Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 15 giugno 2011

Asmodeo, Laffì e Remigio

Il "Sacro Cuore" di Frate Ardizzone

Il gruppo decide, per prima cosa, di tornare da Padre Ardizzone per riportargli le ultime scoperte sull’indagine: in particolare le due lettere rinvenute a casa del Risvegliato Olmi, prove dell’esistenza di una setta blasfema a Firenze.

Il frate inquisitore è sorpreso, preoccupato ma fiducioso che i nostri riescano a proseguire nelle loro indagini, al fine di estirpare il Male che si cela in questi luoghi.

Si recano poi dal Padre Castigatore di Santa Croce, Don Tonizzi, per fargli domande su tale Sandro, uno dei suoi Probi Viri, probabilmente amico e forse complice di Olmi.

Il Padre chiarisce subito che Sandro Adamo non si fa vedere da un paio di giorni e indica che la sua abitazione è nella zona degradata di Campo di Marte, fuori dalle mura cittadine, vicino allo Stadio.

Là i nostri vedono solo povere baracche e mendicanti straccioni abbandonati a loro stessi: Remigio tenta di lenire le loro pene facendo l’ennesima donazione in scudi papali a fondo più che perduto…

La perquisizione della casa di Adamo rivela solo sporcizia e abbandono oltre ad un foglietto accartocciato dove vi è un rimando ad un ipotetico appuntamento alla Casa dei Fanucci.

Chiedendo in giro il gruppo capisce che questa abitazione è li vicino, isolata: su di essa molti popolani rivelano anche più di una credenza popolare che la riterrebbe una casa stragata… ma si sa, il popolo dell’Imperium a quanto pare ama molto le superstizioni…

Questa abitazione abbandonata è cinta da una bassa mura di recinzione e avvolta da una folta vegetazione spontanea infestante: appena i nostri sono all’interno del cortile non fanno in tempo ad annusare il forte odore di benzina che subito si spalanca la porta d’ingresso e ne esce uno spettacolo raccapricciante… fiamme, Morti e una figura infernale!

Tre cadaveri ambulanti si avventano sul gruppo mentre le fiamme fuoriescono dalla casa per incendiare la vegetazione esterna e un uomo col volto di demone rossastro, nudo, coperto di sangue, armato di ascia, urlante, e con un paio di oggetti metallici conficcati nella carne del petto fa in modo che sia Remigio sia Ettore cedano all’orrore e scappino via di gran lena.

Gli altri restano, seppur sgomenti, e fronteggiano la situazione: nonostante il fuoco lambisca più volte le loro carni riescono a fare a pezzi sia i Morti sia colui che sembrava un demone ma che invece si rivela solo un uomo in preda probabilmente alla follia o ad un qualche macabro rituale.

Il gruppo rinviene poi i documenti dell’uomo: è Sandro Adamo, con in faccia un’altra maschera da demone e con i gemelli a forma di occhio di serpente conficcati nel petto…

I nostri, interrogandosi sul da farsi, rifanno visita al saggio Ardizzone, che nonostante stesse riposando, ormai anziano e stanco, li indirizza a colloquiare con un personaggio che egli chiama “Il Libraio” una sorta di grande esperto “protetto” dall’Inquisizione, che potrebbe rivelare importanti informazioni sugli indizi rinvenuti dal gruppo a proposito della setta e soprattutto in materia di libri blasfemi, come la citata “Pseudomonarchia dei Demoni”.

Si arriva quindi alla casa del Libraio, sorvegliata da un paio di Conversi appostati nella penombra del cortile: qui una giovane di nome Mara accoglie il gruppo dicendo che il Maestro li stava aspettando.

Il Maestro ha l’aspetto di un sessantenne dai lunghi capelli canuti ed è seduto in una sala riccamente ammobiliata: egli sorseggia vino e fuma una pipa… poi dopo qualche secondo di attesa e di silenzio si presenta come il Maestro Laffì.

Costui, seppur cortese e incline al dialogo col gruppo, mantiene sempre un atteggiamento piuttosto sarcastico e quasi irriverente nei confronti della Chiesa e dei suoi rappresentanti in quanto egli è, di fatto, prigioniero dell’inquisizione e al suo forzato servizio a causa della sua cultura in ambito occulto e alle sua abilità di premonizione...

I nostri però riescono ad avere molte informazioni da Laffì: le maschere sin ora rinvenute sono di due demoni descritti nella Pseudomonarchia dei Demoni, ovvero Malacoda (Luzzi) e Asmodeo (Adamo). Inoltre vi sono in Italia ben 3 copie di questo libro: una era a Firenze fino a qualche giorno fa ma poi è stata fatta uscire dalla città e se ne sono perse le tracce, un'altra pare sia a Ravenna mentre la terza è sita in un piccolo paesino romagnolo, S. Ezechiele, situato tra Faenza e Ravenna.

Il gruppo quindi capisce di doversi dirigere verso tale località, affrontando un lungo viaggio.

Padre Ardizzone, informato, fornisce loro tutto l’equipaggiamento possibile: carro, cavalli, tende, cibo, munizioni, ecc. oltre ad una dispensa speciale per il Sotium Bastiano che riceve in prestito la santa arma inquisitoria a motore di Ardizzone, il suo “Sacro Cuore”, una temibile Corona Spinarum, per poter meglio estirpare il Male dall’Imperium…

L’indomani, all’alba, si parte.

I nostri decidono di percorrere la strada che sembra più veloce, prima il Passo del Giogo, poi direzione Marradi, poi verso Faenza e in fine a S. Ezechiele. Sembra tutto facile, almeno sulla cartina (donata loro dal Maestro Laffì, il quale, fra l’altro, ha fatto esplicita richiesta che il gruppo torni a trovarlo alla fine della loro missione, magari narrandogli o facendogli brevemente visionare qualche libro “particolarmente raro” reperito durante il viaggio…).

Ma poco prima di iniziare i tornanti del Passo del Giogo avviene l’inaspettata tragedia.

Una tremenda esplosione sconvolge le orecchie e le carni del gruppo: il carro ha evidentemente calpestato una mina e forse, anzi molto probabilmente, ci si trova nel bel mezzo di un intero campo minato, spiacevole ricordo lasciato dalle truppe tedesche in fuga dal suolo italico qualche anno prima…

Accade quindi che il carro va in mille pezzi, i cavalli sono dilaniati, Bastiano, Leonardo, Michele ed Ettore vengono sbalzati via ma risultano miracolosamente illesi (anche se si ritrovano con diverse parti delle loro armature e protezioni ormai inutilizzabili) ma la peggior sorte tocca indiscutibilmente a Fratello Remigio il quale risulta pesantemente investito dall’esplosione e muore sul colpo, sventrato, sbalzato a diversi metri di distanza… un tragico colpo di scena.

Onore al defunto Templare Errante Fratello Remigio da Varazze

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