Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 8 giugno 2011

Gli interrogatori e le indagini

Una tipica forma di interrogatorio della Santa Inquisizione

Il gruppo fa irruzione nel bordello fiorentino sfondando una porta finestra: non è difficile bloccare e arrestare alcuni clienti colti sul fatto con le loro concubine. Tra questi vi è anche Don Lucio Ferretti oltre ad un nobile toscano, il barone Rolando Bandinelli-Taviani; viene arrestata anche Donna Amanda, una bella cinquantenne che gestisce la casa di appuntamenti. Purtroppo però l’azione dei nostri porta anche a due morti: Gianni, il buttafuori, reagisce stupidamente e viene trafitto più volte dalla lama templare di Fratello Remigio, inoltre mentre Padre Leonardo sfonda la porta di una camera il suo occupante, vedendo le vestigia del Sotium, si getta dalla finestra morendo sul colpo.
Sul suo cadavere Remigio reperisce un paio di bizzarri gemelli a forma di occhi di serpente…
Il gruppo, quindi, mette tutti in manette e insieme a Iolanda d’Aquino e ai suoi excubitores, conduce i lussuriosi peccatori nelle segrete dello Spedale degli Innocenti, dove li attende il tribunale inquisitorio presieduto da frate Bastiano Ardizzone, il quale, però, lascia l’onore e l’onere degli interrogatori ai nostri.
A turno tutti gli interrogati firmano la confessione delle loro colpe: le meretrici ottengono, come punizione, molte frustate in pubblico e mesi di clausura, per riscoprire i sani valori della preghiera e soprattutto della castità, il barone Taviani e i suoi sgherri frustate e una salata ammenda pecuniaria, mentre il principale imputato, Don Ferretti, riesce a scampare la morte sul rogo, grazie alle testimonianze clementi, volte a sottolineare le attenuanti e il valore del perdono, di buona parte del gruppo, ottenendo comunque la perdita dei sacramenti, numerose frustate e ben cinque anni di vita claustrale in un ameno monastero.
Quel che esce dagli interrogatori è però anche un altro inquietante aspetto: molte ragazze hanno infatti sostenuto di aver avuto rapporti carnali contro natura con l’uomo che si è suicidato all’arrivo del gruppo, tale Ferdinando Luzzi, un orafo di Ponte Vecchio, il quale, indossando strani gemelli e sul viso una oscura maschera spaventosa, pronunciava parole blasfeme e incomprensibili durante i rapporti, spesso in coppia con un altro uomo, tale Gregorio Olmi, ragioniere, anch’esso mascherato orrendamente da diavolo o qualcosa del genere.
Tutto ciò, unito al fatto che il vecchio portiere del bordello dichiara di aver visto i due uomini più volte appartarsi in un capanno sito nella boscaglia del parco intorno alla casa, fanno si che i nostri, sostenuti da Ardizzone, si orientino verso nuove indagini, seguendo la pista di una possibile setta eretico-blasfema.
Ispezionando il capanno di cui sopra scovano un vano sotterraneo nascosto, dove rinvengono, su un tavolo, diverse candele e una orribile maschera di cartapesta raffigurante qualcosa di molto simile a un demone.
All’abitazione di Olmi, invece, scoprono orribilmente che il padrone di casa è stato ucciso ed ora è un Mortuus Maior pronto a divorare chiunque: viene fatto a pezzi e nella sua abitazione i nostri reperiscono, nel vano nascosto di un pregevole tavolinetto-scacchiera, dopo molti tentativi, perquisizioni e suggerimenti anche dall’artigiano costruttore del mobile, titolare del negozio “L’Indovinello” di Firenze, due importanti lettere che sono la prova tangibile e quasi inconfutabile dell’esistenza di una setta satanica in seno al capoluogo toscano, fatta di parole d’ordine, saluti, rituali, probabili delitti e nomi demoniaci degli adepti…
Perlustrando invece la casa e la bottega orafa di Luzzi, il gruppo rinviene un paio di stampi per i tenebrosi gemelli a forma di occhi di serpente, un’altra riprova della presenza di un’organizzazione blasfema…
L’ultima informazione la ottengono dall’artigiano Roberto Schiavini, titolare del “L’Indovinello”: egli infatti conferma di aver costruito per Luzzi il tavolino e altre opere di artigianato ed inoltre confida di aver visto spesso Luzzi in compagnia di un suo probabile amico o conoscente, tale Sandro, uno dei Probi Viri al servizio del Padre Castigatore della chiesa di Santa Croce…
Ai nostri, quindi, si profilano molteplici soluzioni per proseguire le loro indagini…

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