Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...

mercoledì 9 gennaio 2013

Rotolando verso Sud

La Rocca Templare di Avignone















Fratello Benigno, più istrionico del solito, guida il gruppo trionfalmente di ritorno a San Marco e soffocando ogni scetticismo, sia da parte dei compagni sia da parte dei cittadini, il templare arringa la folla proclamando la vittoria del bene sul male e garantendo ora pace e prosperità per un paese finalmente liberato dal suo giogo malevolo e poi si ritira meditabondo e solingo in preghiera.
La folla lo acclama come un apostolo, i suoi compagni sono molto scettici sul suo agire e sospettano persino una sua possibile possessione.. ma attendono il da farsi.. e sperano intanto di uscire vivi dagli orrori di San Marco.
Tutto avviene rapidamente… il gruppo, trascorsa un ora dalle arringhe pubbliche di Benigno, decide di partire per Novara; quivi è palese che qualcuno ha saputo degli omicidi del vicino paese e guarda i nostri con paura e incredulità.. ma il gruppo si sbriga e fa valere la sua autorità di Templari e Inquisitori per lasciare una breve missiva indirizzata al Vescovo e poi partire repentinamente sul primo treno in direzione Avignone.
Al Vescovo si dipana per iscritto quanto accaduto a San Marco.. ma si pensa bene di non incontrarlo fisicamente, temendo un arresto.. o peggio.. ma con la consapevolezza che prima o poi ogni misfatto dovrà essere, in qualche modo, pagato o almeno, chiarito.
Ridotti ormai alla stregua di fuggiaschi i nostri giungono nei territori della Piccola Italia e, dopo molte ore, in quel della città di Avignone.
Qui i nostri sono attesi alla Rocca Templare, l’ex Palazzo dei Papi, dove dopo brevi anticamere, vengono ricevuti dal Maestro della rocca, il Templare Ugo Torris.
Costui dichiara subito che il compito che doveva assegnare al gruppo per ora si deve considerare congelato in quanto Sua Santità il Papa stesso, venuto a conoscenza dei recenti fatti di sangue che hanno coinvolto il gruppo, si riserva di giudicare con calma il da farsi.. e nel frattempo ognuno del gruppo deve ritenersi agli arresti, confinato alla Rocca di Avignone, in attesa di nuovi sviluppi.
Sia Benigno sia Michele da Bracciano si impegnano per colloquiare a lungo col Maestro Torris per spiegare l’accaduto, dare la loro versione sugli eventi.. la buona fede, la presenza del diabolico Marcus, gli equivoci, gli atteggiamenti dello stesso Benigno… Il Maestro riflette a lungo sulle loro dichiarazioni.. e probabilmente, nei giorni a seguire, egli avrà anche relazionato il tutto al Santo Padre.. fatto sta che, trascorsi ulteriori cinque giorni di reclusione forzata ad Avignone, finalmente i nostri vengono nuovamente convocati alla presenza del Torris il quale esprime la magnanima volontà del Sommo Pontefice che, coadiuvato nel suo Santo Giudizio sia dal Sommo Santarosa sia dal Gran Maestro Renato da Chianciano, ha deliberato il destino dei nostri: siccome, con tutte le attenuanti, delle vite loro hanno troncato, allora delle vite dovranno recuperare, questo il volere del Papa.
In pratica Roma vuole che i nostri partano il più presto possibile per una difficile, quasi disperata, missione diplomatica in terra d’Egitto, nella speranza di recuperare i membri superstiti di una precedente ambasciata di cui si è persa da mesi ogni traccia.
Ugo Torris non sa molto di più al riguardo e dice che per prima cosa i nostri dovranno partire da Marsiglia con rotta per la Sicilia, al porto di Mazara del Vallo, per ricevere ulteriori indicazioni dal locale Magister Inquisitore, Padre Nunzio Rizzo.
I nostri, quindi, esterrefatti dagli ultimi tumultuosi e impetuosi eventi, si accingono a cambiare nuovamente ogni progetto e partono alla volta di Marsiglia e da qui, via nave, lunghi giorni di navigazione, sballottati dai flutti fino a Mazara del Vallo.


Il porto di Mazara del Vallo, Sicilia
 
Qui, giunti in terra sicula, i nostri non possono fare a meno di notare, con un certo sdegno, che nella zona portuale, importante snodo commerciale marittimo far l’Imperium e il vicino Regno di Osiride, sorgono molteplici statue sia di Santi e iconografie classiche cattoliche, sia simulacri di tradizione egizia.. non mancano ad esempio, statue di tale San Ramesse… un misto fra i santi cattolici e l’iconografia tradizionale dei faraoni egizi.
I nostri, recandosi al cospetto del piccolo monastero dell’Inquisizione (dall’aspetto molto povero e spartano), non si capacitano di come questa possa tollerare simili affronti blasfemi ma, a colloquio col saggio Padre Nunzio Rizzo capiscono, dalle ponderate parole del religioso siciliano, come questa tolleranza sia di vitale importanza per il quieto vivere locale.. il commercio, l’economia, la prosperità, la fede.. tutto un equilibrio per far si che si possa prosperare, tollerando qualche innocua manifestazione della cultura egizia in terra italiana… e pare che anche il Santo Padre sia consapevole e propenso, valutati attentamente i pro e i contro, a questa tacita tolleranza di piccoli episodi di, diciamo, etnie culturali non proprio ortodosse per la cristianità...
Ad ogni modo Padre Nunzio descrive anche la missione diplomatica nei dettagli.
Il primo a inviare una piccola ambasciata al Papa fu, molti mesi fa, proprio Ramesse III: in pratica, il redivivo faraone millenario, voleva gettare le basi per una sorta di alleanza politico economica con il Santo Impero ed invitava esplicitamente alcuni delegati papalini in terra egizia al più presto.
Alcuni mesi fa toccò quindi al Santo Padre inviare la sua ambasceria, in risposta alle richieste di Ramesse III.. ma il Pontefice volle fare le cose in grande e si accinse ad inviare un corteo di alti funzionari in pompa magna.. e quindi salparono, con una delle migliori navi della Sancta Militia a disposizione, il Generale Muzio De Veris, con la sua scorta armata di 4 Crociati, il Padre Inquisitore Fernando della Pia con al seguito 6 Frati Missionari, il Vescovo di Messina Giuseppe Schirripa e il Templare Adepto Fratello Salvatore da Messina con 2 Templari Erranti al seguito, più, ovviamente tutto l’equipaggio dei marinai di servizio sulla nave.
L’ambasciata, a quel che si dice, fu inizialmente accolta con ogni onore nei monumentali porti egizi e poi condotta ai fastosi palazzi dorati del Cairo, capitale politica e dimora del divino Osiride Incarnato, il faraone Ramesse III.
L’ambasciata portava con sé anche un paio di preziosi doni per il faraone: una Bibbia miniata del XVII secolo e un corredo di importanti oggetti prelevati dal Museo Egizio di Torino… ma evidentemente qualcosa deve essere andato storto.. in quanto nulla più si sa di tutta quella gente.
Ed ora il Papa vuole che il gruppo sia la sua seconda ambasciata (per altro già correttamente annunciata via lettera ai vertici del Cairo…), con il delicato compito di rinsaldare i rapporti con il faraone e capire e o riportare  a casa la nave e soprattutto l’intero equipaggio per ora disperso sul torrido suolo egizio, il cosiddetto Regno di Osiride…

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