Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 6 marzo 2013

La Città Senza Nome



La Pietra Marchiata degli Imohag
Il gruppo si presenta dunque al cospetto del vegliardo Amenokal beduino; Fratello Benigno per primo espone la sua versione dei fatti.. in cambio della conoscenza tramandata da millenni dai saggi Amenokal sulla locazione della pietra marchiata che indica la via per la Città Senza Nome il templare offre una cospicua quantità di oro, fucili, munizioni e altri merci preziose.. il tutto al fine di aiutare l’accampamento Imohag a sostenere l’imminente attacco del Faraone Ramesse, spietato tiranno.. ma il vecchio capo spirituale beduino sembra inizialmente dubbioso.. poi a turno anche Bastiano e Michele da Bracciano prendono la parola e sempre sotto traduzione di Bonomo, favellano col vecchio Tuareg.. il quale alla fine accetta l’accordo.. ma rivela che la posizione della pietra marchiata è solo il primo passo verso la Città Senza Nome.. infatti ogni Imohag conosce la locazione della pietra.. ma i più sanno che codesta indica semplicemente la posizione del primo accampamento Tuareg nel deserto.. solo i saggi Amenokal invece si tramandano le restanti informazioni.. infatti la pietra indica si la via.. ma per imboccarla bisogna trovare la soluzione in un antico testo arabico, un funesto enigma tramandato oralmente da millenni.. un enigma sul quale incombe un’arcaica e sibillina maledizione che impedisce a chiunque ne sia venuto a conoscenza di rivelarlo ad altri estranei, pena una morte istantanea fra atroci dolori e soffocamenti..
“Nessuno dovrà divulgare l'Enigma né alle masse, né ai singoli a meno che non siano loro stessi a venire a cercarle. Solo chi già cerca la Città, può trovare la sua chiave. Solo chi ne è degno, potrà poi tornare.” Questo l’ammonimento del saggio Amenokal.. e poi la rivelazione dell’enigma:
“Alla destra dell'Antico Marchio, quando lo Scarabeo Sacro nasce, i Tre Re mostreranno la via tra le sabbie, dove la città perduta può essere ritrovata. Chi l'ingresso della Città Senza Nome vuole percorrere, segua le orme dei Re fino all'arrivo di Ra.”
I nostri, già meditabondi sull’enigma e consapevoli dell’ennesima maledizione pendente sulle loro anime martoriate, si accingono quindi ai preparativi per la partenza: l’Amenokal fornirà una delle sue migliori guide beduine per condurre il gruppo alla locazione pietra, distante un paio di giorni dall’accampamento, in pieno deserto del Sahara.. e poi si tratterà di rimuginare sull’enigma per capire quale direzione seguire per giungere alla malevola città innominabile.
Difficile è convincere però la sconvolta archeologa Lydia alla partenza: ella brama la pagina del funesto tomo che pensa le sia stata sottratta da un Imohag.. non vuole partire fino a che i beduini non le abbiano restituito la pagina (pagina, ricordiamo, invece sottrattale con l’inganno da Fratello Benigno “Brassi , il Gollum di Dio” la notte prima..); a turno tutti cercano di parlarle.. ma solo l’oratoria di Michele riesce a smuovere la giovane studiosa inglese dalla sua follia.. e alla fine anche lei parte con gli altri, sotto la vana speranza di riavere non solo la pagina ma di poter mettere le mani sull’intero libro.. anche se solo per poi doverlo consegnare obbligatoriamente al divino Osiride Incarnato, ovviamente…
Quindi si parte, con la guida beduina in testa al gruppo, a cavallo di cammelli ed il carro con viveri guidato dal Bonomo.. il primo giorno di viaggio trascorre in tranquillità.. a metà del secondo giorno la guida Imohag avvisa per tempo della presenza di una mezza dozzina di Morti sul cammino, prontamente trucidati dal gruppo, senza problemi.. fino a giungere verso il crepuscolo all’agognata meta.. su una duna si ergono alcune pietre ed al centro di queste giace la famigerata pietra marcata dei beduini, una rozza pietra scolpita in fattezza di un volto umano palesemente tribale e distorto.
A questo punto il Tuareg torna indietro e i nostri iniziano ad arrovellarsi le cervella a lungo per decifrare l’intricato enigma beduino sulla direzione da seguire.. dopo ore di ipotesi l’illuminazione determinante arriva dall’erudizione del domenicano Inquisitore Padre Bastiano, il quale azzecca il parallelismo tra il sorgere del sole  e la luminescenza indicata dalla costellazione delle tre stelle della Cintura di Orione.. quindi fra la tenebra e l’alba di dovrebbe scorgere un raggio fre le pietre indicare la direzione corretta da percorrere.. ed infatti così avviene.. e poi, grazie alla bussola prontamente equipaggiata da Benigno il gruppo riesce a tenere la direzione di marcia anche dopo l’alba.. si viaggia in pieno deserto per una mezza giornata e verso il torrido mezzogiorno accade qualcosa.. una sorta di allucinazione collettiva.. Fratello Romualdo cade in ginocchio e prende ad invocare l’Apocalisse, sconvolto.. mentre gli altri sembrano resistere all’influsso dell’allucinazione patita.. infatti dove solo un istante prima vi era solo sabbia desertica, un istante dopo si erge la derelitta mura di cinta di una estesa città in rovina, fra il turbinare del possente vento del Sahara: la Città Senza Nome si è finalmente rivelata ai loro occhi.
In avanscoperta Benigno, Bastiano, Michele e Romualdo (appena ripresosi, a fatica…) procedono verso la mura di cinta: qui individuano una breccia fra le rovine e decidono di lasciare momentaneamente il carro con Lydia  e Bonomo e di dare un’occhiata all’interno..
Una volta entrati vengono colti da un vento ancor più forte.. sabbia negli occhi e nella pelle.. visibilità scarsa.. e incredibilmente il vento sembra quasi volgere al gelido.. dal torrido di un attimo prima.. altro strano fenomeno di questa blasfema città innominabile.
I nostri quindi cercano riparo in una vicina costruzione in pietra, seppur semi diroccata; con stupore, quando riescono fuori, perdono ogni cognizione d’orientamento.. la città sembra ora un intricato ed enorme labirinto di strade e case in rovina.. vento, sabbia.. freddo.. la breccia nella mura non esiste più.. ognuno ha come l’impressione che la città sia di fatto un’entità con vita e volontà propria.. inoltre si odono alcune grida disumane di probabili Morti famelici in rapido avvicinamento: il gruppo rientra nella piccola costruzione di pietra e si prepara allo scontro.. quattro cadaveri egiziani, rapidi e bramosi di carne viva li assalgono di li a poco.. lo scontro è impegnativo ma lascia indenni le carni dei nostri, ammaccando le loro sole protezioni (benedette).
Con un pensiero a cosa starà accadendo agli indifesi Bonomo e Lydia fuori dalla città, i nostri escono nuovamente dalla costruzione: il paesaggio cambia ancora.. disorientandoli.. altre strade e intricate costruzioni diroccate, seppur sempre differenti da quelle viste in precedenza, si ergono praticamente a perdita d’occhio in ogni direzione.. il gruppo inizia dunque, con timore e senza tante altre scelte, l’esplorazione della malevola Città Senza Nome…

La Città Senza Nome

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