Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 30 maggio 2012

Morti alla tenuta Odescalchi

Morti alla tenuta Odescalchi

E così Padre Bastiano allestisce velocemente, insieme a Fra Fausto e al Dott. Mantelloni, una stanza per l’interrogatorio dello stalliere Ivano, ormai ritenuto più che colpevole, mentre Benigno ed Ettore restano insieme all’Odescalchi e agli altri abitanti della tenuta, mantenendo volutamente una situazione ad alta tensione.
L’interrogatorio dell’Inquisitore Bastiano è, come sempre, un’escalation di violenza, passando dal dialogo pacato, alle accuse, alle minacce per finire alle percosse… calci e pugni affibbiati sapientemente dove fanno più male.
Dopo una lunga sessione Ivano, pur non confessando nulla apertamente, fa intuire il suo coinvolgimento all’Inquisitore e in maniera anche spavalda, fra un pugno in bocca e uno all’inguine, è lui quasi a minacciare spudoratamente il domenicano e i suoi uomini, dicendo che il suo “Re” li tiene d’occhio e a breve li potrebbe uccidere tutti, inviando una delle sue creature abominevoli, probabilmente una di quelle creature chiamate “Scannatrici”, sempre implicate nei delitti delle Croci di Sangue, per prendersi ciò che brama, il libro del Bianco e del Nero, gelosamente custodito nelle braghe da Fratello Benigno.
Fra Fausto a quel punto intuisce chi potrebbe essere questo Re.. il Re Nero che tormenta da mesi le sue notti dense di incubi sempre più profondi e reali…
Lo stalliere in ogni caso viene messo agli arresti seduta stante e mentre Bastiano si accinge a procedere con altri sadici interrogatori a tappeto di buona parte dei presenti, ormai tutti sotto accusa, accade che uno dei suoi Conversi, appostati fuori di guardia, avvista una paio di Morti barcollanti che si stanno dirigendo verso la villa.
La questione è solo una seccatura, risolta in pochi colpi di doppietta dagli uomini di Bastiano; ma poi si iniziano ad avvistare molteplici piccoli gruppi di Morti provenire lentamente verso la tenuta Odescalchi da ogni direzione: quindi sia i Conversi sia i tre della sorveglianza sia anche Benigno e Bastiano stesso (seppur con estrema riluttanza), si gettano nella battaglia di difesa della villa da questo insolito attacco massiccio portato da una trentina di Morti contemporaneamente, cosa mai vista in queste zone, ritenute anzi vagamente sicure…
Si sprecano molti proiettili preziosi, ci si impegna in furiosi corpo a corpo.. ma alla fine i Vivi hanno decisamente la meglio, anche perché gli attacchi letali di Benigno (seppur caduto goffamente da cavallo durante la sua carica…) e Bastiano si fanno sentire.
Il gruppo interpreta questo attacco come un segno della potenza del cosiddetto Re Nero, probabilmente in grado di controllare o comunque influenzare i Morti, almeno secondo i nostri…
Si valuta quindi se barricarsi in villa per aspettare l’ormai certo arrivo delle terribili Scannatrici.. oppure darsela a gambe finchè è ancora giorno.. magari formando una piccola carovana in direzione della limitrofa Bracciano, cittadina sicuramente più sicura della tenuta ma distante almeno un’ora da questa.. però da Bracciano si potrebbe prendere un treno che in poco tempo porterebbe tutti a Roma… quindi si temporeggia non poco per decidere al meglio il da farsi… senza contare che lo spaventato principe Odescalchi non transige su alcune condizioni.. o gli vengono fornite armi e munizioni.. oppure un paio di Conversi in più.. altrimenti lui e tutti i suoi seguiranno il carretto dei nostri fino a Bracciano e Roma, se necessario, in quanto la paura di restare soli, in villa e scarsamente armati è troppa, dopo il massiccio attacco di Morti appena visto.

