Benigno, Bastiano e Fra Fausto, già duramente provati nel cuore e nell’anima dagli scontri al pian terreno di Villa Bonocore, non se la sentono di scendere nello scantinato della funesta casa (dove, fra l’altro, con ogni probabilità li attendono almeno 2 Scannatrici insieme al folle conte De Lanzi…) e quindi pensano bene di arretrare e contemporaneamente incendiare tutto l’edificio.
Soluzione semplice, che lascia salve le vite dei nostri… ma che difficilmente riuscirà a intrappolare il conte e i suoi segreti..
Nel frattempo si raduna a San Gustavo una discreta folla di curiosi e spaventati paesani che chiedono lumi vedendo il rogo della villa del loro più illustre concittadino.. ed anche Don Vinicio (scortato dal converso di Bastiano e dal suo fido notabile Mantelloni) chiede timidamente spiegazioni.. ma il gruppo ordina a tutti di tornare a casa e di mantenere l’ordine.. in quanto il male è stato scovato e sconfitto in quella villa blasfema.
All’albeggiare le fiamme si placano e Fratello Benigno, sveglio ad oltranza, ordina a svariati popolani di adoperarsi per sgombrare le macerie fumanti, cercare qualsiasi cosa strana si trovi fra la cenere e sgomberare l’accesso al piano interrato; il gruppo scende la sotto ma non trova altro che cenere, pareti un tempo dipinte di rosso, botti vinicole semi distrutte, un calice dorato incrostato di sangue, strani segni sul pavimento e due enormi sarcofagi lapidei anneriti dalle fiamme.. ineluttabili testimonianze di rituali perpetrati la sotto, probabilmente in relazione alle famigerate “finestre scarlatte”, ossia sorta di portali che dovrebbero condurre oltre la soglia degli inferi.. o qualcosa del genere…
A rafforzare tali sospetti anche un paio di oggetti rinvenuti fra le ceneri superiori: una tipicissima maschera da caprone e un plico di lettere bruciacchiate con riferimenti chiaramente blasfemi.. si parla di un certo Maestro Barbatos… di un tale Baphomet.. di demoni.. di portali.. di soglie.. e quant’altro.
E chiaro però che non vengono rinvenuti ne il corpo del conte Attilio, ne tantomeno traccia delle Scannatrici, probabilmente fuggiti o… peggio.
Ma tant’è: i nostri decidono di mettere a capo di San Gustavo per il momento Don Remo, trasferire invece forzatamente Don Vinicio a Firenze per ulteriori accertamenti e in sostanza tornare tutti al capoluogo toscano, alla corte di Padre Ardizzone, per relazionargli tutto quanto scoperto.
Il vecchio Inquisitore fiorentino accoglie benevolmente i nostri (e rivuole subito indietro da Bastiano il suo Sacro Cuore… visto che pare siano ormai ampiamente terminate le indagini…) e dice di farsi ora lui stesso carico del prosieguo delle indagini, mettendosi in contatto con Padre Sprenger, seppur ancora invischiato a Roma per la questione elettorale che riguarda il Santo Consilium inquisitorio…
Il gruppo, finalmente, viene quindi congedato da Firenze e decide di tornare alla base riminese; quindi Benigno e Bastiano salgono sul primo treno mentre Fra Fausto si congeda dal gruppo, decidendo di restare nella sua amata città toscana, al convento gesuita del suo maestro, Nero Degli Alfieri, per proseguire i suoi studi teologici (e non solo…) insieme al Generale Gesuita.
A Rimini, come spesso accade, i due trascorrono un periodo di relativa tranquillità, ormai al di sopra dei soliti intrighi di palazzo che da sempre caratterizzano i diversi ordini religiosi.
Fatto sta che dopo qualche settimana giunge in città un nuovo templare, Romualdo da San Gimignano, un possente Adepto dall’aspetto burbero e con qualche turba nel suo passato che pare faccia si che l’uomo ogni tanto si eclissi dal mondo e prenda a recitare passi dell’Apocalisse di San Giovanni.. in pratica l’uomo giusto per unirsi a Benigno e Bastiano.
