La Rocca Templare di Avignone |
Fratello Benigno, più istrionico del solito, guida il gruppo
trionfalmente di ritorno a San Marco e soffocando ogni scetticismo, sia da
parte dei compagni sia da parte dei cittadini, il templare arringa la folla
proclamando la vittoria del bene sul male e garantendo ora pace e prosperità
per un paese finalmente liberato dal suo giogo malevolo e poi si ritira
meditabondo e solingo in preghiera.
La folla lo acclama come un apostolo, i suoi compagni sono
molto scettici sul suo agire e sospettano persino una sua possibile
possessione.. ma attendono il da farsi.. e sperano intanto di uscire vivi dagli
orrori di San Marco.
Tutto avviene rapidamente… il gruppo, trascorsa un ora dalle
arringhe pubbliche di Benigno, decide di partire per Novara; quivi è palese che
qualcuno ha saputo degli omicidi del vicino paese e guarda i nostri con paura e
incredulità.. ma il gruppo si sbriga e fa valere la sua autorità di Templari e
Inquisitori per lasciare una breve missiva indirizzata al Vescovo e poi partire
repentinamente sul primo treno in direzione Avignone.
Al Vescovo si dipana per iscritto quanto accaduto a San
Marco.. ma si pensa bene di non incontrarlo fisicamente, temendo un arresto.. o
peggio.. ma con la consapevolezza che prima o poi ogni misfatto dovrà essere,
in qualche modo, pagato o almeno, chiarito.
Ridotti ormai alla stregua di fuggiaschi i nostri giungono
nei territori della Piccola Italia e, dopo molte ore, in quel della città di
Avignone.
Qui i nostri sono attesi alla Rocca Templare, l’ex Palazzo
dei Papi, dove dopo brevi anticamere, vengono ricevuti dal Maestro della rocca,
il Templare Ugo Torris.
Costui dichiara subito che il compito che doveva assegnare
al gruppo per ora si deve considerare congelato in quanto Sua Santità il Papa
stesso, venuto a conoscenza dei recenti fatti di sangue che hanno coinvolto il
gruppo, si riserva di giudicare con calma il da farsi.. e nel frattempo ognuno
del gruppo deve ritenersi agli arresti, confinato alla Rocca di Avignone, in
attesa di nuovi sviluppi.
Sia Benigno sia Michele da Bracciano si impegnano per
colloquiare a lungo col Maestro Torris per spiegare l’accaduto, dare la loro
versione sugli eventi.. la buona fede, la presenza del diabolico Marcus, gli
equivoci, gli atteggiamenti dello stesso Benigno… Il Maestro riflette a lungo
sulle loro dichiarazioni.. e probabilmente, nei giorni a seguire, egli avrà
anche relazionato il tutto al Santo Padre.. fatto sta che, trascorsi ulteriori
cinque giorni di reclusione forzata ad Avignone, finalmente i nostri vengono
nuovamente convocati alla presenza del Torris il quale esprime la magnanima
volontà del Sommo Pontefice che, coadiuvato nel suo Santo Giudizio sia dal
Sommo Santarosa sia dal Gran Maestro Renato da Chianciano, ha deliberato il
destino dei nostri: siccome, con tutte le attenuanti, delle vite loro hanno
troncato, allora delle vite dovranno recuperare, questo il volere del Papa.
In pratica Roma vuole che i nostri partano il più presto
possibile per una difficile, quasi disperata, missione diplomatica in terra
d’Egitto, nella speranza di recuperare i membri superstiti di una precedente
ambasciata di cui si è persa da mesi ogni traccia.
Ugo Torris non sa molto di più al riguardo e dice che per
prima cosa i nostri dovranno partire da Marsiglia con rotta per la Sicilia, al porto di Mazara
del Vallo, per ricevere ulteriori indicazioni dal locale Magister Inquisitore,
Padre Nunzio Rizzo.
I nostri, quindi, esterrefatti dagli ultimi tumultuosi e
impetuosi eventi, si accingono a cambiare nuovamente ogni progetto e partono
alla volta di Marsiglia e da qui, via nave, lunghi giorni di navigazione,
sballottati dai flutti fino a Mazara del Vallo.
Il porto di Mazara del Vallo, Sicilia |
Qui, giunti in terra sicula, i nostri non possono fare a
meno di notare, con un certo sdegno, che nella zona portuale, importante snodo
commerciale marittimo far l’Imperium e il vicino Regno di Osiride, sorgono
molteplici statue sia di Santi e iconografie classiche cattoliche, sia
simulacri di tradizione egizia.. non mancano ad esempio, statue di tale San
Ramesse… un misto fra i santi cattolici e l’iconografia tradizionale dei faraoni
egizi.
I nostri, recandosi al cospetto del piccolo monastero
dell’Inquisizione (dall’aspetto molto povero e spartano), non si capacitano di
come questa possa tollerare simili affronti blasfemi ma, a colloquio col saggio
Padre Nunzio Rizzo capiscono, dalle ponderate parole del religioso siciliano,
come questa tolleranza sia di vitale importanza per il quieto vivere locale..
il commercio, l’economia, la prosperità, la fede.. tutto un equilibrio per far
si che si possa prosperare, tollerando qualche innocua manifestazione della
cultura egizia in terra italiana… e pare che anche il Santo Padre sia
consapevole e propenso, valutati attentamente i pro e i contro, a questa tacita
tolleranza di piccoli episodi di, diciamo, etnie culturali non proprio
ortodosse per la cristianità...
Ad ogni modo Padre Nunzio descrive anche la missione
diplomatica nei dettagli.
Il primo a inviare una piccola ambasciata al Papa fu, molti
mesi fa, proprio Ramesse III: in pratica, il redivivo faraone millenario,
voleva gettare le basi per una sorta di alleanza politico economica con il
Santo Impero ed invitava esplicitamente alcuni delegati papalini in terra
egizia al più presto.
Alcuni mesi fa toccò quindi al Santo Padre inviare la sua
ambasceria, in risposta alle richieste di Ramesse III.. ma il Pontefice volle
fare le cose in grande e si accinse ad inviare un corteo di alti funzionari in
pompa magna.. e quindi salparono, con una delle migliori navi della Sancta
Militia a disposizione, il Generale Muzio De Veris, con la sua scorta armata di
4 Crociati, il Padre Inquisitore Fernando della Pia con al seguito 6 Frati
Missionari, il Vescovo di Messina Giuseppe Schirripa e il Templare Adepto
Fratello Salvatore da Messina con 2 Templari Erranti al seguito, più, ovviamente
tutto l’equipaggio dei marinai di servizio sulla nave.
L’ambasciata, a quel che si dice, fu inizialmente accolta
con ogni onore nei monumentali porti egizi e poi condotta ai fastosi palazzi
dorati del Cairo, capitale politica e dimora del divino Osiride Incarnato, il
faraone Ramesse III.
L’ambasciata portava con sé anche un paio di preziosi doni
per il faraone: una Bibbia miniata del XVII secolo e un corredo di importanti
oggetti prelevati dal Museo Egizio di Torino… ma evidentemente qualcosa deve essere
andato storto.. in quanto nulla più si sa di tutta quella gente.
Ed ora il Papa vuole che il gruppo sia la sua seconda ambasciata (per
altro già correttamente annunciata via lettera ai vertici del Cairo…), con il
delicato compito di rinsaldare i rapporti con il faraone e capire e o
riportare a casa la nave e soprattutto
l’intero equipaggio per ora disperso sul torrido suolo egizio, il cosiddetto
Regno di Osiride…
Nessun commento:
Posta un commento