Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 27 febbraio 2013

Carovane e beduini

Guerrieri Imohag


I nostri decido in fine di organizzare una finta carovana per attirare le attenzioni dei guerrieri Imohag in piste meno battute e danno quindi ordine all’infido Bonomo di organizzare il tutto, pagando profumatamente (con l’oro gentilmente messo a disposizione da Ramesse e Imhotep) uomini e merci.
Nel giro di mezza giornata l’abile Bonomo rimedia tre carri, molteplici cammelli, viveri e acqua in abbondanza, stoffe e spezie di valore, 6 civili di servizio e 6 guardie armate per la spedizione, oltre ad un inestimabile carico di fucili e munizioni.
L’indomani mattina si prevede quindi la partenza; durante le prime ore di viaggio si percorrono le strade più frequentate, con altri carri e piccoli drappelli di guardie del faraone che presidiano la zona.. in molti notano in questo lasso di tempo che Lydia è sempre più presa e coinvolta emotivamente dalla pagina del funesto tomo che si porta appresso.. Padre Bastiano prova a intavolare un dialogo al riguardo, senza particolare successo..
Giunti finalmente sulle piste meno frequentate non tardano a farsi vivi i predoni Imohag; prima con echi di grida di battaglia, poi alla carica circondano rapidamente i tre carri.. istintivamente partono dei colpi di fucile, da una parte e dall’altra, con relativi feriti.. poi Fratello Benigno e gli altri intimano a più riprese a Bonomo di far calmare gli animi a tutti e di cercare di trovare un accordo in qualche modo con i fieri guerriglieri Tuareg.
E così avviene.. gli Imohag cessano gli attacchi e uno di loro si avvicina per dialogare; anche se inizialmente il dialogo è difficile, sempre sotto il giogo della traduzione di Bonomo, lentamente si riesce a scendere a patti coi beduini.
Nonostante gli Imohag non siano particolarmente contenti di sapere di avere a che fare con degli italici, si riesce a trovare un sanguinoso accomodamento: i Tuareg infatti vorrebbero depredare senza ritegno la carovana e fare tutti prigionieri mentre ovviamente i nostri vorrebbero avere salva la vita e poter colloquiare con il capo spirituale del loro accampamento, il saggio Amenokal.. si conviene in fine che  la questione verrà risolta “alla beduina”, con un duello a torso nudo, uno contro uno, con in pugno solo un coltello tipico Imohag.
Il duello durerà fino a che uno dei due avversari non stramazzerà a terra inerme.. sarà poi la volontà del vincitore a stabilire il destino dello sconfitto.. risparmiarlo o eliminarlo..
Il prescelto per lo scontro è Fratello Benigno “Brassi” da Frittole, il quale si pone di fronte al prode campione beduino: lo scontro è chiaramente rischioso e notevolmente cruento.. ogni colpo ferisce pericolosamente il corpo dell’avversario ed è in pratica un gioco al massacro.. sia per abilità sia anche per fortuna colui che rimane in piedi alla fine, seppur ridotto ad una maschera di sangue, è Benigno, il quale magnanimamente opta per la clemenza e fra gli applausi, risparmia la vita al Tuareg sconfitto.
Questo gesto influisce senza dubbio positivamente sui beduini i quali si dimostrano meglio disposti nei confronti del gruppo; come da accordi, si parte quindi alla volta del loro accampamento nel deserto, non prima che il gruppo abbia lasciato liberi due dei tre carri con tutto il personale e parte dei viveri.. i nostri mantengono solo il carro con gli oggetti di valore e alcuni cammelli, per poterli eventualmente usare come ulteriore merce di scambio con gli Imohag.
Dopo circa un paio d’ore, ormai nella notte, si giunge ai margini delle prime tende beduine, dove i nostri destano non poco stupore nell’accampamento ma i guerrieri Tuareg garantiscono per loro e si evitano ulteriori problemi: si opta in ogni caso per non recarsi subito dal saggio Amenokal ma si rimanda l’incontro al mattino successivo.
Da segnalare che nella notte i nostri confabulano, all’interno della tenda allestita per loro dai beduini, sul da farsi: si sceglie di comune accordo con Bonomo e Lydia di recitare una “finta” parte di possibile tradimento nei confronti di Ramesse per potersi meglio conquistare la fiducia degli Imohag, i quali sono apertamente mussulmani e quindi in totale contrasto al dominio del Faraone.
Ma nella notte avvengono anche altri fatto oscuri.. mentre tutti dormono sonni agitati Fratello Benigno “Brassi” gioca il Jolly e decide di compiere un’azione eclatante e rischiosa per se e per tutti.. forse per sconvolgere un po’ gli equilibri in gioco, sottrae la custodia dell’archeologa inglese contenete la pagina dell’Al-Azif e se la tiene nascosta addosso.
Chiaramente l’indomani la povera Lydia è palesemente disperata, quasi in preda all’isteria, una volta accortasi del furto subito.. e non manca di dare la colpa ai Tuareg… il gruppo (dove tutti invece sono a conoscenza della verità, informati per tempo da Benigno) tenta di calmarla, lasciando per precauzione Fratello Romualdo con lei..  mentre gli altri si accingono a presentarsi, insieme a Bonomo, infido traduttore, presso la tenda del saggio Amenokal dell’accampamento, l’anziamo Iyad Hani Hadi, onde tentare di farsi rivelare in qualche modo la via per la famigerata pietra indicante la strada per la funesta Città Senza Nome…