mercoledì 23 maggio 2012

Lo stalliere, il pozzo, la cuccia


I nostri pensano di adottare una strategia di spionaggio per stanare il misterioso colpevole: uscendo dal pozzo si recano da Francesco Odescalchi e lo aggiornano sugli sviluppi delle indagini, poi, dopo cena, ufficialmente si ritirano a letto nelle loro stanze ma, in realtà, ognuno si apposta in zone diverse della foresteria, per tenere d’occhio da più lati il principale sospettato, lo stalliere Ivano.
Ed in effetti, a notte inoltrata, Ivano viene visto, da Ettore per primo, uscire di sottecchi dalla sua stanza, eludere agevolmente sia il turno di guardia del Colonnello Benincasa, sia i cani da guardia appositamente sguinzagliati (per altro addestrati dallo stesso Ivano…) ed infine sgattaiolare dentro Villa Odescalchi.
A quel punto Benigno ed Ettore lo seguono in villa, mentre Padre Bastiano si impegna con la sua oratoria per distrarre la già comunque abbastanza blanda ronda di sorveglianza, mentre fra Fausto rimane appostato nella foresteria, a snocciolare rosari e preghiere, come suo solito in queste particolari circostanze…
Il templare di Frittole si dirige al piano superiore della villa, mentre Ettore entra dal piano inferiore e infilandosi nel montavivande, sale fino alla cucina, sorprendendovi lo stalliere.
Questi viene colto da Ettore con tre bottiglie vuote in mano, la camicia sporca di vino e molte pallide scuse riguardo a cosa stia realmente facendo a quell’ora di notte…
In ogni caso il Cacciatore Zonzini riconduce, sotto minaccia della sua doppietta carica più che delle parole, lo stalliere Ivano fino alla foresteria, informando anche il Benincasa, visibilmente contrariato, della inefficienza della sua ronda.
Ma Ettore e Padre Bastiano non fanno in tempo a chiedere ulteriori spiegazioni allo stalliere che questi, riaccompagnato celermente da Giuseppe della sicurezza fino alla sua stanza, vi si chiude dentro a chiave; per cui ogni tentativo di interrogatorio forzato deve essere rimandato, con sommo rammarico del democratico Inquisitore Bastiano…
E così la notte fa scorrere le suo ore più piccole…
A questo punto Ettore e Bastiano cedono al sonno, Benigno rimane appostato all’interno del primo piano della villa mentre Fausto si piazza nella latrina esterna, per tenere d’occhio il retro della foresteria, forse pensando che Ivano possa uscire una seconda volta, magari dalla finestra…
Ma sia Benigno sia Fausto non notano nulla di strano fino alle prime luci dell’alba, quando la campana dell’allarme suona nuovamente nella tenuta Odescalchi: la cuoca Adelaide è disperata in quanto il giovane Costantino, secondogenito del principe, è sparito…
Il gruppo allora si ricompatta e ragiona sul da farsi: si sospetta subito una fine tragica per il giovane disabile.. e l’istinto oltre che i sospetti portano i nostri a decidere di scendere per prima cosa nuovamente nel vecchio pozzo, luogo antico e culla di mistero…
Qui, Fratello Benigno in testa, si nota davanti alla porta che fa accedere alla cappella una cosa ambigua: si vede, nelle fioca luce delle torce, come una corda tesa, una specie di rozza trappola… Benigno non ci casca ed entra guardingo… per essere subito assalito da un feroce Costantino, pallido, esangue, in versione morta e risvegliatosi probabilmente in un orribile Mortuus Atrox, a giudicare dalla sua estrema, famelica bramosia di carne viva.
Il Templare Adepto sferra colpi precisi e micidiali che, uniti sia alla lama pressoché infallibile del però sempre restio alla violenza Bastiano, sia alle fucilate del cecchino Zonzini, riducono in pezzi il Morto in breve tempo, facendo riportare ai nostri solo qualche sporadica ammaccatura alle loro armature.
Inoltre, risalendo dal pozzo, Fausto pensa bene di andare a cercare il libro scomparso nel canile, luogo di lavoro di Ivano, stalliere ma anche addestratore dei cani della tenuta: nella cuccia del più grosso mastino, Toro, (stanato dalla sua cuccia grazie alle grandi e antiche tattiche templari di Benigno) viene infatti rinvenuto il libro del Bianco e del Nero.
Il Gesuita di Firenze “sente” però che il libro è stato da poco letto.. e ciò vuol dire che qualcuno vi ha versato sopra del sangue… probabilmente quello del povero Costantino, rinvenuto poco prima esangue e con evidenti tagli alle braccia e alla giugulare.
Ora i nostri decidono di aggiornare tristemente l’Odescalchi dell’accaduto e valutano attentamente il da farsi per interrogare e torchiare a dovere il presunto e ormai quasi inconfutabilmente colpevole stalliere Ivano…

