Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 22 febbraio 2012

Tarantati

(e così, archiviato il leggendario “Nevone del 2012” che si è abbattuto anche sulla nostra riviera, siamo finalmente tornati a giocare…)


La "Taranta"

Il gruppo pensa bene di archiviare (o così almeno crede…) il caso della diabolica Mano, andandosene dal Reich, dall’Austria, da Castel Wagrain e dai suoi oscuri avvenimenti, dopo una nottata passata tranquillamente, o quasi.. visto che Fra Fausto lamenta ancora incubi e visioni notturne che riguardano la malevola entità a 5 dita, forse ora giunta misteriosamente in quel di Parigi, o almeno così sembra…
Come già detto, invece, la versione ufficiale della Gestapo sarà tendente a limitare la parte palesemente sovrannaturale della questione per favorire i riferimenti più concreti, un ladro particolarmente brutale, omicida e senza scrupoli… tutto molto più semplice da spiegare, in fondo.
Anche se, dopo tutto, l’impressione nei cuori e nelle anime di ognuno dei nostri è che la faccenda della Mano sia ben lungi dall’essere chiusa e archiviata con successo… ma tant’è.
E così, fra ripensamenti e dubbi di ogni tipo, il gruppo torna lentamente verso casa, nel Sanctum Imperium, in romagna, a Rimini.
Qui, come spesso avviene, le cose non sono poi tanto diverse dal solito, con il Vescovo Valentini, il Magister Pasolini e il Maestro templare Morandi a tirare le fila di una città di provincia.
Trascorrono diverse settimane, durante le quali il gruppo impegna il tempo come meglio crede, diviso fra i rispettivi ordini religiosi, addestramenti più o meno riusciti, furiose preghiere, ecc.
Degno di nota è poi l’addio al gruppo di Fratello Michele da Bracciano: il templare infatti, causa ordini superiori (o almeno questa è stata la sua breve spiegazione…) è in partenza per la Piccola Italia, diretto alla Rocca Templare di Avignone… e quindi per un tempo lungo e imprecisato le loro strade reciproche si separeranno.
Ma non tarda ad arrivare il momento di una nuova chiamata: il Vescovo infatti riceve i nostri per l’ennesima volta.
Il Valentini è felice di annunciare che le loro gesta, nel bene e nel male, sono ormai famose in tutto l’Imperium e si vocifera che i giornali le abbiano dettagliatamente descritte anche in quel della Città Eterna, Roma; anzi, pare che lo stesso Pontefice Massimo ne sia stato colpito positivamente…
Del resto ormai Padre Bastiano l’Inquisitore è una figura stimata e temuta in lungo e in largo… lui e i suoi validi “sottoposti”… forse qualche templare avrebbe qualcosa da obiettare al riguardo.. ma del resto il fatto che la stampa sia leggerissimamente condizionata ormai è cosa nota e risaputa…
In ogni caso la nuova impresa che i nostri si dovranno sobbarcare li porterà in terra di Puglia: qui infatti il reverendissimo Cardinale Benedetto Ducci, a Bari, li attende per una perigliosa indagine, della quale vorrà parlare di persona ai nostri, una volta giunti sul posto.
Quindi si parte nuovamente, in questa metà di Febbraio di fine anni ’50, in direzione Bari, via treno.
Il viaggio pare essere infinito, ma almeno è tranquillo.
A Bari, si recano subito a colloquio col porporato: il cardinale Ducci li accoglie e spiega loro l’incarico.
Dovranno recarsi fra i paesini di Galatina e Nardò, alla ricerca di una precedente squadra di uomini che il Ducci aveva inviato e che non ha più fatto ritorno.
La squadra era capeggiata da tale Padre Vito da Molfetta, un Gesuita e la sua equipe. Egli doveva indagare su certi strani esorcismi, anche quesi folkloristici, perpetrati all’ombra del mito della “Taranta”, il ragno che ottenebra anima e corpo… e per i quali erano giunte strane voci al cardinale di Bari, voci che parlavano di riti pagani, da estirpare.. di uno strano frate francescano a Nardò, tale frate Cosimiro, il quale forse li favoriva.. o almeno tutto ciò meritava di essere opportunamente documentato e poi valutato attentamente dalla diocesi barese, in attesa di agire in qualche modo per porre rimedio.
Ma Padre Vito e i suoi non hanno più fatto ritorno… o almeno.. a Bari è arrivato solo un pacco contenente del materiale: una lettera del gesuita, un diario, fotografie e una bobina video con le riprese degli esorcismi…
Il gruppo visiona accuratamente tutta la documentazione, ricca di immagini forti relative a vari episodi di tarantismo e di tarantati in azione… e si scambia varie opinioni al riguardo; poi, ottenuto un furgone dalla diocesi, parte per Galatina, destinazione “Cavallino Bianco”, ostello dove Padre Vito alloggiava, per le prime domande del caso.
Il viaggio verso la piccola cittadina pugliese è un vero e proprio inferno: strada dissestata, buche, Morti, Ettore che guida in maniera pessima ed esce persino di strada, bucando una gomma, ferendosi e danneggiando tutto e tutti… un disastro.
I nostri sono quindi anche costretti a passare una notte a metà strada in una casa segnata dalla croce bianca lasciata dai templari, segno che il luogo è (o era…) sicuro.
L’indomani, verso il tardo pomeriggio, finalmente giungono a Galatina e senza tanti convenevoli, fanno il loro ingresso oltre la palizzata che protegge la città; qui iniziano a scambiare qualche domanda agli abitanti, stupiti di vedere fra gli altri un Templare Adepto e un Frate Inquisitore insieme nel loro paesino sperduto…
Galatina è governata da un Padre semplice, tale Don Antonio, coadiuvato da un manipolo di Excubitores e da qualche volenteroso cittadino; il “Cavallino Bianco”, per la verità un ex cinema, è l’unico, spartano ostello del paese e i nostri iniziano proprio da li le loro indagini…

Alcune delle immagini e delle riprese fatte dall'equipe di Padre Vito da Molfetta