Come se ciò non bastasse l’umore di Padre Bastiano peggiora ulteriormente quando viene a sapere che anche Fratello Michele da Bracciano è ritornato a Rimini e si riunirà al gruppo (costituito ora quindi da ben tre templari da un lato e il solo Bastiano Inquisitore dall’altro…), avendo portato dalla lontana Rocca templare di Avignone, nella Piccola Italia, notizie foriere di nuovi incarichi per il bene del Sanctum Imperium dati dal locale Maestro Ugo Torris: pare infatti che i nostri si debbano recare proprio ad Avignone per ricevere ulteriori dettagli dal Torris sulla probabile esplorazione delle funeste Terre Perdute francesi per molteplici scopi, ma sempre per la sicurezza ed il bene ultimo del Sanctum Imperium, di Sua Santità il Papa e di Santa Romana Chiesa…
Quindi il ricostituito gruppo formato dall’Illustrissimo Padre Bastiano e dalla sua “scorta” templare sale sul primo treno e si mette in rotta verso la Piccola Italia.
Ma giunti alla stazione di Piacenza, Padre Bastiano viene intercettato da un messo apostolico, un umile frate francescano che porta missiva del Santo Vescovo di Novara e controfirmata pure dal Sommo Santarosa (nel frattempo rieletto in carica al vertice del Consilium Inquisitorio e scagionato brillantemente da ogni falsa accusa – o almeno così si legge sull’autorevole carta stampata dell’Osservatore di Santa Romana Chiesa…) dove si legge che il celeberrimo inquisitore riminese è atteso con ansia a Novara da Vescovo per ben due uggiosi incarichi da sbrogliare al più presto…
Ora, chiedendosi fra l’altro come questa intercettazione possa essere avvenuta con tanta semplicità e precisione al tempo stesso, i nostri pensano bene di fare almeno una capatina alla diocesi novarese, per sentire con le proprie orecchie anche stavolta di che morte si debba morire…
Campagna di Sine Requie Anno XIII nel Sanctum Imperium (e non solo) conclusa...
...ma di tanto in tanto si ritorna indietro...
mercoledì 28 novembre 2012
sabato 24 novembre 2012
mercoledì 21 novembre 2012
Torre & Cavallo
Il gruppo esce da Villa Bonocore con
sospetti di ogni genere e la strategia scelta per smuovere le acque è
netta, seppur molto rischiosa per Karpenko: il russo infatti, finto
ostracizzato dagli altri, se ne andrà dichiaratamente a dormire
isolato nella casa in costruzione, la casa di tal Paoli Paolo e poi
si valuterà ciò che accadrà, mentre gli altri compagni scelgono la
più comoda ed evidentemente sicura canonica di Don Vinicio.
Ed infatti nella notte avviene il
fattaccio: Fra Fausto dorme sonni turbati e si sveglia con il chiaro
sentore che il cacciatore russo sia in grave pericolo... l'ombra
della Scannatrice... e così il gesuita sveglia gli altri 2 religiosi
e corre subito verso la casa in costruzione, mentre Bastiano e
Benigno si infilano prima armature e quant'altro, per ogni possibile
evenienza.
Fatto sta che Fausto giunge per primo
alla casa e si accorge dell'accaduto: Karpenko giace a terra in un
lago del suo stesso sangue.. un braccio strappato dal corpo, l'altro
in condizioni dilaniate... morto.. probabilmente da pochi minuti.
Il frate è rattristato e insieme
spaventato.. e ancor più quando vede alzarsi il proprio compagno..
il russo infatti prende la parola e chiede cosa sia accaduto.. ma
egli è evidentemente morto, dissanguato e senza un braccio.. Fausto
intuisce possa trattarsi di un raro caso di Homo mortuus inscius (nome comune INCONSAPEVOLE DELLA MORTE).. e
così chiede al compagno come sia avvenuto il decesso.. ben 2
Scannatrici lo hanno aggredito, senza lasciargli scampo... poi il
russo smette di colloquiare, prendendo piena coscienza del suo stato
di non morte.. grande sconvolgimento, quasi sul baratro della
follia... ansia, terrore... ed allora il caritatevole Fausto, subito
prima di fuggire gettandosi da una finestra, mette fine a
quell'abominio, seppur a malincuore, invocando l'aiuto del Signore e
ldelle sue fiamme purificatrici... e quel che fu Karpenko viene
divorato e sciolto nel Sacro fuoco della fede... fra l'altro causando
anche incredibili detonazioni, avendo il russo con se svariate
granate e altre munizioni...