giovedì 17 maggio 2012

La Rosa Bianca e il Veleno Nero

Il vecchio dipinto della tenuta...

Prima della mattina degli interrogatori, nel cuore della notte della morte del principe, Benigno aveva provato anche a tentare di tornare nella stanza di Odescalchi per prelevare il libro secondo lui più insolito e sospetto, quello dalla copertina bianca e nera, senza scritte.. ma aveva trovato la libreria aperta e il libro mancante… qualcuno evidentemente lo aveva di poco preceduto.
La mattina successiva si parte con gli interrogatori, eseguiti separatamente e tenuti sia dallo stesso Benigno, sia ovviamente dall’Inquisitore Bastiano.
Dopo lunghe ore dove vengono raccolte molteplici testimonianze, i nostri restringono il campo dei sospettati sostanzialmente a 3 soli individui: l’arrogante colonnello Benincasa, reo di aver quasi offeso Bastiano durante le deposizioni, la seducente Olimpia, rea di aver innescato losche tresche carnali più o meno con tutti e lo stalliere Ivano, sospetto in quanto Bastiano ed Ettore notano stranamente i suoi pantaloni sporchi di fango nonostante siano molti giorni ormai che non piove…
Inoltre, sia il fango dello stalliere, sia i sospetti che da tempo Fra Fausto nutre riguardo al vecchio pozzo della tenuta Odescalchi, fanno si che il gruppo, avvisato preventivamente padron Francesco Odescalchi, il primogenito del defuinto principe, decida di scendere a dare un'occhiata nelle profondità del pozzo in disuso.
Senza dimenticare alcuni altri importanti avvenimenti..
Nel pomeriggio Ettore si apparta per alcune ore con la bella Olimpia, dicendo di doverla “controllare”…
I Conversi di Bastiano girano in continuazione tenendo d’occhio un po’ tutti i presenti…
Il notaio Mantelloni esamina i libri contabili degli Odescalchi e scopre inconfutabilmente alcuni evidenti ammanchi erariali, dovuti, secondo la dichiarazione di colpevolezza di Francesco, alle ingenti spese per la difesa dei territori dai Morti, fatta privatamente in quanto il Sanctum Imperium pare non occuparsi particolarmente di quella regione del Lazio…ma a tal riguardo le valutazioni dei nostri divergono.. Benigno promette equità di giudizio e possibilità di regolarizzare, previo pagamento delle somme dovute, la situazione finanziaria della tenuta, mentre Bastiano sembra più propenso e intenzionato a tenere una linea molto più rigida ed esemplare, onde dare un esempio di come si punisca chi trasgredisce la legge nel Santo Impero…
In ogni caso il gruppo scende nel vecchio pozzo: qui si nota subito una vecchia e rovinata scritta in latino, TIMEO HOMINEM UNIUS LIBRI, ovvero “Temo l’uomo di un solo libro”…
Una volta giunti in fondo, a parte una spanna di fango e acqua stagnante, il gruppo scorge una porta sorretta da arcate in pietra.. aperta e proseguito oltre ci si ritrova in una sorta di antica cappella cristiana, similarmente a quanto rappresentato nel vecchio dipinto raffigurante la tenuta..
Questo ambiente è costituito da mura di pietra e al centro uno spartano altare.. ma è sul soffitto l’elemento più rappresentativo.
Si vede un antico affresco, databile probabilmente intorno all’anno 1000, come la cappella: dopo un primo studio i nostri riescono a venire a capo del recondito significato dell’affresco, basandosi sia sulle loro personali conoscenze sia su quanto avvenuto e scoperto sin ora alla tenuta Odescalchi…
L'affresco raffigura la leggenda del Libro “Rosa atque Venenum”:
Una parte –la Rosa bianca- fu scritta da un monaco amanuense ed ispirata dallo Spirito Santo per
intercessione si San Cipriano, l’altra –il Veleno nero- fu invece consegnata da uno spirito
infernale ad uno stregone che ne aveva ottenuto i favori. I due libri, contenenti le rivelazioni
degli spiriti divini e demoniaci, furono unificati in uno solo per volere degli spiriti stessi perchè
la forza dell’uno controllasse quella dell’altro e nessuno potesse prevalere.
Il tomo risultante venne dato in custodia ad un guardiano che fece erigere allo scopo la cappella
dove venne custodito per secoli.
Le altre raffigurazioni dell'affresco descrivono il modo di leggere le pagine del libro che
altrimenti sono completamente bianche o completamente nere: versando il proprio sangue sulle
pagine bianche appariranno per breve tempo scritte rosse, mentre per leggere il le pagine nere
occorre versarvi il sangue di una vittima…
Così ora il gruppo si interroga se aspettare in agguato quaggiù il presunto colpevole, oppure agire ancora sotto copertura, sperando che questo venga allo scoperto, magari cadendo in fallo…

