La funesta Città Senza Nome si dimostra più ostica di ogni
previsione; quivi infatti brulicano Morti famelici e più e più volte i nostri
sono costretti alla sanguinosa pugna per salvarsi la vita.. senza dimenticare che, sempre sotto la sferza
del gelido vento sabbioso, le intricate vie e le basse costruzioni della città
sembrano mutare in continuazione la loro geometria.. al fine di disorientare e
confondere oltre modo il gruppo.
Tutto questo sino a che Fratello Benigno, sempre guardato con
sospetto dagli altri per via della presunta influenza che pare stia avendo la
maledetta pagina sulla sua mente, sembra scorgere una sorta di collina, di duna
sabbiosa rialzata, sulla cui sommità si ergono frastagliate e scure rocce;
l’interesse del gruppo viene subito catalizzato da questa novità e ci si dirige
tutti quanti velocemente là in cima.
Qui, fra rocce e sabbia, si nota una specie di fenditura nel
terreno, larga circa due metri, da dove parte e scende una ripida scalinata in
pietra, a fianco della quale fa bella mostra di se una roccia rozzamente
scolpita, similmente a quella veduta in precedenza, con lineamenti umani
distorti e inquietanti, segno inequivocabile dell’avvicinarsi al luogo ove
dovrebbe essere custodito il temuto Al-Azif, il Necronomicon tanto bramato dal
divino Ramesse III.
E proprio dalle profondità di questa fenditura sembra
provenire e nascere il gelido vento tempestoso che sin dall’ingresso in questa
malevola città ha flagellato i nostri; mentre Fratello Michele quasi inizia la sua
discesa, Benigno ha un improvviso attacco di panico.. non vuole scendere la
sotto.. anzi, si allontana.. e quindi Fratello Romualdo tenta di farlo
rinsavire in fretta, mentre il templare Michele e uno scettico Padre Bastiano
iniziano a scendere le scale.
Dopo qualche minuto il gruppo si trova riunito: la discesa
fa perdere il senso dello scorrere del tempo.. sembra di scendere per ore,
forse giorni.. senza arrivare da nessuna parte.. ma dopo aver constatato per una volta ancora l'insana eccitazione e la frenetica discesa di Benigno, sempre più preso dalla sua blasfema pagina, dopo almeno un paio d’ore
finalmente si giunge ad una claustrofobica stanzetta sotterranea.
Qui i nostri trovano una piccola porticina alta si e no un
metro, che conduce ad un angusto cunicolo, percorribile presumibilmente
soltanto carponi.
Le paure si sommano in tale situazione.. il cunicolo è
claustrofobico e buio.. e lungo.. ora è Romualdo a non reggere.. e sviene.. ed
anche Michele sembra restio ad entrare in quella trappola perfetta.. ma dopo
ennesime prediche e rassicurazioni reciproche, i nostri iniziano a percorrere
il cunicolo.. passano i minuti, lunghi come ore.. dopo un quarto d’ora nuove
crisi e paure sferzano le labili menti dei nostri, ora bloccati in quel folle
percorso dal quale ormai sembra impossibile fare ritorno..
E con disumano sforzo di volontà il gruppo alla fine serra i
ranghi e giunge al termine di questo infausto tunnel per ritrovarsi in una
ennesima piccola stanzetta di 3x3 m dove spiccano due elementi: un sarcofago in
pietra grezza ed una porta di metallo decorata con strani simboli.
La luce delle torce dei nostri illumina una scritta sul
fianco del sarcofago, scritta in varie lingue fra le quali, da ultima, il
latino..
“Sono
il Servo Giusto più Glorioso,
Sulla
lapide della mia prigione scrivo ora l'avvertimento
nella
lingua del passato, del presente e del futuro.
Nel
silenzio della morte, la venuta dei Crociati guidati dall'Ibis attendo.
Del
libro sono il custode e da un tempo remoto provengono le mie ossa.
Alla
sua follia la mia mente è sopravvissuta,
solo
29 imitarmi potranno, gli altri 42 non potranno seguirmi.
Voi
che nel 13° anno giungete nella Città Senza Nome,
non
sollevate questa pietra, sotto la quale io vi attendo.”
I
nostri quindi ben comprendono quale sia il rischio che molto probabilmente si
cela sotto quel sarcofago.. e per il momento decidono di aspettare..
concentrandosi ad esaminare la strana porta in metallo decorata con quel che
sembra un pentacolo e con delle pietre dipinte a guisa di simboli astronomici..
sul cui stipite sta scritto (in varie strane lingue ed anche il latino…):
“Oltre
me si raggiungono i Tre Re in Terra e la Città si abbandona con salvezza di corpo e anima.
Solo un uomo completo può però passare oltre la mia soglia: chi da un lato
domina la mente e dall'altro abbraccia le passioni, mentre dall'alto della sua
testa egli costantemente guida gli opposti impulsi.”
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