Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

giovedì 12 aprile 2012

Usteboge imperversa a Copertino

La chiesa di Copertino

Il gruppo, seppur duramente provato nel corpo (vedi Ettore) e nell’anima (vedi Fra Fausto), decide all’unanimità di camuffarsi in abiti il più borghese e civile possibile e di tentare una sortita nei pressi di Copertino, paesino segnalato dalla Death Legion, fra l’altro a caro prezzo, come ultimo attuale rifugio del folle ed eretico Padre Usteboge, reiterato blasfemo, violento e massacratore, ex frate domenicano, ora ricercato per crimini plurimi.
Il carretto maschera a mala pena le voluminose armi a motore di Benigno e Bastiano, ma si sceglie la via di agire sotto copertura, almeno inizialmente, per sondare la gravità della situazione.
I nostri si accorgono subito che alle porte cittadine sono accolti non dai locali Excubitores, ma da due Conversi, dall’aspetto trasandato, male armati ed Ettore scorge sulle loro fronti i segni di piccole croci, marchiate probabilmente a fuoco, segno riconosciuto da Bastiano come l’inequivocabile marchio dei seguaci di Padre Usteboge.
Fratello Benigno blatera poche parole a nome di tutti e si presenta come un pellegrino in cerca d’asilo nel paese; i Conversi non fanno troppe domande e così il gruppo può entrare senza problemi.
Ci si dirige subito verso la prima e unica locanda; per strada alcuni altri Conversi, simili ai primi, probabilmente di ronda.
La locanda è sita sulla piazzetta centrale di Copertino, nei pressi della Chiesa, quest’ultima presidiata da diversi Conversi, probabile luogo d’insediamento dell’eretico Usteboge.
In locanda Benigno inizia subito a sganciare qualche scudo qua e la, tanto per foraggiare un po’ i vari dialoghi col locandiere, il Sig. Marino Rosari.. ma non ottiene chiarezza da un mefistofelico Padre Bastiano, il quale nicchia alle ripetute richieste del Templare sull’ammontare dei danari a disposizione dell’Inquisitore… per tutti un’incognita.
In ogni caso Benigno ottiene che il figlio del locandiere, Peppino, tenga d’occhio il carretto (dove sono stipati tutti gli averi e le armi del gruppo) durante la notte; inoltre si viene a conoscenza della crudeltà e della follia amministrata sin ora a Copertino dal sopraggiunto frate Usteboge.
Il domenicano infatti ha predicato follemente il suo odio contro la Chiesa di Roma e il Papa in numerosi sermoni, sempre attorniato dai Conversi armati che costringevano e incitavano la folla ad applaudire e sostenere le blasfeme idee professate dal frate eretico.
In particolare Usteboge ha in pratica da subito incriminato, imprigionato e poi bruciato sul rogo gli unici tre Excubitore locali, accampando che essi non seguivano la “Vera Fede” (nome, guarda caso, anche del suo rugginoso e inquietante Requiem a motore…); inoltre tiene ai ceppi anche il Parroco, Don Ferdinando, in tragica attesa di giudizio…
Ma ormai è sera e il gruppo, dopo altri conciliaboli e tentativi di dialogo con i presenti (esclusi i fanatici Conversi di Usteboge, sempre nei paraggi) se ne va a nanna, pensieroso sul da farsi.
L’indomani, di buon mattino, ci si sveglia e si nota che altri maneschi Conversi stanno tirando giù il popolo dai rispettivi letti per trascinare tutti in chiesa: si prevede infatti l’ennesima predica del frate domenicano.
E così avviene.. subito Usteboge si presenta, furente, all’altare… ormai molto simile ad una figura partorita da un incubo.. età indefinibile, addosso un logoro saio nero con cappuccio, pallidissimo, occhi enormi e sgranati, sguardo folle, denti marci, capelli lunghi e unti…
E la sua stessa arma a motore, posta su un tavolo al suo fianco, non risulta meno spaventosa: il requiem, chiamato “Vera Fede” risulta attualmente arrugginito e malmesso. Usteboge lo ha ricoperto di scritte incomprensibili, cancellando i salmi che prima lo caratterizzavano. Inoltre l’incuria ha fatto si che la temibile arma, ora, se messa in funzione, emetta un suono acuto, stridulo e molto fastidioso che Usteboge stesso ha definito “il canto della furia di S. Michele Arcangelo”.
Inoltre in molti paesini, dove il frate è passato senza fare una strage, gli abitanti riferiscono che egli abbia fatto toccare agli infermi la sua arma, come fosse una reliquia dotata di poteri curativi, raccontando poi che il suo Requiem altro non è che il corno di Lucifero, caduto dal cielo, che lui usa per combattere Lucifero stesso…

