Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

venerdì 30 marzo 2012

Cunicoli

I cunicoli scavati sotto Nardò

Il gruppo, interpretate alla meglio le numerose mappe catastali, si appresta quindi all’ingresso dei cunicoli sotterranei poco fuori le mura di Nardò; qui scova facilmente un vecchio portone di legno semi nascosto da rovi e sterpaglie, chiuso da un poco sicuro, arrugginito, lucchetto.
L’ingresso è polveroso e buio e fra Fausto pensa bene di usare la sua lanterna schermabile; alla testa del gruppo Fratello Benigno, armato di spada e scudo, insieme ad Ettore mentre a chiudere le fila padre Bastiano.
L’avanzata è lenta e ci si rende subito conto che sotto Nardò si dirama un vero e proprio labirinto di cantine e cunicoli con varie biforcazioni; la tattica del Templare di Frittole però sembra ovviare a questo problema.. svoltando sempre nella stessa direzione, a sinistra, seppur magari dilungandosi, non si può che esplorare completamente le grotte fino a tornare al punto di partenza.. o almeno questa è la speranza dei nostri… ma del resto i templari sono riconosciti da tutti come maestri di tattica.
E così si parte… ci si imbatte dopo una mezzora in una botola sul soffitto, probabile ulteriore ingresso ai cunicoli da una delle case del paese.. e si prosegue.. poi si odono mugolii lontani, probabile lamento di un Morto.. e si ignorano.. successivamente ci si imbatte in uno slargo dove è presente un grosso bancale chiazzato di sangue.. qui ci sono catene e un armadietto contenente vari coltelli e attrezzi pseudo medici realizzati grossolanamente.. il gruppo inizia a pensar male.. che sia la traccia tangibile di nuovi orribili rituali..? o peggio..? mah..
Fatto sta che poco più avanti si oltrepassa un’altra botola senza accedervi e poi si odono in lontananza ulteriori mugolii e vociare riconducibile a Morti.. ma questa volta l’aspetto inquietante è che sembrano decine contemporaneamente… e si tira oltre, sempre svoltando solo a sinistra..
Giungono poi in prossimità di un ulteriore bancale simile al precedente ma questa volta scorgono da lontano un corpo fremente che si dimena incatenato.. è il povero Don Ferrino, orribilmente mutilato del braccio destro, palesemente risvegliatosi in simplex…
I sospetti ora si fanno concreti e si rivolgono contro il maledetto pseudo frate Cosimiro e la sua evidente colpevolezza e o follia… avendo egli eliminato l’unico religioso che in qualche modo aveva avuto modo di collaborare col gruppo…
Ma il peggio deve ancora arrivare.. e non tarda molto…
Uno slargo più grande degli altri fa giungere il gruppo in prossimità di un orrore mai visto ne immaginato: legata ad una lunghissima e fragile catena si dimena una creatura partorita dall’incubo.. intorno ad una grande testa di legno raffigurante San Paolo sono riunite le membra frementi di decine di cadaveri, busti, braccia, gambe e teste.. una macchina di morte e distruzione bramosa di carne viva e tenuta insieme da catene, spranghe e fil di ferro, un ammasso di putredine orrendo e feroce, il tutto a formare una rozza figura antropomorfa alta più di tre metri.
E’ innegabile il terrore che provoca questo essere nel gruppo: tutti ne rimangono segnati ma ognuno reagisce diversamente.
Padre Bastiano è impietrito dalla paura, ricordando il passato, la sua indagine nel napoletano in quel di San Sebastiano in Colle e la similare creature, il “Dio della Carne”, creata dal pazzo Inquisitore Eymich…
Fratello Benigno si piazza coraggiosamente di fronte alla belva con spada e scudo e incoraggia il titubante Ettore a fare altrettanto, imbracciando la sua doppietta.. e il Cacciatore, grazie alle parole dell’amico, si fa forza e agisce; il Gesuita fra Fausto invece sembra profondamente scosso.. ma trova la forza nella fede e subito si genuflette e inizia ferventi orazioni e rosari, probabilmente per invocare l’aiuto del Signore..
In pochi secondi accade che il colossale Morto è addosso al gruppo: la lotta è dura e feroce.. Benigno viene subito ghermito e ferito ripetutamente dai morsi delle innumerevoli bocche fameliche sparse su tutta la creatura.. anche perché stranamente questa pare essere improvvisamente stata avvolta dalle fiamme…poi anche Bastiano, riavutosi dal trauma iniziale, partecipa alla lotta.. e viene anch’egli preso di mira dalla bestia e ferito.. in ogni caso, grazie anche alla doppietta letale di Ettore e alle preghiere del Gesuita toscano, dopo un lungo duello l’agglomerato di Morti viene definitivamente smembrato e reso inoffensivo.
Dopo un poco i nostri si riprendono..
E mentre finiscono l’esplorazione delle infauste cantine incontrano anche un Morto legato all’ennesimo bancone operatorio, che pare corrispondere alla descrizione dello scomparso Padre Vito da Molfetta, il Gesuita inviato dalla diocesi barese che li aveva preceduti nelle indagini..
Ora si ragiona.. e si tende una trappola al maledetto Cosimiro, principale sospettato di tutti questi orribili, blasfemi e sanguinosi accadimenti: mentre Benigno e Fausto torneranno in superficie a chiedere spiegazioni, se non altro sulla scomparsa di Don Ferrino, Bastiano ed Ettore staranno nei cunicoli, in attesa che il sedicente francescano si faccia vedere la sotto, per catturarlo ed interrogarlo a dovere...