Tutta San Gustavo si accorge
dell'esplosione.. ma il gruppo si riunsice e si aggiorna sulla
tragica sorte del compagno Karpenko... e poi decide per un assalto
frontale, nel cuore della notte, a Villa Bonocore e ai suoi ambigui
abitanti, giudicati, alla luce dei fatti, insindacabilmente coplevoli
dell'accaduto..e quindi in combutta con Scannatrici... o peggio...
Quindi Padre Bastiano ordina al Dott.
Mantelloni e ad uno dei suoi Conversi di presidiare la canonica e Don
Vinicio (sempre per la sua sicurezza...), mentre lui, l'altro
converso, Fra Fausto e il Templare Benigno partiranno alla volta
della malsana villa del conte De Lanzi.
Qui, dopo diverse bussate, nessuno
risponde.. Fausto "sente" nel suo cuore che all'interno
della casa riti blasfemi si stanno perpetrando e gli abitanti si
stanno pure armando di tutto punto; allorchè Benigno accende il
possente Expiator a motore e sfonda una delle finestre sul lato
destro della villa... e si entra.
All'interno della casa, al piano terra,
si combattono molteplici duri scontri con strani uomini nudi dalla
cintola in giù ma travestiti da Torri o Cavalli degli scacchi nella
parte superiore, armati con coltelli, scuri (uno persino con uno
spadone templare...) e pistole Beretta; fra gli altri perdono la vita il cuoco Mariolone ed il Maggiordomo Fedro.. inoltre viene uccisa anche la
bionda figlia del conte, Federica, anch'ella palesemente ostile al
gruppo, probabilmente facente parte di una setta o qualcosa del
genere..
I nostri, quindi, riportando qualche
ammaccatura di troppo nelle armature, arrivano a liberare la strada
sino all'accesso alla famigerata porta di metallo del presunto
mattatoio delle pecore: oltrepassata, a parte il vero mattatoio, si
estende un'intera serie di stanze da esplorare e probabilmente anche
un piano interrato...
In un magazzino vengono rinvenute anche
un paio di nere bara rivestite di velluto rosso e svariati pezzi di
una probabile carrozza funebre di colore nero.. e chissà cos'altro
si nasconde sotto questa casa maledetta...
mercoledì 14 novembre 2012
Indovina chi viene a cena
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Il compagno Modesto Brogi |
Nell’attesa che arrivi l’ora di cena, il gruppo si divide
per proseguire ulteriormente le indagini..
Fra Fausto va all’emporio della vecchia Elvira, per testare
la sua famigerata abilità pseudo farmaceutica.. ed accertarsi che la vecchia
non pratichi rituali simil blasfemi.. e infatti la vecchia risulta essere solo
un’erborista e Fausto anzi, ne coglie le abilità, imparando qualche ricetta
erboristica.
Karpenko invece va, per forza di cose, a far visita
all’incallito comunista del paese, il compagno Modesto Brogi: il vecchio
compagno (la cui casa è addobbata con bandiere rosse e altri cimeli a tono)
risulta scorbutico e ostile anche nei confronti del Cacciatore russo.. infatti
egli odia i prelati e ha notato invece che Karpenko si è chinato al loro
servizio, seguendo templari e inquisitori..e quindi il dialogo è difficile.. in
ogni caso Brogi spara a zero su Don Vinicio, ritenuto un fascio della peggior
specie.. Ma Modesto non pare essersi macchiato di colpe particolari, fede
politica a parte..
Fratello Benigno e Padre Bastiano vanno invece a trovare il
Signor Maestro, il Dott. Massimo Laudato, memori del fatto che il Castigatore
Don Remo disse loro della possibile blasfemia di quest’uomo.
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Dott. M. Laudato |
Il Dottore li accoglie in una casa con molti cimeli
nazi-fascisti.. e molti libri sia di medicine e di scuola (e i nostri
promettono fondi per incrementare i medicinali e la cultura del paese..) sia
anche a tema politico, esoterico, magico.. senza contare che vedono pure, nella
sua camera, il famigerato quadro del Correggio raffigurante un “diavolo”.. in
realtà un satiro rinascimentale.. Laudato quindi è molto esposto alla possibile
giustizia inquisitoria.. ma si rende ovviamente collaborativo, dichiarando che
i tre bambini al servizio del conte Attilio (badano il suo gregge di pecore)
spesso hanno riportato piccole ferite da taglio, senza però ricordare nulla
dell’accaduto.. molto strano..