L'affresco della cappella...

mercoledì 9 maggio 2012

SOLO – 0705

 Uno scorcio della tenuta Odescalchi a Bracciano

Dopo cena, Fra Fausto e Padre Bastiano si dirigono verso le rispettive stanze nella foresteria, per prepararsi per la notte; in questo frangente Bastiano ne approfitta anche per chiedere conto ai suoi Conversi di cosa hanno scoperto nel pomeriggio sugli abitanti della tenuta, ottenendo numerose indiscrezioni al riguardo. Invece Ettore e Fratello Benigno si accingono a fare la guardia allo studio del principe Odescalchi, il quale, come detto, dovrà trascorrere una dura nottata di studio, per poi rivelare molte cose al templare; ma accade che poco prima di iniziare la guardia i due iniziano a sentirsi innaturalmente stanchi e assonnati.. e crollano sulle poltrone, drogati dal sonnifero che lo stesso principe ha somministrato loro durante la cena.. e le sue ultime parole sono “Scusate, ma ho dovuto farlo.. scusate.. scusate.. ma ho dovuto..” E iniziano a trascorrere le prime ore della notte.. Fino a che i nostri odono distintamente il suono di una campana, a notte inoltrata, segno inequivocabile di pericolo: la tenuta è in agitazione, tutti si accalcano d’innanzi alla porta di Achille Odescalchi, ormai Morto e Risvegliatosi, pallido e chiazzato di sangue. Benigno, coraggiosamente, si fa avanti per immobilizzare il Morto e studiarne le inattese cause di morte.. oltre che per rivalersi di essere stato ingannato. La lotta è più difficoltosa del previsto: il fu Odescalchi infatti maneggia piuttosto abilmente un ascia e colpisce più volte l’armatura del templare, ammaccandola. Benigno da Frittole, però alla fine riesce a disarmare il principe e a immobilizzarlo a terra: a un primo esame congiunto si può constatare che l’uomo è probabilmente deceduto per dissanguamento, causato da numerose flebotomie praticate sulle braccia e polpastrelli ed in parte anche frettolosamente medicate. Il primogenito, Francesco Odescalchi, furibondo, grida all’omicidio e chiede subito alle autorità ecclesiastiche presenti (per altri motivi) di trovare un colpevole e punirlo in maniera esemplare; i nostri quindi iniziano ad indagare, coadiuvati anche dal capo della sicurezza, il colonnello Benincasa. Nello studio di Achille Odescalchi ci sono numerose tracce di sangue, attrezzi per praticare flebotomie e diverse librerie, di cui una chiusa a chiave; il gruppo indaga e Bastiano vede che stranamente c’è del sangue anche in prossimità del tubo di interfonazione usato dal principe per un ultima chiamata di aiuto al maggiordomo Piergiorgio, quando era ormai in fin di vita, probabilmente. Benigno allora ci infila una mano dentro e trova alcuni fogli accartocciati insieme ad una piccola chiave. I fogli sono manoscritti dal principe, in punto di morte: si parla di grandi scoperte e conoscenze acquisite dal nobile durante lo studio del suo oggetto, un antico libro.. ma Achille è criptico e confuso nella sua esposizione e lascia al gruppo molti dubbi sulla questione. Inoltre si rinviene anche un piccolo foglietto con la scritta SOLO oppure 0705, a seconda del verso di lettura… dal significato oscuro. La chiave invece apre la libreria chiusa: qui ci sono molti libri degni di nota che il gruppo esamina attentamente: un’antica Bibbia miniata, l’albero genealogico della famiglia Odescalchi a cui mancano alcune pagine, una copia del Sine Requie del Dott. M. Pelagatti (libro subito additato come eretico dall’Inquisitore Bastiano), un curioso libro con una copertina bianca e una nera, costituito da sole pagine bianche all’interno, un libro di storia e mitologia etrusca, un libro illustrato in tedesco a tema nazionalsocialista ed un libro di anatomia in latino. Di sicuro una biblioteca ben fornita… I nostri iniziano quindi, poco prima di ricoricarsi, a elucubrare molteplici teorie sulla relazione della morte del nobile con questi libri particolari… ma in ogni caso pensano bene di richiudere tutto nella libreria e tenersi la chiave. L’indomani, si decide di aggiornare Francesco Odescalchi e di tenere una sorta di informale interrogatorio a tutti i presenti nella tenuta; comincia Padre Bastiano che, forse anche affascinato dalla ragazza, piuttosto appariscente, comincia a colloquiare tranquillamente con la bella Elena, compagna di Francesco…