L'Amenokal, capo spirituale dell'accampamento Imohag

lunedì 25 febbraio 2013

Le Profezie di Padre Auricchia


Apriamo ora, fra una Piramide e l'altra, una piccola finestra sul nostro amato Sanctum Imperium, mondo sempre in bilico fra Fede, ragione e il nostro universo "reale".. eccovi un piccolo assaggio delle incredibili profezie e delle visioni di Giuseppe Auricchia, il famigerato sedicente veggente di Avola.. preciso che è tutta roba "reale", anche se sembra fatta apposta x il Sine.. beccatevele..

“A queste parole la Santa Vergine mi mostra la piazza e la basilica di S. Pietro e poi una stanza dove il santo Padre Benedetto XVI accasciato, era seduto su una poltrona. Egli sembra molto malato e preoccupato, mentre due prelati, vestiti di porpora rossa con i cappelli rotondi in testa, dopo essere entrati, portano un documento e cercano dì farlo firmare al Papa. Quel documento il Papa non lo firma”. 

  La visione è del 9 aprile 2010, il veggente è l'avolese Giuseppe Auricchia, agricoltore classe 1926 sul quale la diocesi di Noto ha adottato la massima prudenza...

“Vi dico che il prossimo Papa sarà l'impostore e le forze maligne stanno dietro a questo scisma. Figli miei, siate preparati, così potete seguire quei sacerdoti fedeli al Papa e all'insegnamento della Chiesa. Preservate i santi messali e i libri della vecchia Santa Messa, perché gli apostati cambieranno le parole drammatiche”.

Siamo nel 2006, Auricchia dice di vedere la Madonna:
“Rimanete vicino al Papa Benedetto XVI, egli è un uomo santo ed è molto vicino al Mio cuore di Madre. Figli e figlie, dovete fare attenzione, man mano che gli ultimi tempi si avvicinano. Egli soffrirà molto per Mio Figlio Gesù, lui è sempre pronto nel riservare gli insegnamenti della Chiesa ma verrà perseguitato. Non vedete quello che sta accadendo attorno a voi? Io intercedo presso Mio Figlio per proteggerlo dal male. Non siate sorpresi se un giorno verrà isolato, e questo potrà accadere nel prossimo futuro. Vi sarà nel mondo una rivolta politica dei senza Dio, in quel tempo in Italia si vedrà l’odio dei senza Dio, al suo posto insedieranno un falso profeta della gente del male”

Il 25 marzo 2010 Auricchia vede San Michele Arcangelo: 
“Il vostro Vicario è circondato da traditori, i quali hanno scelto il suo successore. Grandi sono le sofferenze per il Papa. Pregate molto affinché il Papa Benedetto XVI non sia tolto. Guai al mondo! Sarà ri-crocifisso il Corpo mistico di Cristo”. Apparizione del 5 agosto: “La bilancia pende fortemente a sinistra nella città santa di Roma. Si elabora già un piano per distruggere il nostro amatissimo Vicario e l’uomo dei neri segreti, attende il momento di salire sulla cattedra di Pietro”. 

