![]() |
Padre Gioacchino da Novara |
Il gruppo, destatosi
dall’illusione, o meglio dall’incubo, ordito per loro dal diabolico Marcus,
l’efferato Magus demoniaco che li ha attanagliati in una folle illusione
praticamente da quando hanno messo piede a San Marco, costringendoli a ripetute
azioni di inaudita violenza, contro il loro stesso volere, si ritrova a dover
rapidamente decidere sul da farsi, barricati nella locanda, le armi ancora
sporche del sangue degli innocenti paesani del villaggio, l’inquisizione
schierata e pronta a catturarli appena fuori dall’uscio barricato.
Dopo un breve ma sofferto
conciliabolo e dopo aver valutato negativamente le ipotesi d’azione proposte da
Fratello Benigno, reputate troppo rischiose, i nostri decidono per la resa: il
padre Inquisitore, tale Gioacchino da Novara, comanda quindi che escano dalla
locanda con le mani alzate e disarmati.. e così avviene.
Alcuni conversi prendono quindi
in consegna le numerose e ingombranti armi a motore mentre altri si impegnano,
con un certo timore quasi reverenziale, nel mettere ai ceppi i nostri.
Padre Gioacchino, supportato da
una piccola e inferocita folla di paesani superstiti, li apostrofa svariate
volte in maniera apertamente ostile ed arrogante con appellativi come
“Assassini..” e “Blasfemi..” ed alle ripetute domande di Benigno sul conoscere
chi lo abbia mandato a San Marco l’Inquisitore ripete sempre “E’ il Signore che
mi manda..” snervando il templare da ogni velleità di conoscerne il reale
mandante.. ma sospettando, ovviamente che la faccenda sia stata tutta ordita e
ben confezionata ad hoc dal Sommo Santarosa, con lo specifico scopo di
incastrare l’intero gruppo.. supposizioni, solo supposizioni..
In ogni caso i nostri vengono
rinchiusi in una piccola e angusta stanza-cella della canonica, mentre alcuni
conversi si alternano per la guardia dei sorvegliati speciali.
Svariate ore dopo, Padre
Gioacchino vuole condotti al suo cospetto i prigionieri, per un primo breve
interrogatorio, in attesa di giudizio: i nostri in questa circostanza non
perdono tempo e raccontano la loro incredibile versione dei fatti al padre
inquisitore… dal Cartolaido a Marcus.. dalle Ombre agli inganni.. alle
illusioni.. alle loro menti plagiate da quell’essere diabolico.. fino ai
delitti.. compiuti però contro la loro volontà.
Gioacchino, seppur molto
scettico, non può ignorare questa possibilità e scende di malavoglia a patti
col gruppo; egli, insieme a 4 dei suoi uomini, si recherà presso il luogo,
indicato dal gruppo, dove dovrebbe dimorare quell’oscuro essere divoratore di
bambini, una grotta al limitare del villaggio.. se troverà una qualche prova di
quanto dichiarato dai nostri rivaluterà le loro posizioni nella questione.. ma
se, viceversa, non troverà alcun riscontro, il suo giudizio sarà spietato e
farà quanto in suo potere per consegnare alla più cruenta giustizia del Santo
Impero quel gruppo di blasfemi impostori assassini.
Fatto sta che, qualche ora dopo,
nell’attesa snervante, Fratello Michele ha come una visione, durante le sue
preghiere di pentimento: “sente” una presenza malevola.. probabilmente Marcus..
sente che tale presenza si è spostata nella sua grotta ed ora si è impossessata
della mente di Padre Gioacchino.
E quindi passano altre ore.. e
l’Inquisitore, ovviamente, non fa più ritorno a San Marco.
Il paese inizia a temere il
peggio.. a mormorare frasi di paura.. gli stessi 4 Conversi lasciati di guardia
al gruppo sono allo sbando.. scendono a patti pure loro, segretamente, coi
nostri, troppo impauriti per opporvisi: nella notte allenteranno la guardia e
li lasceranno scappare volutamente.. i nostri quindi riprenderanno possesso
delle loro armi e si dirigeranno con piglio battagliero alla grotta del Magus
Marcus, per chiudere la questione una volta per tutte e scagionarsi di
conseguenza da ogni infamante accusa.
Prima meta, il convento del
Cartolaido: il gruppo infatti spererebbe di ottenere qualche altra informazione
dal vecchio custode della carta.. ma purtroppo il vegliardo pare essere
assente.
Presso la sua libreria viene però
rinvenuta un’utile mappa topografica della zona, onde individuare con relativa
precisione il posizionamento della grotta incriminata, sin ora solo percepita
vagamente fra gli offuscati ricordi.
Accade però che, mentre i nostri
si avvicinano alla funesta destinazione, si prende coscienza che si è fatto
ritorno ad una dimensione quanto meno onirica e non del tutto reale e o
razionale: viene infatti incontrato Kovalsky, contornato da ombre nere,
appostato come un cecchino su una rupe.. poi si vede il mercante De La Fonte.. il quale parla
brevemente con Fratello Michele per poi accasciarsi morente a terra colpito da
un raggio di luce, probabilmente solare (seppur in piena notte).. poi bambini
mutilati e insanguinati che corrono nella boscaglia.. gente morta.. probabili
reminiscenze degli efferati omicidi compiuti inconsapevolmente..
Per arrivare infine ai piedi
della grotta: qui è difficile entrare con leggerezza.. il male che vi si cela è
palpabile.. Michele da Bracciano inizialmente indietreggia, così come Padre
Bastiano.. soverchiati da quella forza malevola.. poi convinti dalle preghiere
e dagli incoraggiamenti perpetrati lungamente da Benigno e Fratello Romualdo.
All’interno, buio.. sussurri..
piccole ossa, resti di bambini.. chiazze di sangue rappreso.. e infine Padre
Gioacchino e i suoi conversi, schierati, le armi in pugno, pronti alla lotta,
sicuramente obbedienti ai voleri di Marcus, entità astratta, invisibile.. ma
evidentemente presente.
La lotta è cruenta.. i conversi
sono i primi a cadere sotto i colpi dei templari.. ma il duello con Gioacchino
è più duro, estenuante.. il Requiem a motore causa ingenti danni.. il volere
dei nostri, la loro strategia, sarebbe di prenderlo vivo.. ma inspiegabilmente
Fratello Benigno, dopo essersi battuto lungamente corpo a corpo con
l’Inquisitore, lo colpisce selvaggiamente, amputandogli un arto,
dissanguandolo.. uccidendolo sul colpo.
Gli altri sono esterrefatti
dall’inconsulto e violento attacco mortale portato a termine dal templare di
Frittole.. a maggior ragione considerando il fatto che vigevano accordi fra
loro di prendere vivo Gioacchino.. ma il templare sembra minimizzare
l’accaduto.. e dichiarare, sibillino, che l’incubo sia ormai finito.. lasciando
i compagni con più di una perplessità al
riguardo…
Nessun commento:
Posta un commento