I nostri partono all’alba, alla testa della corazzata Banda di King, per liberare il paese di S. Terenzio dai Morti. Ancora fuori dal paese, Fratello Benigno viene repentinamente assalito da un vorace bambino con le pupille ribaltate, un Ferox, che lo morde avidamente al ventre; poco dopo già infuria la battaglia, una prima ondata di Morti esce alla disperata dall’ingresso del paese, avendo fiutato carne vivente e la maggior parte di loro viene sventrata dai colpi d’artiglieria dei potenti mezzi di King. La parte residua tiene impegnati i nostri in un sanguinoso corpo a corpo che però li vede vincitori.
Alla fine circa tre dozzine di cadaveri ambulanti vengono martoriati e S. Terenzio è di nuovo un luogo libero dalla piaga dei Morti. Il gruppo rinviene anche uno zaino a pelo d’acqua, vicino al ponte sul fiume Lamone: appartenuto probabilmente al blasfemo fuggiasco motociclista, contiene un paio di deteriorate maschere demoniache e diversi altri documenti piuttosto compromettenti.
A questo punto, mentre i nostri sono decisi a lasciare la banda di King per proseguire in direzione Ravenna, apprendono una inaspettata notizia: il loro compagno, il Cacciatore Ettore Zonzini, ha deciso irrevocabilmente di abbandonarli per seguire King e i suoi a tempo pieno, attratto dalle grandi possibilità di avventura e di profitto. Al che, non senza strascichi polemici più che cordiali saluti, Ettore lascia i nostri, diretto con King verso la liberazione di S. Elisa e poi chissà dove, con la vaga promessa, forse, di potersi incontrare nuovamente… il Zonzini però fa un’ultima confessione ai suoi compagni: King gli ha raccontato di essere già passato, mesi fa, da S. Ezechiele, e l’ha descritto come un posto tranquillo ma piuttosto lugubre, dove pare sia vissuto uno strano pittore che ritraeva soggetti morti…
Il gruppo quindi, orfano del Cacciatore e delle sue notevoli abilità di veterano dinamitardo, si dirige mesto verso la strada maestra, in direzione Ravenna, per raggiungere velocemente il paesello di S. Ezechiele, loro meta. Il carretto ligneo trainato da cavalli fa quel che può e lemme lemme li porta alla deviazione per “Granarone”, vetusto e desueto nome del paese prima del Giorno del Giudizio.
Poco prima di arrivare a destinazione scorgono in mezzo alla strada un uomo steso, immobile, ben vestito: avvicinatisi con cautela si rendono conto che è solo svenuto, indi per cui lo soccorrono.
Costui, ancora stordito, li ringrazia e si presenta: risponde al nome di Mario Timperi, un ingegnere romano in viaggio verso Ravenna, dapprima scortato e poi aggredito e derubato dai due loschi Cacciatori che aveva assoldato per la sua incolumità.
I nostri allora decidono magnanimamente di proteggere e portare con loro il malcapitato ingegnere, almeno fino a Ravenna, sua destinazione… ma per il momento si fa tappa obbligata a S. Ezechiele.
Il paese appare sin da subito piccolo, isolato e decadente: una volta entrati e giunti alla piazzetta del borgo, Benigno nota un bambino (che ha sul volto gli evidenti segni della sindrome di down) che, giocando con la sua trottola, canticchia una macabra filastrocca su una presunta “strega del fiume”… il Templare passa un po’ di tempo insieme al piccolo e lo accompagna a casa, dove parla anche con sua madre e viene a sapere che la filastrocca è una precauzione per non far andare i bimbi a giocare verso il fiume Montone, zona potenzialmente pericolosa sia per i Morti sia per la corrente…
Intanto gli altri si recano alla Chiesa di San Iacopo, dove parlano col locale parroco, Don Avati, l’unica autorità: costui li accoglie benevolmente e interrogato fornisce diverse informazioni.
