Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...
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mercoledì 2 marzo 2011

Processi, arrivi e partenze

La Stazione Ferroviaria di Rimini
La Stazione di Napoli
Il processo comincia in una piovosa, fredda mattina di inizio Marzo ’58, nella Sala del Giudizio, presso il Vescovado riminese. Qui si trovano riuniti il Tribunale Vescovile presieduto da Mons. Valentini, quello Inquisitoriale presieduto dal Magister Pasolini, oltre ad una folta schiera di Templari capeggiati dal Maestro Morandi, il fido Notaio giunto per l’occasione dal capoluogo bolognese, Dott. Masi Degli Uberti, il tutto di fronte ad un’assemblea-giuria scelta dallo stesso Vescovo, composta da Excubitores, ufficiali della Sancta Militia, Preti, Frati e Inquisitori, per assistere alle testimonianze dei vari imputati e in fine giudicarli.
I quattro vengono ascoltati uno alla volta, privatamente: il primo a varcare coraggiosamente la soglia del tribunale è Ettore Zonzini, poi in sequenza prestano le loro dichiarazioni Padre Bastiano, Vito Di Berra e in fine Fratello Remigio.
Nella tarda mattinata i vari interrogatori sono pressoché conclusi e poco prima di sera i nostri vengono richiamati all’interno della Sala del Giudizio per i verdetti che, in sintesi, sono i seguenti:
- Per Ettore, purtroppo, viene confermata l’accusa di favoreggiamento in omicidio, viene quindi licenziato dall’impiego al Vescovado, dovrà pagare 300 scudi di ammenda e similmente ad un bifolco accusato di bestemmie o bassi reati del genere dovrà trascorrere forzatamente ben 5 giorni nella scomodissima e umiliante “Gabbia del Pentimento” allestita in Piazza Cavour, rannicchiato, semi nudo, incatenato ed esposto alle intemperie, al freddo ed al pubblico ludibrio, dopo i quali potrà comunque restare in città liberamente;
- Padre Bastiano, invece, viene pienamente assolto da entrambe le accuse pendenti su di lui ma, in ogni caso, essendo stato comunque coinvolto in un processo, viene licenziato dall’incarico al Vescovado, anche se potrà rimanere in servizio presso la sede inquisitoria agostiniana della città;
- A Vito Di Berra tocca forse la punizione più marcata, venendo riconosciuto colpevole di tentato omicidio ma tenendo in considerazione tutte le attenuanti del caso, viene licenziato dal Vescovado, gli viene revocato il “Foglio di Via” (dovrà quindi consegnare alla curia ogni arma da fuoco e mezzi a motore e non avrà più il diritto ad usarli…) e gli viene “suggerito” di allontanarsi per sempre dalla città di Rimini, chiudendo in questo modo la delicata questione;
- Remigio, in fine, viene assolto dall’eccessiva accusa di stregoneria ma viene ritenuto colpevole di aver apertamente contrastato la “Captivitas Intellecti” e quindi anche per lui si profila il licenziamento dal Vescovado, oltre a 5 giorni di preghiera e “pentimento” nella Cappella vescovile per le affermazioni fatte ,ma potrà comunque restare con i Fratelli templari della Rocca di Castel Sismondo, mettendosi a disposizione del Maestro Morandi.
Passano le giornate… la stampa agostiniana pubblica in prima pagina l’assoluzione di Bastiano e le condanne più o meno gravi dei suoi compagni… Ettore trascorre in “Gabbia” quanto pattuito… e Vito “vipera” Di Berra, amareggiato per non dire altro, saluta poche persone e lascia la città, portando con se la sua fedele spada, cercando sopravvivenza e fortuna altrove lontano da qui…
In questi giorni a Remigio viene affiancato un nuovo Templare Errante, particolarmente abile di spada (sulla cui lama sta scritto un monito latino di Ezechiele che parla di “furiosissimo sdegno” e altre frasi di grande impeto guerresco…) appena giunto alla Rocca che d’ora in poi lo aiuterà nel suo percorso al servizio della Chiesa e della Giustizia; invece, in quel di S. Agostino, il Magister Pasolini pensa bene di affiancare a Padre Bastiano, ormai ritenuto da molti quasi un eroe cittadino, un giovane Sotium, per consolidare il potere di Dio e dell’Inquisizione ovunque ce ne sia la necessità…
Fra tutte queste novità accade che, congiuntamente, Templari e Inquisitori riminesi riuniti, affidano al nuovo gruppo composto da 2 Templari, 2 Inquisitori e l’unico Cacciatore Ettore, una missione molto delicata: recarsi presso la Rocca Templare di Napoli, al Maschio Angioino, per colloquiare col Maestro D’Aiello relativamente ad una questione da risolvere in un paesino sperduto dell’entroterra campano.
Il gruppo quindi sale sul primo, costoso, treno per Napoli e dopo poco più di dodici ore di viaggio arriva nel vivace capoluogo campano.
Qui, pagato il consueto, salato, Dazio alla Stazione, i nostri ammirano brevemente le bellezze di una Napoli fortificata ma sempre di grande fascino… e giungono poco tempo dopo di fronte al Maschio Angioino.
Si fanno ricevere, trascorsa una breve attesa, dal Maestro D’Aiello, il quale, dopo un rapido preambolo e i saluti di rito, illustra loro la situazione: dovranno recarsi in quel di S. Sebastiano in Colle, un paesello a circa 160 km da Napoli, nel centro dei boschi della Lucania, zona semi disabitata e selvaggia.
Un mese fa egli ha inviato un templare in incognito a investigare, che non ha fatto più ritorno… si parla di un borgo tranquillo, bonificato, ma dal quale i Cacciatori che lo avevano liberato insieme ai Templari se ne sono improvvisamente andati, per qualche ragione… ora pare che altri Cacciatori o comunque altri uomini armati siano stanziati al villaggio e i Morti non si fanno più vedere nei paraggi… fatto piuttosto strano… ma S. Sebastiano è ben lontano da Napoli e solo poche comunicazioni sono intercorse fra le due realtà… quindi il Maestro D’Aiello chiede al gruppo di recarsi al villaggio e investigare sull’accaduto e sul templare scomparso, possibilmente in incognito, onde destare meno sospetti possibile…

Il Maschio Angioino, Rocca Templare napoletana