giovedì 15 marzo 2012

“Il curato non se ne cura, il ragioniere non ragiona, Santo Paolo non perdona”

Santo Paolo

Fratello Benigno da Frittole forse in cuor suo non si aspettava di poter rimanere a colloquio privato con il decano padre Ferrino così su due piedi e quindi tentenna, cincischia e non riesce a instaurare un dialogo sullo scetticismo del vecchio parroco, in ogni caso sempre molto poco loquace.
Fatto sta che in breve tempo tornano tutti: Fra Fausto dalla confessione con Gualdo.. Bastiano, Ettore e Cosimiro insieme a quella pia donna di Maria.
Comincia la cena, molto frugale e ricca di discorsi teologici e sui motivi che hanno portato a Nardò i nostri.. fino a che Maria non ha uno dei suoi momenti di fede, di contatto diretto con il patrono Santo Paolo.. e così tende la sua mano tremula fino a sfiorare la spalla del vicino Ettore, mormorando “ Ecco, Santo Paolo ti ha guarito..” ed il Zonzini, scettico Cacciatore, inizialmente cerca quasi di allontanare in modo energico la donna… ma poi si tocca la spalla, leggermente ferita durante il viaggio e inizia a guardare sbigottito i suoi compagni… effettivamente pare che si senta meglio.. ed è piuttosto confuso su quanto accaduto.. incerto su cosa sia successo.. ma non più sicuro del fatto che la donna sia un’emerita cialtrona.. ed in effetti questo accadimento viene interpretato e commentato da tutti i presenti..
Cosimiro grida all’ennesimo miracolo così come Don Gualdo.. Ferrino annuisce in silenzio.. Bastiano inizia a porre il dubbio che la donna sia veramente una guaritrice.. e si interroga su eclatanti casi dibattuti da sempre dalla chiesa, come Giovanna d’Arco.. o Bernadette di Lourdes… chissà.. Ettore continua a massaggiarsi la spalla e a dire che si sente meglio mentre Fra Fausto e il Templare Benigno sembrano rimanere piuttosto scettici.
In ogni caso la cena si conclude, il gruppo non carpisce nessuna informazione sul gesuita scomparso e la sua equipe e i tre religiosi e Maria si ritirano a pregare per la grazia appena ricevuta.
Poi mentre Fausto parla con alcuni Excubitores presenti e Bastiano riaccompagna a casa la giovane Maria, Benigno insiste con Don Ferrino, offrendosi di accompagnare il malfermo prete nella sua stanza; in questa occasione il templare riesce finalmente a dialogare col parroco.
Egli conferma velatamente il suo scetticismo.. un anno fa chiamò anche l’Inquisizione per indagare sulla carismatica Maria e i suoi miracoli… ma il messo inquisitore venne, interrogò e se ne andò molto in fretta, lasciando tutto come prima.. a poche settimane dopo giunse in paese padre Cosimiro, il quale sembrò subito favorire e incentivare gli episodi di fede, o suggestione collettiva, che si sviluppavano sempre di più intorno a quella ragazza che diceva di parlare con San Paolo.. una strana coincidenza, secondo Ferrino..
In ogni caso Benigno chiede al prete di fingersi indisposto, cosicchè l’indomani sarà Fausto il Gesuita a prendere il suo posto per celebrare la funzione, per cercare di osservare da vicino Cosimiro durante la sua famigerata predica.
Nella notte tutti dormono tranquilli.. tranne proprio il Gesuita toscano, tormentato da visioni oscure, incubi vecchi e nuovi…
Alla mattina ci si prepara subito per la consueta e sentita messa, alla quale partecipa la quasi totalità di Nardò.
Fausto è dietro l’altare al fianco di Cosimiro e Gualdo, la gente si accalca per i primi posti, dove siede ovviamente Padre Bastiano; Ettore si aggira in fondo alla chiesa mentre Benigno sceglie di stare a gironzolare fuori per vedere se proprio tutti sono alla messa o qualcuno se la risparmia…
A parte qualche intoppo dovuto alla apparentemente insolita caduta a terra di un pesantissimo candelabro in metallo, si arriva alla agognata predica di Cosimiro: si parla di vera fede, di nuovi giusti, di fratellanza, comunione.. ma anche di impostori che siedono sui troni del potere della Chiesa e di Morti che non devono essere temuti dai giusti ma solo dagli empi…