L’eretico domenicano inizialmente fa parlare una testimone, sua seguace, tale Maddalena, che ne tesse le lodi e la santità inconfutabile, descrivendolo come il Salvatore… ma in realtà il gruppo capisce che la donna è in preda a turbe psichiche e che probabilmente il frate ha fatto un ulteriore e ingiustificato massacro per strappare la giovane al suo, seppur tragico, destino di essere lapidata in quanto adultera..
Poi Usteboge inizia a ruggire il suo farneticante, blasfemo sermone: accusa tutta la gerarchia ecclesiastica di perversione, corruzione e satanismo, dal Papa al Santarosa, ai templari tutti, ai falsi inquisitori, definiti laidi e farisei… e via discorrendo in un crescendo di ingiurie e offese continue a tutti coloro che per lui sono solo burattini del demonio… la gente di Copertino, più intimorita che plagiata, lo acclama come un santo, un profeta, un apostolo… anche per non contraddire i violenti Conversi posizionati strategicamente fra la platea…
In fine il folle frate fa portare in chiesa il povero Don Ferdinando, malconcio e malfermo a causa delle molte percosse già subite; egli viene ripetutamente insultato e accusato da Usteboge di aver perso la Fede, la Vera Fede.. e di seguire erroneamente la malefica chiesa di Roma.. e quindi lo condanna, giudicandolo colpevole di ogni accusa e fa subito predisporre una pira per il suo rogo.
I conversi eseguono rapidamente.. la gente è disperata, incredula.. ma impotente.. così come i nostri, inermi di fronte a questo orrore, ma con la rabbia che brucia dentro.. come, purtroppo, brucia il povero e innocente parroco di Copertino, fra i festeggiamenti del folle domenicano e del suo seguito, che esulta e distribuisce dolci alla folla…
Poi tutto torna alla normalità, se così si può dire.. Usteboge si ritira in chiesa, la folla viene dispersa e il gruppo si ricompatta, con intenti belligeranti, o almeno per organizzare qualcosa.
E così Benigno, con la sua oratoria, riesce a prendere contatti con alcuni uomini, fra i più visibilmente afflitti e rabbiosi per quanto accaduto e prende appuntamento per parlare alla locanda anche con Marino Rosari: qui riesce ad organizzare un piccolo gruppo di azione ribelle composto da una decina di uomini fidati e pronti ad agire.
Infatti il templare si rivela e rivela anche l’identità e l’importanza dei suoi compagni, facendo capire che la gente di Copertino non è stata del tutto abbandonata dall’autorità del Sanctum Imperium.
E quindi in breve tempo si iniziano ad organizzare una serie di interventi di guerriglia atti a sabotare e o indebolire le fila dei conversi di Usteboge, per fare in modo che, seppur non si dovesse arrivare ad una vittoria, si riesca almeno ad indebolire il frate fino a farlo andare via da Copertino… o almeno questa sarebbe l’intenzione…

2 commenti:

  1. Eh già.. parrebbe proprio di si.. ma bisogna poi vedere bene chi le da e chi le prende.. mi immagino risse alla Bud Spencer e Terence Hill.. haha..!

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