La Pietra Marchiata degli Imohag |
Il gruppo si presenta dunque al cospetto del vegliardo
Amenokal beduino; Fratello Benigno per primo espone la sua versione dei fatti..
in cambio della conoscenza tramandata da millenni dai saggi Amenokal sulla
locazione della pietra marchiata che indica la via per la Città Senza Nome il templare
offre una cospicua quantità di oro, fucili, munizioni e altri merci preziose..
il tutto al fine di aiutare l’accampamento Imohag a sostenere l’imminente
attacco del Faraone Ramesse, spietato tiranno.. ma il vecchio capo spirituale
beduino sembra inizialmente dubbioso.. poi a turno anche Bastiano e Michele da
Bracciano prendono la parola e sempre sotto traduzione di Bonomo, favellano col
vecchio Tuareg.. il quale alla fine accetta l’accordo.. ma rivela che la
posizione della pietra marchiata è solo il primo passo verso la Città Senza Nome.. infatti ogni
Imohag conosce la locazione della pietra.. ma i più sanno che codesta indica
semplicemente la posizione del primo accampamento Tuareg nel deserto.. solo i
saggi Amenokal invece si tramandano le restanti informazioni.. infatti la
pietra indica si la via.. ma per imboccarla bisogna trovare la soluzione in un
antico testo arabico, un funesto enigma tramandato oralmente da millenni.. un
enigma sul quale incombe un’arcaica e sibillina maledizione che impedisce a
chiunque ne sia venuto a conoscenza di rivelarlo ad altri estranei, pena una
morte istantanea fra atroci dolori e soffocamenti..
“Nessuno
dovrà divulgare l'Enigma né alle masse, né ai singoli a meno che non siano loro
stessi a venire a cercarle. Solo chi già cerca la Città, può trovare la sua
chiave. Solo chi ne è degno, potrà poi tornare.” Questo l’ammonimento del
saggio Amenokal.. e poi la rivelazione dell’enigma:
“Alla destra dell'Antico Marchio, quando lo Scarabeo Sacro
nasce, i Tre Re mostreranno la via tra le sabbie, dove la città perduta può
essere ritrovata. Chi l'ingresso della Città Senza Nome vuole percorrere, segua
le orme dei Re fino all'arrivo di Ra.”
I nostri, già meditabondi sull’enigma e consapevoli
dell’ennesima maledizione pendente sulle loro anime martoriate, si accingono
quindi ai preparativi per la partenza: l’Amenokal fornirà una delle sue
migliori guide beduine per condurre il gruppo alla locazione pietra, distante
un paio di giorni dall’accampamento, in pieno deserto del Sahara.. e poi si
tratterà di rimuginare sull’enigma per capire quale direzione seguire per
giungere alla malevola città innominabile.
Difficile è convincere però la sconvolta archeologa Lydia
alla partenza: ella brama la pagina del funesto tomo che pensa le sia stata
sottratta da un Imohag.. non vuole partire fino a che i beduini non le abbiano
restituito la pagina (pagina, ricordiamo, invece sottrattale con l’inganno da
Fratello Benigno “Brassi , il Gollum di Dio” la notte prima..); a turno tutti
cercano di parlarle.. ma solo l’oratoria di Michele riesce a smuovere la
giovane studiosa inglese dalla sua follia.. e alla fine anche lei parte con gli
altri, sotto la vana speranza di riavere non solo la pagina ma di poter mettere
le mani sull’intero libro.. anche se solo per poi doverlo consegnare
obbligatoriamente al divino Osiride Incarnato, ovviamente…
Quindi si parte, con la guida beduina in testa al gruppo,
a cavallo di cammelli ed il carro con viveri guidato dal Bonomo.. il primo
giorno di viaggio trascorre in tranquillità.. a metà del secondo giorno la
guida Imohag avvisa per tempo della presenza di una mezza dozzina di Morti sul
cammino, prontamente trucidati dal gruppo, senza problemi.. fino a giungere verso
il crepuscolo all’agognata meta.. su una duna si ergono alcune pietre ed al
centro di queste giace la famigerata pietra marcata dei beduini, una rozza
pietra scolpita in fattezza di un volto umano palesemente tribale e distorto.
A questo punto il Tuareg torna indietro e i nostri
iniziano ad arrovellarsi le cervella a lungo per decifrare l’intricato enigma
beduino sulla direzione da seguire.. dopo ore di ipotesi l’illuminazione
determinante arriva dall’erudizione del domenicano Inquisitore Padre Bastiano, il
quale azzecca il parallelismo tra il sorgere del sole e la luminescenza indicata dalla
costellazione delle tre stelle della Cintura di Orione.. quindi fra la tenebra
e l’alba di dovrebbe scorgere un raggio fre le pietre indicare la direzione
corretta da percorrere.. ed infatti così avviene.. e poi, grazie alla bussola
prontamente equipaggiata da Benigno il gruppo riesce a tenere la direzione di
marcia anche dopo l’alba.. si viaggia in pieno deserto per una mezza giornata e
verso il torrido mezzogiorno accade qualcosa.. una sorta di allucinazione
collettiva.. Fratello Romualdo cade in ginocchio e prende ad invocare
l’Apocalisse, sconvolto.. mentre gli altri sembrano resistere all’influsso
dell’allucinazione patita.. infatti dove solo un istante prima vi era solo
sabbia desertica, un istante dopo si erge la derelitta mura di cinta di una
estesa città in rovina, fra il turbinare del possente vento del Sahara: la Città Senza Nome si è
finalmente rivelata ai loro occhi.
In avanscoperta Benigno, Bastiano, Michele e Romualdo
(appena ripresosi, a fatica…) procedono verso la mura di cinta: qui individuano
una breccia fra le rovine e decidono di lasciare momentaneamente il carro con
Lydia e Bonomo e di dare un’occhiata
all’interno..
Una volta entrati vengono colti da un vento ancor più
forte.. sabbia negli occhi e nella pelle.. visibilità scarsa.. e
incredibilmente il vento sembra quasi volgere al gelido.. dal torrido di un
attimo prima.. altro strano fenomeno di questa blasfema città innominabile.
I nostri quindi cercano riparo in una vicina costruzione
in pietra, seppur semi diroccata; con stupore, quando riescono fuori, perdono
ogni cognizione d’orientamento.. la città sembra ora un intricato ed enorme
labirinto di strade e case in rovina.. vento, sabbia.. freddo.. la breccia
nella mura non esiste più.. ognuno ha come l’impressione che la città sia di
fatto un’entità con vita e volontà propria.. inoltre si odono alcune grida
disumane di probabili Morti famelici in rapido avvicinamento: il gruppo rientra
nella piccola costruzione di pietra e si prepara allo scontro.. quattro
cadaveri egiziani, rapidi e bramosi di carne viva li assalgono di li a poco..
lo scontro è impegnativo ma lascia indenni le carni dei nostri, ammaccando le
loro sole protezioni (benedette).
Con un pensiero a cosa starà accadendo agli indifesi Bonomo e Lydia
fuori dalla città, i nostri escono nuovamente dalla costruzione: il paesaggio
cambia ancora.. disorientandoli.. altre strade e intricate costruzioni
diroccate, seppur sempre differenti da quelle viste in precedenza, si ergono
praticamente a perdita d’occhio in ogni direzione.. il gruppo inizia dunque,
con timore e senza tante altre scelte, l’esplorazione della malevola Città
Senza Nome…
La Città Senza Nome |
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