Tanto che Benigno ordina che l’indomani il medico si rechi a
sincerarsi delle condizioni di tutti i bambini di San Gustavo, onde evitare spiacevoli
conseguenze..
Con molti sospetti, quindi, si giunge all’ora pattuita per
la cena e il gruppo, riunito, si reca in pompa magna alla porta di Villa
Bonocore, dimora del conte De Lanzi.
Qui vengono subito accolti dall’elegante maggiordomo di
casa, Fedro, con spiccato accento francese; la grande sala d’attesa è sfarzosa e mette
in bella mostra un affresco sul soffitto, alquanto particolare.. una scena del
vecchio testamento, con l’angelo della morte che vaga di casa in casa uccidendo
fanciulli.. tranne quelli sulla cui porta è tracciata una croce di sangue.. e
poi, ai piedi dell’affresco una frase.. che Fra Fausto collega alle
vicissitudini del recente passato del gruppo.. al libro del Bianco e del Nero..
al temibile Re Nero stesso.. la Scannatrice.. oscuri presagi..
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Il conte Attilio Gustavo Maria De Lanzi |
Ma si va avanti, guardinghi.. ed arriva quindi il conte
Attilio Gustavo Maria De Lanzi, un anziano nobiluomo baffuto, con lo sguardo
trasognato, quasi folle.. e con lui, poco dopo, arriva la bella figlia,
Federica, e ci si siede a tavola.
Lo stratagemma dei nostri è quello di ostracizzare
volutamente e quasi umiliare il povero Karpenko, isolandolo e mandandolo a
cenare insieme alla servitù in cucina invece che nella sala da pranzo.. per
fare in modo che il conte possa temere il gruppo, ma fidarsi, forse, del
russo.. il quale palesemente è trattato male dai religiosi e se ne lamenta..
anche se, per la verità, il conte sembra non badare troppo alle gerarchie e
dimostrandosi, anzi, piuttosto generoso e di buon cuore anche con la servitù,
offrendo personalmente loro dello speck…
In ogni caso il conte discute amabilmente e apprende i
racconti delle gesta di Padre Bastiano, Fratello Benigno e Fra Fausto, paladini
di Santa Romana Chiesa, contro ogni eresia e blasfemia, pugni duri del Papa,
flagelli di ogni infedele… ed hanno un comune conoscente in Padre Ardizzone da
Firenze, la cui fama è giunta sino al conte Attilio.
Dopo cena Federica fa portare in tavola dal possente cuoco
Mariolone una bottiglia dell’ottimo sciroppo alle rose preparato da lei e
questa volta tutti i presenti ne bevono un bicchiere (tranne Fra Fausto).
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Mariolone |
Il conte invece, su richiesta del gruppo, fa fare una sorta
di giro turistico per ammirare la sua magione.. e quindi si visita la salal
biliardi, la sala con telefono e telegrafo, la stanza della musica dotata di
pianoforte e altri preziosi strumenti ed anche una fornita biblioteca privata..
qui però, malauguratamente, Benigno riesce a soffermare lo sguardo su un libro
che il conte Attilio mostra per spiegare la ristrutturazione della Villa.. è il
libro di un famoso architetto italiano, il Dott. Arch. Cesare Moruzzi.. e
quando Benigno ne vede una foto fra le pagine del libro, subito un tremito lo
percuote da dentro l’anima.. è infatti il volto sovrannaturale che il templare
ha visto uscire da uno dei muri della Villa delle Rose in quel di Ravenna,
luogo dove l’anima di Beigno è rimasta segnata per sempre, in virtù delle
blasfemie ritualistiche patite in quel luogo maledetto..
Un dettaglio ulteriore che riprova l’ambiguità del conte,
forse il suo palese coinvolgimento in questioni orribili.. inoltre Attilio
consegna il libro (a titolo di prestito in buona fede, apparentemente..) al
templare, vedendo che questi è scosso ma comunque interessato ed attratto dal
libro..