La folla acclama ogni sua parola.. ma poi si alza in piedi Maria e con voce stridula, quasi innaturale, inizia una delle sue comunioni con San Paolo.. alle prime parole sia Bastiano sia soprattutto Fausto restano come impietriti dal terrore, forse vittime della tensione palpabile oppure di un delirio collettivo..
La giovane dice di essere San Paolo.. egli sta per giungere sulla terra.. e sarà benevolo con le persone pure di cuore... ma con le persone empie di peccati si dimostrerà come un terribile, vendicativo, distruttore… Santo Paolo non perdona…
Poi cade a terra e poco dopo si riprende, confusa…
La folla ora si spreca in grida di pentimento, miste a gioia.. una fervida fede mistica, preghiere e rosari collettivi di ringraziamento al santo e a Maria… tutta normale amministrazione qui a Nardò.
Nel frattempo Benigno si imbatte in uno dei pochi non presenti alla funzione, tale Renato Piscopo, un allevatore di polli che abita ai margini del paese.
Costui è palesemente una persona dal precario equilibrio mentale.. ossessionato dalle sue “belve”.. i gatti che gli divorano i polli di notte.. ma nella sua follia menziona alcuni rumori notturni provenienti dalle cantine.. dettaglio che non sfugge a Benigno… il quale pensa bene di andare ad esaminare la cripta del cimitero, ora adibita ad archivio di documentazione amministrativa e catastale, per cercare qualche riferimento a documentazione utile sui principali edifici cittadini.
Anche gli altri tre, dopo il trauma della funzione e di Maria, escono all’aperto e girovagano per Nardò.
Fausto va al forno, dove colloquia con la coppia che lo gestisce, altri due fanatici di Maria, miracoli, San Paolo, ecc. e nota che con loro c’è un povero derelitto, un uomo con un grave handicap, probabilmente un pesante ritardo mentale… la coppia lo tiene, definendolo una “povera pecorella smarrita”, da pochi mesi trovato alle porte del paese e qui accolto come un fratello…
Padre Bastiano invece nota che tra il paese e la montagna è presente una zona annerita del terreno, probabile sede di fuochi per bruciare sterpaglie, immondizia, Morti.. o anche Vivi.
Alla cripta Benigno riesce, in un paio d’ore di estenuante studio, a fare una curiosa scoperta: tra la 1° e la 2° guerra in paese vennero costruiti tutta una serie di tunnel e cunicoli sotterranei per motivi di sicurezza, una sorta di vera e propria città sotterranea.
Il templare preleva il faldone di documentazione e lo porta con se alla locanda, dove tutti, verso sera si ritrovano.
Qui si discute a lungo sulle varie informazioni..
Anche in questa indagine i nostri iniziano a sospettare che sia in atto una branca della Santa Inquisizione molto probabilmente corrotta... anche se Padre Bastiano sembra, ovviamente, dubbioso al riguardo..
Si rimembrano inoltre molte delle precedenti missioni, affidate al gruppo dagli alti prelati un po’ in tutto il Sanctum Imperium e oltre..
E si conviene che in effetti, al di la delle missioni più o meno dichiarate e o sbandierate, in fondo a loro sono sempre passati per le mani libri antichi, potenti, oscuri e proibiti.. poi sempre consegnati alle competenti autorità ecclesiastiche.. e quindi persi di vista.
Dal manoscritto del folle inquisitore Eymich, scritto con l’alchimista greco Lopulayos.. alla “Pseudomonarchia dei Demoni” della setta demonolatra attiva fra Firenze e Ravenna… al memoriale della “Saponificatrice di Correggio”, Leonarda Pansardi, con le sue ricette blasfeme a base di sangue umano, tratte dal “Gatto Pazzo”, folle libro di pozioni scritto in francese.. fino al recente “spartito rituale” austriaco, tanto agognato dalla diabolica Mano del conte Walbert di Castel Wagrain, per altro mai rinvenuto...
Che siano forse tutti collegati in qualche oscuro modo fra loro..? Oppure che ce ne siano altri sulla strada del gruppo..? E per quale motivo..? Mah…
In ogni caso i nostri esaminano anche congiuntamente i documenti della cripta: dopo un’altra lunga ora di studio i nostri riescono a mettere insieme mappe e documenti che, seppur incompleti, sembrano descrivere con chiarezza tre ingressi ai tunnel sotterranei: uno nella chiesa, uno da un accesso poco fuori Nardò e uno da una botola nella cantina di una casa vicino alle porte del paese.
Da qui proseguiranno probabilmente le loro nuove ricerche…