giovedì 3 maggio 2012

Pace armata

 Il borgo di Bracciano
 
Dopo una breve pausa di caos calmo in quel di Rimini, il gruppo si ritrova coinvolto in una nuova missione, ma questa volta, prima dell’ennesima partenza, si dipanano aspre polemiche, veleni e diatribe più o meno velate fra il templare Benigno e l’inquisitore Bastiano, accusato selvaggiamente (ai limiti di un violento turpiloquio…) di essere al corrente di molte più informazioni di quel che dice pacatamente di sapere… Ciò è forse dovuto anche al fatto che, mentre Benigno rivela apertamente le informazioni giunte dal suo sacro ordine in merito alla missione che li attende, Bastiano è più criptico nelle sue esposizioni, timoroso e probabilmente conscio del fatto che, in certe particolari situazioni e circostanze, una parola è poca e due sono troppe… In ogni caso la permanenza riminese ha fruttato a Padre Bastiano l’evidente e rinnovata stima della Santa Inquisizione di cui fa parte, in quanto al domenicano vengono elargiti ben 5 ulteriori Conversi, in sostituzione dei numerosi precedenti uomini, sempre morti di morte violenta… La nuova missione, data sempre dalla branca di inquisizione operante nella diocesi romagnola, dovrebbe essere inerente ad un’indagine prettamente di tipo fiscale, di controllo erariale, relativamente ad una nobile e facoltosa famiglia laziale, gli Odescalchi, sita in quel di Bracciano; il vescovo laziale, Mons. Scopello, ha infatti contattato Padre Bastiano, famigerato indagatore riminese noto in tutto il Sanctum Imperium, per chiamarlo a dare una sistemata ai conti apparentemente irregolari del ricco principe Achille Patrizio Odescalchi, accusato di frode fiscale nei pagamenti delle decime. Mons Scopello, infatti, non vorrebbe di certo disturbare la vicina Santa Diocesi di Roma e con essa il Reverendissimo, Sommo Inquisitore, Gregorio Santarosa in persona, per non mettersi in cattiva luce ai suoi potenti e onniscienti occhi. E per questi motivi Scopello ha scelto di rivolgersi al più lontano e discreto Padre Bastiano.. o almeno questa è la missione secondo la versione di Bastiano e dell’Inquisizione. Ma Benigno invece parla apertamente con i suoi compagni, litigando appunto furiosamente con Bastiano, in quanto il Maestro Templare gli ha dato ulteriori informazioni attraverso una lettera scritta dallo stesso Achille Odescalchi, il quale chiede segretamente l’aiuto di un vecchio amico templare (Fratello Michele da Bracciano, ora ad Avignone, ex membro dei nostri, amico del principe