Karpenko, dall’angolo della sua cucina, dove è stato
relegato insieme a Mariolone e al maggiordomo, fa molte domande sul conte.. che
risulta ben voluto dalla sua servitù.. inoltre chiede lumi su una strana porta
in metallo presente in cucina.. porta la cui serratura pare essere rotta, si
dice, da due settimane, e porta dietro la quale Mariolone dichiara esserci il
mattatoio delle pecore..
Molti sospetti, paure e dubbi attanagliano il gruppo,
quindi, fra le spesse mura di Villa Bonocore..
mercoledì 7 novembre 2012
Il prete, il conte e la bionda
La camionetta gentilmente offerta da Padre Ardizzone
Si parte dunque alla volta di San Gustavo, paesino non
lontano da Arezzo; il viaggio dura quasi l’intera mattinata anche a causa della
guida non proprio ottimale di Sergej Ivanovic Karpenko, il quale spesso si
distrae.. e così la camionetta gentilmente offerta dall’Ardizzone, finisce con
due ruote in un fosso.
Ardizzone, fra l’altro, prima della partenza, ha nuovamente
fatto dono ad un onoratissimo Padre Bastiano, suo fido discepolo, del suo Sacro
Cuore, la Santa
arma a motore dell’Inquisitore di Firenze…
Ma torniamo al viaggio: sollevato a fatica il camioncino dal
fosso, si riparte (stavolta senza intoppi ulteriori) e si giunge alle porte di
San Gustavo.
Fra Fausto, poco prima dell’arrivo, è inquietato da oscuri
presagi e premonizioni sul futuro prossimo del gruppo in quel paese… ma ormai
questa è quasi una consuetudine.
I nostri, senza travestimenti ne occultamenti di sorta,
entrano in pompa magna nel villaggio ed il giovane Excubitores alla porta,
Ettore, quasi trasale dall’emozione e corre subito, lasciando la porta aperta,
a chiamare il Padre Semplice per informarlo delle inconfutabili grandi autorità
giunte or ora in paese.
Il gruppo, nell’attesa, confabula sospettoso sull’ennesimo
paese che potrebbe serbare loro brutte sorprese… e intanto si sbircia dentro
alla vicina stalla, nella vana ricerca della famigerata carrozza nera.
Pochi minuti dopo arriva un piccolo drappello capeggiato da
Don Vinicio, il Padre Semplice, Don Remo, il Castigatore, 5 Excubitores e 2
Probi Viri; i prelati locali sembrano entusiasti della visita di Templari e
Inquisitori.. tessono lodi alla Chiesa di Roma e al contempo illustrano i vanti
di San Gustavo, come il gregge di pecore, il grande orto e il vicino frutteto…
ma si domandano anche per quale motivo delle figure così importanti si siano
disturbate per arrivare fin li..
Don Vinicio
I nostri vorrebbero tagliare corto e andare subito al sodo
ma Don Vinicio insiste invece perché ci si rechi a colloquiare con più calma
presso la sua canonica, alla Chiesa di San Martino.
Il gruppo, dopo qualche battibecco, accetta, pur dimostrando
una certa preoccupazione e rendendo evidente tutta la gravità della situazione.
Dopo aver percorso parte della strada in salita, attraverso
orti e frutteti e avendo saputo da Vinicio che la grande casa sita vicino alla
porta del villaggio, Villa Bonocore, è abitata dal Conte Attilio Gustavo Maria
De Lanzi, una sorta di anziano e nobile benefattore locale, i nostri giungono
ad un tornante dove vedono essere presente una casa in fase di costruzione.
Qui chiedono lumi in merito.. la casa a breve sarà abitata
da una giovane coppia di Firenze, di cui l’uomo, tale Paolo Paoli o qualcosa
del genere, dovrebbe essere un parente nientemeno che dell’Illustrissimo
Arcivescovo di Firenze…
Si pensa bene di fare un giretto dentro l’edificio; qui si
trova, fra i vari depositi di materiali edili, una pagina di diario e una
fotografia.