Chi è quest'uomo dei neri segreti..?

mercoledì 20 febbraio 2013

Imhotep, l'Al-Azif e la Città Senza Nome

Imhotep


Messa in sicurezza la divelta testa della feroce creatura appena ridotta in pezzi, a guisa di inequivocabile prova da mostrare al venerabile Ramesse, il gruppo ritorna al nucleo urbanizzato di Tanis, per relazionare sull’accaduto il Bonomo e ripartire con la prima polverosa corriera alla volta del Cairo.. e fra l’altro sia Padre Bastiano sia il templare Benigno notano che almeno dalla loro partenza è sempre presente un Ibis in cielo, come a seguirli.. o forse quasi a spiarli.. brutti presentimenti..
Ad ogni modo, ivi giunti i nostri si recano subitaneamente alla sala del faraonico trono presso il dorato palazzo-tempio e raccontano a Sua egizia divinità lo scontro vittorioso contro la presunta dea Sekhmet.. rivelatasi poi niente meno che una blasfema creatura morta e cucita insieme probabilmente da qualche avverso e funesto negromante per l’occasione.. ma questo è un dettaglio che non interessa troppo al divino sovrano dell’Alto e del Basso Egitto.. sempre circondato da dozzine di aggraziate fanciulle semi nude, le due possenti sfingi ai suoi piedi, il Generale Petrosis e il giovane Ureo ai suoi lati.. e questa volta anche un terzo uomo si erge al suo fianco.. è il suo secondo Generale, l’Ufficiale britannico Sir Nolan Magruder..
Ramesse, soddisfatto dell’operato degli infedeli italici e sempre felice di debellare ogni forma di eresia e superstizione dal Regno di Osiride, chiede però che venga esaudito un ulteriore suo desiderio: vuole che uno dei templari dia dimostrazione dell’uso delle formidabili armi a motore che si portano in spalla, i temuti Expiator.
Fratello Benigno da Frittole si presta quindi a questa facile dimostrazione, facendo a brandelli un inerme suddito Morto, totalmente ammansito dal potere e dal volere del suo divino faraone..
Osiride Incarnato si dice molto interessato a quelle armi.. come anche al progetto Cherubin.. il progetto inerente la nascente nuova aviazione papale.. come poi egli abbia avuto notizia di queste informazioni non è dato sapersi.. ma tant’è.
In ogni caso il faraone comanda che entro un paio di giorni il gruppo riparta per la seconda missione pattuita, ossia la scorta della giovane archeologa inglese Lydia Hichingooke alla ricerca del famigerato tomo Al-Azif.
Ramesse III spiega che la prima tappa sarà la città di Tell El Amarna, nel Nord del paese, importante crocevia e snodo commerciale, sede del glorioso Tempio di Toth, amministrata da uno dei suoi più illustri Visir, il Gran Sacerdote del Dio Toth, nonché famigerato Architetto, il leggendario Imhotep, un potente Morto che viene dal passato, proprio come il faraone.. uno dei maggiori studiosi ed esperti dell’Al-Azif.. e quindi Ramesse vuole che il gruppo cominci le sue ricerche sotto la sua guida e che una volta recuperato il tomo, prima di consegnarglielo, lo facciano visionare anche a Imhotep, il quale, ovviamente, è stato preventivamente informato di tutta la faccenda e si è reso pienamente disponibile a collaborare nell’impresa.
In ogni caso prima della partenza c’è ancora un po’ di tempo..
Fratello Michele si reca quindi, sempre con l’ovvio permesso di Sua Faraonica Santità, nuovamente in visita alla precedente ambasciata italiana; porge i suoi saluti al Vescovo messinese e al Generale De Veris e poi si intrattiene a parlare con Fratello Salvatore e concorda saggiamente con templare di ottenere alcuni preziosi ricambi per le loro danneggiate armature.. oltre a domandarsi ulteriormente se sia buona cosa agire per consegnare il Necronomicon proprio ad un essere palesemente blasfemo come Ramesse… ma non sembrano, al momento, esservi altre soluzioni.. vista anche la conclamata astuzia e i disumani poteri del divino Osiride Incarnato.
Benigno invece, in compagnia di Padre Bastiano, pensa bene di camuffarsi da civile egiziano e di pedinare segretamente Antonio Bonomo, funzionario italico di Ramesse, per capire quali siano le sua frequentazioni fuori dal palazzo e magari scoprire qualche falla.
