Dopo aver eliminato il potente Morto con le vestigia templari e averne recuperato lo spadone e qualche altro pezzo della sua armatura, i nostri, dubbiosi sul da farsi, decidono comunque di proseguire nell’esplorazione e relativa bonifica della restante parte agibile della Colonia Murri.
Il che avviene con relativa facilità, incassando poche ferite. Poi ripiegano verso il centro cittadino, per curarsi e per attendere il da farsi, costantemente sotto la cappa di piombo che, nelle menti di alcuni di loro, il processo oramai prossimo ha generato.
Il vescovado chiama nuovamente, dopo l’ennesima settimana di relativa calma e tensione interiore, questa volta per un incarico assegnato ai nostri dalla caserma della Sancta Militia allestita nel palazzo in Via Tonini; il Sottufficiale Marco Giovannini e l’Ufficiale Tommaso Arlotti, il più alto in grado della caserma, comunicano al gruppo che alcuni informatori hanno segnalato la presenza di un contingente tedesco ancora presente nei dintorni del riminese e precisamente in quel del complesso monastico di S. Fortunato, ora in stato di abbandono, sito sul colle di Covignano, pochi chilometri fuori dalle mura cittadine. E’ certa la presenza del temibile ufficiale tedesco della Wehrmacht Klaus Heinze oltre che di due suoi sottufficiali, Friedrich Hilmert e Jurgen Kleinen; oltre a loro anche il medico Josef Brinner e alcuni soldati semplici della Wehrmacht pari ad un numero imprecisato ma non troppo elevato, almeno secondo le fonti…
Questi reduci tedeschi erano al comando della città nel 1946… poi il Giorno del Giudizio… i roghi di riminesi in piazza Giulio Cesare… poi le rivolte partigiane… e in fine lo stanziarsi del vescovado. I tedeschi, quindi, più o meno da una decina d’anni, parrebbero essersi rifugiati in quel del monastero di S. Fortunato e probabilmente (almeno secondo la deduzione dei nostri impavidi...) estorcono rifornimenti al vicino ghetto di poche case, il Ghetto Fabbri, (popolato per lo più da anziani contadini) con minacce e l’eventuale offerta di protezione dai Morti che infestano saltuariamente queste zone ancora non bonificate.
Inoltre i tedeschi sono in possesso di molte armi, una ricetrasmittente e quel che è peggio, di non meglio precisati importanti documenti inerenti la città di Rimini che potrebbero trasmettere oltralpe da un giorno all’altro…
Il vescovado chiede quindi ai nostri di recuperare i documenti e rendere innocua la teutonica brigata, con ogni mezzo…
Il gruppo pensa bene di organizzarsi tatticamente dirigendosi, per prima cosa, al vessatissimo Ghetto Fabbri, per tentare una qualche indagine e o un agguato ai tedeschi sulla via dei rifornimenti…
Il che avviene con relativa facilità, incassando poche ferite. Poi ripiegano verso il centro cittadino, per curarsi e per attendere il da farsi, costantemente sotto la cappa di piombo che, nelle menti di alcuni di loro, il processo oramai prossimo ha generato.
Il vescovado chiama nuovamente, dopo l’ennesima settimana di relativa calma e tensione interiore, questa volta per un incarico assegnato ai nostri dalla caserma della Sancta Militia allestita nel palazzo in Via Tonini; il Sottufficiale Marco Giovannini e l’Ufficiale Tommaso Arlotti, il più alto in grado della caserma, comunicano al gruppo che alcuni informatori hanno segnalato la presenza di un contingente tedesco ancora presente nei dintorni del riminese e precisamente in quel del complesso monastico di S. Fortunato, ora in stato di abbandono, sito sul colle di Covignano, pochi chilometri fuori dalle mura cittadine. E’ certa la presenza del temibile ufficiale tedesco della Wehrmacht Klaus Heinze oltre che di due suoi sottufficiali, Friedrich Hilmert e Jurgen Kleinen; oltre a loro anche il medico Josef Brinner e alcuni soldati semplici della Wehrmacht pari ad un numero imprecisato ma non troppo elevato, almeno secondo le fonti…
Questi reduci tedeschi erano al comando della città nel 1946… poi il Giorno del Giudizio… i roghi di riminesi in piazza Giulio Cesare… poi le rivolte partigiane… e in fine lo stanziarsi del vescovado. I tedeschi, quindi, più o meno da una decina d’anni, parrebbero essersi rifugiati in quel del monastero di S. Fortunato e probabilmente (almeno secondo la deduzione dei nostri impavidi...) estorcono rifornimenti al vicino ghetto di poche case, il Ghetto Fabbri, (popolato per lo più da anziani contadini) con minacce e l’eventuale offerta di protezione dai Morti che infestano saltuariamente queste zone ancora non bonificate.
Inoltre i tedeschi sono in possesso di molte armi, una ricetrasmittente e quel che è peggio, di non meglio precisati importanti documenti inerenti la città di Rimini che potrebbero trasmettere oltralpe da un giorno all’altro…
Il vescovado chiede quindi ai nostri di recuperare i documenti e rendere innocua la teutonica brigata, con ogni mezzo…
Il gruppo pensa bene di organizzarsi tatticamente dirigendosi, per prima cosa, al vessatissimo Ghetto Fabbri, per tentare una qualche indagine e o un agguato ai tedeschi sulla via dei rifornimenti…
Da sinistra, Friedrich Hilmert, Jurgen Kleinen e l'Ufficiale della Wehrmacht Klaus Heinze
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