La foto ritrae due giovani che si baciano, lui ha santini
sulla giacca e quindi potrebbe essere un Converso… la pagina è una sorta di
lettera d’amore.. la giovane dice parecchie cose.. che presto si sposeranno..
ma lancia anche strane indicazioni su quel che potrebbe essere accaduto.. si
parla di diavoli, santi, arcivescovi.. di calici rubati.. del Conte Attilio.. e
di un bibliotecario.. probabilmente il Dott. Poggi, ucciso dalla Scannatrice a
Firenze, presso il quale la ragazza della lettera, tale Mara, evidentemente
prestava servizio.
Il gruppo tiene ogni indizio per se.. e si arriva alla
canonica di Don Vinicio; qui si colloquia col prete.. gli si dice che la chiesa
sta semplicemente cercando un uomo, probabilmente scappato da San Gustavo…Vinicio
dichiara la sua buona fede nel credere i suoi compaesani brave persone.. il
Conte è descritto come una persona schiva ma generosa con tutti.. che presta
l’acqua del suo pozzo quando c’è siccità, fa abitare la gente nelle case di sua
proprietà senza chiedere affitto.. ed uno dei suoi servi, il cuoco Mariolone,
ha anche rimediato, poche settimane fa, dei conigli, poi venduti al locale alimentario…
e proprio i conigli fanno tornare subito alla mente del gruppo la storia del
povero Nedo Landi…
E poi, continua Vinicio, il conte Attilio ama molto i
bambini e li ospita spesso a casa sua.. e ovviamente non sa nulla ne ha mai
visto carrozze nere in paese.
I nostri sono meditabondi e pensano bene di andare a far
visita al conte, ora sospettato n°1: fatto sta che appena fuori dalla canonica
vengono piacevolmente intercettati da una splendida e giovane fanciulla, tale
Federica, la quale è proprio la figlia di Attilio Gustavo Maria De Lanzi.
Federica, la bionda figlia del conte Attilio
La bella e bionda ragazza li ossequia e li invita
ufficialmente a cena a Villa Bonocore, offrendo loro uno squisito sciroppo alle
rose fatto da lei.. ma l’estrema diffidenza dei nostri fa si che solo il
temerario russo Karpenko ne abbia a bere, con gusto, un bicchiere.
Nell’attesa della cena i nostri si sparpagliano per San
Gustavo.
Fausto esamina lo sciroppo (chiesto a Federica) per scoprire
che è solo un ottima bevanda, senza alcuna traccia di veleni o altre sostanza
proibite; il Cacciatore russo gironzola per il paese guardando torvo, di tanto
in tanto, dentro alle finestre delle abitazioni; Bastiano e Fratello Benigno
invece si recano all’emporio locale, gestito dall’anziana Elvira.
La vecchia appena vede i due religiosi si avvicina a
Bastiano e con fare sospettoso inizia a sussurrare strane farneticazioni
relativa alla presenza di un “vampiro” in paese… I nostri capiscono che
potrebbe trattarsi delle proiezioni dell’anziana che magari ha visto invece
proprio la temibile Scannatrice… Elvira dice di aver visto il vampiro a casa
sua.. ma anche su un campanile e in una buia cantina… farneticazioni…
probabilmente.. ma ciò nonostante Bastiano e Benigno, riunito il gruppo,
decidono di esplorare sia la cantina sia il campanile della Chiesa di San
Martino, per associazione.
Mentre Vinicio accompagna Karpenko e Fausto sul campanile,
Don Remo scorta Bastiano e Benigno giù nelle cantine… niente di anomalo viene
rinvenuto in entrambi i luoghi.. ma durante l’esplorazione il Castigatore parla
a lungo… e lancia alcune velate accuse rivolte a diversi abitanti di San
Gustavo, paese che si rivela sempre di più come un luogo abitato da gente per
lo meno “particolare”…
Il Sig. Modesto Brogi, partigiano filo comunista dichiarato…
La vecchia Elvira, che oltre a vedere vampiri ,si diletta a
creare anche decotti, filtri e unguenti al limite fra erboristeria e alchimia…
Il medico locale, nonché maestro elementare, Dott. Massimo
Laudato, grande amico di Don Vinicio, detentore di libri pseudo magici e di un
quadro raffigurante quel che sembra un diavolo…
Lo stesso Don Vinicio, che difende il suo amico Laudato da
ogni accusa e che in passato era addirittura fra le file dei fascisti…
E si avvicina così, fra una chiacchera e l’altra, il momento della cena
a Villa Bonocore, dimora del misterioso Conte Attilio…
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