I due seguono quindi il Bonomo, il quale si dirige verso sera, attraversando il quartiere dei Bazar, ad un Caffè; all’interno i nostri vengono subito intercettati dal probabile padrone del locale, tale Mr. Fadi, un affabile egiziano che dopo qualche tentativo in inglese, francese e tedesco, finalmente indovina la nazionalità e la lingua dei due frati in borghese.
A questo punto Benigno scende a tratta con l’egiziano: se egli terrà d’occhio il Bonomo per qualche giorno e ne scoprirà qualche segreto o infrazione, il templare farà dono a Mr. Fadi del suo stesso Expiator a motore, arma di inestimabile valore e soprattutto oggetto del desiderio del faraone.. un dono prezioso.. ma anche pericoloso.. in ogni caso Mr. Fadi non sembra disprezzare l’accordo.. e ci si rimanda a fra qualche giorno, onde scambiarsi eventuali novità e notizie..
Giunge quindi il momento della partenza per Tell El Amarna; arriva a palazzo anche la bella archeologa Lidya la quale dopo un breve sunto a Ramesse e al gruppo delle sue ultime dritte per individuare il libro agognato, si dice pronta alla partenza.
I nostri, con la giovane studiosa inglese e Antonio Bonomo, vengono fatti salire sull’ennesima corriera, direzione nord; durante il viaggio i nostri scambiano qualche battuta con l’archeologa e sia Benigno sia Fratello Romualdo chiedono timidamente di poter visionare la pagina del Necronomicon che ella custodisce, scoprendo con orrore che mentre sono loro a gettare anche solo fugacemente uno sguardo su di essa, memori dei rischi per chi legga il blasfemo tomo, il testo appare scritto in perfetto italiano.. in ogni caso si arriva senza troppi intoppi a destinazione e il Bonomo inizia a tessere numerosi dialoghi locali sino ad arrivare ad un accolito del tempio di Toth, il quale iniza a condurli verso il palazzo di Imhotep.. facendoli però passare non dalla strada principale in mezzo ai Bazar, ma, seppur scusandosi, da vie secondarie e vere e proprie fetide fognature sotterranee.. per una maggiore discrezione e sicurezza, si dice..
Il lungo e maleodorante tragitto finisce risbucando in superficie proprio di fronte al colossale Tempio di Toth; all’interno un solitario Imhotep li attende..
Comincia così un lungo scambio di informazioni.. dialoghi e scambi di nozioni fra Imhotep e Lydia Hichingooke, col gruppo in venerando ascolto, anche se leggermente inquietato dall’ennesima presenza blasfema di quest’Architetto millenario che ammorba le magiche e strane terre d’Egitto..
In pratica la leggenda vuole che il tomo sia stato nascosto da un arabo, tale Abdel, in un luogo chiamato la Città Senza Nome, sparso da qualche parte nello sconfinato Sahara.. ma che vi sia però una pietra che ne indichi, in qualche imprecisata maniera, la via.. e che l’ubicazione di tale pietra sia nota ai beduini del deserto, gli Imohag o Tuareg, i cui capi spirituali, gli Amenokal, se ne tramandino oralmente la locazione da generazioni.
Imhotep fornisce inoltre al gruppo una ingente quantità di oro (che va a sommarsi a quanto già dato per lo stesso scopo da Ramesse), onde finanziare l’eventualità di un pagamento per estorcere le informazioni agli Imohag.. oppure, data la loro fiera natura di guerrieri del deserto, si potrebbe meglio ottenere la loro fiducia forse dando dimostrazione di coraggio o di abilità militare ai loro occhi.. in ogni caso non sarà facile ottenere di parlare con uno dei loro capi, un saggio Amenokal..
I nostri quindi si tolgono per sicurezza le insegne cristiano-templari, pur mantenendo le armature (leggermente roventi sotto il sole desertico..).. infatti le tribù beduine sono in aperta contravvenzione ai severi dettami del Figlio di Amon Ra e praticano ancora impunemente la religione islamica..
Il gruppo riflette ora su quale possa essere il modo migliore per entrare in contatto con i guerrieri Tuareg.. forse attraverso una rischiosa infiltrazione nel mercato nero, sicuramente presente in qualche sparuto villaggio limitrofo.. oppure fingendosi scorta di una carovana e facendosi successivamente assalire dai beduini durante la percorrenza di una strada meno battuta.. oppure ancora andando in giro, interrogando e malmenando mercanti e venditori vari per estorcere le locazioni delle tende degli accampamenti nomadi, scelta questa decisamente poco ortodossa..


