Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 11 maggio 2011

Innocenti evasioni

Mappa storica di Siena

I due templari, Remigio e Michele, danno inizio al loro piano: in accordo con l’oste Gazzola, fanno adulterare le vivande degli uomini di guardia per assopirli, poi, indossati i vestiti delle guardie per un minimo camuffamento, tentano la sortita all’interno del castello di Rivalta.
Così si intrufolano nei meandri del maniero e senza troppi problemi giungono fino alle segrete del piano interrato; qui dialogano con il capoposto carceriere e poi, individuate le celle coi loro tre compagni rinchiusi, Ettore, Bastiano e Leonardo, i quali indossano come tutti gli altri detenuti delle divise, minacciano apertamente l’esterrefatto uomo per farsi cedere tutte le sue preziose chiavi.
Liberati i malridotti compagni, a causa delle numerose percosse ricevute durate gli interrogatori e indicata loro la strada per uscire dall’opprimente castello attraverso il canale di scolo delle latrine (come suggerito dal buon Alessandro Gazzola) i due templari ritrovano anche l’equipaggiamento perduto, rinchiuso in un armadio adiacente alla scrivania del carceriere; Bastiano però chiede loro di liberare subito anche uno dei prigionieri, suo vicino di cella, Donato Alberici. Costui, all’apparenza molto provato nel fisico e nell’animo, probabilmente quasi sull’orlo della follia, dice a gran voce di essere l’ultimo dei veri domenicani rimasto in vita, gli altri sono stati tutti uccisi da atroci esperimenti e sostituiti da falsi frati… il responsabile è Padre Pietrosanti, un pazzo fanatico, ex domenicano, che vuole a tutti i costi scoprire i segreti del Risveglio dei Morti… tutti i prigionieri sono cavie per lui.. e poi toccherà ai popolani di Rivalta e poi Dio solo sa a chi…tutti vengono uccisi in modo sperimentale, studiati e poi gettati nel Pozzo del Taglio, all’interno della Torre cilindrica del castello, dove si stanno ammassando decine di Morti… ma all’inizio non era così… Alberici faceva parte della spedizione iniziale dei veri domenicani, inviati da Frate Agostino Monteruccoli, influente membro del Capitolo Generale dei Domenicani di Roma, per condurre studi sui Morti per potersi meglio difendere da loro… poi però il Pietrosanti ha preso follemente in mano la situazione, facendo studi di diversa natura, sul Risveglio dei Morti, usando i frati come cavie umane, uccidendoli tutti tranne Alberici, che usa come finto tramite per fare corrispondenza con Monteruccoli e salvare le apparenze… il Pietrosanti ha quindi sostituito i domenicani uccisi con falsi frati rinnegati al suo servizio e con un branco di uomini armati violenti e senza scrupoli… almeno questo è all’incirca quel che dichiara il malconcio frate Alberici… il quale viene aiutato da Bastiano ad uscire del castello di Rivalta.
A Remigio e Michele ora non resta che scovare qualche prova tangibile da riportare al cospetto del loro mandante al servizio della Chiesa di Roma, il “mercante” Francesco Montini.
Quindi pensano di creare un bel po’ di caos nel maniero liberando ed armando alla meglio i detenuti; in seguito nella confusione e nelle guerriglia più totale, i due templari riescono ad esplorare un paio di stanza al piano terra, fra le quali quella che pare essere l’ufficio di frate Pietrosanti: qui rinvengono alcuni oggetti che potrebbero fare al caso loro, un faldone d’archivio con la descrizione delle varie tipologie di torture e di morti inflitte ai prigionieri oltre ad un paio di lettere più o meno interessanti e utili come prove…
Ritenendosi soddisfatti e badando forse maggiormente a salvare la pelle che a reperire ulteriori documenti e prove utili, anche i due templari pensano di darsi alla fuga per le fogne…
E così, tutti fuori, tutti salvi, a parte lo sfortunato oste Gazzola, “dimenticato” dentro il folle maniero nonostante l’aiuto fornito… e a parte tutti gli altri inermi e innocenti popolani… ma lo scopo era trovare prove.. e queste vengono fornite, tornando nel piacentino, alla locanda Nino Bixio, al Montini, che si ritiene soddisfatto, paga e lascia liberi i nostri che tornano a Rimini col primo treno.
Qui passa qualche settimana, il gruppo si addestra e presta servizio ai rispettivi ordini monastici e poi, come di consueto giunge l’ennesima chiamata di Mons. Valentini: il vescovo è stato nuovamente contattato dal Montini che richiede le indagini del gruppo per risolvere un arcano in quel di Siena, appuntamento al Palazzo del Mangia per ulteriori delucidazioni.
E così si riparte, si giunge a Siena e ci si incontra col “mercante” Montini: il problema questa volta riguarda un paesino sito tra Siena e Volterra, Molino d’Era.
Qui alcuni abitanti sono morti “per fuoco” bruciando improvvisamente e orribilmente in pochissimo tempo, come per autocombustione (…o per punizione divina…); una prima indagine era stata affidata ad un giovane inquisitore, Padre Giuseppe Conforti… ma dopo che anche lui e i suoi uomini sono morti tra le fiamme il paese di Molino d’Era è sull’orlo del panico e del delirio più completo. Quindi urge un’ulteriore indagine, questa volta meglio se in incognito, visti i precedenti, per salvare le anime (e i corpi…) di quella povera gente da qualunque cosa le stia minacciando.

Siena: Palazzo del Mangia

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