Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 12 ottobre 2011

Per locande

Duomo di Modena

Il viaggio da Correggio a Modena si esaurisce senza imprevisti, a bordo di una vetusta e rugginosa corriera.
La città emiliana, destinazione dei nostri, si presenta in gran fermento: è infatti l’ultimo dei tre giorni del mensile mercato e quindi un gran numero di commercianti affolla le strade del centro.
Il gruppo, dopo un breve dialogo con gli excubitores di guardia alla stazione del dazio, i quali confermano di aver vistato l’ingresso di due inquisitori corrispondenti alla descrizione, si recano repentinamente al Duomo di Modena da Don Conti, il Padre Castigatore locale, per un triste resoconto sui fatti, tragici e sanguinosi, avvenuti a Correggio e per i nuovi problemi insorti dopo il furto indebito del memoriale della Pansardi.
Padre Conti, ancora in compagnia del fido Montini, accoglie calorosamente i nostri ma subito si rattrista e anzi quasi si dispera a causa del dolore per la morte dell’amata cugina Virginia ad opera di Leonarda; inoltre un messo gli porge una missiva con l’informazione che due non meglio identificati inquisitori ieri sono entrati in città e a questo punto il Conti chiede vivamente al gruppo di proseguire con le indagini, trovando il memoriale e smascherando quelli che secondo lui sono certamente due blasfemi falsi uomini di Dio.
E quindi i nostri si dividono per le strade di Modena; mentre Bastiano, Bartolomeo e Michele vanno per locande per sapere eventualmente dove alloggiano i due raminghi inquisitori, Benigno e Mario vanno alla Domus degli excubitores per reperire altre informazioni sui fuggiaschi.
Si viene a sapere che i due uomini sono arrivati la notte precedente a bordo di un furgone e con abiti da inquisitori mentre se ne sono ripartiti al mattino in abiti borghesi; inoltre l’oste de “La Secchia”, la bettola dove hanno pernottato, racconta che i due hanno avuto un breve colloquio di una decina di minuti, durante la cena, con una terza persona, senza segni particolarmente distintivi, anche perché in questi giorni di mercato molti forestieri hanno affollato praticamente tutte le locande e le strade modenesi.
Ma in particolare uno degli excubitores rammenta che gli inquisitori parlavano di doversi dirigere verso il Nord dell’Imperium e quindi con molta probabilità avrebbero percorso la strada in direzione di Ostiglia.
Con questi pochi ma chiari indizi il gruppo pensa bene di rimediare un carretto con un paio di cavalli, gentilmente procurato da Don Conti, finanziatore e promotore fervente delle indagini, per partire alle prime luci dell’alba successiva in direzione Nord.
Il carretto attraversa placidamente, per ore, sia lunghi paesaggi campestri della bassa sia diversi borghi disabitati, fra i quali Mirandola; la fortuna vuole che in queste zone abbandonate non si incontrino Morti, almeno per ora…
Qualche ora dopo Mirandola, sulla strada, i nostri scorgono la sagoma di un furgone parcheggiato; deducono che possa trattarsi del mezzo di trasporto dei 2 inquisitori. Ora appare ormai vuoto, probabilmente in panne, senza documenti ne chiavi e con solo un rosario penzolante dallo specchietto retrovisore…
Una decina di minuti dopo il furgone si scorge in lontananza una sorta di edificio illuminato, anzi… in fiamme.
Arrivati sul posto il gruppo si avvicina: è un grosso edificio isolato, a due piani, arso da un incendio in corso; inoltre è presente una stalla non ancora lambita dal rogo. Un insegna penzola sopra la porta d’ingresso: si tratta della locanda de “L’Ultima Cena”.
Mentre Bartolomeo va ad esplorare la stalla gli altri tentano di entrare in locanda per dare un’occhiata ma sono sorpresi dall’agguato di un famelico Ferox che si getta sul malcapitato Padre Bastiano sfondando una delle finestre del piano terreno.
Inizia lo scontro mentre anche un secondo Morto appare sulla soglia dell’edificio: la battaglia è piuttosto rapida e il solo Bastiano ha qualche affanno, ghermito a terra dal Ferox e morso più volte ma sempre salvato dalle sue protezioni.
Nel frattempo Bartolomeo vede che la stalla è vuota ma che nelle vicinanze ci sono a terra diversi pezzi di carne fremente: appartengono ad almeno 3 donne recentemente fatte a pezzi…
Dopo che il Timperi ha sparato l’ultimo colpo col suo Bodeo e centra la testa del Simplex sulla soglia, tutti i presenti odono distintamente le grida di aiuto di una voce di bambina provenienti dall’interno della locanda.
All’interno le fiamme e il fumo rendono tutto più complesso ma il gruppo riesce a fare a pezzi un terzo Morto che si era fissato a tentare di aprire una porta sbarrata; dietro questa ci sono le scale dell’interrato dove accorre subito fra le braccia di Fratello Benigno una bambina di circa 9 anni, Irene Pitti.
