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Mons. Giovanni Cattellani, Vescovo di Novara |
La stazione di Novara viene raggiunta dal treno su cui
viaggiano i nostri abbastanza velocemente e senza intoppi.
Dalla stazione al palazzo vescovile il passo è breve: qui il
gruppo incontra subito il Vescovo, Mons. Giovanni Cattellani, per chiedere lumi
sulle sue necessità.
Il Mons. Si dice lieto del rapido arrivo del gruppo e senza
perdere tempo dipana la matassa; si tratta di due distinti incarichi.
Il primo, suggellato anche dalle pressioni e dalla volontà
nientemeno che del Sommo Gregorio Santarosa (che pare anzi aver suggerito e
quasi caldeggiato al Vescovo la scelta proprio di Padre Bastiano per questa
indagine), consiste nell’indagare sul paese di San Marco, sito all’estremo nord
della diocesi, in zona pedemontana; il problema è che da alcuni mesi non si
hanno più notizie ne contatti col paese e di conseguenza non si ha più nemmeno
l’ombra delle sacrosante decime da pagare al Vescovo… quindi si dovrà
semplicemente andare la e capire cosa sia accaduto.
Il secondo incarico viene invece direttamente da Mons.
Cattellani, il quale chiede personalmente aiuto al gruppo perché pare che, in
un altro paesello ai margini della sua problematica diocesi, Pieve San Michele,
stia serpeggiando la pericolosa e blasfema diceria che addirittura un diavolo
si aggiri, talune notti, per le vie del borgo per creare scompiglio e spargere
terrore… almeno secondo le testimonianze di alcuni pellegrini che sono di
recente passati di là ed hanno riportato le dicerie dei paesani locali.. in
ogni caso sono voci pericolose e la situazione potrebbe presto ingigantirsi più
del dovuto, quindi il Vescovo chiede che il grande Inquisitore Bastiano vada e
riprenda in mano la situazione, riportando l’ordine attraverso i precetti di
Santa Madre Romana Chiesa.
Il gruppo è meditabondo e alla fine, dopo breve conciliabolo
e dopo che Fratello Benigno si sia preventivamente informato con alcuni Erranti
del suo Ordine incontrati in città, sceglie per dare priorità alla missione
caldeggiata anche dal Santarosa, indi per cui ci si dirige, a cavallo, in quel
di San Marco.
Il paese è piccino e cinto da mura di pietra e legno; al
ligneo portoncino d’ingresso sta un ragazzo che alla vista di tre templari e un
inquisitore si spaventa e apre subito, senza discutere.
I nostri intimano al giovanotto di chiamare subito
l’autorità ecclesiastica di San Marco, tale Padre Guglielmo, mentre,
nell’attesa, il gruppo attenderà in una vicina osteria, La Locanda del Pozzo.
Qui il gruppo fa riposare i cavalli (all’esterno…) e conosce
l’oste, Ugo Pozzo, il quale gestisce il locale insieme al figlio e alla moglie.
Mentre si parla in tranquillità, però, avviene il primo di
una lunga serie di fatti inequivocabilmente strani e quasi inspiegabili:
Fratello Benigno da Frittole sente grida soffocate provenire dal piano
superiore… ma si rende conto che nessuno dei presenti ha invece sentito le
grida.
Sorpreso ma determinato, il templare si fionda di sopra e
chiama a se gli altri: però è tutto tranquillo.. stanze occupate da pochi
avventori, stanze vuote, nulla di sospetto… eppure le grida nella mente di
Benigno sembravano così reali…
Le indagini si sviluppano poi su varie direzioni; Padre Bastiano,
scortato dai suoi 4 Conversi, fa controllare al notaio Mantelloni i registri
contabili della locanda e della chiesa.. ma mentre varca la soglia della
Chiesa, insieme a Padre Guglielmo, sente suonare le campane a martello, come
per segnalare un’emergenza.. ma le sente solo lui, nessun’altro dei presenti.
Fratello Michele e Romualdo da San Gimignano vanno invece in
giro a chiedere lumi sul “Cartolaido”, strano personaggio di cui avevano
sentito parlare dal resoconto di Benigno sulla chiacchierata novarese con i
templari erranti incontrati in città; pare che questo bizzarro anziano viva
isolato in un ex convento a qualche km da San Marco, ora adibito a biblioteca o
qualcosa del genere… i nostri cavalcano fin la e entrano nel vecchio convento.