Il Ballo di San Vito


Salsicce fegatini
viscere alla brace
e fiaccole danzanti
lamelle dondolanti
sul dorso della chiesa fiammeggiante

vino, bancarelle
terra arsa e rossa
terra di sud, terra di sud
terra di confine
terra di dove finisce la terra

e il continente se ne infischia
e non il vento
e il continente se ne infischia e non il vento
Mustafà viene di Affrica
e qui soffia il vento d'Affrica
e ci dice tenetemi fermo
e ci dice tenetemi fermo

ho il ballo di S. Vito e non mi passa
ho il ballo di S. Vito e non mi passa

La desolazione che era neela ser
s'è soffiata via col vento
s'è soffiata via col rhum
s'è soffiata via da dove era ammorsata
Vecchi e giovani pizzicati
vecchie e giovani pizzicati
dalla taranta, dalla taranta
dalla tarantolata
cerchio che chiude, cerchio che apre
cerchio che stringe, cerchio che spinge
cerchio che abbraccia e poi ti scaccia

ho il ballo di S. Vito e non mi passa
ho il ballo di S. Vito e non mi passa

dentro il cerchio del voodoo mi scaravento
e lì vedo che la vita è quel momento
scaccia, scaccia satanassa
scaccia il diavolo che ti passa
scaccia il male che ci ho dentro o non stò fermo
scaccia il male che ci ho dentro o non stò fermo

A noi due balliam la danza delle spade
fino alla squarcio rosso d'alba
nessuno che m'aspetta, nessuno che m'aspetta
nessuno che mi aspetta o mi sospetta

Il cerusico ci ha gli occhi ribaltati
il curato non se ne cura
il ragioniere non ragiona
Santo Paolo non perdona

ho il ballo di s. Vito e non mi passa
ho il ballo di S. Vito e non mi passa

Questo è il male che mi porto da
trent'anni addosso
fermo non so stare in nessun posto
rotola rotola rotola il masso
rotola addosso, rotola in basso
e il muschio non si cresce sopra il sasso
e il muschio non si cresce sopra il sasso

scaccia scaccia satanassa
scaccia il diavolo che ti passa
le nocche si consumano
ecco iniziano i tremmori
della taranta, della taranta
della tarantolata...



(Vinicio Capossela, Il Ballo di San Vito)

