L'arrembaggio è ineluttabile: prima una bordata di palle da cannone che spezza un albero dell'inerme nave mercantile San Gerolamo, poi una selva di rampini fa in modo che i temibili pirati Morti si riversino dallo sciabecco sull'imbarcazione italiana in quantità esagerata.
Lo scontro è da subito cruento...
Fratello Benigno viene repentinamente colpito quasi mortalmente da un morso al collo e cade a terra privo di sensi.
Bartolomeo Leoni, in preda ai continui conati di vomito non è di grande aiuto sul ponte e se ne sta sotto coperta, per poi cadere ferito e tramortito a terra circondato da una mezza dozzina di assalitori, insieme al terrorizzato Ing. Timperi.
L'Inquisitore Bastiano guida con fervore i suoi Conversi all'attacco ma ben presto li vede perire sbranati da un gruppo di Atrox e Ferox... per arrendersi poco dopo egli stesso volontariamente, poi colpito alla nuca.
Il solo a reggere ben oltre misura è Fratello Michele da Bracciano il quale, con i fendenti del suo spadone, riesca a fare a pezzi un paio di Morti e a ferirne moti altri prima di rendersi conto di essere rimasto l'unico vivo in piedi, circondato da decine di Morti, poi anche lui tramortito e imprigionato.
Diverse ore dopo i nostri si ritrovano in una lercia stiva, nudi e incatenati, insieme a 4 marinai della San Gerolamo, unici sopravvissuti all'abbordaggio.
Dopo giorni di estenuante navigazione, fra privazioni igieniche e alimentari di ogni tipo, avendo anche intravisto la possibilità di un salvataggio da parte di una galea dei Cavalieri di Malta battente bandiera rosso crociata, svanito a causa dei venti più favorevoli ai saraceni, i nostri si accorgono di essere arrivati ad un porto: qui, sbarcati, si trovano calati in una realtà molto diversa da quella alla quale sono abituati, si rendono conto infatti di essere al porto di Algeri, città nord africana sotto il dominio negromantico del Califfo Yussuf.
Qui per le strade circolano più Morti che vivi e la situazione appare da subito di estrema gravità anche per il fatto che i nostri capiscono ben poco di quanto viene loro detto: solo Bartolomeo infatti ha qualche nozione di lingua araba.
In ogni caso vengono condotti a trascorrere una notte nelle luride carceri cittadine (mentre i 4 marinai vengono destinati come schiavi rematori sullo sciabecco di Musetto) per poi, l'alba successiva, essere fatti salire su un carro, destinazione chissà dove...
Dopo circa tre giorni di infernale tragitto desertico, il gruppo, sempre sotto scorta di Morti, viene fatto scendere in prossimità di una sorta di campo di prigionia: capiranno poco dopo di essere nel famigerato e temuto campo Al Ghoul, probabilmente il luogo più infausto di tutta l'Algeria.
Qui sono presenti diverse guardie armate capeggiate da un grasso uomo con turbante e sciabola, tale Ahmed Rais El Fertas, evidentemente un abile ex-combattente.
Il lavoro nel campo è semplice e mortale al tempo stesso, consiste nell'attraversare una pozza putrida lunga circa 30 m, piena di sanguisughe, farsele attaccare al corpo nudo e poi fare in modo che un cerusico con abili manovre di bisturi le stacchi e le raccolga per consegnarle ad uso medico del califfato: un prigioniero sottoposto ogni giorno a questa tortura rimane in vita dai 4 ai 6 mesi al massimo.
Passano le ore, i giorni...
Mentre i primi turni alla pozza vengono fatti con coraggio e fatica da Bastiano e Michele, gli altri fanno la conoscenza di 2 altri prigionieri, Gaetano (un giovane siciliano) e Salih Mahrez (un arabo). Il giovane siculo in particolare parla a lungo con Benigno il quale vede e viene a sapere della presenza della bella e giovane figlia di El Fertas, una ragazza quindicenne di nome Jamila, la quale, di buon cuore, porta the e altri generi di conforto ai poveri prigionieri: pare inoltre che il vecchio Rais sia stato vittima di giochi di potere ad Algeri e sia stato trombato ed esiliato al campo Al Ghoul... lui ormai ha a cuore solo la salvezza della figlia ma sa che nella situazione attuale potrebbe cadere vittima delle ire dei suoi numerosi nemici con estrema facilità, rischiando parecchio, quindi, sia per se sia per la figlia Jamilia...
Il giorno successivo muore il già provato Salih Mahrez nella pozza e il gruppo coglie l'occasione per chiedere di poter conferire con El Fertas il quale li riceve comodamente nella sua tenda: il vecchio leone del deserto, dopo aver ascoltato le proposte e i sensati ragionamenti dei nostri i quali propongono anche di portare Jamila con loro in Italia, non esclude del tutto la possibilità di un patto con i "guerrieri italiani" ma chiede loro di pazientare ancora qualche tempo... Ahmed Rais probabilmente ha bisogno di rifletterci ancora un po' su... del resto la fiducia va guadagnata con i fatti e non solo con le belle parole, pronunciate, fra l'altro, da bocche infedeli...