Non sa nulla del libro blasfemo che i nostri cercano ma sa che la storia del macabro pittore è vera: mostrando con raccapriccio uno dei suoi quadri (un S. Sebastiano insanguinato…) il prete racconta che nove anni prima moriva a S. Ezechiele il folle Nicola Castiglioni, un perverso artista che dipingeva cadaveri e poi ne abusava sessualmente. Uscendo dalla chiesa Fratello Michele nota di sfuggita la presenza di un piccolo e vetusto cimitero, posto dietro l’edificio sacro, ormai coperto di sterpaglie…
Il gruppo fra l’altro se vorrà alloggiare in paese dovrà pernottare proprio nella casa del fu malato pittore, unica abitazione libera: qui notano diversi altri orridi dipinti del Castiglioni, gente decapitata e incatenata, sangue… ma anche più tranquilli paesaggi. In particolare notano che uno di questi affreschi, rappresentante il borgo di S. Ezechiele, pare volutamente rovinato su un lato, vicino alla rappresentazione del fiume Montone…
Poi le loro indagini proseguono all’unico emporio locale, gestito da Benedetto Grassi, omone barbuto e sorridente il quale non aggiunge nulla di nuovo… se non che la particolare rapidità nella lettura di Benigno fa si che il templare possa notare e leggere di sfuggita un biglietto sul suo bancone: un elenco di beni da acquistare per il mese prossimo dall’unico mercante di passaggio… sembra strano che vi sia della costosa attrezzature per dipingere, tele e pennelli… quando, a precisa domanda, più volte è stato ribadito che attualmente nel paese non è presente praticamente nessun artista o appassionato di pittura…
I nostri passano a ispezionare poi la caserma che fu dei Carabinieri, ora abitata degli unici due Excubitores locali, due tipi nerboruti e rozzi, Fernandino e Armando, al servizio di Don Avati e posti a protezione del borgo in caso di sporadici assalti di Morti.
Mentre il gruppo inizia a fare supposizioni e ragionamenti per proseguire le proprie indagini e l’Ing. Mario Timperi, lasciato in disparte, si aggira solingo per il paese chiaccherando qua e la, Fratello Benigno incontra di nuovo il piccolo Marzio, il bimbo down: questi vuole giocare ancora un poco con il suo nuovo amico templare e lo conduce, ricorrendo la sua trottolina a gambe levate, a conoscere anche suo padre, con il quale il templare di Frittole ha un breve dialogo…
Alla fine circa tre dozzine di cadaveri ambulanti vengono martoriati e S. Terenzio è di nuovo un luogo libero dalla piaga dei Morti. Il gruppo rinviene anche uno zaino a pelo d’acqua, vicino al ponte sul fiume Lamone: appartenuto probabilmente al blasfemo fuggiasco motociclista, contiene un paio di deteriorate maschere demoniache e diversi altri documenti piuttosto compromettenti.
A questo punto, mentre i nostri sono decisi a lasciare la banda di King per proseguire in direzione Ravenna, apprendono una inaspettata notizia: il loro compagno, il Cacciatore Ettore Zonzini, ha deciso irrevocabilmente di abbandonarli per seguire King e i suoi a tempo pieno, attratto dalle grandi possibilità di avventura e di profitto. Al che, non senza strascichi polemici più che cordiali saluti, Ettore lascia i nostri, diretto con King verso la liberazione di S. Elisa e poi chissà dove, con la vaga promessa, forse, di potersi incontrare nuovamente… il Zonzini però fa un’ultima confessione ai suoi compagni: King gli ha raccontato di essere già passato, mesi fa, da S. Ezechiele, e l’ha descritto come un posto tranquillo ma piuttosto lugubre, dove pare sia vissuto uno strano pittore che ritraeva soggetti morti…
Il gruppo quindi, orfano del Cacciatore e delle sue notevoli abilità di veterano dinamitardo, si dirige mesto verso la strada maestra, in direzione Ravenna, per raggiungere velocemente il paesello di S. Ezechiele, loro meta. Il carretto ligneo trainato da cavalli fa quel che può e lemme lemme li porta alla deviazione per “Granarone”, vetusto e desueto nome del paese prima del Giorno del Giudizio.
