Mettendo insieme le diverse informazioni, vecchie e nuove, raccolte da ognuno dei quattro componenti del gruppo al soldo del vescovado riminese, le indagini relative ai bambini rapiti si dirigono univocamente verso il Teatro Novelli.
Nel frattempo Padre Bastiano contrae, probabilmente a causa di un raffreddamento, una brutta forma influenzale ed è costretto al letto della Misericordia per qualche giorno, lasciando i tre compagni ad amministrare autonomamente le operazioni di ricerca.
Remigio, “Vipera” ed Ettore quindi, iniziano una lunga e non sempre fruttuosa operazione di osservazione e di raccolta informazioni nei pressi del teatro, ora in fase di ristrutturazione, dopo la recente bonifica dai Morti di tutta la zona litoranea riminese.
E così Remigio si finge un semplice paesano in cerca di elemosina e lavoro, ma viene ripetutamente ignorato, compatito e quasi scacciato dall’ingresso del teatro ad opera di un operaio che lavora all’interno.
Passa così un’altra giornata… infruttuosamente…
La successiva idea del gruppo è di lasciare una lettera sotto l’ingresso del Novelli, inscenando una sorta di ricatto, ricordandosi, a loro volta, della lettera recuperata in quel di S. Giuliano, dove tale Elide Canarecci, suicida, si pentiva di aver fatto parte di una sanguinaria setta, le “Anime Candide”, probabilmente implicata nei rapimenti dei fanciulli; danno appuntamento ai gestori del teatro la sera successiva, nella zona del porto. Purtroppo però i loro antagonisti non cadono nella trappola e mandano al loro posto uno sbandato, un ignaro mendicante, con una busta dove si legge che il gruppo è atteso all’interno del teatro, per appianare ogni richiesta e o divergenza…
I nostri decidono allora, dopo l’ennesima giornata trascorsa, di tentare con un’altra lettera ancora più minacciosa, ma stavolta nessuno si presenta al porto; consci del fatto che ormai le loro minacce sembrano non sortire alcun effetto, Remigio, Ettore e Vito scelgono alla fine la via diretta e in combutta con gli Excubitores e la Militia cittadina decidono di fare arrestare una donna che più volte hanno visto entrare e uscire dal Novelli, probabilmente per fare acquisti di generi alimentari.
Poche ore dopo anche un paio di operai escono alla ricerca della loro compagna e vengono arrestati allo stesso modo. A questo punto, dopo un breve interrogatorio, si capisce che questi sono all’oscuro di tutto e rimandano al “direttore” del teatro, tale Pino Lolli, loro datore di lavoro per le opere di ristrutturazione, probabilmente coinvolto, insieme ai suoi due soci, nei rapimenti dei bambini.
Il Templare e i due Cacciatori di Morti allora decidono di riappropriarsi delle loro vestigia classiche e vogliono entrare direttamente al Novelli, per interrogare il losco direttore.
Qui vengono ricevuti subito da Lolli ma Remigio ed Ettore si accorgono, con la coda dell’occhio, che sono costantemente tenuti sotto tiro da due cecchini appostati mimeticamente su un palchetto al piano superiore del teatro.
Mentre il gruppo sta seguendo il sospettoso direttore nel suo ufficio, questo tenta improvvisamente una rapida fuga, chiudendosi dietro la porta; i cecchini sparano due colpi senza andare a bersaglio e il dinamitardo Ettore sperimenta l’uso delle sue nuove granate a frammentazione: il potente ordigno teutonico centra in pieno il palchetto in legno facendolo esplodere e dilaniando i corpi dei cecchini.
Sfondata la porta, i tre si trovano di fronte ad uno sconvolto Pino Lolli, il quale, piuttosto che consegnarsi nelle mani della giustizia vescovile e o inquisitoriale, pensa bene di togliersi la vita con un colpo di pistola alla tempia.
Nel suo ufficio vengono rinvenuti importanti indizi sulla setta: tre mantelli con cappucci di canapa bianca ed una inequivocabile lettera, datata Novembre 1957, che segnala come luogo di riunione delle “Anime Candide” e di esecuzione di blasfemi, sanguinosi, rituali la Palazzina Venezia del Cimitero di Rimini.
Il gruppo decide, quindi, di dirigersi verso quella zona oscura della città, ancora non bonificata dalla piaga dei Morti, fuori dalle sicure mura cittadine, per proseguire le proprie ricerche e indagini, per mettere fine alla folle, eretica, setta omicida e forse per fare finalmente luce sul destino dei quattro bimbi scomparsi ormai da diversi mesi…
Nel frattempo Padre Bastiano contrae, probabilmente a causa di un raffreddamento, una brutta forma influenzale ed è costretto al letto della Misericordia per qualche giorno, lasciando i tre compagni ad amministrare autonomamente le operazioni di ricerca.