laziale…) per estrema urgenza di colloquiare con persone fidate, avendo il principe rinvenuto un antico cimelio storico familiare, che potrebbe essere oggetto di attenzioni da parte di molti, un oggetto, quindi, molto importante e potente.. del quale però non viene data ulteriore descrizione. Ma Bastiano continua a non confermare ne a smentire ogni ulteriore ragionamento di Fratello Benigno.. ed in questo clima di pace armata, dove però anche Fra Fausto ed Ettore sembrano comunque più inclini a seguire la linea di pensiero del templare di Frittole, il gruppo sale sul primo treno in direzione lazio. Il viaggio è insolitamente tranquillo, ma non certo breve; giunti a Bracciano un paio di carrozze attendono i nostri, la scorta di Odescalchi per portarli alla sua villa, poco fuori dal centro urbano di Bracciano; un paio di carrozza in quanto Bastiano, per sicurezza, ha scelto di portare con se in questa indagine tutti i suoi uomini, dai 5 nuovi Conversi al solito Dott. Mantelloni, il fido Notaio. Il gruppo giunge in una ulteriore mezzora alla tenuta Odescalchi e viene fatto accomodare in una ampia e comoda foresteria; qui si fa la conoscenza del maggiordomo Piergiorgio, della bella cameriera Rebecca, di origine etiope e del primogenito Francesco Odescalchi, che accoglie il gruppo e lo informa che il padre, debilitato, sta riposando e li riceverà a cena, per parlare l’indomani, di tasse e conti… Dopo qualche girovagare e qualche domanda di rito in giro per la tenuta, si giunge a cena: qui è presente il principe Odescalchi a capo tavola, dall’aspetto emaciato e pallido, oltre al figlio Francesco e alla sua compagna Elena, al secondogenito e ritardato figlio, Costantino Leone, alla corpulenta cuoca Adelaide… la cena scorre piacevolmente, per quanto possibile.. i nostri sono li sempre per un rognoso controllo erariale, del resto.. Il principe infatti rimanda alla seguente mattina l’esame dei libri contabili.. In un momento di calma, poco dopo cena, Fratello Benigno, riesce a colloquiare privatamente con Achille Odescalchi.. l’ansioso principe viene edotto della situazione.. egli dice che ha bisogno di una ulteriore nottata per venire a capo dell’oggetto che ha rinvenuto e studiarlo.. poi potrà mostrane i frutti al templare.. ma Benigno, memore di precedenti esperienze, ottiene almeno di poter fare lui stesso da guardia alla porta dell’Odescalchi, per quella notte, onde tentare di limitare i possibili problemi di furti e agguati mortali alla persona del principe…