Un Ibis, uccello sacro in Egitto

lunedì 18 febbraio 2013

Il papabile nuovo pontefice

Il divino Ramesse al soglio pontificio..?
Le vostre missioni diplomatiche in terra egizia hanno più peso di quel che pensate.. se fallite potrebbe accadere di tutto.. ad esempio..

Beccatevi questo..!

Saluti,

a domani,

Il Cartomante

martedì 12 febbraio 2013

Papi che si dimettono e papi che restano

Una tristemente vuota finestra in quel di Piazza San Pietro...

Comunicato stampa ufficiale:

Mentre nel mondo "reale" il buon Papa Benedetto decimosesto decide clamorosamente le sue dimissioni, nel mondo del Sine (mondo, ricordiamolo, molto più giusto ed equo di quello attualmente presente, almeno in Italia...) il buon Papa Leone XIV non ci pensa nemmeno lontanamente alle dimissioni... e così pure il divino Ramesse III.
Tanto si doveva per una maggior chiarezza.

Distinti saluti,
Il Cartomante

mercoledì 6 febbraio 2013

Sekhmet

Sekhmet

Accettati, praticamente senza condizioni, i patti dettati dal Faraone Ramesse III, Giusto Fra i Giusti, i nostri si accingono agli ultimi preparativi prima di affrontare il trasferimento in quel di Tanis, per debellare la minaccia pseudo divina dell’ira funesta della dea Sekhmet.
Dopo aver rimediato alcune parti di equipaggiamento, magnanimamente concesse dall’illuminato sovrano d’Egitto, i nostri vengono informati dal funzionario Bonomo (il quale li seguirà nelle loro imprese come interprete, seppur palesemente di malavoglia, ma obbediente alla volontà di Ramesse) che il Gran Sacerdote di Iside e Osiride, il sommo Arasu, vuole incontrarli; egli dimora in un’ala periferica del dorato palazzo – tempio faraonico, meno lussuosa, più oscura e inquietante.
Arasu, un temibile morto, fa spiegare a Bonomo che per meglio affrontare i pericoli nelle terre d’Egitto i nostri, blasfemi cristiani  infedeli italici, dovranno dotarsi di speciali amuleti da lui assemblati personalmente e quindi vengono consegnati ai nostri un amuleto per ciascuno, raffiguranti rispettivamente le divinità egizie di Ra, Iside, Osiride e Sekhmet.
Congedati dall’oscuro sacerdote i nostri vengono a sapere che uno di loro avrà ora la possibilità di un colloquio con la precedente ambasciata italica; quindi Fratello Benigno da Frittole si propone e viene condotto in un lussureggiante giardino dove, fra ancelle e delizie per il palato e gli occhi, su una panca dorata, lo attende il Vescovo messinese Schirripa, nalla sua più dorata forma di reclusione, in compagnia del Templare Adepto Fratello Salvatore e del Generale De Veris. Dopo un rapido scambio di battute Benigno viene a sapere che il Vescovo e Fratello Salvatore suppongono che la Bocca di Ra, Ureo, sia in realtà il 4° Arcangelo, Uriel… mentre De Veris teme la figura del giovane portavoce di Ramesse e lo paragona ad una entità diabolica… quale sarà la verità..? In ogni caso il Vescovo e gli altri sono più interessati alla loro liberazione che ad altre discussioni… e fanno il loro ovvio in bocca al lupo a Benigno.. rivelando che si dice che Ramesse pare abbia già inviato nei mesi scorsi molteplici truppe a Tanis con lo scopo di pattugliare le rovine del tempio della dea Sekhmet, per lo più giovani reclute, male armate, senza che queste abbiano ovviamente mai fatto ritorno..
