Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 28 novembre 2012

Rotta verso la Piccola Italia

 Benigno, Bastiano e Fra Fausto, già duramente provati nel cuore e nell’anima dagli scontri al pian terreno di Villa Bonocore, non se la sentono di scendere nello scantinato della funesta casa (dove, fra l’altro, con ogni probabilità li attendono almeno 2 Scannatrici insieme al folle conte De Lanzi…) e quindi pensano bene di arretrare e contemporaneamente incendiare tutto l’edificio. Soluzione semplice, che lascia salve le vite dei nostri… ma che difficilmente riuscirà a intrappolare il conte e i suoi segreti.. Nel frattempo si raduna a San Gustavo una discreta folla di curiosi e spaventati paesani che chiedono lumi vedendo il rogo della villa del loro più illustre concittadino.. ed anche Don Vinicio (scortato dal converso di Bastiano e dal suo fido notabile Mantelloni) chiede timidamente spiegazioni.. ma il gruppo ordina a tutti di tornare a casa e di mantenere l’ordine.. in quanto il male è stato scovato e sconfitto in quella villa blasfema. All’albeggiare le fiamme si placano e Fratello Benigno, sveglio ad oltranza, ordina a svariati popolani di adoperarsi per sgombrare le macerie fumanti, cercare qualsiasi cosa strana si trovi fra la cenere e sgomberare l’accesso al piano interrato; il gruppo scende la sotto ma non trova altro che cenere, pareti un tempo dipinte di rosso, botti vinicole semi distrutte, un calice dorato incrostato di sangue, strani segni sul pavimento e due enormi sarcofagi lapidei anneriti dalle fiamme.. ineluttabili testimonianze di rituali perpetrati la sotto, probabilmente in relazione alle famigerate “finestre scarlatte”, ossia sorta di portali che dovrebbero condurre oltre la soglia degli inferi.. o qualcosa del genere… A rafforzare tali sospetti anche un paio di oggetti rinvenuti fra le ceneri superiori: una tipicissima maschera da caprone e un plico di lettere bruciacchiate con riferimenti chiaramente blasfemi.. si parla di un certo Maestro Barbatos… di un tale Baphomet.. di demoni.. di portali.. di soglie.. e quant’altro. E chiaro però che non vengono rinvenuti ne il corpo del conte Attilio, ne tantomeno traccia delle Scannatrici, probabilmente fuggiti o… peggio. Ma tant’è: i nostri decidono di mettere a capo di San Gustavo per il momento Don Remo, trasferire invece forzatamente Don Vinicio a Firenze per ulteriori accertamenti e in sostanza tornare tutti al capoluogo toscano, alla corte di Padre Ardizzone, per relazionargli tutto quanto scoperto. Il vecchio Inquisitore fiorentino accoglie benevolmente i nostri (e rivuole subito indietro da Bastiano il suo Sacro Cuore… visto che pare siano ormai ampiamente terminate le indagini…) e dice di farsi ora lui stesso carico del prosieguo delle indagini, mettendosi in contatto con Padre Sprenger, seppur ancora invischiato a Roma per la questione elettorale che riguarda il Santo Consilium inquisitorio… Il gruppo, finalmente, viene quindi congedato da Firenze e decide di tornare alla base riminese; quindi Benigno e Bastiano salgono sul primo treno mentre Fra Fausto si congeda dal gruppo, decidendo di restare nella sua amata città toscana, al convento gesuita del suo maestro, Nero Degli Alfieri, per proseguire i suoi studi teologici (e non solo…) insieme al Generale Gesuita. A Rimini, come spesso accade, i due trascorrono un periodo di relativa tranquillità, ormai al di sopra dei soliti intrighi di palazzo che da sempre caratterizzano i diversi ordini religiosi. Fatto sta che dopo qualche settimana giunge in città un nuovo templare, Romualdo da San Gimignano, un possente Adepto dall’aspetto burbero e con qualche turba nel suo passato che pare faccia si che l’uomo ogni tanto si eclissi dal mondo e prenda a recitare passi dell’Apocalisse di San Giovanni.. in pratica l’uomo giusto per unirsi a Benigno e Bastiano. Come se ciò non bastasse l’umore di Padre Bastiano peggiora ulteriormente quando viene a sapere che anche Fratello Michele da Bracciano è ritornato a Rimini e si riunirà al gruppo (costituito ora quindi da ben tre templari da un lato e il solo Bastiano Inquisitore dall’altro…), avendo portato dalla lontana Rocca templare di Avignone, nella Piccola Italia, notizie foriere di nuovi incarichi per il bene del Sanctum Imperium dati dal locale Maestro Ugo Torris: pare infatti che i nostri si debbano recare proprio ad Avignone per ricevere ulteriori dettagli dal Torris sulla probabile esplorazione delle funeste Terre Perdute francesi per molteplici scopi, ma sempre per la sicurezza ed il bene ultimo del Sanctum Imperium, di Sua Santità il Papa e di Santa Romana Chiesa… Quindi il ricostituito gruppo formato dall’Illustrissimo Padre Bastiano e dalla sua “scorta” templare sale sul primo treno e si mette in rotta verso la Piccola Italia. Ma giunti alla stazione di Piacenza, Padre Bastiano viene intercettato da un messo apostolico, un umile frate francescano che porta missiva del Santo Vescovo di Novara e controfirmata pure dal Sommo Santarosa (nel frattempo rieletto in carica al vertice del Consilium Inquisitorio e scagionato brillantemente da ogni falsa accusa – o almeno così si legge sull’autorevole carta stampata dell’Osservatore di Santa Romana Chiesa…) dove si legge che il celeberrimo inquisitore riminese è atteso con ansia a Novara da Vescovo per ben due uggiosi incarichi da sbrogliare al più presto… Ora, chiedendosi fra l’altro come questa intercettazione possa essere avvenuta con tanta semplicità e precisione al tempo stesso, i nostri pensano bene di fare almeno una capatina alla diocesi novarese, per sentire con le proprie orecchie anche stavolta di che morte si debba morire… 

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