Il “Cartolaido”, un vegliardo dallo sguardo non proprio a
piombo, in verità preferisce essere chiamato “custode della carta”; il dialogo
dei due templari con il vecchio è alquanto surreale perché il vecchio sembra
non battere pari sin da subito… prima dice di conoscere i due templari e li
chiama per nome.. sbraita di avere una lettera per Michele… poi poco dopo
sembra non riconoscerli, anzi, li vuole scacciare dal convento.. poi blatera e
vaneggia a più non posso continuando a riconoscere e disconoscere a ripetizione
i due templari… fatto sta che Fratello Romualdo, la cui mente è già in bilico
di suo, ha come una visione di se stesso che consegna una lettera al vecchio,
quella lettera che ora il vecchio custode ha dato a Michele.. se non fosse che,
in teoria, nessuno dei nostri abbia mai messo piede in paese.
In ogni caso la lettera pare indicare la posizione di un
libro nella biblioteca e segnala una pagina precisa.. alla qual pagina si legge
un criptico aforisma sulla morte e sul sogno…
I due templari sono molto confusi e dubbiosi sull’accaduto,
certo è che qualcosa di strano sta accadendo loro… e mesti cavalcano indietro
verso San Marco.
Nel mentre l’attenzione di Fratello Benigno, girovago per un
paese ora quasi completamente deserto (inspiegabilmente…) è attirata da una
signora sulla cinquantina che lo chiama in casa sua…Benigno si avvicina e
quando varca la soglia di casa è colto dalla visione, nella sua mente, di se
stesso che sfonda quella porta… forse avvenimento di un futuro prossimo.. o di
un passato..? anche in questo caso il dialogo fra il templare e la donna inizia
normalmente e poi prende una piega inspiegabile razionalmente.. la donna, tale
Eva Marzocchi, inizia improvvisamente a farneticare su qualcuno che pare voler
far del male ai paesani, una morte che viene “da dentro”… e indica al templare,
dalla finestra, in lontananza, la sagoma del convento dove vive il famigerato
“Cartolaido”… quando all’improvviso irrompe nell’aria il fragore della porta
d’ingresso che si schianta… e la donna si rintana in un angolo, piangente..
“ecco.. lo sapevo.. ci ha scoperto..” ma anche questa volta non si vede
nessun’altro in casa a parte Eva e un esterrefatto Fratello Benigno.
Il templare di Frittole pensa bene di accompagnare la donna,
ormai in stato confusionale, alla canonica di Padre Guglielmo, il quale,
accogliendo la povera Eva, fra l’altro maestra dei bambini della scuola di San
Marco, tende a minimizzare ogni strano accadimento riferitogli con frasi di
rito poco probabili.
Benigno, ormai conscio che in questo maledetto paese si sta
travalicando il significato stesso della logica per come la si conosce, raduna
il gruppo presso la Locanda
del Pozzo; qui ci si scambiano esperienze, dubbi ed opinioni… un tavolo è
apparecchiato per i nostri senza che nessuno l’abbia mai prenotato.. o così
pare.. e il paese, così come la locanda, è deserto.. eccezion fatta per un
singolo avventore.
Seduto ad un tavolo sta infatti un uomo chino sul piatto
intento a trangugiare zuppa e lardo; alle domande di Benigno egli risponde
brevemente e di malavoglia.. si chiama Edmound Kovalsky.. anche lui riconosce i
nostri.. dice che sono il gruppo di ecclesiastici giunti in paese pochi giorni fa
per risolvere alcune problematiche.. ma per il gruppo quella è solo la prima
sera di permanenza in paese.. almeno questa è l’impressione.. ma ormai ogni
cosa deve giustamente essere messa in dubbio, sotto ogni punto di vista.
I nostri decidono quindi di stare al gioco.. oppure vi sono
costretti.. e si va a dormire, nelle stanze della locanda, ovviamente prenotate
senza che nessuno lo abbia fatto.. idem come sopra..
Fatto sta che, nel cuore della notte, dopo un’ora di veglia
vigile da parte di Michele da Bracciano, poi infine addormentatosi, Fratello
Benigno si desta improvvisamente dal suo sonno sentendo (o sognando, o credendo
di sentire..) rumore di spari, grida, colluttazioni.. la porta della sua stanza
è spalancata.. esce allora di fretta nel silenzioso e buio corridoio.. per
vedere che tutte le porte delle camere (anche quelle dei suoi compagni) sono
spalancate…
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Il "Cartolaido" |
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