Il gruppo, ricompattatosi, si accinge alla partenza: un autocarro li trasporterà fino alla vicina città di Tanis. Lungo il tragitto si attraversano villaggi e paesaggi sempre caratterizzati dal dualismo fra vivi e morti, a stretto “pacifico” contatto.. che il faraone veramente riesca a vegliare e a proteggere il suo popolo..?
Giunti a destinazione i nostri, insieme a Bonomo, si dirigono subito al palazzo del locale Nomarca, tale Mohammed; senza avere particolari rivelazioni e o informazioni ulteriori dal governante, viene data loro una guida per le vicine rovine dove pare aggirarsi la furia della dea leonina che tante vittime ha mietuto negli ultimi tempi; ivi giunti la guida e il Bonomo ritornano velocemente a Tanis, per la loro sicurezza.. e il gruppo si accinge ad esplorare la vasta zona occupata dalle rovine del tempio di Sekhmet.
Qui ovunque si ergono mura screpolate dai secoli, grandi colonnati icrinati, geroglifici scalfiti, statue e bassorilievi raffiguranti la dea femminile con testa di leone.. e anche alcuni sparuti gruppi di Morti. Stranamente non sotto il benevolo controllo del divino Ramesse e quindi apertamente ostili ai viventi: ma le lame templari e il fervore di Padre Bastiano li fanno a pezzi senza batter ciglio.. a più riprese si fanno avanti circa tre mezze dozzine di cadaveri rinsecchiti… rispediti all’inferno.
Poi, entrando nell’ennesimo ampio colonnato, d’improvviso un ruggito e un balzo: la furiosa "personificazione divina" di Sekhmet piomba addosso al malcapitato Bastiano. I morsi e la rapidità di Sekhmet sono incredibili e questa figura incute forse anche più timore della famigerata italica Scannatrice; fatto sta che Benigno in pratica sviene per qualche istante e gli altri restano per un attimo come impietriti alla orrorifica vista dell’essere.. che ne approfitta, lanciandosi più volte all’attacco, devastando con i suoi morsi letali le armature dei nostri.. Poi lentamente il gruppo si riprende e serrati i ranghi si passa all’offensiva: Sekhmet viene ferita molte volte e il suo braccio sinistro cade, mozzato, a terra.. ma anche le protezioni dei templari sono ormai ridotte al minimo.. grandi rischi.. il gruppo si prepara.. Sekhmet si aggira felina e rabbiosa  fra le colonne, aspettando di colpire, ma conscia dei danni subiti dagli italici nemici.. Fino a che, dopo una logorante attesa, i nostri attaccano all’unisono e dopo aver ricevuto altri colpi dalla felina creatura, finalmente Fratello Romualdo riesce, col suo Expiator, a sventrare in maniera definitiva la blasfema creatura.. ora ridotta a un mucchio di carne fremente al suolo.. evidentemente di dea non si trattava.. ma di carne Morta, feroce e affamata..