciatore Ettore, una missione molto delicata: recarsi presso la Rocca Templare di Napoli, al Maschio Angioino, per colloquiare col Maestro D’Aiello relativamente ad una questione da risolvere in un paesino sperduto dell’entroterra campano.
Il gruppo quindi sale sul primo, costoso, treno per Napoli e dopo poco più di dodici ore di viaggio arriva nel vivace capoluogo campano.
Qui, pagato il consueto, salato, Dazio alla Stazione, i nostri ammirano brevemente le bellezze di una Napoli fortificata ma sempre di grande fascino… e giungono poco tempo dopo di fronte al Maschio Angioino.
Si fanno ricevere, trascorsa una breve attesa, dal Maestro D’Aiello, il quale, dopo un rapido preambolo e i saluti di rito, illustra loro la situazione: dovranno recarsi in quel di S. Sebastiano in Colle, un paesello a circa 160 km da Napoli, nel centro dei boschi della Lucania, zona semi disabitata e selvaggia.
Un mese fa egli ha inviato un templare in incognito a investigare, che non ha fatto più ritorno… si parla di un borgo tranquillo, bonificato, ma dal quale i Cacciatori che lo avevano liberato insieme ai Templari se ne sono improvvisamente andati, per qualche ragione… ora pare che altri Cacciatori o comunque altri uomini armati siano stanziati al villaggio e i Morti non si fanno più vedere nei paraggi… fatto piuttosto strano… ma S. Sebastiano è ben lontano da Napoli e solo poche comunicazioni sono intercorse fra le due realtà… quindi il Maestro D’Aiello chiede al gruppo di recarsi al villaggio e investigare sull’accaduto e sul templare scomparso, possibilmente in incognito, onde destare meno sospetti possibile…

Il Maschio Angioino, Rocca Templare napoletana