giovedì 8 marzo 2012

Miracoli

I segni della fede a Nardò


A Galatina i nostri iniziano la prima fase delle loro indagini, con domande sul vicino paese di Nardò, sul fenomeno del Tarantismo e su Padre Cosimiro, rivolte principalmente al locandiere ma anche al locale padre semplice, Don Spalletti, col quale dialoga privatamente l’Inquisitore Bastiano.
Lasciata trascorrere la nottata, il gruppo, poco dopo l’alba, lascia la camionetta in paese, noleggia un umile carretto con cavalli e parte in direzione Nardò: il viaggio è come sempre molto scomodo ma almeno non troppo lungo e in un paio d’ore sono a destinazione.
Qui scorgono subito le tipiche casette di pietra bianca, un’alta mura di cinta, il campanile di una chiesa e un vicino e desueto cimitero; ed è proprio da questo luogo che decidono di iniziare a dare un’occhiata.
Il cimitero è in totale, ovvio, stato di abbandono e incuria, poche lapidi malmesse, erbacce e croci torte, oltre ad una piccola cripta in muratura, ora adibita a deposito di scartoffie e documenti risalenti a prima del Giorno del Giudizio, vetuste carte dell’amministrazione comunale, planimetrie catastali ingiallite, ecc.
Alla vicina unica porta di accesso vengono accolti da tale Enzo, portavoce degli Excubitores, il quale è sorpreso e orgoglioso di ricevere Templari e Inquisitori di rango nel suo paesino della più sperduta provincia pugliese e si prodiga nel fornire loro una presentazione di Nardò.
Segnala la chiesa nella piazza centrale, la Chiesa dell’Angelo di Giustizia, dove risiedono i due padri, il semplice, l’anziano decano Don Ferrino e il castigatore, Don Gualdo; poi la presenza della sua caserma Excubitores, un ottimo forno, una umile locanda ma anche e soprattutto la presenza di un grande e fervente predicatore che risiede in paese, il Padre francescano Cosimiro e dei grandi miracoli e prodigi di veggenza che la giovane Maria, una tarantata, dimostra ormai quotidianamente a tutti i paesani e forestieri
E così i nostri iniziano a muoversi per il paese, dividendosi e facendo esperienze e domande in giro.
Fausto e Bastiano vedono “l’umile dimora” di Cosimiro, in pratica l’ex municipio, sorvegliata da un Excubitores; Ettore e Benigno vanno in locanda e chiedono varie opinioni sulle manifestazioni di fede quasi miracolose palesate in loco, su Maria, ottenendo consensi e acclamazioni ferventi e venendo a sapere che ogni mattina Cosimiro celebra una messa dove, oltre alle sue convincenti prediche, si presenta anche la giovane tarantata, la quale spesso entra in comunione con San Paolo stesso e vi dialoga, o almeno così si dice…
Nel frattempo Bastiano e Fra Fausto si recano presso la Chiesa nella piazza centrale, dove notano che l’edificio è decorato con molteplici icone di santi, in particolare San Paolo e che fuori ci sono alcune donne che pregano inginocchiate sulla nuda terra e snocciolano rosari… come umile prova di fede e penitenza; qui dialogano coi due padri, Gualdo e Ferrino ma, mentre il castigatore appare felice e convinto dei miracoli e della fede che abbondano a Nardò, anche attraverso i riti della Taranta e le invocazioni a San Paolo, il decano Ferrino appare leggermente più scettico.. o forse solo molto più vecchio, malconcio e meno incline a discutere coi forestieri... in ogni caso Fausto combina un invito a cena per la sera, per approfondire i temi trattati anche alla presenza di Cosimiro.
Fuori dalla chiesa, mentre Fausto si genuflette in un lungo momento di preghiera, Bastiano ha modo di incontrare il francescano insieme alla famigerata Maria, oltre ad altre persone intente in atti di devozione; la giovane tarantata punta subito l’Inquisitore e mentre si inchina per baciargli le mani ha un fremito e un sussulto.. cade preda di una delle sue mistiche visioni.. trema .. e poi, come in trance, inizia a sussurrare che San Paolo le ha parlato e le ha detto che la madre di Bastiano è in cielo, nella grazia di Dio e che veglia sempre sul figlio Bastiano e lo ama… poi la giovane donna cade a terra e poco dopo si riprende.
La gente intorno si segna, prega e grida all’ennesimo miracolo di Maria.. l’ennesimo dialogo con Santo Paolo… la grazia, la fede, ecc. e Frate Cosimiro consiglia a tutti i popolani di vedere, credere e pregare.
Dal canto suo Bastiano, seppur colpito dalle parole inaspettate della donna e pur benedicendola magnanimamente di fronte a tutti, in cuor suo nutre seri dubbi e sospetti sull’effettiva veridicità miracolosa o presunta tale di quanto accaduto.
Si arriva quindi alla sera, alla cena e qui il gruppo vorrebbe approfondire alcune teorie con il poco loquace ma più scettico Don Ferrino, quindi Fra Fausto impegna Don Gualdo in una inconfutabile richiesta di confessione mentre Ettore e Bastiano riescono a fatica a tenere a bada il carismatico e quasi logorroico Cosimiro e a distrarlo un minimo, così che Benigno abbia la fugace opportunità di poter scambiare 4 parole privatamente con l’anziano Padre semplice Ferrino…