Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

giovedì 28 aprile 2011

Napoli – Piacenza

La stazione di Piacenza

La locanda "Nino Bixio" nei pressi del ponte sul Po, a Piacenza

Archiviati i funesti eventi di San Sebastiano in Colle, la morte di frate Eymich e del suo abominevole “Dio della Carne”, il gruppo torna a Napoli, al Maschio Angioino, sede dei templari, per aggiornare il Maestro D’Aiello sull’accaduto e sul risultato delle indagini: è evidente che la locale Inquisizione dovrà fornire più di una spiegazione a riguardo…
In ogni caso ciò non impedisce ai nostri di rifare rotta verso Rimini; e così dopo un lungo tragitto ferroviario si torna tutti a casa.
Qui vengono informati il Maestro Morandi ed il Magister Pasolini sull’accaduto, oltre a Mons. Valentini, ovviamente: anch’esso si domanda quale sia stata la vera consapevolezza dell’Inquisizione napoletana relativamente all’operato del folle padre Eymich…
Tra ozio ed esercizio dei nostri alle più svariate attività, non ultima la compravendita di oggetti utili, armi e munizioni, passa circa un mese di relativa tranquillità fra le mura riminesi.
Poi, verso la fine del mese di Aprile del 1958, il Vescovo Valentini chiama: ha pensato al gruppo come valido aiuto in supporto alla richiesta di un suo “conoscente”, anch’egli al servizio di Santa romana Chiesa, per un’indagine nei dintorni del piacentino.
Questo personaggio agisce spesso sotto copertura e nemmeno il Vescovo riminese ammette di conoscerne la reale identità, ma non è un problema: sarà lui infatti a mettersi in contatto col gruppo una volta giunto sul luogo prestabilito.
L’incontro è previsto in una taverna sita nei pressi del ponte sul fiume Po alle porte della città di Piacenza, la locanda “Nino Bixio”.
I nostri, come sempre accade, accettano volentieri e senza porre particolari domande o condizioni, salendo sul primo treno diretto a Piacenza, città liberata dai Morti solo parzialmente.
Qui non hanno difficoltà ad individuare il ponte sul Po e la vicina locanda “Nino Bixio”; all’interno vengono presto contattati da un giovane poco più che trentenne, il quale dice di essere l’uomo che ha contattato Mons. Valentini e li ha fatti venire da Rimini.
Egli dice brevemente e in maniera piuttosto vaga di chiamarsi Francesco Montini e di lavorare come “commerciante” al servizio della Chiesa di Roma.
Spiega che per i nostri è già pronta una lauta ricompensa in scudi per una semplice missione investigativa da svolgersi in un piccolo paese posto a una quindicina di km di distanza da Piacenza, il borgo di Rivalta di Rivergaro.
Il suo sospetto è che in questa piccola realtà periferica stiano accadendo strani avvenimenti: infatti la popolazione è passata nel giro di qualche giorno da pochi contadini a una cinquantina di individui, fra teologi, padri domenicani e altre persone.
Francesco Montini chiede quindi al gruppo di recarsi a Rivalta e capire cosa stia accadendo realmente, portando poi a lui le prove di eventuali fatti illeciti o sospetti.
I nostri, intascato allegramente l’anticipo di 200 scudi a testa, noleggiano un autocarro e viaggiano subito verso Rivalta; arrivano, presentandosi come 2 frati domenicani (Leonardo e Bastiano), 2 civili (Remigio e Michele) e un Cacciatore (Ettore, il quale, di fatto, è l’unico a portare armi al seguito).
Avvicinandosi al borgo notano che i campi circostanti versano in evidente stato di abbandono, stranamente…
Il borgo in pratica consiste in un unico castello cinto da alte mura con all’interno una piazzetta e alcuni edifici.
Una volta entrati, senza dare troppe spiegazioni alle due guardie armate al portone, i nostri si trovano in una sorta di cortile interno dove vedono l’insegna di una taverna, “Il ristoro del pellegrino”, un edificio adibito a latrine, un gruppetto di abitazioni-dormitorio dei popolani (che stranamente non sono al lavoro nei campi ma sembrano oziare in giro per il borgo…) e un portone di legno chiuso e sorvegliato che da accesso alla restante area del castello e del borgo.
Bastiano e Leonardo tentano di accedere oltre tale portone ma le guardie riferiscono che purtroppo non è possibile in quanto all’interno del castello stanno lavorando diversi teologi e domenicani e non vogliono essere disturbati; l’ordinanza in tal senso è stata disposta da Frate Pietrosanti, il padre domenicano che, di fatto, amministra il borgo di Rivalta di Rivergaro… le indagini sono cominciate…

Uno scorcio del borgo fortificato di Rivalta di Rivergaro

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