La piccina viene tratta in salvo e portata subito fuori dall’edificio: qui ella può raccontare la tragedia subita.
Irene aveva 2 sorelle; sua madre gestiva la locanda e per arrotondare gli incassi di fatto faceva prostituire le due ragazze adolescenti e trattava Irene come una sguattera.
Il giorno prima, mentre tre contadini stavano partecipando al turpe “intrattenimento” e lei era stata mandata via in cucina, sono entrati in locanda due uomini, di cui uno tatuato in volto.
Irene non ha capito bene cosa volessero quei 2 ma è riuscita ad intravedere che uno di loro, il tatuato, ad un certo punto ha iniziato a scuoiare la pelle del volto dei 3 contadini mentre l’altro ha condotto fuori la madre e le sue due sorelle… poi solo grida… poi le fiamme… Irene, terrorizzata si rifugia nella cantina e si chiude dentro… poi i Morti.. e infine per fortuna la bimba è stata salvata.
La piccina inoltre ha sentito dire dai due uomini che avrebbero preso i cavalli della stalla e si sarebbero diretti verso Ostiglia…
Irene è ovviamente sconvolta per la perdita della sua pur squallida famiglia (le 3 donne sono state fatte a pezzi, probabilmente dall’altro inquisitore, fuori dalla stalla…), ma riesce a farsi forza e chiede cortesemente ai nostri di essere portata a casa di un suo carissimo zio che abita proprio ad Ostiglia e che potrebbe, d’ora in avanti, prendersi cura di lei.
Il gruppo dunque si adopera per spegnere i residui focolai e poi si appresta a trascorrere la nottata nel sicuro scantinato dell’edificio.
Il mattino seguente si giunge in quel di Ostiglia, paese liberato e fortificato, adagiato sulla riva del fiume Po; il gruppo paga uno dei numerosi traghetti per attraversare il fiume e interroga il traghettatore il quale pare non aver notato i due inquisitori ricercati che, per inciso, ora probabilmente stanno girando in abiti civili e quindi sono molto meno riconoscibili.
Al Dazio del paese un excubitor registra l’ingresso dei nostri e segnala di soppiatto a Fratello Benigno un ottimo posto per dormire, la “Locanda del Marchese”… strizzando maliziosamente l’occhio al Cavaliere del Tempio, il quale non interpreta subito in maniera corretta il gesto goliardico dell’uomo.
I nostri, in ogni caso, decidono di dividersi: Benigno, Bastiano e Bartolomeo vanno ad esaminare le 3 locande cittadine per reperire info sui possibili alloggi dei due inquisitori.
La prima locanda esaminata è il Marchese: qui nessuna informazione ma la bella locandiera Luisa, una sorridente e avvenente ragazza 32enne, scambia qualche battuta con Fratello Benigno (il quale nel dubbio prende una stanza singola…) e pare gli lasci intendere che, se vuole, la sera stessa si potrebbe combinare qualcosa di interessante insieme…
Nel mentre Fratello Bartolomeo e Padre Bastiano vanno alle altre due locande: mentre a “La Quiete” non ci sono indizi, a parte il fetore, la mancanza della benché minima igiene e un oste brutto, malvissuto e dai modi piuttosto scortesi, alla “Locanda del Santo” i nostri sono più fortunati.
L’oste è meno scorbutico del precedente e rivela rapidamente che la notte passata hanno dormito da lui i due tizi che i nostri cercano (i quali si sono presentati in locanda come due commercianti, pagando bene e in anticipo…) e poi sono ripartiti al mattino presto, senza far colazione.
Bartolomeo si fa subito dare la chiave della loro stanza ma prima che possa arrivarvi si sente un inquietante urlo femminile: una delle cameriere è totalmente inorridita mentre stava proprio per pulire la stanza in questione. Urla… “Oddio, l’ho toccata! Oh Signore.. Salvami..!” e piange in preda ad una pesante crisi di nervi.
Bartolomeo e Bastiano allora si fiondano nella stanza e vedono l’oggetto causa di cotanto orrore: sotto il letto è stata rinvenuta una orribile sorta di macabra maschera fatta apparentemente con lembi di pelle umana, fra l’altro abbondantemente sporca di sangue rappreso.
La prima reazione è devastante per entrambi: il Teutonico trattiene a stento il vomito ed esce inorridito e scosso dalla stanza; Padre Bastiano invece accusa uno shock ancora maggiore.. vomita apertamente appena è uscito dalla stanza ed è duramente provato anche e soprattutto dal punto di vista psicologico, mantenendo ben impressa nella sua mente l’immagine indelebile di quell’oggetto così marcatamente blasfemo e orripilante…
Nel frattempo, mentre gli altri stanno esaminando le 3 locande, Fratello Michele e l’Ing. Timperi scortano la piccola Irene Pitti presso l’abitazione dello zio, il Signor Claudio Pitti, il quale dimora in un vicino edificio in centro, dove esercita anche la sua attività.. un piccolo negozio di tinture per abiti.

Ostiglia, il ponte di chiatte sul fiume Po

Ostiglia, la "Locanda del Marchese"

Nessun commento:

Posta un commento