Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 23 maggio 2012

Lo stalliere, il pozzo, la cuccia


I nostri pensano di adottare una strategia di spionaggio per stanare il misterioso colpevole: uscendo dal pozzo si recano da Francesco Odescalchi e lo aggiornano sugli sviluppi delle indagini, poi, dopo cena, ufficialmente si ritirano a letto nelle loro stanze ma, in realtà, ognuno si apposta in zone diverse della foresteria, per tenere d’occhio da più lati il principale sospettato, lo stalliere Ivano.
Ed in effetti, a notte inoltrata, Ivano viene visto, da Ettore per primo, uscire di sottecchi dalla sua stanza, eludere agevolmente sia il turno di guardia del Colonnello Benincasa, sia i cani da guardia appositamente sguinzagliati (per altro addestrati dallo stesso Ivano…) ed infine sgattaiolare dentro Villa Odescalchi.
A quel punto Benigno ed Ettore lo seguono in villa, mentre Padre Bastiano si impegna con la sua oratoria per distrarre la già comunque abbastanza blanda ronda di sorveglianza, mentre fra Fausto rimane appostato nella foresteria, a snocciolare rosari e preghiere, come suo solito in queste particolari circostanze…
Il templare di Frittole si dirige al piano superiore della villa, mentre Ettore entra dal piano inferiore e infilandosi nel montavivande, sale fino alla cucina, sorprendendovi lo stalliere.
Questi viene colto da Ettore con tre bottiglie vuote in mano, la camicia sporca di vino e molte pallide scuse riguardo a cosa stia realmente facendo a quell’ora di notte…
In ogni caso il Cacciatore Zonzini riconduce, sotto minaccia della sua doppietta carica più che delle parole, lo stalliere Ivano fino alla foresteria, informando anche il Benincasa, visibilmente contrariato, della inefficienza della sua ronda.
Ma Ettore e Padre Bastiano non fanno in tempo a chiedere ulteriori spiegazioni allo stalliere che questi, riaccompagnato celermente da Giuseppe della sicurezza fino alla sua stanza, vi si chiude dentro a chiave; per cui ogni tentativo di interrogatorio forzato deve essere rimandato, con sommo rammarico del democratico Inquisitore Bastiano…
E così la notte fa scorrere le suo ore più piccole…
A questo punto Ettore e Bastiano cedono al sonno, Benigno rimane appostato all’interno del primo piano della villa mentre Fausto si piazza nella latrina esterna, per tenere d’occhio il retro della foresteria, forse pensando che Ivano possa uscire una seconda volta, magari dalla finestra…
Ma sia Benigno sia Fausto non notano nulla di strano fino alle prime luci dell’alba, quando la campana dell’allarme suona nuovamente nella tenuta Odescalchi: la cuoca Adelaide è disperata in quanto il giovane Costantino, secondogenito del principe, è sparito…
Il gruppo allora si ricompatta e ragiona sul da farsi: si sospetta subito una fine tragica per il giovane disabile.. e l’istinto oltre che i sospetti portano i nostri a decidere di scendere per prima cosa nuovamente nel vecchio pozzo, luogo antico e culla di mistero…
Qui, Fratello Benigno in testa, si nota davanti alla porta che fa accedere alla cappella una cosa ambigua: si vede, nelle fioca luce delle torce, come una corda tesa, una specie di rozza trappola… Benigno non ci casca ed entra guardingo… per essere subito assalito da un feroce Costantino, pallido, esangue, in versione morta e risvegliatosi probabilmente in un orribile Mortuus Atrox, a giudicare dalla sua estrema, famelica bramosia di carne viva.
Il Templare Adepto sferra colpi precisi e micidiali che, uniti sia alla lama pressoché infallibile del però sempre restio alla violenza Bastiano, sia alle fucilate del cecchino Zonzini, riducono in pezzi il Morto in breve tempo, facendo riportare ai nostri solo qualche sporadica ammaccatura alle loro armature.
Inoltre, risalendo dal pozzo, Fausto pensa bene di andare a cercare il libro scomparso nel canile, luogo di lavoro di Ivano, stalliere ma anche addestratore dei cani della tenuta: nella cuccia del più grosso mastino, Toro, (stanato dalla sua cuccia grazie alle grandi e antiche tattiche templari di Benigno) viene infatti rinvenuto il libro del Bianco e del Nero.
Il Gesuita di Firenze “sente” però che il libro è stato da poco letto.. e ciò vuol dire che qualcuno vi ha versato sopra del sangue… probabilmente quello del povero Costantino, rinvenuto poco prima esangue e con evidenti tagli alle braccia e alla giugulare.
Ora i nostri decidono di aggiornare tristemente l’Odescalchi dell’accaduto e valutano attentamente il da farsi per interrogare e torchiare a dovere il presunto e ormai quasi inconfutabilmente colpevole stalliere Ivano…

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