Poco prima di arrivare a destinazione scorgono in mezzo alla strada un uomo steso, immobile, ben vestito: avvicinatisi con cautela si rendono conto che è solo svenuto, indi per cui lo soccorrono.
Costui, ancora stordito, li ringrazia e si presenta: risponde al nome di Mario Timperi, un ingegnere romano in viaggio verso Ravenna, dapprima scortato e poi aggredito e derubato dai due loschi Cacciatori che aveva assoldato per la sua incolumità.
I nostri allora decidono magnanimamente di proteggere e portare con loro il malcapitato ingegnere, almeno fino a Ravenna, sua destinazione… ma per il momento si fa tappa obbligata a S. Ezechiele.
Il paese appare sin da subito piccolo, isolato e decadente: una volta entrati e giunti alla piazzetta del borgo, Benigno nota un bambino (che ha sul volto gli evidenti segni della sindrome di down) che, giocando con la sua trottola, canticchia una macabra filastrocca su una presunta “strega del fiume”… il Templare passa un po’ di tempo insieme al piccolo e lo accompagna a casa, dove parla anche con sua madre e viene a sapere che la filastrocca è una precauzione per non far andare i bimbi a giocare verso il fiume Montone, zona potenzialmente pericolosa sia per i Morti sia per la corrente…
Intanto gli altri si recano alla Chiesa di San Iacopo, dove parlano col locale parroco, Don Avati, l’unica autorità: costui li accoglie benevolmente e interrogato fornisce diverse informazioni.
Non sa nulla del libro blasfemo che i nostri cercano ma sa che la storia del macabro pittore è vera: mostrando con raccapriccio uno dei suoi quadri (un S. Sebastiano insanguinato…) il prete racconta che nove anni prima moriva a S. Ezechiele il folle Nicola Castiglioni, un perverso artista che dipingeva cadaveri e poi ne abusava sessualmente. Uscendo dalla chiesa Fratello Michele nota di sfuggita la presenza di un piccolo e vetusto cimitero, posto dietro l’edificio sacro, ormai coperto di sterpaglie…
Il gruppo fra l’altro se vorrà alloggiare in paese dovrà pernottare proprio nella casa del fu malato pittore, unica abitazione libera: qui notano diversi altri orridi dipinti del Castiglioni, gente decapitata e incatenata, sangue… ma anche più tranquilli paesaggi. In particolare notano che uno di questi affreschi, rappresentante il borgo di S. Ezechiele, pare volutamente rovinato su un lato, vicino alla rappresentazione del fiume Montone…
Poi le loro indagini proseguono all’unico emporio locale, gestito da Benedetto Grassi, omone barbuto e sorridente il quale non aggiunge nulla di nuovo… se non che la particolare rapidità nella lettura di Benigno fa si che il templare possa notare e leggere di sfuggita un biglietto sul suo bancone: un elenco di beni da acquistare per il mese prossimo dall’unico mercante di passaggio… sembra strano che vi sia della costosa attrezzature per dipingere, tele e pennelli… quando, a precisa domanda, più volte è stato ribadito che attualmente nel paese non è presente praticamente nessun artista o appassionato di pittura…
I nostri passano a ispezionare poi la caserma che fu dei Carabinieri, ora abitata degli unici due Excubitores locali, due tipi nerboruti e rozzi, Fernandino e Armando, al servizio di Don Avati e posti a protezione del borgo in caso di sporadici assalti di Morti.
Mentre il gruppo inizia a fare supposizioni e ragionamenti per proseguire le proprie indagini e l’Ing. Mario Timperi, lasciato in disparte, si aggira solingo per il paese chiaccherando qua e la, Fratello Benigno incontra di nuovo il piccolo Marzio, il bimbo down: questi vuole giocare ancora un poco con il suo nuovo amico templare e lo conduce, ricorrendo la sua trottolina a gambe levate, a conoscere anche suo padre, con il quale il templare di Frittole ha un breve dialogo…
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