Lo scontro è da subito cruento...
Fratello Benigno viene repentinamente colpito quasi mortalmente da un morso al collo e cade a terra privo di sensi.
Bartolomeo Leoni, in preda ai continui conati di vomito non è di grande aiuto sul ponte e se ne sta sotto coperta, per poi cadere ferito e tramortito a terra circondato da una mezza dozzina di assalitori, insieme al terrorizzato Ing. Timperi.
L'Inquisitore Bastiano guida con fervore i suoi Conversi all'attacco ma ben presto li vede perire sbranati da un gruppo di Atrox e Ferox... per arrendersi poco dopo egli stesso volontariamente, poi colpito alla nuca.
Il solo a reggere ben oltre misura è Fratello Michele da Bracciano il quale, con i fendenti del suo spadone, riesca a fare a pezzi un paio di Morti e a ferirne moti altri prima di rendersi conto di essere rimasto l'unico vivo in piedi, circondato da decine di Morti, poi anche lui tramortito e imprigionato.
Diverse ore dopo i nostri si ritrovano in una lercia stiva, nudi e incatenati, insieme a 4 marinai della San Gerolamo, unici sopravvissuti all'abbordaggio.
Dopo giorni di estenuante navigazione, fra privazioni igieniche e alimentari di ogni tipo, avendo anche intravisto la possibilità di un salvataggio da parte di una galea dei Cavalieri di Malta battente bandiera rosso crociata, svanito a causa dei venti più favorevoli ai saraceni, i nostri si accorgono di essere arrivati ad un porto: qui, sbarcati, si trovano calati in una realtà molto diversa da quella alla quale sono abituati, si rendono conto infatti di essere al porto di Algeri, città nord africana sotto il dominio negromantico del Califfo Yussuf.
Qui per le strade circolano più Morti che vivi e la situazione appare da subito di estrema gravità anche per il fatto che i nostri capiscono ben poco di quanto viene loro detto: solo Bartolomeo infatti ha qualche nozione di lingua araba.
In ogni caso vengono condotti a trascorrere una notte nelle luride carceri cittadine (mentre i 4 marinai vengono destinati come schiavi rematori sullo sciabecco di Musetto) per poi, l'alba successiva, essere fatti salire su un carro, destinazione chissà dove...
Dopo circa tre giorni di infernale tragitto desertico, il gruppo, sempre sotto scorta di Morti, viene fatto scendere in prossimità di una sorta di campo di prigionia: capiranno poco dopo di essere nel famigerato e temuto campo Al Ghoul, probabilmente il luogo più infausto di tutta l'Algeria.
Qui sono presenti diverse guardie armate capeggiate da un grasso uomo con turbante e sciabola, tale Ahmed Rais El Fertas, evidentemente un abile ex-combattente.
Il lavoro nel campo è semplice e mortale al tempo stesso, consiste nell'attraversare una pozza putrida lunga circa 30 m, piena di sanguisughe, farsele attaccare al corpo nudo e poi fare in modo che un cerusico con abili manovre di bisturi le stacchi e le raccolga per consegnarle ad uso medico del califfato: un prigioniero sottoposto ogni giorno a questa tortura rimane in vita dai 4 ai 6 mesi al massimo.
Passano le ore, i giorni...
Mentre i primi turni alla pozza vengono fatti con coraggio e fatica da Bastiano e Michele, gli altri fanno la conoscenza di 2 altri prigionieri, Gaetano (un giovane siciliano) e Salih Mahrez (un arabo). Il giovane siculo in particolare parla a lungo con Benigno il quale vede e viene a sapere della presenza della bella e giovane figlia di El Fertas, una ragazza quindicenne di nome Jamila, la quale, di buon cuore, porta the e altri generi di conforto ai poveri prigionieri: pare inoltre che il vecchio Rais sia stato vittima di giochi di potere ad Algeri e sia stato trombato ed esiliato al campo Al Ghoul... lui ormai ha a cuore solo la salvezza della figlia ma sa che nella situazione attuale potrebbe cadere vittima delle ire dei suoi numerosi nemici con estrema facilità, rischiando parecchio, quindi, sia per se sia per la figlia Jamilia...
Il giorno successivo muore il già provato Salih Mahrez nella pozza e il gruppo coglie l'occasione per chiedere di poter conferire con El Fertas il quale li riceve comodamente nella sua tenda: il vecchio leone del deserto, dopo aver ascoltato le proposte e i sensati ragionamenti dei nostri i quali propongono anche di portare Jamila con loro in Italia, non esclude del tutto la possibilità di un patto con i "guerrieri italiani" ma chiede loro di pazientare ancora qualche tempo... Ahmed Rais probabilmente ha bisogno di rifletterci ancora un po' su... del resto la fiducia va guadagnata con i fatti e non solo con le belle parole, pronunciate, fra l'altro, da bocche infedeli...
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