Remigio, “Vipera” ed Ettore quindi, iniziano una lunga e non sempre fruttuosa operazione di osservazione e di raccolta informazioni nei pressi del teatro, ora in fase di ristrutturazione, dopo la recente bonifica dai Morti di tutta la zona litoranea riminese.
E così Remigio si finge un semplice paesano in cerca di elemosina e lavoro, ma viene ripetutamente ignorato, compatito e quasi scacciato dall’ingresso del teatro ad opera di un operaio che lavora all’interno.
Passa così un’altra giornata… infruttuosamente…
La successiva idea del gruppo è di lasciare una lettera sotto l’ingresso del Novelli, inscenando una sorta di ricatto, ricordandosi, a loro volta, della lettera recuperata in quel di S. Giuliano, dove tale Elide Canarecci, suicida, si pentiva di aver fatto parte di una sanguinaria setta, le “Anime Candide”, probabilmente implicata nei rapimenti dei fanciulli; danno appuntamento ai gestori del teatro la sera successiva, nella zona del porto. Purtroppo però i loro antagonisti non cadono nella trappola e mandano al loro posto uno sbandato, un ignaro mendicante, con una busta dove si legge che il gruppo è atteso all’interno del teatro, per appianare ogni richiesta e o divergenza…
I nostri decidono allora, dopo l’ennesima giornata trascorsa, di tentare con un’altra lettera ancora più minacciosa, ma stavolta nessuno si presenta al porto; consci del fatto che ormai le loro minacce sembrano non sortire alcun effetto, Remigio, Ettore e Vito scelgono alla fine la via diretta e in combutta con gli Excubitores e la Militia cittadina decidono di fare arrestare una donna che più volte hanno visto entrare e uscire dal Novelli, probabilmente per fare acquisti di generi alimentari.
Poche ore dopo anche un paio di operai escono alla ricerca della loro compagna e vengono arrestati allo stesso modo. A questo punto, dopo un breve interrogatorio, si capisce che questi sono all’oscuro di tutto e rimandano al “direttore” del teatro, tale Pino Lolli, loro datore di lavoro per le opere di ristrutturazione, probabilmente coinvolto, insieme ai suoi due soci, nei rapimenti dei bambini.
Il Templare e i due Cacciatori di Morti allora decidono di riappropriarsi delle loro vestigia classiche e vogliono entrare direttamente al Novelli, per interrogare il losco direttore.
Qui vengono ricevuti subito da Lolli ma Remigio ed Ettore si accorgono, con la coda dell’occhio, che sono costantemente tenuti sotto tiro da due cecchini appostati mimeticamente su un palchetto al piano superiore del teatro.
Mentre il gruppo sta seguendo il sospettoso direttore nel suo ufficio, questo tenta improvvisamente una rapida fuga, chiudendosi dietro la porta; i cecchini sparano due colpi senza andare a bersaglio e il dinamitardo Ettore sperimenta l’uso delle sue nuove granate a frammentazione: il potente ordigno teutonico centra in pieno il palchetto in legno facendolo esplodere e dilaniando i corpi dei cecchini.
Sfondata la porta, i tre si trovano di fronte ad uno sconvolto Pino Lolli, il quale, piuttosto che consegnarsi nelle mani della giustizia vescovile e o inquisitoriale, pensa bene di togliersi la vita con un colpo di pistola alla tempia.
Nel suo ufficio vengono rinvenuti importanti indizi sulla setta: tre mantelli con cappucci di canapa bianca ed una inequivocabile lettera, datata Novembre 1957, che segnala come luogo di riunione delle “Anime Candide” e di esecuzione di blasfemi, sanguinosi, rituali la Palazzina Venezia del Cimitero di Rimini.
Il gruppo decide, quindi, di dirigersi verso quella zona oscura della città, ancora non bonificata dalla piaga dei Morti, fuori dalle sicure mura cittadine, per proseguire le proprie ricerche e indagini, per mettere fine alla folle, eretica, setta omicida e forse per fare finalmente luce sul destino dei quattro bimbi scomparsi ormai da diversi mesi…
Certo che in questo scenario, andare a fare un giro in cimitero equivale molto ad un suicidio.
RispondiEliminaSi...in effetti... anche se io preferisco vederlo più come una "nuova nascita"... hahaha... e poi ribadisco: le mie avventure, paragonate con quelle "già pronte" che tra poco sperimenteremo, sono di una facilità disarmante... per cui...
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